Capitolo 23.
Charlotte's pov.
«Allora cosa cazzo facevi lì?» impreca, arrivando finalmente davanti a me. Mi scosto leggermente verso il piano di lavoro della cucina, non per paura, ma per una semplice reazione impulsiva.
Velocemente nella mia mente scorrono le possibili risposte che potrei effettivamente dare, dovrei dire che stavo semplicemente cercando una via più diretta per la cucina?
Si cazzo, infondo è quello che realmente stavo facendo.
«Stavo cercando una scorciatoia per arrivare prima in cucina» affermo sincera alzando i miei occhi e poggiando lo sguardo nei suoi.
Tobias socchiude quest'ultimi a due fessure e mi osserva con un'espressione impassibile in volto.
Caro stupido manipolatore.
«E' la verità?» indaga ancora, non lasciando trasparire nessuna emozione, almeno non dal tono di voce.
«Sì» rettifico con la massima calma, almeno esteriore.
Sarà pure bravo a non far trasparire le sue emozioni, ma è un gioco che ho inventato io, e se vuole giocare, io ci sto. Non ne uscirà certamente vincitore, né ora, né mai.
«E pensi che io me la beva?» ribatte, facendo un ulteriore passo verso di me, arrivando ad un palmo dal mio viso.
I suoi occhi sono scuri e cupi, il loro classico colore marrone, è tendente quasi al color caffè, molto più tetro. Sinceramente mi inquieta, soprattutto data la sua espressione, ora alquanto incazzata e sul punto di perdere la pazienza.
Per non parlare poi di quella strana cicatrice che ha sul volto, chissà cosa le è successo.
È davvero brutta è dà al suo volto un'espressione ancor più truce.
«Perché tutta questa preoccupazione?» indago io stavolta, provocandolo e invitandolo con l'indice ad allontanarsi da me.
«Hai paura che scopra qualcosa che non dovrei?» continuo, fermandomi e guardandolo dritta nelle sue iridi scure. Lui sembra sul punto di non rispondermi, mentre continua ad osservare i miei occhi e aggrotta le sopracciglia, Tommy invece, che assiste alla scena come uno spettatore, sembra seriamente preoccupato, anche se devo ancora capire se lo sia per quel che potrebbe fare Tobias, o per quello che potrei dirgli io.
«Che c'è? Ti ha morso la lingua il gatto?» provoco.
«Charlotte» richiama Tommy, avvicinandosi a me, «Finiscila».
«Allora, hai qualcosa da nascondere?» continuo, ignorando il ragazzo al mio fianco e concentrandomi sull'uomo difronte a me, al quale mi sono nuovamente riavvicinata.
«Non mi sembra che tu sia sul punto di potermi minacciare» borbotta, non distogliendo lo sguardo.
«Ti avverto di una cosa, caro Tobias» inizio, fronteggiandolo e invadendo il suo spazio personale, «Se pensi di spaventarmi, stai sbagliando».
Non mi aspettavo certamente di spaventarlo, in quanto sembra essere proprio un maschilista, e non sembra affatto fidarsi di quello che potrebbe fare una donna.
Mh, pensala pure così, lurido stronzo.
Ma certamente non mi aspettavo che mi scoppiasse a ridere in faccia come uno psicopatico.
Ma chi si crede di essere? Un Dio greco caduto dal cielo?
Si, cazzo, lo è.
Ma questo non gli conferisce nessun diritto di prendersi gioco di me.
«Cos'era quello? Una minaccia su quanto tu possa essere pericolosa?» sogghigna ancora, ridendo sotto ai baffi.
«Sì, stronzo».
«E cosa pensi di fare? Spararmi?» ridacchia divertito.
«Se solo volessi potrei farlo, in questo preciso istante».
«Ah sì? Vorresti dirmi di saper caricare una pistola, puntarmela contro e avere anche il coraggio di spararmi? Ma non farmi ridere» continua, con quel suo classico atteggiamento da superiore.
«No tesoro, ti ribadisco che io ho ben chiaro chi tu sia e credimi, non mi spaventi» assicuro, mantenendo la calma per evitare di farmi sfuggire qualche parola di troppo.
