Capitolo 2.
Charlotte's pov.
Mi giro lentamente e i nostri occhi s'incontrano per la prima volta, marrone nel blu, quasi come fosse una poesia.
Scendo dalle nuvole e lo guardo in modo truce, uno mi ha fatto cadere la borsa e due mi ha chiamato raggio di sole.
«Non mi sembra di conoscerti, biscottino.» affermo cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.
«Oh vedo che adori anche tu i soprannomi.» sorride contento.
«Era sarcasmo, hai presente?» lo prendo in giro, non ho nessuna voglia di far nascere una conversazione tra me e questo tipo, anche se potrebbe essere nei miei interessi.
«Ecco il tuo detox, vuoi altro?» lo interrompe Michel, mentre cerca di non far spuntare da quelle labbra un sorriso seducente.
«No, grazie, Tobias?» chiede, allontanandosi da me ed ignorando completamente il commento.
«E' sul retro, te lo chiamo?»
«No, continua pure a lavorare, so la strada.» lo guardo allontanarsi, ma poco prima di sparire dietro la porta dell'ufficio del Boss, mi squadra da cima a fondo e sorride in modo malizioso.
«Perchè lo hai placcato così, cazzo Charlotte, era stra figo.» disse Cheryl, mentre si ripuliva il chilo di bava che le colava dalle labbra.
«Ma da che pulpito, almeno io non scappo appena mi chiedono di uscire.» nonostante sia stata un po' acida le sorrido e cerco di far sembrare le cose più carine.
«Lo sai che i ragazzi mi rendono nervosa.»
«Si, ma neanche dire che non sei mai stata fidanzata, devi lasciarti andare.» le suggerisco, anche se so che non prenderà in considerazione i miei consigli.
«Non è facile.» sottolinea Michel, mentre serve un caffè ad un cliente abituale.
Guardo l'orologio, rendendomi conto che ormai è ora di andare, non posso rischiare di arrivare tardi neanche di un minuto o non so cosa si inventerà oggi la calma e dolce Baylie. Ma prima devo assolutamente passare in bagno, che guarda caso è la porta vicina a quella che dà sul retro, ossia l'ufficio di Tobias.
«Cazzo Tommy, cazzo.» quella è la voce del Boss, come mi piace chiamarlo. Data la mia grande curiosità e la mia grande voglia di ficcare il naso in ciò che non mi riguarda, mi avvicino ulteriormente alla porta e cerco di auscultare altro della loro conversazione accesa.
«Non devi incazzarti con me, non c'entro un cazzo. Se quel figlio di puttana è un pezzo di merda, io che posso farci?» questa è chiaramente la voce di Thomas, è sembra piuttosto alterato.
«Sai quel che va fatto.» sembra quasi un sussurro, ma riesco a percepire bene le sue parole.
Mi allontano dato che non sembravano dirsi altro, e non vorrei che mi beccasse qui a perseguitarlo. Anche se poi Tommy non è comunque uscito.
Cosa avrà voluto dirgli con "sai quel che va fatto"?
Ma soprattutto di cosa cavolo stanno parlando?
Così tra mille pensieri esco dal bar e mi dirigo verso la mia macchina, mandando al diavolo la mia vescica ed ignorando il suo bisogno urgente di svuotarsi.
«Sei in ritardo.» esclama la Baylie, appena arrivo in ospedale.
Odio questa donna, la odio.
Sono solo le 08:10, e il mio turno iniziava alle otto, cosa le cambiano dieci minuti? Ah sicuramente se avesse potuto sentire i miei pensieri avrebbe sicuramente risposto: "In dieci minuti puoi salvare molte vite."
«Devo solo mettere il camice.»
«Beh, allora comincia.» afferma in modo irritante.
La Dott.ssa Baylie è il mio capo, o meglio, è la specie di angelo custode del mio vero capo, però noi specializzandi siamo stati assegnati a lei, ed è una vipera, anche se la amo, ma al contempo la odio, tantissimo.
Con lei non puoi permetterti di sbagliare, perché se lo fai è come ammettere che lei ha da sempre avuto ragione a dirci che siamo dei buoni a nulla, che siamo riusciti ad ottenere la laurea solo grazie ai nostri paparini che hanno pagato per farcela avere e che verremo spellati vivi prima di finire il primo anno.
E in parte ha sempre avuto ragione, ma ormai sono al terzo anno, e con il passare degli anni è diventata più dolce e comprensiva e sinceramente, detto tra noi, inizio a non temerla più come una volta.
Le ore di lavoro trascorrono in modo non troppo frenetico, il pronto soccorso è poco affollato, ma comunque niente di grave.
Lo strutturato di cardio, non mi vuole tra i piedi, così mi ha spedito qua giù, dove sostiene che avviene l'inizio dello spettacolo per qualsiasi chirurgo.
