Capitolo 8.

Tommy's pov.






«Qualsiasi cosa tu stia facendo, non mi importa, ho una certa urgenza e mi devi assolutamente aiutare.» entro in casa sorpassandolo, e mi dirigo subito verso lo studio di Jordyn. Lui mi segue ponendomi un sacco di domande, riguardo alla mia irruzione improvvisa in casa sua, anche se è ancora quella dei genitori. Gli spiego velocemente della macchina, dell'incidente e dei soldi che sono improvvisamente spariti dal mio bagagliaio.
Senza esitare ulteriormente si mette subito all'opera, prende dalle mie mani la video cassetta con la registrazione delle videocamere del deposito e si dirige verso la sua scrivania, la quale è colma di schermi.
«Cazzo, potrebbero anche modernizzarsi. Ci sono un sacco di nuove tecnologie, non siamo più nell'ottocento.» afferma, notando le condizioni della cassetta.
«Non mi interessa cosa ne pensi a riguardo, voglio che mi trovi delle informazioni riguardo a quei figli di puttana dei Soldado.»
«Ci sono un sacco di video da ispezionare, non sarà un lavoro da poco - fa un piccola pausa - certo che potevi arrivare prima se ti servono le informazioni così in fretta.»
«Grandissima testa di cazzo, non potevo portarlo prima, forse perché non avevo idea che dei grandissimi e fottutissimi soldatini di sto cazzo, avrebbero rubato i nostri soldi.»
«Si tratta di questo? Di quello che sta facendo impazzire Tobias da giorni?» annuisco verso di lui, e vedo il suo atteggiamento cambiare, come se avesse intuito che non si tratta più di una cosa da poco.
Si concentra sulle immagini che stanno passando sugli schermi sulla scrivania, ed inizia ad ispezionare le riprese che sono state fatte da inizio anno fino ad allora, il che significa che dovremmo avere una grande pazienza, in quanto siamo ad aprile.
So che avrà un bel gran da fare, così mi accomodo sul divano e prendo il telefono, diverse chiamate perse da un numero che non conosco mi mettono allerta, ma decido comunque di richiamare.
«Risponde la segreteria telefonica di Charlotte Owen, lascia pure un messaggio, ti richiamerò al più presto.»
Wow, tra tutte le persone che mi aspettavo di sentire dall'altra parte sicuramente il suo nome sarebbe stato l'ultimo, anzi non sarebbe mai neanche entrato in lista.
Porca troia.
La mia dottoressa preferita, nonché la donna che vorrei tanto nel mio letto ogni sera, giorno, mattina e pomeriggio, mi ha chiamato diverse volte.
Sarà per fissare la cena che ancora mi deve?
E devo dire che Raggio di sole, non è affatto male, ha trovato il mio numero in un lampo di genio dato che me ne sono andato dall'ospedale solo ieri.
Sei stato tu ad inserirlo nella sua rubrica, coglione.
«Raggio di sole, sapevo che l'avresti usato prima o poi, il mio numero intendo, ma non mi aspettavo che chiamassi così presto. Sono proprio curioso di sapere se chiamavi per accettare di venire a cena con me o per passare direttamente al divertimento vero e proprio. Mi raccomando, richiami presto, non vedo l'ora di rivederti.» concludo, bloccando il telefono e con un fottuto sorriso a trentadue denti sul viso.
Solo il fatto che lei mi abbia chiamato, mi rende nervoso e tremendamente curioso. Non sono mai stato il tipo di coglione che perde la testa per una che a malapena conosce.
Non sono un caga sotto che trema appena lei gli si avvicina, eppure Charlotte, oltre ad eccitarmi in modo pazzesco, è esattamente quello che fa.
Quella ragazza mi è rimasta impressa fin dalla prima volta che l'ho vista, ed ora che ho anche avuto a che farci, non riesco più a togliermela dalla testa.
Jordyn mi guarda come a dire: "Quanto sei coglione, amico", e si, posso immaginare come mi si possa vedere da fuori, come un completo stupido che pare essersi preso una cotta, come se fossi tornato un'adolescente.
Cristo.
Con quella sua folta chioma bionda, quegli occhi di quel blu così intenso e quelle labbra, cazzo quelle labbra.
Le sue fottute labbra carnose, starebbero così bene intorno al mio cazzo.
Merda.
E' così fottutamente sexy.