«No tesoro, lo dici a tua madre» esclama, non sapendo di aver appena toccato il mio tallone d'Achille.
Sono ben consapevole che lui non conosca la mia storia, anche perché un commento così da un padre di una bambina piccola non me lo aspetterei altrimenti.
Tobias nota con piacere che è finalmente riuscito a zittirmi, ma è Tommy stavolta a prendere le mie difese.
«Boss, dai, lasciala perdere» farfuglia grattandosi la nuca, come se fosse in imbarazzo.
«Perché ma-».
«Non ho bisogno che tu mi difenda» chiarisco a Tommy, interrompendo Tobias ancor prima che riesca ad aprire la bocca.
«Sappi caro "Boss" che è alquanto inutile che cerchi di spaventarmi, non hai idea di chi io sia, e non ha la più pallida idea delle cose che ho vissuto, perciò chiudi quella cazzo di bocca e vedi di lasciarmi in pace, credo che tu me lo deva».
«Io a te non devo proprio un cazzo, sei una cazzo di prigioniera ora Charlotte, non sei nella tua umile dimora, dove sei libera di fare ciò che cazzo ti pare. Sei a casa mia, e stai alle mie regole» ringhia avvicinandosi al mio viso, incrociando le sue iridi marroni nelle mie azzurre.
Che grandissimo figlio di puttana.
«Allora dovrai uccidermi» sorrido mantenendo il contatto visivo.
«Sparisci dalla mia vista» urla all'improvviso, stavolta facendomi sobbalzare dallo spavento. Non vi è una ragione precisa per la quale gli do effettivamente ascolto, probabilmente perché è la prima volta che mi spaventa sul serio, in quanto non ha mai perso la ragione come adesso.
Ad ogni modo decido di dare ascolto al mio istinto e alla sua volontà e inizio a incamminarmi verso il salotto adiacente. Ma prima ancora di raggiungerlo non riesco a trattenermi.
«Tua figlia sarà fiera di avere un padre come narcotrafficante» commento non degnandolo neanche di uno sguardo.
Inizio così a dirigermi verso le scale, ma ancor prima di riuscire a completare il primo passo verso la mia meta, qualcosa si poggia sulla mia nuca, e un rumore che riconoscerei perfino ad orecchie tappate mi colpisce come un fulmine a ciel sereno.
«Cosa cazzo hai detto?» sbraita agitandosi alle mie spalle. Il mio corpo reagisce spontaneamente a questo suo gesto, e le mie mani saltano in aria come se avessi rubato una manciata di caramelle al negozietto del Signor Bankley all'angolo della mia vecchia casa a Chicago.
«Hai sentito» ribatto decidendo di voltarmi verso di lui.
«Prova a ripetermelo» ammicca una volta che la pistola che ha tra le mani, non punta più la mia nuca, ma bensì in mezzo alla mia fronte.
«Tua figlia deve essere fi-» inizio non temendolo.
Anche se in realtà il battito del mio cuore è accelerato e sto iper ventilando i miei polmoni.
«Sta zitta cazzo» urla a squarciagola, iniziando a perdere il controllo. Tobias è super agitato, la sua fronte è perlata da un sottile strato di sudore, mentre la mano che tiene la pistola sembra iniziare a perdere aderenza all'arma.
E adesso, come diavolo ne esco?
Mi sono piombata in questa situazione del cavolo da sola, questo perché non so farmi i santi affari miei.
Dio, sono così furiosa in questo momento che avrei voglia di strapparmi ogni singolo capello dal cuoio capelluto, ed in più in tutta questa situazione Tommy sembra intervenire solo quando gli conviene e questo mi fa perdere ulteriormente la pazienza.
«Non hai intenzione di premere quel grilletto?» decido di fronteggiarlo, cercando di rimanere il più impassibile possibile, mentre lo guardo dritto negli occhi attraverso la Glock 9mm che mi sta puntando contro.