«Raggio di sole.» no, non è possibile.
«Mi stai seguendo?»
«Non sapevo lavorassi qui a dirla tutta.» mi guarda dritta negli occhi, mentre afferma ogni singola parola.
«Beh, e cosa ci fai qua?» sembra spiazzato dal fatto che io gli abbia chiesto qualcosa del genere, infatti vedo le sue labbra piegarsi in un lieve sorriso.
«Sono venuto a trovare una persona.»
«Okay, io devo andare.» perché continuo a parlargli?
Non devo dargli nessuna spiegazione su ciò che faccio o dove io stia andando.
Forse veramente potrebbe servirmi a qualcosa tenerlo vicino?
Dovrò studiare un piano, probabilmente essendo un ex soldato, sa il fatto suo.
Prima ancora che riesca a incamminarmi, mi afferra per il polso e mi avvicina a se, mancava poco che lo sbattessi a terra, sto stronzo.
«Dov'è la stanza 1076?» mi domanda, poco lontano dall'orecchio.
«Trovatela da solo, stronzo.» gli rispondo liberandomi.
Lo lascio così spiazzato e mi avviò verso il laboratorio.
Nessuno, e dico nessuno, si deve mai azzardare a prendermi così. Potrei sfoderare tutto ciò che ho appreso da anni e anni di arti marziali e metterlo a terra in pochi secondi.
Tommy's pov.
Lo sguardo che mi rivolge prima di voltarsi ed andarsene, e dopo aver appena finito di darmi dello stronzio, è eccitante.
La sua espressione era quasi spaventosa.
E cazzo ha carattere la ragazza e, mi piace fottutamente tanto.
Dato che non mi ha dato una risposta chiedo ad un'infermiera di indicarmi la stanza di Josh, quel grandissimo figlio di puttana.
«Amico!» affermo premendo la mano sulla sua ferita alla spalla.
«Esci dalla mia stanza, stronzo figlio di puttana.» urla tra i gemiti di dolore.
«Non costringermi ad ucciderti, inizia a parlare.» dico premendo ulteriormente sulla ferita.
«Non so niente amico, lo sai cazzo, te lo avrei detto, se avessi saputo qualcosa.. » si vede lontano dieci anni che sta mentendo.
«Josh, Josh, Josh, non ho intenzione di ripeterlo un'altra volta, - premo ulteriormente - inizia a parlare.» dico portando la mano libera nel retro dei pantaloni, pronto a tirar fuori l'artiglieria.
«Okay, okay cazzo, ma smetti, fa male porca troia. - ansima forte con gli occhi terrorizzati - So solo che l'affare non è andato in porto perchè lo stronzo di Alvaro non ha completamente rispettato l'accordo. Quel bastardo ha fatto affari con il cartello di Cali, con quei cazzo di colombiani Montero.» afferma tutto d'un fiato.
«Questo è un grandissimo cazzo di problema. - borbotto allentando la presa sulla sua ferita. Sai altro?»
«Si, Montero si è appropriato dell'Eden port, ecco perché il carico arriva domani, lo stronzo di Alvaro ha spedito tutta la merce al Gold.» è un grandissimo figlio di puttana, lo farò a pezzi se lo trovo quel bastardo. Com'è possibile che quel grandissimo figlio di troia ha preferito la merce colombiana alla nostra? Come cazzo ragiona quel bastardo? Posso dedurre che Tobias non sarà affatto contento.
«Andiamo, Tobias vuole vederti.»
«Se non l'avessi notato ho una cazzo di flebo al braccio, e in più o un tutore. Ma soprattutto non mi dimetteranno così.»
«Quanto cazzo parli, Dio. Chiudi il becco e alza quel culo moscio.» ordino.
Lo aiuto ad alzarsi dal letto prendendolo dal braccio buono.
«Quanto cazzo pesi?» chiedo, aiutandolo a sedersi in modo che possa mettersi i pantaloni e le scarpe.
«Peso quanto un vaffanculo.» risponde acido, cercando di alzarsi.
«Prova a fare di nuovo lo spiritoso e finisci in obitorio.» lo avverto puntandogli il dito contro.
«Dove state andando? Signore lei non può ancora lasciare l'ospedale.» ci ferma un'infermiera, non appena varchiamo la soglia della stanza.
«Scusi, stiamo andando solo a prendere un po' d'aria, la finestra nella stanza non si apre.» cerco di giustificarci, non vorrei doverle sparare o arrivare a minacciarla.
«Mh, va bene, tra cinque minuti però il paziente deve tornare a letto.» le sorrido e continuo verso l'ascensore.
«Spera che non venga a ricercarmi.»
«Chiudi la bocca testa di cazzo.»
