Capitolo 5.
Charlotte's pov.
«Che ci fai qui?» domanda Thomas alla sorella, che ho appena accompagnato nella sua stanza al terzo piano.
«Oddio, ma stai bene? Che è successo?» la voce di lei è molto allarmata, così la rassicuro dicendole che ha solo un'ustione di secondo grado vicino all'inguine, ma che passerà in dieci/quindici giorni.
«Voglio che mi spieghi che ci facevi sulla FDR Drive? Subito.» ordina, con un tono abbastanza autoritario.
«Dovevo andare a trovare un amico fuori Manhattan.» risponde lui un po' titubante. Così mi torna in mente la sua telefonata di prima.
Chi diavolo sarà quel tal Ja?
Devo dire che involontariamente Tommy mi sta dando tanti piccoli tasselli, che anche se non mi portano a nulla di concludente al momento, in un prossimo futuro potrebbero tornarmi utili.
Dato che qui sembra essere tutto apposto, mi congedo, con l'intenzione di lasciare la stanza, ma ancor prima di attraversare il cornicione della porta, vengo fermata da sua sorella.
«Grazie mille, sei stata molto gentile.. Dottoressa?» mi ringrazia con un tono di voce pacato.
«Charlotte Owen. Comunque figurati è il mio dovere.» le porgo la mano, che lei stringe con un sorriso.
«Summer Laurentino. Non deve essere stato affatto facile curarlo. So che questo è un po' irritante a volte.» oh, è perfino sposata, a meno che non abbiano padri diversi, ed ha fottutamente ragione sul fratello. E' stato un'impresa ripulire la sua ferita, restando concentrata solo su quello. Senza le sue battutine sulle mie mani molto vicini al suo inguine e i suoi continui inviti a quella famosa cena.
«È una testa calda, e devo ammettere che mi ha dato un po' di filo da torcere, ma l'importante è che stia bene.» le sorrido, rassicurandola ancora.
Lei mi ringrazia cortesemente ancora per essere stata così gentile e premurosa e stavolta la saluto veramente, dicendole che probabilmente avremo modo di incontrarci ancora.
Proseguo così la mia strada verso l'ascensore. Sperando che nessun altro si intrometta tra me e lo scoprire di chi è il numero al quale ha telefonato.
Arrivo nel mio nuovo appartamento con la curiosità a mille di saperne di più su Tommy.
La prima cosa in assoluto che faccio però, sono togliermi questi tacchi infernali che mi stanno torturando i piedi.
Ma perché noi donne ci ostiniamo a metterli nonostante facciano un sacco male?
A volte penso davvero che siamo seriamente masochiste.
Mi siedo sul divano, poggiando i piedi sul tavolino, nonostante lo odi a morte come gesto, ma hanno bisogno che la circolazione torni regolare per smetterla di torturarmi.
Prendo il pc dal divano e lo accedo, determinata a capire di chi sia quel numero e sperando che le mie ricerche insieme a lui ci rivelino altro su questi uomini.
Mi metto all'opera, ma non riesco a trovare un granché, o meglio ho trovato qualcosa ma non porta le mie ricerche da nessuna parte, così lo chiamo.
«Ho provato a cercare il numero che ti ho mandato, ma non sono riuscita a trovare niente. Solo alcuni pensionati e qualche ragazzo sulla ventina.» affermo non appena la mia chiamata vieni accettata dall'altro interlocutore.
«Ci ho provato anche io ed ho trovato esattamente le stesse cose. Ma un nome mi è sembrato famigliare.»
«Quale?»
«LJA Lincoln.» asserisce, mentre lo sento digitare qualcosa sul computer.
«Ti sto mandando tutti quelli che ho trovato sotto questo nome, ma c'è ne è uno che mi colpisce particolarmente. Lui.» continua, mandandomi un altro file, che mi sbrigo ad aprire.
Leggo in fretta il file, e confermo che anche a me sembra di aver già visto questo viso. E poi all'improvviso, come se fosse un deja-vú, mi ricordo benissimo di averlo visto uscire una volta dall'ufficio di Tobias, sul retro del bar.
«Sicuramente è l'ultimo che mi hai mandato, l'ho già visto insieme a quel tal Tobias Sorensen. Thomas ha chiaramente detto che non ha assolutamente idea di che fine abbia fatto ciò che doveva consegnarli. Quindi vorrei che andassi al deposito e investigassi riguardo alla sua macchina. Deduco che sia la stessa su cui ha portato via Josh Williams l'altro giorno.» dichiaro continuando a leggere il file, convinta che sicuramente si tratta o di droga o di soldi, che derivano da qualcosa di illegale, molto illegale.
«Ci avevo già pensato, e Jesse si trova già lì.»