Sinceramente dentro di me ho un sacco di emozioni che si stanno contrastando tra loro e sto cercando di tenermele tutte, in modo da non fargli recepire la paura fottuta che ho di lui in questo istante. Tobias di fronte a me invece, ha un'espressione impassibile sul volto, quasi glaciale.
«Tu - figlia di puttana - non hai nessun diritto di nominare mia figlia» sbraita, agitando la pistola contro il mio viso.
«Non è questo il punto» ribatto, «quel che ti rode il culo è il fatto che io abbia ragione» concludo prendendo per l'ultima volta quel minimo di coraggio, per dargli ancora una volta le spalle, così da potermi dirigere verso la mia stanza, o qualsiasi altra parte di questa casa, l'importante è allontanarsi il più possibile da lui.
«Sta ferma cazzo» urla alle mie spalle, ma decido comunque di non ascoltarlo e raggiungo quasi le scale, quando un assurdo boato colpisce le mie orecchie ed il buco fumante sul muro conferma i miei sospetti su cosa fosse: un proiettile.
Il rumore secco dello sparo rimbomba per tutto il piano terra, mentre il mio orecchio, da cui sembra essere passato vicino fischia.
Quel figlio di puttana si è azzardato a spararmi?
Non ho il tempo di essere terrorizzata da Tobias in quanto la mia unica reazione e quella di ritornare sui miei passi e voltarmi verso di lui, che ha ancora la pistola tra le mani da cui esce ancora del fumo.
I miei piedi iniziano ad incamminarsi verso di lui, fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo viso, lo guardo per qualche istante con aria di sfida, pronta a dirgli di provare a rifarlo di nuovo, ed a consigliargli di mirare bene stavolta, eppure non lo faccio.
In un momento puramente istintivo la mia mano finisce direttamente sulla sua guancia, colpendolo forte. E inizialmente resta sbigottito dal mio gesto improvviso, per lo più perché non se lo sarebbe mai aspettato non perché gli avessi fatto male, ma questo non contiene affatto la sua reazione, che torna ancora una volta a puntarmi la pistola già carica.
«Ti consiglierei di puntarla qui stavolta» mormoro arrabbiata indicando in mezzo al mio petto, pronta davvero stavolta a finire tutta questa farsa che è diventata la mia vita.
«Finitela cazzo» urla improvvisamente Tommy, spaventando entrambi. Tant'è che è come se tutto si fermasse e in pochi secondi lo vedo agire come mai prima d'ora.
Prende in una mossa repentina la pistola dalle mani del Boss e la scarica con altrettanta velocità, facendo cadere il caricatore a terra, poi per essere sicuro che non gli venga la strana idea di provare a spararmi ancora, fa scorrere il carrello in modo che anche il colpo in canna cada a terra, dopo ciò lancia la pistola lontano da noi, e dal rumore sordo che sentiamo in sottofondo, deduco sia caduta sul duro parquet che corre lungo tutto il pavimento.
«Tu chiuditi quella bocca e cammina» ordina riferendosi a me, che sono ancora del tutto scioccata e non mi muovo di un solo millimetro, ma Tommy spazientito mi afferra per il braccio, iniziando a strattonarmi verso le scale.
«Si può sapere quale cavolo è il tuo problema?» urlo contro di lui riprendendo il controllo di me stessa, mentre salgo gli ultimi gradini prima di attraversare il corridoio per giungere ovunque voglia portarmi. Lui nonostante tutto continua a strattonarmi e questo non può che farmi perdere la pazienza, per altro mi sta anche facendo male in quanto la sua presa sul mio braccio è stretta e nonostante provi a tirare per liberarmi da lui, non riesco, ottenendo solo di farmi ancor più male.
«Qual è il mio problema? Davvero Charlotte?» sbotta di rimando, entrando nella mia stanza per poi sbattere la porta in legno alle sue spalle dandole un calcio.
«Vuoi farti uccidere per caso? È questo ciò che vuoi?» borbotta verso di me agitando le mani, mentre il suo viso inizia ad arrossarsi leggermente, chiaro indice di quanto sia incazzato.