Ripercorro mentalmente i nostri incontri, fin dalla prima volta in assoluto che la vidi.
Era una mattina nuvolosa e un temporale si sta avvicinando alla metropoli, nonostante stesse quasi per entrare la primavera, alcune foglie secche galleggiavano sul laghetto, e alcune foglie cadevano sulla pista ciclabile.
Central Park era a dir poco meraviglioso quella mattina, forse un po' tetro, cupo, ma sempre e comunque meraviglioso.
Charlotte, mi era passata accanto di sfuggita, erano tipo le cinque del mattino, e io dovevo aspettare un cliente per concludere un affare di poco conto.
Mi è passata di fianco in pantaloncini da corsa e reggiseno sportivo, e cazzo, mi è caduta la mascella.
Aveva un culo da paura, che non si muoveva di un centimetro da quanto era sodo, il seno sballottava da una parte all'altra del petto, mentre la coda di cavallo, le finiva spesso sul viso, per via del forte vento, che soffiava in quella fredda mattinata.
Ma lei non mi aveva affatto notato, forse troppo concentrata sulla sua attività mattutina o dai mille pensieri che sembrava avere per la testa.
Quello successivo è l'episodio del parcheggio, che è stato pura coincidenza, successivamente all'ospedale prima per Josh, e poi per me.
E nonostante sia entrata nella mia vita da poco più di qualche settimana, sono infatuato.
Ma non posso permettermi una distrazione del genere, soprattutto adesso che devo recuperare tutto quel denaro completamente da solo.
Ma come potrei mai riuscire a togliermi dalla testa quel pezzo di perfezione che è questa ragazza?
E' perfetta in tutto e per tutto, ed ancora neanche la conosco bene.
Dio, Tommy. Finiscila, sei patetico.
Jordyn mi risveglia dal mio sogno ad occhi aperti e mi richiama a se.

«Ho trovato qualcosa. Questa macchina è passata circa una decina di volte il giorno dopo che la tua macchina è stata portata al deposito.»
«Che tipo di macchina?»
«Jaguard F-Type Coupè R, con motore V8 da 500CV, bianca, targa del Nevada.» spiega.
«Sappiamo a chi è intestata?»
«Amaro Casares, lo chiamo El Indio.»
«E' il fottutissimo braccio destro del Teca.» cazzo.
L'affare si complica, devo assolutamente trovare quei soldi, anche se potrei tirargli fuori di tasca mia, ma non ho affatto intenzione di andare a disturbare i miei bei miliardi di dollari sotterrati per tutta Cuba.
«Ti ho già trovato anche dove si è diretta, è andata a Sud, verso Hooboken, se parti adesso, ti mando tutto sul navigatore.» afferma, continuando a digitare velocemente sulla tastiera.
Opto poi per dargli ascolto, anche se non ho la più pallida idea di cosa troverò quando arriverò in qualsiasi squallido buco si nascondano i collaboratori dei Soldado.
Devo assolutamente rifornirmi prima di partire a sistemare questa faccenda, che sinceramente mi sta già stancando.

«Ho bisogno di armi.» sibilo, entrando velocemente nel suo ufficio. Senza tanti giri di parole, mi dirigo immediatamente verso il quadro che nasconde l'abnorme cassaforte a muro, che poggio per terra, in modo da facilitarmi l'apertura.
«Hai trovato i miei soldi, maricòn?» chiede comodamente seduto dietro la sua scrivania.
«Se mi aiuti a prepararmi, lurido pezzo di merda, potrei andare a recuperarli e riportarteli, magari, entro fine giornata» sputo.
In pochi secondi mi è addosso, prendendomi dal colletto della camicia, «Lurido pezzo di merda lo dici a tuo padre. Ti conviene darti una calmata Tommy, perché mi stai veramente facendo incazzare».
«Cosa cazzo ti cambiano quei due fottuti milioni? Non sei poi così povero, puoi rifarli in due secondi.» sputo, scollandomelo di dosso.
«Ma possibile che dopo, quanto? Cinque anni che lavoriamo insieme? Tu non ti renda conto che non posso lasciare i miei soldi in mano di quei pezzi di merda? E' come lasciarli campo libero sul nostro territorio, y ni porque me maten.» esclama incazzato.
«Si, è mandi il pendejo, a risolvere la questione.» continuo.
Mi sto seriamente incazzando, porca di quella puttana.
«Tu hai perso i miei soldi, tu recuperi i miei soldi. E' una formula facile, che può entrare nel tuo cervello bacato senza problemi.» stavolta sono io a sferrargli il primo colpo.
E che cazzo, sembrerò anche un coglione, ma non permetto a nessuno di parlarmi in questo modo.
«Yo te mato.» sbraita, sferrando un colpo verso di me, che riesco a parare bloccandogli il polso, che il bastardo mi rigira in meno di due secondi.
Con un movimento astuto, imparato durante l'addestramento da Marines, riesco a liberarmi e a colpirlo con una testata in pieno volto. Lo stronzo perde l'equilibrio e cade sulla poltrona del suo ufficio, ma si rialza pochi secondi dopo furtivo, ed estrae la pistola placcata che mi punta dritto in mezzo alla fronte.
Prendo la mia Glock e faccio lo stesso, puntandogliela in mezzo agli occhi.
«Devi smetterla di trattarmi come un cazzo di coglione. Okay non sono Sasha, ma porca puttana Tobias, mi sembra di essere l'unico qui a mettere in gioco il culo per te.» sputo, mantenendo il contatto visivo.
«Io non so che cazzo ti sta succedendo ultimamente, ma stai sbagliando, e io odio chi sbaglia. - carica la pistola - Hai permesso a quel cazzo di Teca Martinez di prendere un punto sulla tabella di marcia per il mio territorio. E se poi penso anche che sta collaborando con i Soldado, mi viene ancor più voglia di vederti sfigurato.»
Come cazzo ha fatto a sapere che i suoi soldi, o meglio, i nostri soldi, sono finiti in mano di quei bastardi?
Sicuramente Jordyn lo avrà chiamato.
«Poca puttana, ma lo vuoi capire che non mi sono dato fuoco alla macchina da solo? E se fossi fottutamente morto nell'incidente, che avresti fatto? Chi sarebbe andato a recuperare i tuoi fottuti soldi?»
«Vorrei tanto spararti in questo momento, ma riserverò la pallottola per quando mi ridarai i miei due milioni. Prendi quello che ti serve e sparisci.» ringhia, portando la pistola verso la scrivania, su cui si poggia il suo culo moscio, racchiuso dentro un paio di pantaloni eleganti firmati. Ripongo la pistola nei pantaloni e torno a concentrarmi su tutto ciò che devo prendere.
Apro la cassaforte, e prendo la borsa già pronta con tutto il necessario per poi uscire da quell'ufficio, sbattendo la porta, ma ovviamente non prima per di averlo mandato dritto a fanculo.
«Riportami ciò che è mio.» urla, una volta che sto già camminando fuori dal locale vuoto.