«Perfetto allora, appena sai qualcosa scrivimi, ora vado a letto che devo tornare al lavoro tra meno di otto ore.» chiudo la chiamata, poggiando il telefono sul tavolino del divano.
Cerco di finire di leggere velocemente il file, ma dopo un po' decido di rinunciarci, in quanto i miei occhi si stanno letteralmente chiudendo da soli. Nonostante siano a malapena le cinque del mattino, salgo le scale che portano alla mia stanza, mi spoglio velocemente indossando solo una vecchia camicia molto ampia, e infilandomi poi a letto.
E qui, dove i miei pensieri si distaccano dal mio lavoro stancante che mi sta sfinendo, un certo languorino sessuale bussa al centro del mio corpo, come se avessi anche tempo da dedicare al sesso.
Eppure, mentre cerco di cacciare via i miei pensieri sporchi, qualcosa mi riporta ai suoi boxer neri e a quella magnifica patta che non nasconde certamente uno stuzzicadenti.
Dio.
Perché lui e il suo fisico statuario, quasi da Dio greco, mi fanno questo?
Ciò non posso certamente dire che come uomo faccia schifo, è attraente da far schifo, ma non è assolutamente il tipo di uomo con cui ho da sempre avuto a che fare. Nonostante questo però mi attrae, mi attrae da far schifo, e mentre io continuo a ripensare al suo pene, nonostante non abbia mai avuto il piacere di vederlo, le mie mutandine bagnate mi ricordano che è da fin troppo tempo che un uomo non mi tocca.
Tommy's pov.
«Sono finalmente riuscito a portarti a cena fuori.» affermo con voce soave, mentre sfioro la sua mano delicata, con le unghie laccate di bianco.
«Mh, già. Alla fine ci sei riuscito.» sorride perversamente guardandomi negli occhi.
Guardo quel sorriso e ne rimango ancora una volta colpito.
È così fottutamente sexy con quel rossetto rosso scuro e quel l'abito bianco che spero mi permetta di strappare tra non poco, in quanto il mio cazzo sta già per scoppiare nei pantaloni.
Mi attizza così tanto.
È bella, sexy ed è fottutamente attraente, ma quando sorride e mi guarda con quegli occhioni azzurri come il cielo, non resisto, potrei venire nei pantaloni senza neanche toccarmi.
«Ecco a voi il conto.» prendo subito la cartellina del conto in cui inserisco la carta, senza neanche guardare la cifra.
«Che intenzioni hai?» domanda in un sussurro, mentre continua a sorseggiare il vino bianco dal Sauvignon di cristallo, per poi schioccare la lingua in modo affascinante.
«Probabilmente quella di scoparti nel parcheggio di questo ristorante.» sussurro appena, allungandomi sul tavolo per avvicinarmi di più al suo orecchio esposto, dato i capelli appoggiati sulla spalla sinistra.
«Fammi un po' capire..- dice giocando con il bicchiere che ha tra le mani- quando mai ti ho detto che sarebbe finito esattamente così questa serata?»
«Non c'è bisogno che tu me lo dica, credimi.- inizio, sfiorando appena il suo ginocchio scoperto da sotto il tavolo, - so che lo vuoi anche tu.»
«E come lo sai?» chiede prendendo un altro piccolo sorso del suo vino.
«Dal modo in cui le tue gambe tremano, dolcezza..»
«Oh, forse è solo perché mi rendi nervosa.»
«O forse è perché ti rende nervosa il fatto che puoi solo immaginarti come ti lascerò dopo essere stato all'interno del tuo corpo.» concludo, risalendo leggermente con la mano. «Metterei la mano sul fuoco che non porti le mutandine..» enuncio, risalendo ancor più lentamente la sua gamba nuda.
«Ops.. Mi hai beccata..» sussurra in modo innocente, con tutto il sex appeal che porta con estrema eleganza.
«Signori, ecco a voi, grazie.» sorride la cameriera riportando indietro la mia carta. In meno di un minuto raggiungiamo la mia macchina, sulla quale mi fiondo al posto del guidatore.
Non faccio in tempo a chiudere la portiera che mi è già addosso. Le mie mani corrono sul suo corpo formoso, mentre mi bacia il collo e sbottona in fretta i bottoni della camicia che indosso.
«Sei vogliosa.» esclamo eccitato.
La lascio fare, e non posso che notare quanto sia fottutamente scopabile. Senza darmi neanche un secondo per riprendere fiato si alza da me e si accomoda nuovamente nel sedile del passeggero, lasciandomi insoddisfatto.
«Riportami a casa.» afferma decisa, ripulendosi le sbavature del rossetto e rimettendo dietro le orecchie qualche ciocca ribelle di quella folta chioma bionda.
La guardo per un secondo e sorrido perversamente.
«Ti scoperò da farti tremare le gambe un giorno.» le sussurro, avvicinandomi al suo lobo, il quale mordo leggermente.