«E se fosse? Non sono comunque cazzi tuoi» opto per rispondergli, guardandolo dritto negli occhi. Per lo più perché non capisco per quale ragione continui ad immischiarsi in ciò che non lo riguarda.
Cioè era presente durante la discussione appena avuta con Tobias, ma infondo la sua presenza mi ha solo messa nei casini più di quanto già non lo fossi da sola, anziché aiutarmi come avrei sperato.
Sinceramente dopo quello che abbiamo fatto la scorsa notte, non mi aspettavo certo che mi stendesse il tappeto rosso sotto ai piedi, ma speravo che avrebbe preso le mie difese, eppure però non lo ha fatto.
«E' possibile che tu non tenga neanche un minimo alla tua vita?» sibila alquanto infastidito dal mio atteggiamento, questo posso constatarlo dal modo in cui la sua giugulare sta pulsando in questo momento. E' agitato oltre ogni limite e la sua pressione sanguigna deve essere davvero alta.
«Datti una calmata o rischi di sentirti male» aggiungo ignorando completamente la sua domanda. Per lo più perché non so darli una risposta, almeno non una risposta sincera.
Non so quanto davvero mi interessi ancora restare in vita, infondo dall'altra parte ho alcune persone che non vedo l'ora di rivedere, come la mamma, o Rudolph, il mio cane scomparso da qualche anno, chiamato esattamente come la renna dal naso rosso di Babbo Natale perché da piccola amavo il Natale.
Ma pensandoci bene ho più persone qui, sulla terra, che vorrebbero vedermi vivere una vita prosperosa e felice, senza che mi guardi troppo nel passato, cosa alquanto facile da dirsi tanto quanto è difficile da farsi. E credo che una di queste persone è proprio davanti a me in questo preciso istante.
«Adesso ti interessa di come mi possa sentire, dopo che in pratica ti sei fatta sparare?» sbotta avviandosi verso la meta che preferisce nella mia stanza, ossia il divano, su cui si poggia allo schienale.
«Senti Tommy, non capisco neanche il senso di questa discussione, quindi per favore esci dalla mia stanza -».
«Sarà possibile che tu non riesca a capire?» m'interrompe abbassando la voce di qualche ottava e assumendo un tono di voce molto più calmo e pacato, quasi fosse una supplica. Come fosse stremato da tutta questa assurda situazione.
«Cosa dovrei capire Tommy?» sputo, iniziando a perdere la pazienza.
Cosa dovrei mai capire? Che gli importa della mia vita? Che vorrebbe che non mi accadesse niente di male? Quando lui è esattamente una delle persone che mi ha rinchiusa in questa casa sparsa in qualche parte remota del mondo?
«Che non sei semplicemente un cazzo di ostaggio in questa casa. C'è qualcuno a cui importa della tua vita» ammette alzando ancora una volta la voce.
«E fammi un po' indovinare, tu saresti quel qualcuno?» domando ridendo sotto ai baffi, «Cos'è questa, una dichiarazione d'amore?» sogghigno prendendomi gioco di lui e ridendo in modo nervoso sotto ai baffi.
«No idiota, non sono così coglione da innamorarmi di una tipa come te» sbotta, capovolgendo la situazione in un millesimo di secondo.
«Di una tipa come me? Che cazzo vorresti dire?» borbotto irritata dalle sue stupide parole, guardandolo inorridita e con gli occhi pieni di odio.
«Che saresti troppo complicata da gestire» aggiunge pacato incrociando le braccia al petto e inclinando di poco la testa mentre i suoi occhi non si distaccano da me.
«E perché mai dovresti gestirmi?» ribatto, iniziando ad incazzarmi sul serio.
Chi pensa di essere, Dio sceso in Terra?
Uomo da cui non mi sono mai fatta guidare?
Tommy hai completamente sbagliato strada, tesoro.
«Perché altrimenti finiresti morta su questo pavimento in meno di due minuti» afferma indicando il parquet scuro sotto ai miei piedi.
«Quanto mi fai ridere. Che c'è, pensavi di togliere l'onore a Tobias di potermi finalmente sparare, in modo da farlo tu stesso? E questo che stai cercando di dirmi?» mormoro confusa.