Non appena sono fuori, entro in macchina e poso il borsone sul sedile del passeggero. Mi guardo nello specchietto retrovisore, notando un fottuto taglio sulla mascella, per via del pugno che mi ha sferrato lo stronzo con quel cazzo di anello. Non fa più di tanto male, sarà sicuramente per l'adrenalina.
Passo il pollice sulla ferita, cogliendo una goccia di sangue, che ripulisco con un pezzo di carta trovato sul cruscotto.
Inserisco le chiavi nel cilindro di accensione, e metto in moto appena arrivano sul navigatore le coordinate che Jordyn si era incaricato di spedirmi.





Charlotte's pov.





Vedo la su nuova auto, uscire dal parcheggio sotterraneo del bar di Tobias, e non ho fottutamente idea di dove si stia dirigendo.
So solo che appena avrò modo, gli spezzerò l'osso del collo per avermi fatto licenziare.
Prima ho ascoltato il suo messaggio, e la mia unica reazione è stata quella di sbattere il telefono in una parte sperduta della mia macchina.
Come diavolo si permette?
Davvero fingerà di non sapere che ci sono conseguenze per quello che ha fatto? Cerco comunque di reprimere per un attimo il mio odio nei suoi confronti, e appena si allontana di qualche metro, metto in moto anche io, iniziando a pedinarlo.
Lo stronzo guida a una velocità altissima, sfrecciando per la superstrada, come fosse Vin Diesel in Fast&Furious, e si dirige verso la 12th Ave.
Cerco di stargli dietro senza che si renda conto di essere pedinato, ma è alquanto difficile, con lui che va oltre i 120 km/h, quando il limite è di 80.

Dio, se adesso, mi fa prendere anche una stupida multa, giuro che lo ammazzo seriamente.
Perché ho dovuto sbattere contro di lui quel giorno al parcheggio? Se non l'avessi incontrato quel giorno, probabilmente, non sarebbe successo niente di quel che sta succedendo in questo momento.
Non sarei stata licenziata, senza neanche ricordare quand'è stata l'ultima volta che ho eseguito un intervento chirurgico.
Mi ha fatto perdere me stessa, togliendomi parte della mia vera identità, e questo, non glielo perdonerei a nessuno, tantomeno a lui.
Nella mia testa, corrono un sacco di voci.
Un flusso continuo di pensieri contrastanti si fa sentire a grande voce, destabilizzandomi e non lasciandomi pensare a quale sia la migliore strategia per fargliela pagare.
E' entrato nella mia vita da poco più di tre settimane e mi ha già sconvolta, per non dire travolta, con il suo continuo ed insistente modo di provarci spudoratamente con me.
Vengo rapidamente svegliata dai miei pensieri, dato che imbocca l'uscita verso Hooboken, e rischiavo quasi di perderlo, per via dell'alta velocità su cui corre sulla super strada.
Non demordo e gli sto dietro, nonostante ci siano un paio di macchine tra me e lui.

Dopo una quarantina di minuti, vedo che imbocca una stradina sterrata, così rallento, e aspetto che parcheggi prima di raggiungerlo. Sono proprio curiosa di sapere cosa ci faccia qui, cosa diavolo sarà venuto a cercare ad Hooboken?
A una velocità sostenuta, raggiungo la sua macchina, dopo che però l'ho visto uscire, con un borsone nero e dirigersi verso dei relitti di quelle che deduco, fossero barche, una volta.
Spengo il motore, ad una distanza di sicurezza, in modo da non farmi scoprire e lo raggiungo a piedi.
Fortuna che non ho indossato dei tacchi, altrimenti sarei finita con il culo per terra in mezzo a questi stupidi sassolini.
Con estrema cautela cerco di fare il più piano possibile, non vorrei rischiare che mi sentisse, perché a quel punto non saprei cosa diavolo dire o fare.
Mi avvicino piano al grosso capannone, cercando di nascondermi dietro a delle strutture in legno.
Cerco di essere il più cauta e silenziosa possibile, ma nonostante tutto, non riesco ad intravederlo, finché all'improvviso non sento qualcuno strattonarmi forte dal braccio destro.
E prego ogni Dio che sia lui e non il proprietario di questo lurido posto, o chiunque ci sia all'interno.
Mi ritrovo appoggiata al cofano di una macchina parcheggiata lì vicino, con Tommy che mi punta una Glock 9 millimetri.
«Che cazzo stai facendo?» urlo spaventata, con le mani alzate di fianco alla testa.
«Si può sapere che cazzo stai facendo qui? - domanda irritato- E abbassa la cazzo di voce.» continua, guardandosi per un attimo alle spalle.
Continua a puntarmi la pistola in mezzo agli occhi, mentre io non so che inventarmi.
Non avevo previsto questa possibile eventualità e di conseguenza non so affatto cosa dirgli.
Cazzo.
«Dovevo prendere delle cose a mio padre, in un deposito e mi sono persa.» mento spudoratamente, cercando di rilassare la mia espressione, in modo che non si accorga che gli sto mentendo. D'altro canto a lui che cazzo gliene frega? Sono qui per cose che riguardano me, non lui, o almeno è quello che voglio fargli credere.
«E pensi che io me la beva?» afferma, con espressione quasi divertita, come se avesse realizzato che lo stessi seguendo.
«C'è qualcuno là fuori.» sentiamo entrambi affermare dall'interno del capannone. All'improvviso il suo sguardo è quasi terrorizzato, lo vedo quasi impallidire, senza sapere cosa fare.
«Cazzo Charlotte, ma proprio ora dovevi sbucare?» sussurra frustrato per non farsi sentire, mi porge la mano, che colgo immediatamente in modo che mi aiuti ad alzarmi dal cofano.

