18. "Se qualcosa ti tormenta"
Albus
La camera di Cassie odora inspiegabilmente d'arancia ed è talmente disordinata che faccio fatica ad intravedere il pavimento. Il tappeto è disseminato di scarpe con il tacco — mi domando cosa se ne faccia, visto che da quel che i mei occhi vedono ha solo due piccoli e graziosissimi piedi — c'è persino uno scarpone da uomo che sono sicuro non le appartenga.
Cerco di tenere lo sguardo basso e di assumere un'espressione neutrale, perché immagino che osservare con occhio analitico la sua stanza non sia un comportamento educato e non mi faccia guadagnare punti.
Mi fingo particolarmente interessato ad una gonna paillettata distesa ai piedi del suo letto, cercando in tutti i modi di impedire al mio cervello di immaginarla vestita solo con quella. Non funziona, infatti poco dopo mi ritrovo ad arrossire come un dodicenne in piena crisi ormonale.
Cassie mi si avvicina, picchietta un dito sotto il mio mento invitandomi a sollevare il viso.
Potrei svenire, la mia futura moglie sta toccando la mia faccia che, porco Merlino, mi sono dimenticato di radere (e anche di lavare, ma questo è meglio che non lo sappia).
Mi aspetto che mi chieda che cosa cavolo sono venuto a fare o perché la mia mascella sia in procinto di schiantarsi al suolo, lei però mi sorride e con estrema naturalezza mi chiede: «Ti va di fare il bagno?» non solo facendomi prendere un infarto irreversibile, ma stupendomi, perché finalmente sono riuscito a capirla.
«Eh?» sbotto e non penso di essermi mai sentito più idiota di così.
***
Cassie si avvicina alla vasca rettangolare da cui si sollevano vapori colorati. La stanza ricorda vagamente un bagno dei Prefetti in miniatura. Nascosta tra le bolle di sapone rosa c'è un'inconfondibile matassa di capelli rossi che si suppone siano attaccati alla stupida testa di Molly. La voglia di ficcarle la faccia sott'acqua e aspettare pazientemente che anneghi è quasi irrefrenabile.
Perché mia cugina non può semplicemente sparire nel nulla come ogni Weasley che si rispetti quando è ora di sparecchiare?
Non dico niente, anche se vorrei esclamare a gran voce che se proprio Cassie vuole una metà con i capelli rossi, allora io posso tingermi. Mi tingerei persino i peli pubici se lei me lo chiedesse.
Mentre soppeso l'idea di comprare una parrucca color carota per fare contenta mia moglie, proprio mia moglie, la madre dei miei futuri cinque figli che mai nella vita chiamerò Scorpius, si china in avanti e scocca un sonoro bacio sulle labbra di mia cugina.
Potrei morire: non mi sono mai così sentito così tradito.
Poi Cassie lascia cadere la vestaglia giallo limone sul pavimento del bagno, e io non capisco più niente.
Adesso si che sono morto, andato, stecchito.
«Entri o no?»
Senza perdere tempo a spogliarmi (perché sono pressoché già seminudo) mi immergo velocemente e mi siedo, rigido come un manico di scopa, sull'apposito scalino. L'acqua mi arriva alla vita; osservo Cassie che si sta lentamente avvicinando, i capelli neri che le galleggiano attorno al viso ed il vapore ad arrossarle le guance. Dischiude le labbra, scoccando divertita la lingua contro il palato. «Rilassati Albus, non ti mangio mica» esclama in una risata leggera. Afferra senza esitazione il mio braccio e se lo porta attorno alle spalle, dopo essermisi seduta accanto.
Resto immobile come una statua, lo sguardo rigorosamente puntato sulle bolle di sapone rosa. Cassie, dal canto suo, alza gli occhi al cielo e si struscia contro il mio fianco, poggiando la testa sul mio petto.
Finalmente mi rilasso, il mio amico però è tutto tranne che calmo.
La mia guancia si posa sulla sua testa e il braccio attorno alle sue spalle si fa più pesante quando la attiro verso di me un po' di più, quel che basta per far sì che lei stenda le gambe sulle mie.
«Tu non mi piaci» erompe dal nulla Molly, fissandomi con gli occhi assottigliati sopra ad un bicchiere di succo di zucca. La maglietta azzurra che indossa le si è incollata alla pelle a causa dell'acqua, permettendomi di vedere più di quanto vorrei.
Arriccio in naso infastidito. «Neanche tu mi piaci»
Cassie ridacchia, la sua mano corre a scompigliarmi i capelli sulla nuca. «Ragazzi, per favore non c'è bisogno di litigare, a me piacete entrambi»
•••
Rose
Ammiro il mio trucco semplice ma strabiliante. Lo specchio mi restituisce non solo l'immagine del mio viso reso divino dalle due strisce di eye-liner uguali (che ho impiegato venti minuti a disegnare, battendo il mio record personale) ma anche l'espressione rilassata di Scorpius, affacciato oltre la mia spalla.
La sua mano disegna dei tratti immaginari sulla mia coscia lasciata scoperta dalla gonna. Quando alza la testa i nostri sguardi riflessi nel vetro si incontrano per una manciata di secondi, il mio cuore perde un battito.
Non ho ancora capito che cosa stia succedono al nostro rapporto e se questo cambiamento mi piaccia o meno: a Hogwarts battibeccavano e litigavamo, ovviamente sempre con una certa dose di divertimento, mai con l'intento di ferirci l'un l'altra. Però non c'è mai stato tutto questo contatto fisico — tranne quelle volte in cui i miei piedi schizzano in aria in preda ad un attacco di calci o quando lui tenta di buttarmi giù dalla scopa durante le partite di Quidditch, chiaro. Ma questa è un'altra storia.