«Non ho detto questo» aggiunge sempre con più calma, «Sto solo dicendo che ti faresti uccidere in poco tempo se non venissi controllata, questo soprattutto perché non riesci a farlo da sola» ammette incollando i suoi occhi nei miei.
«Solo nei tuoi sogni potresti controllarmi».
«In realtà ti ho già tenuta sotto il mio totale controllo» ammette con ghigno malizioso sul viso e un sorriso beffardo sulle labbra.
«Non credo proprio» annaspo non distogliendo gli occhi dai suoi.
«Se così non fosse non credo saresti venuta stamattina» afferma, incamminandosi verso di me. Mentre nel mio corpo emozioni contrastanti iniziano a farsi sentire, partendo dalla rabbia eccessiva che sto provando per lui in questo momento, fino a finire alle mie mutandine che sembrano essersi risvegliate. Giuro che in questo momento potrei ucciderlo con le mie stesse mani, e questo perché ha fottutamente ragione.
Gli ho già concesso delle occasioni pazzesche per prendersi gioco di me, e forse ho fatto una gran cazzata.
Fanculo.
«Senti sparisci» sbotto indicandogli la porta.
«Che c'è, non sai che dire, mh?» mi smaschera mentre si porta l'indice e il pollice al mento, appoggiandosi a quest'ultimi. Sul suo viso un ghigno insopportabile alleggia, facendomi incazzare.
«Vattene via cazzo» ringhio, cercando di trattenere le mie emozioni.
«E se non volessi?» ammicca.
«Lo voglio io» dico quasi in un sussurro, timorosa di farmi scappare qualcosa che non voglio farli sapere.
«Cosa vuoi Charlotte?» sussurra sul mio volto, a pochi millimetri di distanza dalla mia bocca.
«Che te ne vada» ammetto con voce flebile, a malapena udibile, mentre continuo ad ammirare la bellezza dei suoi occhi.
«È davvero ciò che vuoi?» sorride, portando la mano sul mio fianco, in modo da avvicinarmi a lui e al suo corpo, e a questa minima distanza non posso far altro che sentire quanto sia eccitato. L'erezione sotto i pantaloni parla chiaro e questo non fa che farmi tentennare ancora, facendomi sentire insicura su qualsiasi cosa, perfino nel volerlo respingere.
«Si» ansimo, appoggiando le mani racchiuse a pugno sul suo petto.
«Non è ciò che realmente vuoi».
Dio, perché deve essere così persuasivo?
Non mi sta dicendo niente di sporco, né tantomeno di così sensuale, eppure questo momento è carico di erotismo. E nonostante gli abbia appena detto che non ha nessun controllo su di me, lui mi sta dimostrando quanto io mi sbagli. Perché in questo momento ha completo potere. Potrebbe fare di me ciò che vuole e io non saprei che fare oltre a lasciarmi trascinare dai miei sensi e dalle sensazioni che sarebbe capace di farmi vivere.
Lo osservo a fondo cercando di capire dov'è che ha intenzione di arrivare, anche se sinceramente sono abbastanza convinta che voglia scoparmi, o forse è ciò che vorrei che facesse, perché mi sta dannatamente eccitando in questo momento.
«Tu non sai ciò che voglio» mormoro cercando di risollevarmi dallo stato in cui mi ritrovo.
«Ti sbagli Charlotte, io so esattamente ciò che vuoi, quella a non saperlo qui sei tu» puntualizza, portando la mano libera sul mio volto, per scostarmi una ciocca di capelli, scioltasi dalla crocchia disordinata che ho in testa.
«Sta zitto» sussurro, cercando di liberarmi dalla sua presa, con le poche forze che sembro aver ritrovato.
«Perché non ammetti che vorresti essere sbattuta in questo istante?» sorride in modo amaro, con tono seducente. Accorcia ancor di più le distanze, stringendomi di più a sé, in modo da non permettermi di ribellarmi. Altra dimostrazione di avere controllo totale perfino sui movimenti del mio corpo.