Un rumore di passi, interrompe il silenzio glaciale che si era creato tra di noi. Ci voltiamo entrambi verso l'ingresso di quel lurido posto e vediamo che un uomo si sta dirigendo verso di noi, ed è abbastanza evidente che non è felice della nostra intrusione.
«Ora te ne stai buona e zitta.» ordina verso di me, vorrei tanto sbatterlo al muro e scappare via, ma non ho idea di chi si nasconda là dentro e devo assolutamente scoprire che cosa sta cercando qui ad Hooboken.
Io apro la bocca pronta a sparargli addosso tutte le offese che mi venivano in mente, ma la richiudo in fretta e scuoto la testa, cercando di scacciare via i pensieri che continuano a gareggiare per sapere chi ha ragione.
Ad ogni modo non posso rischiare di farmi uccidere da qualche stupido figlio di puttana, quando ancora la mia missione non è conclusa.
Sicuramente è qui per lavoro, e trovo una conferma anche dal borsone nero che ha ai suoi piedi.
I passi si fanno più vicini, mentre il mio ritmo cardiaco aumenta per l'adrenalina del momento, però devo ammettere che non è stata una grande idea seguirlo fin qui. Volto i miei occhi verso di lui e lui fa lo stesso, in un millesimo di secondo sento le sue labbra sulle mie. In un gesto affrettato e del tutto inaspettato. Apre le sue labbra, chiedendomi l'accesso alle mie, glielo permetto, anche se mi pento due secondi dopo.
E' un bacio che di casto ha ben poco, ma glielo lascio fare, capendo cos'ha in mente. Dato che è inevitabile che le persone all'interno del capannone notino la nostra presenza, vuole fingere che ci troviamo qui per puro caso e sinceramente, non gli infrangerò il giochetto perverso, anche perché devo ammettere che le sue labbra non sono per niente male.
«Chi cazzo siete?» interrompe un uomo, sulla trentina con una folta barba nera, una classica camicia da Cowboy e uno di quei cappelli tipici del Texas.
«Amico, tranquillo.» annuncia Tommy, staccandosi dalle mie labbra e alzando le braccia in alto in segno di difesa.
L'uomo con lo strano abbigliamento, gli sta puntando un fucile da caccia in mezzo al petto, pronto a sparare.
«Chi cazzo siete?»
«Siamo solo due persone che vogliono divertirsi.» fa spallucce.
«Hai scelto il posto sbagliato.» borbotta, spingendolo verso il capannone con la canna del fucile.
«Siamo capitati qui, dopo che l'ho rimorchiata sulla 13th, è una semplice puttana che vuole guadagnarsi il suo salario.» continua indicandomi e, io non ci posso credere.
Mi ha appena dato della cazzo di puttana di strada?
Oh porca puttana.
Sorrido in modo da reggergli il gioco, ma giuro che questa me la paga. Ormai sono arrivata alla conclusione di dovermi comprare un taccuino in cui segnare tutte quelle che mi deve pagare lo stronzo.
«Non mi interessano i vostri progetti. Prego seguitemi.» impugna in modo saldo il fucile, ma si sbaglia di grosso.
Io non ho la minima intenzione di seguirlo là dentro, dopo che lo stronzo di Tommy mi ha dato anche della puttana, come minimo entro lì dentro e mi stuprano in gruppo.
Cerco un modo di sfuggire da tutta questa situazione, guardandomi intorno e cercando di studiare questo posto come meglio posso, questo finché non inciampo sul suo borsone nero. Se l'istinto non m'inganna, quello deve essere pieno zeppo di armi.
Lentamente, mentre Tommy continua a fronteggiarlo, mi abbasso e lo apro, trovando esattamente ciò che cercavo in quanto la mia, per una volta che mi serviva, l'ho lasciata in macchina.
Prendo velocemente una Glock 21, e colpisco il tizio sulla nuca da dietro, quest'ultimo cade a terra come una pera cotta e ne approfitto così per iniziare a correre verso la mia macchina.
Corro perché non ho idea di chi o cosa, si nasconda lì dentro, corro per salvarmi il culo da qualcosa che sento che è pieno di pericolo.
Non ho la minima intensione di farmi uccidere, non ancora.
Il mio piano non è stato ancora completato, quindi, devo vivere, e lotterò con denti e unghie per raggiungere il mio obiettivo.
Corro in direzione della mia macchina e sento che lui mi corre dietro con la sua, ma non mi volto, e continuo spedita, finché non riesco a raggiungerla e apro in fretta la portiera.
Metto subito in moto e con gran velocità, mi immergo nel traffico, non troppo intenso di Hooboken, perdendo di vista la macchina di Tommy che mi stava dietro.