Scorpius stira un sorriso sornione. «Hai intenzione di continuare a fissarmi?» esclama, avverto il suo respiro sul collo.
«Sto pensando» ammetto, pulendo un'impercettibile sbavatura di rossetto sotto il labbro. Poi una fastidiosa consapevolezza mi colpisce in pieno. «Oggi è Natale» dico, ma non credo che lui abbia seguito il percorso dei mei pensieri.
«Wow, che occhio»
Sbuffo. «Dico sul serio, Scorpius» assottiglio lo sguardo, e nel frattempo ripenso a tutte le volte nel corso degli anni in cui i Malfoy, Astoria compresa, hanno passato l'intero venticinque dicembre le alla Tana. È il suo secondo Natale senza di lei, immagino che vedere il posto a tavola accanto a Draco vuoto, lo faccia soffrire. «Se qualcosa ti tormenta...» esclamo, decidendo di restare sul vago. «...tu non bere»
Sono convinta che, inoltre, sia proprio questa casa a fargli del male: ci sono ricordi ovunque. A scuola era tranquillo.
Scorpius non sta più sorridendo adesso, si limita a socchiude appena gli occhi e ad annuire. Si piega in avanti e mi stampa un veloce bacio caldo sul collo.
Avverto il sangue affluirmi alle guance, mi alzo e in piedi e sistemo la gonna.
Un anno fa Scorpius, dopo la morte della madre, aveva iniziato a bere spesso e la cosa era durata per mesi, ma era bravo a nascondere di essere ubriaco.
Sedeva spesso scomposto su ogni superficie disponibile, in pochi sapevano che non lo faceva per imporre la sua presenza nella stanza, ma perché se fosse rimasto in piedi sarebbe crollato a terra. Era raro non vederlo con qualcosa di rotto o con del sangue in faccia, non era, però, l'alcol a renderlo aggressivo, ma bensì il suo desiderio di finire in punizione a tutti costi, per non dover vedere le facce di chi lo guardava con compassione. Sarebbe scoppiato, lo sapeva, e allora gli altri avrebbero capito che qualcosa non andava. Dormiva a stento, capitava che si appisolasse durante le lezioni o sul divano della sala comune, di conseguenza non apriva libro e i suoi voti crollavano.
Albus non riusciva a tirarlo fuori da quella voragine scura che lo stava rapidamente risucchiando. Coinvolgere Draco sarebbe stato inutile perché Scorpius non voleva essere aiutato, e respingeva bruscamente qualsiasi tentativo di dialogo.
Ricordo quando Albus corse da me disperato chiedendomi di fare qualcosa. Al tempo, prima che a mia cugina Dominique crescessero le tette, ero la Regina della persuasione. Mi pregò di prendere il suo migliore amico a calci nel sedere se necessario, e io l'ho fatto: l'ho colpito così forte, gli ho schiaffato in faccia tutto quello che si stava perdendo, gli ho tirato un pugno carico di consapevolezza che gli ha fatto aprire gli occhi. La morte della madre lo stava logorando, lo logora tutt'ora, e lui per non soffrire aveva deciso di distruggersi.
Un anno fa Scorpius per me non era niente, se non l'irritante migliore amico di mio cugino, eppure l'ho comunque tirato fuori dalla voragine trascinandolo in superficie per i capelli. Perché se lui fosse sprofondato, allora sarebbe caduto anche Albus. Questa volta è diverso, so chi ho davanti quando guardo dentro quelle iridi grigie: non vedo Malfoy il figlio di un mangiamorte o il gelido blocco di marmo che finge di essere, vedo Scorpius.
E anche se spesso vorrei schiantarlo e soffocarlo con le mie stesse mani, perché è fastidioso, saccente ed egocentrico, in fondo, al di là di tutte le battute denigratorie che ci scambiamo, ci tengo e so che per lui è lo stesso.
Non posso fare a meno di seguire il suo sguardo e notare che i suoi occhi sono puntati sulla R ricamata sul mio maglione rosso alla Weasley. «Faresti bene a mettertelo anche tu, a nonna Molly fa piacere» dico, cambiando argomento.
Scorpius però non sembra essersi particolarmente rabbuiato, infatti riesco ad intravedere l'angolo delle sue labbra curvarsi in un sorrisino. «Fa piacere a tua nonna oppure a te? So benissimo che quel maglione aderente risalta il mio fisico scolpito»
«Taci o ti prendo a pugni» roteo gli occhi, perché entrambi sappiamo che ha ragione. «Ora è meglio se vai, scommetto che qualche membro della mia famiglia farà irruzione qui dentro da un momento all'altro»
Come se lo avessi appena previsto, la porta della stanza si spalanca con talmente tanta forza che per un attimo temo che si stia per scardinare. Albus apre la bocca per parlare, ha gli occhi spalancati neanche avesse appena visto un morto resuscitare. La richiude non appena nota che io e il suo compagno di vita siamo un po' troppo vicini, aggrotta la fronte e infine decide che non gliene importa niente e riapre la bocca.
«Le ho visto le tette!» annuncia, poi si accascia sorridente sul tappeto.
Allora raga, voi come state?
In questo capitolo è svelata una parte della
backstory di Scorpius, che ne pensate?
Comunque faccio questa precisazione: Scorp non era un alcolizzato (ha iniziato a bere dopo la morte della madre e per un periodo di tempo troppo breve per essere definito tale) meglio chiarirlo, quindi qui non è entrata in gioco la potentissima forza dell'amore che può tutto e lo ha curato dalla sua dipendenza (da notare il tono ironico) ma bensì Rose lo ha aiutato prima che diventasse una cosa seria, facendolo ragionare e prima che si avvicinassero. Spero che sia chiaro.
Baci
Ele💋💋
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