Un'ondata del suo profumo mi colpisce le narici, arrivando al mio cervello, completando il suo desiderio di mandarmi in tilt.
Sa di buono, di fresco e al contempo anche di dolce. Aggettivi che lo rappresentano in tutto e per tutto, perché lui è fresco in quanto è allegro, buono perché infondo, nonostante la vita che ha scelto di vivere è una persona buona, dall'anima gentile, e dolce perché quando ci si mette sa davvero essere smielato. E non smielato in modo persistente e noioso, ma in un modo del tutto suo.
Tommy mi provoca qualcosa di strano, qualcosa che non riesco a capire e tantomeno a gestire e, inoltre, sembra che abbia capito di riuscire a provocare queste sensazioni in me.
Dopo quest'intensa riflessione tra me e me, riporto lo sguardo al suo volto, che non fa che mantenere dipinta quell'espressione di soddisfazione. La mano di lui è ancora sul mio viso e, continua a giocherellare con la ciocca dei capelli, la quale sembra essere stata pervasa dalle mie stesse emozioni. Le punte delle sue dita gravitano intorno alla mia guancia, sfiorandola appena con i polpastrelli. Decide infine di abbandonare la ciocca, posandola dietro l'orecchio, in modo da potersi liberare le mani e poter passare a sfiorarmi la pelle bollente con i suoi polpastrelli freddi.
A questo contatto vari brividi attraversano la mia spina dorsale, accapponandomi la pelle. Ancora una volta abbasso lo sguardo verso terra, trovando improvvisamente interessante quel bellissimo tappeto color avorio che sbuca da sotto al divano, ma bruscamente due delle sue dita finisco sotto al mio mento, costringendomi ad alzare lo sguardo verso di lui.
«Voglio che mi guardi» bisbiglia.
«Dimmi cosa vuoi» continua, soffiando sulla pelle del mio collo. E in quel preciso istante tutto al di sotto della mia vita si è contratto. La mia bocca si è schiusa e la salivazione è andata a farsi benedire, così come il mio buon senso e l'auto controllo che fino a qualche tempo faceva parte della mia persona.
«Ammettilo che mi vuoi» ansima sulla mia pelle, che poco dopo bacia in modo delicato.
«Ammetti che vorresti che continuassi a far questo ed altro» aggiunge, lasciando una scia umida di piccoli baci lungo la scollatura della mia maglia.
«Io ti odio Thomas» sussurro travolta dai brividi, non riuscendo a convincere neanche me stessa.
«Sai quanto me che questo non è vero» mormora, stringendomi di più a sé.
Il suo corpo è premuto contro il mio, mentre le sue mani spavalde sono entrambe affossate nei miei fianchi in modo da non lasciarmi una via di scampo. Improvvisamente dalle sue braccia parte una forte spinta, in modo da farmi voltare e battere le chiappe contro il cuscino a fantasia del divano. Per un attimo resto imbambolata a fissarlo.
Come se fino ad ora avessi avuto qualche tipo di reazione.
«Non dovremmo farlo» dico all'improvviso, incontrando le sue iridi, approfittando di un momento di lucidità.
«Che c'è, hai paura di innamorarti?» sogghigna dipingendosi sul volto un sorriso accattivante.
«Io non mi innamoro» puntualizzo.
«Beh, nemmeno io» sussurra piano, tornando ad infestare il mio collo con le sue labbra, con un tono di voce carico di erotismo, mentre tra le mie gambe un bisogno esasperante di essere scopata cresce rapidamente. Con un ginocchio le spalanca, in modo da potersi inserire tra loro ed essere più comodo. Le mie mani nel frattempo finiscono in mezzo ai suoi capelli, così morbidi e setosi, mentre il resto del mio corpo non fa che gridargli di darsi una mossa e di prendermi in tutte le posizioni che vuole.
La sua erezione preme contro il tessuto dei suoi pantaloni della tuta, e indubbiamente contro il mio bacino ormai esposto, anche se ancora sono coperta dai pantaloni.