Cerco di riprendere fiato, in quanto i miei polmoni sembrano essere sul punto di scoppiare, così faccio dei bei respiri profondi, cercando di far tornare il mio battito e la mia pressione ad una velocità stabile.
Cosa cazzo gli è passato per la testa?
Pensava che darmi della fottuta puttana avrebbe concesso a quello di lasciarci scappare?
Ma come diavolo ragiona?
Dio, questo ragazzo non fa che peggiorare la rabbia che provo nei sui confronti.
«Pronto?» rispondo furiosa al telefono.
«Hey, non ti fai mai sentire e rispondi anche incazzata?» la voce squillante di Cheryl risuona per tutto l'abitacolo, e dio, non poteva scegliere momento peggiore per chiamare?
«Scusa, oggi non è una giornata facile, posso richiamarti più tardi?» mi sbrigo a parlare, mentre penso a cosa diavolo fare ora.
«Farò veloce, promesso.»
«Va bene, dimmi.» sospiro, sapendo di non avere scelta.
«Che ne dici di andare a divertici sabato sera?» domanda entusiasta.
«Si, non ci sono problemi. Ti chiamo io più tardi così mi dici tutti i dettagli, ora devo andare, ho un'emergenza.» fingo, cercando di scollarmela di osso.
Adoro Cheryl, non fraintendetemi, ma non è veramente il momento adatto per organizzare una serata.

So cosa devo fare, andrò direttamente a casa sua.
Si, è esattamente l'unico posto in cui probabilmente potrei trovarlo senza nessun tipo di interruzioni o altro.
E in più, mi sembra l'unico modo per affrontare questa conversazione con lui. Voglio delle scuse, delle scuse sincere per tutto quello che ha combinato nella mia vita dal momento in cui ne è entrato a far parte, in un certo senso.