Apro gli occhi scosso, realizzando che era tutto un fottutissimo sogno. Sono così infatuato di lei da sognare di scoparmela, cazzo. Merda era così sexy vederla in quel abito bianco stretto, i suoi occhi venivano risaltati da quella strana luce e quel trucco leggero, con quel rossetto rosso scuro mi portano a pensare alla sua bocca intenta a succhiarmi il cazzo, mentre mi guarda dritta negli occhi.
Merda, merda.
Non ho neanche bisogno di alzare il lenzuolo per riuscire a notare la mia evidente erezione. Proprio in quel momento, mentre pensavo al modo di farmela passare, la vedo entrare nella stanza insieme ad un uomo, probabilmente uno strutturato.
«Salve Signor Winkworth, sono il dottor Shunt, capo del reparto di chirurgia plastica e del centro ustioni, lei è la specializzanda che ieri si è occupata di curare la sua ferita.» sinceramente non ascolto neanche una parola di quel che dice, troppo concentrato a guardarla. È dietro di lui con le mani incrociate dietro la schiena e lo sguardo pensieroso.
«Vorrei vedere la sua ferita, se mi permette.» continua il dottore, di cui non ho capito neanche il nome, ma poco importa. Gli faccio vedere la ferita, sperando che non noti più di tanto l'elezione dura e pulsante che ho in mezzo alle gambe. Con fare professionale, toglie la benda sporca di liquidi e scruta la ferita.
«Bene Signore, non sembra affatto infetta. La lascio alle cure della Dottoressa Owen, che si occuperà di fasciargliela.» la vedo alzare lo sguardo verso di me, che le sorrido in modo perverso, lo sguardo che mi rivolge è di puro odio.
Il medico abbandona così la stanza lasciandoci finalmente da soli.
«Come sta ora?» mi chiede avvicinandosi al letto con in mano la mia cartella clinica.
«Puoi darmi del tu, ormai c'è confidenza tra me e lei Dottoressa Owen.» affermo cercando di sedurla, lei alza per un attimo lo sguardo dalla cartella e mi fulmina.
«No, continuerò a darle del lei in quanto io e lei non siamo affatto in confidenza. Lei Signor Winkworth è un paziente ed è per me obbligatorio chiederle come si sente, soprattutto dato che hanno dovuto darle degli antidolorifici per il dolore stamattina.» mentre parla non posso che notare quelle labbra carnose che sarei ben lieto di staccare a morsi, ma cerco di contenermi e dato che mi sta letteralmente schiacciando come un verme devo farmi avanti in modo forse un po' più serio.
«Non c'è bisogno che tu me lo chieda per "prassi", secondo me l'hai chiesto solo perché sei interessata a me, ma continui a tenere la facciata da dura che non vuole nessuno.» ribatto cercando di far sembrare quello che ho detto divertente, ma lei sembra prendersela e non mi risponde.
«Ora medicherò nuovamente la sua ustione, e dopo ciò spero di non rivederla mai più.» sputa in modo anche abbastanza violento.
La lascio fare, dopo che si è messa un paio di guanti blu inizia a medicarmi la ferita, ma cazzo, le sue mani sfiorano per sbaglio, presumo, sull'inguine mandandomi completamente in tilt.
Già che era stra duro solo al pensarla, ora che mi sta anche toccando, non riesco a controllarmi.
«Dovrebbe tenere giù quel manico di scopa.» ribadisce ridendo tra i baffi.
«Beh, allora sai che ti perdi a non venire a cena con me.» i suoi occhi tornano per qualche secondo su di me, come se stesse pensando alla mia proposta.
«Neanche per sogno.»
«Allora voglio semplicemente che ammetti che vedermi eccitato a causa tua, ti fa un certo effetto. Probabilmente ti fa bagnare, giusto?» ammicco sollevando un sopracciglio.
«Thomas, Thomas, Thomas. Hai una grande autostima vedo. Per quanto tu possa essere eccitato per me, io non sarò mai così bagnata per te.» afferma, finendo di applicare una benda, e abbandonando poi la stanza.
Lasciandomi insoddisfatto e senza speranze.
Spazio autrice. 🌺
Sono tornata.
In questo capitolo vengono fuori alcune cosucce che potrebbero rivelarsi utile per un prossimo futuro. 😏
Spero tanto vi sia piaciuto, ora scappo, buona lettura a tutti.
Commentate in tanti.
Ps. Questa in foto invece è la nostra Charlotte.
Pss. Sto partecipando al concorso Wttprosè di wttprose, auguratemi buona fortuna. 🤞🏼
Kiss kiss
Se avete dubbi, o qualche domanda da farmi, potete contattarmi su Instagram: nicoldelacruzalvarez, o su Twitter @imnastygirln.
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