«Te lo dovrai guadagnare l'orgasmo, sappilo» aggiunge improvvisamente, alzandosi leggermente dal mio corpo, in modo da potermi sfilare la maglietta bianca. Immensi brividi attraversano la mia spina dorsale, contribuendo ad allagare la diga che si è scatenata nelle mie mutande.
Un'ondata di caldo mi investe e, non posso più aspettare che faccia i suoi sporchi comodi, infondo so già che il suo obiettivo è quello di farmi impazzire - anche se forse non si è reso conto che quando si parla di lui basta davvero poco per riuscirci. Approfitto del fatto che fosse in equilibrio sul ginocchio per spingerlo all'indietro sul divano, in modo che fosse lui stavolta a stare sotto di me.
Mi fiondo immediatamente sul suo collo, mentre le mie mani percorrono in fretta il suo corpo, fino ad arrivare alla cinta dei pantaloni che mi affretto a calare. Nel frattempo lambisco la pelle muscolosa del collo, con tutta la passione e il desiderio che ho in corpo, esattamente come pochi minuti fa stava facendo lui con me.
Il sapore della sua pelle è leggermente salato, probabilmente a causa di qualche velo di sudore sulla pelle, e nonostante tutto decido comunque di continuare a lambire la sua pelle, arrivando alla scollatura a V della maglia in cotone. Le mie mani risalgono dalle sue cosce, su cui mi ero poggiata per non perdere l'equilibrio e giungono al suo bacino, precisamente al lembo della maglia, che mi affretto a sfilargli dal corpo, in modo da averlo tutto per me.
E ancora una volta resto per un attimo immobile davanti alla potenza dei suoi muscoli, gli addominali scolpiti non fanno che farmi tremare le gambe.
Con il fiato corto riprendo il controllo di me stessa e torno ad appoggiare le labbra alla sua pelle, sentendo in sottofondo i suoi languidi sospiri. E' eccitato da morire.
E il suo profumo di maschio, di uomo virile e possente non fa che inebriarmi le narici e il cervello, mandandomi completamente in confusione.
Dio, Charlotte ma dove sei finita?
«Spogliati» ordina in un sospiro alzandosi sui gomiti e risvegliandomi dal mio momento di trance.
«Shh» lo ammonisco, poggiando una mano sul suo petto e ributtandolo giù sul cuscino imbottito del divano.
Nonostante l'ammonimento, le mie mutande sembrano essere ancor più bagnate, forse perché quel suo "spogliati" è stato così sensuale e seducente che è stato capace di smuovere ogni singolo nervo che contorna la mia vagina. Decido di prendermi qualche secondo per riordinare i miei pensieri e, gli sfrutto per portare le mie mani dietro alla mia schiena, decisa a sganciare il reggiseno. In un solo colpo ci riesco, nonostante il leggero tremolio delle mie mani.
Torno a concentrarmi sul suo corpo e passo le mie labbra dal suo collo, al suo sterno, leccando e lasciando piccoli baci umidi carichi di erotismo, fino ad arrivare direttamente alla mia meta. Tommy mi sta guardando, lo sento il suo sguardo affossato al mio corpo nel disperato tentativo di capire quali siano le mie intenzioni.
Lo sento il suo respiro a malapena controllato, con il petto che si solleva e si abbassa con un ritmo molto più veloce di quello normale.
Per un attimo alzo lo sguardo verso di lui e, nel momento in cui appoggio l'indice tra la sua pelle e l'elastico dei boxer, lo vedo socchiudere gli occhi, in completa ecstasy.
Continuo la mia opera, abbassando finalmente l'ultimo pezzo di stoffa che mi separa dall'angelica vista del suo cazzo. Lui in mio soccorso alza i fianchi così da permettermi di abbassarglieli fino alle caviglie, insieme ai pantaloni.
Il suo cazzo svetta vittorioso di fronte al mio viso.
Massiccio, potente e duro come non mai.
E le mie gambe si serrano d'istinto, cercando d controllare le migliaia di contrazioni che stanno investendo il mio sesso. Perfino l'odore è idilliaco, capace di mettermi KO in pochi secondi.