«Sei uno stronzo infame.» affermo, entrando senza timore nel suo loft, non appena apre l'ascensore.
«E tu sei stupenda.. È anche parecchio incazzata.» mormora chiudendo le grate del l'ascensore.
Mi guardo intorno, studiando il suo loft, abbastanza grande, cucina, sala da pranzo e salotto, sono un unico spazio aperto. Ha il classico stile da vecchio ufficio abbandonato, con i mattoni rossi a vista e lampadari stile vintage, nel complesso l'arredamento risulta luminoso e vivace. Non mi aspettavo una certa eleganza da parte sua, infondo è un uomo e deduco abiti da solo, ma sicuramente l'arredamento non è opera sua.
«Ti devo delle scuse per ciò che ho detto prima, lo so. Non sei una puttana, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente per pararci il culo.» mormora, dirigendosi verso l'isola della cucina. Si appoggia al bancone, con un bicchiere di succo d'ananas in mano.
«Il fatto che tu mi abbia dato della puttana è l'ultimo dei tuoi problemi.» affermo, restando vicino all'ingresso.
«Che vorresti dire?» ritorna in posizione eretta, e si avvicina nuovamente a me, poggiando il bicchiere vuoto nel lavello della cucina.
Solo in questo momento noto il fatto che sia senza maglietta. Probabilmente quando è arrivato si sarà fatto una doccia, dato che si è cambiato anche i vestiti. Indossa solo un paio di pantaloni grigi della tuta, e posso notare quanto sia dotato sia a nord, che a sud.
Guardo con interesse la sua schiena muscolosa, con le spalle larghe e le scapole scolpite.
È molto muscoloso, sarà il risultato di diverse ore di palestra e, anche del fatto che prima faceva parte dell'esercito. Si volta verso di me, avvicinandosi nuovamente.
«Tu, brutto pezzo di merda, mi hai fatto licenziare» sbraito.
Ammetterlo ad alta voce fa ancora più male di quando, stamattina, il capo lo ha riferito a me.
«Che cosa? E per quale ragione?» sembra sorpreso.
«Forse per il fatto che sei scappato? E la settimana prima mi hai "rubato" un paziente con una ferita da arma da fuoco!» urlo.
Vorrei picchiarlo in questo momento, prenderlo e picchiarlo forte, e fargli male, tanto male.
«Questo non è un motivo per licenziare una persona.» ribatte mentre si avvicina ulteriormente a me, fino a porgersi davanti al mio viso.
I nostri occhi si incontrano nuovamente, e sembrano sfidarsi a chi distoglierà lo sguardo per primo, ma io non demordo e continuo a fissarlo.
«Questa non è una giustificazione per ciò che hai fatto. Cosa cazzo ti passa per la testa, si può sapere?» domando, ma in realtà non voglio una risposta, non mi aspetto una risposta.
«Perché non chiedere all'infermiera di darti i fogli della dimissione contro il parere del medico? Perché non farlo? Meglio scappare come uno stupido codardo, giusto?» continuo alterata, mentre le mie mani gesticolano per far valere il mio punto. Tommy non sembra capire quanto io sia veramente incazzata, e questo non fa che peggiorare la mia rabbia nei suoi confronti.
«Dovresti calmarti. Probabilmente tornerai al lavoro tra qualche mese, quando i tuoi capi se la faranno passare.» dice con la massima tranquillità, continuando a mantenere i suoi occhi fissi nei miei. Porta una sua mano vicino al mio viso, portando una ciocca, sfuggita dalla coda, dietro all'orecchio. Mi viene spontaneo lasciarglielo fare, mi maledico subito dopo.
Io lo odio, anche se ora mi ritrovo nel suo appartamento dopo che mi ha baciata e dato della puttana, e che mi ha fatto anche licenziare.
«Ma hai presente cosa significa, mi hanno fottutamente licenziata, tutto per colpa tua!» sbraito scandendo ogni singola parola. Distolgo lo sguardo dal suo viso e, mi volto pronta ad andarmene, lui però mi blocca voltandomi nuovamente verso di lui.
«Dove pensi di andare?» chiede, incollando il mio corpo al suo, con fare possessivo.
«Il più lontano possibile da te.» sputo in modo acido, cercando di respingerlo.
«Non così in fretta, raggio di sole.» sussurra malizioso.
Con un piccolo sforzo, riesco a liberarmi il polso dalla sua forte stretta e lo spingo lontano da me.
Inizialmente barcolla leggermente e un attimo dopo mi ritrovo con il corpo appoggiato al muro.
Tommy si accosta al mio corpo, e per un attimo restiamo immobili uno davanti all'altro.
Il suo respiro caldo solletica ogni singola parte del mio collo, mentre sento gli occhi appesantirsi e gli chiudo per un istante.
Gli riapro poco dopo, nel momento esatto in cui sento le sue labbra sulle mie.
Le nostre labbra si incontrano in bacio profondo, appassionato. Ed è un gesto che non mi aspettavo affatto, e mi coglie così alla sprovvista che rimango immobile per qualche secondo, mentre cerco di realizzare ciò che sta succedendo.
Poco dopo reagisco e lo allontano da me, non ricambiando. «Dovresti lasciarti andare.» mormora a pochi millimetri dal mio orecchio.
Sinceramente provo un'attrazione indescrivibile per lui. È un uomo pieno di risorse, muscoloso, bello, ma soprattutto affascinante.
Ha un modo di conquistare una donna tutto suo, o per lo meno, ci prova.
Tommy è spettacolarmente unico.
Non posso assolutamente negare che fremo dal desiderio di farmi scopare da lui.
«Tu mi hai fatto licenziare» dico più a me stessa, che a lui.
Continua a fissarmi, e stavolta vuole che anche io fissi i miei occhi nei suoi, così lo soddisfo e alzo lo sguardo verso di lui, aiutata da due delle sue dita sul mio mento.
«Sono convinto che ho fatto bene a farti licenziare.» ribatte sorridendo in modo perverso mentre gode del fatto che sembra mi abbia messa KO in un solo sguardo.
Nei suoi occhi leggo il desiderio irrefrenabile di fottermi, e sono quasi convinta che sia proprio questo ciò che vuole da me, del sano e fantastico sesso sfrenato.
«Dio sei un fottuto stronzo egoista.» annuncio sferrandogli un pugno nell'addome.
Sono così incazzata con lui.
E' stato un bastardo, e non avrebbe dovuto comportarsi in questo modo.
E adesso, che sono qui difronte a lui, in un momento di piena lucidità mentale, mi accorgo della grandissima cazzata che ho fatto.
Sono nel suo territorio, nel suo loft e non ho nessuna arma per potermi liberare di lui.
Ma a cosa stavo pesando?
«Uno stronzo che vorresti scopare.» ammicca, lasciandomi un tenero bacio umido alla base del collo, le sue mani, invece, viaggio sul mio corpo, fermandosi poi sul mio culo, in modo da poter spingere il mio corpo verso il suo.
Questa sua mossa repentina, non me l'aspettavo, e mi coglie completamente di sorpresa.
Una delle sue mani lascia la mia natica e risale sulla schiena, sfiorandomi leggermente, ancora coperta dal maglioncino.
Il suo tocco è leggero, ma carico di desiderio.
Posso sentire la sua erezione pulsare contro la mia coscia e, non posso negare che la cosa non mi lascia affatto indifferente.
Le mie mutandine non sono affatto asciutte e immacolate, come le avevo messe stamattina.
La sua mano continua a salire, fino a raggiungere la mia coda di cavallo, che si arrotala intorno al gomito e tira leggermente indietro, facendomi alzare il volto verso di se.
I miei occhi sono nuovamente nei suoi, ha uno sguardo così intenso, che sembra che da un momento all'altro possa scoppiare un incendio, esattamente ciò che potrebbe succedere in mezzo alle mie gambe.
«Io.. io non..» cerco di fermarlo.
Ma è ciò che voglio davvero?
Voglio fermarlo?
Non desidero le sue mani sul mio corpo?
Sul mio seno?
Sulla mia vulva?
E' una risposta che non riesco a formulare, con lui che continua a lasciare languidi baci sul mio collo e sulla clavicola, facendomi ansimare.
All'improvviso si stacca da me, e posa il suo sguardo sul mio corpo, a quanto pare, troppo vestito.
«Toglilo.» la sua voce e profonda e rude al tempo stesso, mentre le mie mani eseguono il suo ordine, togliendo il maglioncino. I suoi occhi si posano sul mio seno, racchiuso ancora nel reggiseno firmato che indosso, il quale, lascia ben poco all'immaginazione. Sento il mio battito accelerare, quando lo vedo leccarsi il labbro inferiore, mentre non parliamo delle mie mutandine, devo essere zuppe.
