Battito cardiaco
Ero proprio lì, di fronte a quell'edificio vecchio e abbandonato di Roanoke.
Le pareti esterne, visibili parzialmente e solo attraverso la luce intermittente di una lampada a muro, erano ricoperte di muffa e ragnatele, un luogo che non trovavo parecchio invitante.
Sebbene controvoglia, iniziai a camminare lentamente verso l'ampio portone metallizzato, fino a trovarmi praticamente davanti.
Guardai un'ultima volta la mia berlina nera prima di allontanarmi definitivamente da essa per addentrarmi nello spettrale e logoro ambiente.
A darmi il coraggio per addentrarmi in quel bordello era essenzialmente il pensiero che Alexa potesse essere in pericolo e stava a me, e solo a me, salvarla e riportarla a casa sana e salva. Dopotutto non potevo restare indifferente nei suoi confronti.
Muovevo un passo dopo l'altro, sempre cauto e attento, facendomi luce solo con la torcia del mio cellulare.
L'atmosfera era così terrificante da spedirmi dei vigorosi brividi lungo la schiena, accompagnati dal senso di nausea che l'odore di stagnante mi procurava.
Improvvisamente, ancora intento a cercare una via di fuga dove poter trovare Alexa sana e salva, sentii una forte botta alla testa.
Poi, per un po', il buio s'insediò nella mia mente.
Al mio risveglio mi ritrovai accasciato a terra, con la testa poggiata su un paio di cosce nude e fredde che accoglievano il mio capo appesantito. Delle piccole dita mi toccavano il volto, facendo particolare attenzione a non sfiorare minimamente la fronte.
Mi leccai un labbro con la punta della lingua per verificare se in qualche modo fossi ancora vivo oppure se mi trovassi in una qualche specie di paradiso sconosciuto, sempre anteposto il fatto che ne esista uno, ma sentendo l'inconfondibile sapore metallico del sangue secco che proveniva dalla parte laterale del mio labbro inferiore, no ebbi dubbi.
Aprii gli occhi e subito di fronte a me vidi dei capelli corvini che sopraggiungevano da destra.
"Spence, stai bene?"-l'inconfondibile voce rotta dal pianto di Alexa mi fece trarre un sospiro di sollievo. Era viva, era lì, non era una trappola e stava bene. Mi sentii bene e giurai a me stesso che l'avrei riportata a casa.
Cercai di sedermi lentamente tenendomi la testa per stabilizzare la mia mente e strizzando gli occhi per sopportare il dolore della botta ricevuta precedentemente.
Immediatamente mi venne da notare la fastidiosa sensazione di freddo sulle braccia, e mi accorsi che al posto della mia camicia indaco, a cingere il mio busto era solo una leggera e misera t-shirt grigia, che lasciava visibili le mie gonfie vene dell'avambraccio.
"Alexa, stai bene?"-la guardai cercando di allontanare i capelli dal suo viso, per vedere se il maniaco potesse averla toccata in qualche modo. L'avrei sicuramente ucciso con le mie mani in quel caso e non me ne sarei pentito minimamente.
"Non vale, te l'ho chiesto prima io"-adoravo il modo in cui riuscisse a sorridere e ad essere ironica anche nella più buia delle situazioni. La sua energia positiva mi proteggeva da una crisi di panico imminente.
"Sì, io sto bene"-al pronunciare queste parole sentii una fitta dolorosa alla testa che mi costrinse ad emettere un gemito di fastidio.
"Non stai bene, vieni qui"-mi abbracciò, stringendomi delicatamente, il necessario per non farmi del male a livello fisico.
"Ti ha fatto del male?"-chiesi guardandola attentamente negli occhi per evitare che mi mentisse captando ogni minimo segnale di menzogna.
"No, stai tranquillo"-mi sorrise fino a farmi sorridere a mia volta.
"Sono felice che tu stia bene, se ti fosse capitato qualco..."-il mio dialogo venne interrotto da una gentile pressione delle labbra che faceva coincidere le mie con le sue, un bacio o in qualsiasi maniera esso potesse essere chiamato. Non riuscivo neanche a ricordarmi come fosse un bacio. Ma questa fu una sensazione nettamente diversa dal semplice gesto.
Una sensazione strana, un qualcosa di inaspettato che sorge in un momento buio, un barlume di speranza.
Così avevo intravisto questo bacio, così lo desideravo da tanto.
Non nel momento o nel luogo perfetto, ma con la persona perfetta.
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