«Non hai la fottuta idea di quanto aspettassi questo momento» mormora tra i denti, mordendosi poi il labbro inferiore.
«Ah sì?» lo stuzzico, sfiorando la sua asta con i polpastrelli, preparandomi a quando dovrò prenderlo in bocca.
«Sì, ma non così» esordisce in fretta, svettando in piedi davanti a me e lasciandomi sul divano. Lo vedo finire di sfilarsi i pantaloni insieme ai boxer ed abbandonarli al loro destino sul parquet, mentre lui con passo felpato si dirige verso il bagno.
Inizialmente resto sbigottita e alquanto sorpresa da questo suo comportamento.
Che diavolo li prende adesso?
«Ti avevo detto di spogliarti» ammicca, sbucando dalla porta del bagno con una fascia di raso nera tra le mani. E questa da dove spunta?
Il suo tono è autoritario, tant'è che non riesco neanche a ribattere al suo ordine ed eseguo subito.
Lentamente mi alzo dal divano, e mi ritrovo di fronte a lui, con il suo cazzo che svetta dritto verso di me, pronto a farmi impazzire ancora una volta.
Pronto a farmi urlare il suo nome e tutte le coordinate geografiche.
Le mie mani finiscono sugli shorts in cotone che coprivano le mie gambe, sfilandoli senza neanche slegare il fiocchettino che li impediva di lasciarmi in mutande. Poi infilo le dita nell'elastico delle mutande, unico pezzo di stoffa che separa la mia fica pulsante dal suo cazzo. In una mossa rapida, libero il mio sesso sotto il suo sguardo di fuoco.
La mia intimità pulsa dal desiderio irrefrenabile di essere presa, eppure lui non sembra avere la stessa idea.
«Sta ferma» ordina puntando i suoi occhi nei miei. Seguo stregata il movimento del suo corpo, stando ancora una volta ai suoi sporchi ordini. All'improvviso però si avvicina al mio corpo, tanto che, la sua erezione, sfiora la mia coscia, provocandomi una forte fitta di piacere al basso ventre, mentre un brivido di lussuria mi attraversa per intero la spina dorsale.
Le mie palpebre si chiudono per un secondo e Tommy sembra approfittare di questo istante per appoggiare sui miei occhi la fascia che aveva tra le mani.
«Che hai intenzione di fare?» lo riprendo, portando le mie mani sulle sue, vicino alle mie orecchie.
In tutto questo i miei occhi si sbarrano, scioccati dalle sue intenzioni. Eppure, non riesco ad esserne spaventata. Sarà perché ormai i miei umori, che stanno immensamente colando tra le mie gambe mi sono arrivati alla testa ed il mio unico desiderio è quello che mi sbatta perfino contro il muro, ma che riesca finalmente a farmi venire.
«Fidati di me» sussurra sul mio lobo, mentre cerca di legare il tessuto dietro la mia testa con un fiocco, «ti insegnerò chi ha davvero il controllo» conclude, mandandomi in tilt.
Spazio autrice. 🌺
Buonsalve a tutti.
Come ormai sapete, non riesco ad aggiornare molto di frequente, ma questo non significa che non vi pensi o che non mi faccia assalire dall'ansia perché pubblico abbastanza di rado.
Nonostante tutto però, spero di riuscire a soddisfare le vostre lunghe aspettative su questa storia, anche io ne ho tante e spero di soddisfarle tutte.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate delle avventure dei nostri due protagonisti, avete qualche consiglio o critica costruttiva da fare?
Prego, scatenatevi pure, ho bisogno di qualche opinione per portare avanti la storia.
Altra informazione di servizio, ci stiamo avvicinando verso la fine di questo libro, non è esattamente imminente, ma comunque non credo che manchino moltissimi capitoli.
Con questo non voglio allarmarvi, voglio solo che vi prepariate, perché potrebbe arrivare da un momento all'altro.
Vi adoro, a tutti, dal primo all'ultimo, anche te lettore/trice silenziosa che ti nascondi. 🖤
Vi mando un grosso abbraccio.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Kiss kiss.
Nicole.
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