La mia vagina pulsa, frenetica e desiderosa di sentirlo dentro di sé.
In un attimo, mi è nuovamente addosso, baciando le mie labbra in modo dolce ma aggressivo, facendomi fremere di desiderio. Chiudo gli occhi, godendomi quest'istante, mentre le sue mani, scendono sul mio seno, che palpa senza alcun timore. Le sue labbra, lasciano le mie e continuano a scendere delicate sul collo, sul petto, arrivando ad inserirsi nell'incavo del seno, su cui affonda il volto.
«Hai idea di quando ti desideri?» sussurra, e giuro che avrei potuto avere un'orgasmo in quel momento, al solo sentirgli dire quelle parole.
Mi manca completamente il fiato, quando scende ancora più in giù sul mio addome, continuando a lasciare baci umidi e carichi di desiderio.
Mentre il mio corpo è inerme e non riesce ad avere nessun tipo di reazione.
Tommy arriva ad inginocchiarsi davanti a me, raggiungendo il bottone dei miei jeans, che sbottona in fretta, continuando a posare le sue labbra sul mio basso ventre.
I muscoli della mia fica si contraggono, mentre ansimo per il puro piacere che mi sta provocando, nonostante non stia facendo niente di particolare.
E' una fitta così intensa che mi viene voglia di dirgli di sbrigarsi, e di entrare, senza nessun tipo di preparazione, in me.
Sono come ipnotizzata da lui e da ogni movimento che compie, e in tutto questo, sono rimasta esattamente nella posizione in cui ero prima di iniziare a fare qualsiasi cosa io e lui stiamo facendo al momento.
All'improvviso, sento che abbassa i miei jeans, insieme alle mutandine, tutto in un colpo solo, e una scarica elettrica mi attraversa interamente il corpo.
Ho un brivido improvviso, che parte dalla base del collo, arrivando fino alla punta dei piedi.
«Ti prego..» mormoro contro di lui, sperando che si dia una mossa e mettendo il mio orgoglio di donna completamente da parte.
Potrei svenire dal piacere se continua a torturarmi in questo modo.
Lo sento rialzarsi e poggiare una mano sul mio collo, «Hai una vaga idea di quanto tu sia seyxy?».
Le parole mi si bloccano in gola, o meglio i gemiti. Anche se avessi avuto un minimo di lucidità per rispondergli, come si risponde ad una domanda del genere?
In un attimo il mio volto non è più rivolto verso di lui, ma contro la parete di fianco all'ascensore di ingresso. Lo sento dietro di me, che preme la sua evidente erezione, ancora coperta dal tessuto di cotone dei pantaloni, sbattere contro il mio culo esposto.
Una sua mano viaggia per il seno, mentre con un'altra mi tira forte per la coda, facendomi inclinare la testa e la schiena, che sfiora leggera la sua erezione quando il mio sedere si sposta in su.
«Ho una voglia fottuta di demolirti.» continua, mentre il suo respiro corto mi inonda i nervi tesi del collo.
La sua mano, continua a navigare esperta sul mio corpo, quando la sento avvicinarsi al punto di non ritorno.
Tommy, porta le labbra sul lobo sinistro del mio orecchio e vi posa un candido bacio, poi scende delicato sulla schiena, facendomi inarcare a causa dei continui brividi di piacere che mi provoca. Sento il suo naso sfiorare la sommità delle mie natiche, «Hai un odore delizioso.» mormora, mentre mi accarezza piano il basso ventre con la punta delle dita.
Sempre in ginocchio, mi afferra un piede e mi colpisce con il dorso della mano l'interno coscia, come a invitarmi ad aprire ulteriormente le gambe per fargli spazio.
Lo faccio senza pensarci due volte, mentre sento le sue labbra lasciare caldi baci nell'interno coscia. Ulteriori brividi continuano a percorrere il mio corpo, mentre i miei muscoli interni si serrano in modo quasi doloroso.
La sua faccia è sempre più vicina al mio centro, e il fatto di essere in questa posizione fuori dal comune e che mi stia per leccare come un gelato, mi mette KO.
Sento le sue labbra avvicinarsi alla mia entrata, fin quando non posa un bacio dritto sul clitoride esposto e gonfio.
Vado in fiamme, muoio di caldo, di freddo, mi aggrappo con le mani al muro di mattoni, cercando di mantenere il controllo e non cadere a terra.
Le gambe tremano, come la sua lingua in mezzo alle mie gambe. Inala la mia essenza, baciandomi in quel punto tanto dolce e sensibile.
Reprimo un gemito, strozzandolo ne profondo della gola, non voglio affatto risultare disperata.
Ma cazzo, lo sono fottutamente.
La sua lingua, da brava esperta, tamburella e guizza contro il mio clitoride, che a poco a poco inizia a fremere di desiderio, a pulsare forte.
Muovo i fianchi, contro la sua bocca, mentre continua a mandarmi ripetute scariche elettriche su per tutto il corpo.
Dio, ne avevo proprio bisogno.
Mi mancava il sesso, e fino ad oggi non me ne ero resa conto, ma avevo proprio bisogno di questo per scaricare tutta la tensione accumulata in queste poche settimane che lo conosco.
Gemo a bocca spalancata e mi abbandono completamente al piacere che mi sta provocando con quel suo tocco famelico e voglioso.
I suoni che emette la sua bocca sono così eccitanti che potrei venire da un momento all'altro.
«Oh dio.» gemo in modo osceno, mentre i muscoli della fica si contraggono convulsamente.
Chiudo forte gli occhi e lascio la testa penzolare da un lato. Sono talmente eccitata che penso di venire nel momento in cui sento prima un dito, subito dopo un'altro, penetrarmi in profondità.
«Senti quanto sei bagnata?» ammicca sulla mia vagina, facendomi rabbrividire nel momento in cui sento il suo fiato caldo.
«Dio, ti.. Odio così.. Tanto...» proferisco in un sussurro.
Tommy avvicina la punta della lingua al mio clitoride tumido e non resisto oltre.
Spalanco ulteriormente le gambe e spingo il culo verso di lui, mentre le sue dita iniziano a scoparmi in modo frenetico.
«Sei così stretta, piccola.» farfuglia, ancora una volta, mentre mi lascia baci umidi sulle natiche.
La sua mano si muove così velocemente che per un attimo ho paura di esplodere e di non sapermi contenere.
Il mio corpo trema e spalanco le labbra dallo stupore, quando l'orgasmo mi investe, mi travolge in modo pazzesco e inaspettato. Non ero mai venuta in modo così convulso, come è riuscito a farmi venire lui.
Resto appoggiata la muro, con il respiro corto, e cerco di realizzare quanto è appena successo.
Non è possibile, cazzo.
Non posso averlo fatto davvero.
Lui continua a stimolarmi con le dita, «Fermati Tommy».
«Che c'è?» sogghigna.
A fatica cerco di allontanarlo da me e mi volto verso di lui ancora in ginocchio.
Lo guardo e vedo il suo viso arrossato, con le labbra gonfie e bagnate del mio piacere, e giuro, potrei sciogliermi a questa visione di lui.
Vedo il suo volto contrarsi, la mascella che si serra.
Si tira su in fretta verso di me e appoggia una mano sul muro, guardandomi negli occhi.
«Non posso.. Io.. Devo andarmene.» balbetto, cercando di riprendere fiato. Lui sospira dalla frustrazione e si allontana, passandomi il maglioncino caduto sul divano poco lontano.
Mi rialzo i jeans insieme alle mie mutandine, mentre cerco di non far notare il mio evidente e notevole imbarazzo.
Indosso in fretta il maglioncino e cerco di ricompormi i capelli, sciogliendo la coda e lasciandoli al loro stato selvaggio.
Mi volto verso di lui, che nel frattempo si è seduto sul divano e mi guarda in modo del tutto sconvolto.
E' sexy da togliere il fiato.
Il mio sguardo finisce, involontariamente, sul suo pacco, che è gonfio da far schifo, mentre il suo addome si alza e si abbassa velocemente.
«Io devo andare..» mormoro un'ultima volta, con un filo di voce. Mi abbasso per prendere la borsa dal pavimento e apro in fretta le grate dell'ascensore, vogliosa di uscire velocemente da quel appartamento.




Spazio autrice. 🌺

Buongiorno a tutti, o buonanotte per chi come me deve ancora andare a letto. Al primo ordine del giorno c'è la nuova copertina, ditemi un po', che ne pensate? Io la trovo molto più accattivante dell'altra, e forse anche più interessante.
Ad ogni modo, che ne dite del capitolo?
Credo davvero di aver superato me stessa in questo caso, e spero tanto che apprezziate questo piccolo "preliminare"..
A parte gli scherzi, tra questi due, le cose sembrano farsi più interessanti, anche se sembra esserci un sacco di orgoglio femminile che non la lascia andare.
Chi saranno mai le persone all'interno del capannone?
E quelle del Teca?
Credo che vi lascerò con tutte queste belle domande, ci vediamo alla prossima.

Ps. Presto sarà pronto il book trailer che spero di pubblicare il prima possibile.
Pss. Aggiungerò le foto dei personaggi infondo ai capitoli per chi seguisse la storia dal telefono e non può vedere il cast.
Psss. Ultimissima cosa promesso, se volete passate a seguirmi su Instagram: nicoldelacruzalvarez.
Oppure su Twitter: @imnastygirln
Buongiorno e buonanotte, ci vediamo al prossimo capitolo, mi raccomando continuate a commentare in tante.

Kiss kiss.

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