«Ecco il figlio di puttana che non vedrà più la luce del sole.»
«Tobias, no, cazzo io ho detto la verità. Montero non fornirà più niente per noi.»
«Intanto non lavori più per me, Montero è un pezzo di merda e domani andrai a prendere i miei soldi, dopo ciò torni qui, e ti spari da solo, poco ma sicuro.»
«Tu non puoi uccidermi, ho una bambina per favore.»
«Allora uccido lei, semplice. Fai ciò che ti ho chiesto e potrei ripensarci.» dice con tono già irritato. Josh si alza dalla sedia su cui lo avevo appoggiato con forza e si dirige verso la porta, ma Tobias lo blocca, e in men che non si dica sta sputando sangue dalla bocca.
«Tu prova a scappare, con la consapevolezza che tanto ti troverò, e ti farò a pezzi.» gli sussurra aprendo la porta e sbattendolo fuori dal garage.
«Dovresti con..» inizia, rivolgendosi a me.
«Manda Alex, io non posso.» gli rispondo interrompendolo, già sapendo cosa stesse per chiedermi.
«Manderò qualcun altro, ma sappi che non voglio distrazioni al momento, quindi resta concentrato sull'obiettivo.»
«Ti ho mai deluso?» gli rispondo aprendo la porta, Tobias sorride negando con la testa.
Prima di voltarmi lo vedo prendere il suo sigaro cubano e accenderlo con calma, mentre si siede sul divano di pelle nera dove poco prima stava per uccidere Josh.
Charlotte pov's.
«Dov'è Josh Williams, non è nella sua stanza.»
Cazzo, cazzo, cazzo.
Ci mancava solo questa adesso. Non posso anche aver perso un paziente ora, per di più uno a cui hanno sparato.
«Non lo so Charlotte, l'ho visto prima con un ragazzo, ma credo che siano tornati in camera.» risponde Alice, l'infermiera di turno e, l'unica alla postazione.
«Credi? Davvero mi stai dicendo che probabilmente il nostro paziente a cui hanno sparato si è andato a fare una passeggiata per l'ospedale con un'altra persona e tu l'hai lasciato andare come se niente fosse, credi che questo sia un parco giochi Alice?» sono veramente furiosa, io sarò anche una specializzanda al terzo anno ma lei dovrebbe sapere che un paziente in quelle condizioni, con una ferita da arma da fuoco non dovrebbe andarsene in giro per l'ospedale con nessuno, a meno che non debba fare delle analisi o altri esami, che io e tantomeno un mio superiore non abbiamo prescritto.
«Mi dispiace Charlotte, il ragazzo che era con lui ha detto che lo portava a fare un giro per il reparto, solo cinque minuti e che poi lo avrebbe riaccompagnato in camera.»
«E non ti è venuta la splendida idea di controllare che lo avesse riportato nella sua stanza?» gesticolo.
«Scusami, ma ho avuto una chiamata importante e oggi non è una buona giornata, c'è sta..»
«Alice, per quanto tu mi stia simpatica, non mi interessa la tua vita privata, voglio una descrizione del ragazzo che l'ha portato a fare 'una passeggiata' e che ti metta subito a cercare il mio paziente.»
«Era un ragazzo alto, oltre il metro e novanta, moro, occhi nocciola, fisico atletico e scolpito, sembrava quasi un modello, però è buffa la sua capigliatura, aveva una specie di frangetta.» lo descrive in modo strabiliante, sembra quasi che se lo sia studiato ben bene e non so perché ma questa descrizione mi fa pensare tanto a quel Thomas che tanto mi perseguita.
Forse è stato proprio lui, difatti stava cercando un certo ragazzo e voleva che gli indicassi la strada per una determinata stanza, guarda caso la 1076, quella di Josh Williams.
«Ora vorrei che compilassi il rapporto e lo porti al capo, non voglio rischiare di beccarmi un richiamo per un tuo errore, sappilo e lascia fare quel paziente penso che ormai siano ben lontani dall'ospedale.» dico ad Alice, calmandomi.
Lei annuisce impaurita, anche se sono stata un po' forte penso di essere stata giusta. Non avrebbe mai dovuto far alzare il paziente neanche dal letto, figuriamoci andare a spasso per l'intero ospedale con uno sconosciuto tra l'altro.
Mi dirigo verso lo spogliatoio degli specializzandi per recuperare il mio telefono, compongo velocemente il numero di lui e chiamo.
«Dimmi.» risponde dall'altro capo del telefono.
«Entra nel sistema dell'ospedale e conferma se è stato Thomas, l'ex soldato che hai cercato alcuni giorni fa, a portare fuori un ragazzo, sulla ventina biondo, occhi chiari, alto più o meno sul metro e ottanta. Voglio tutto quello che trovi, e se confermi la cosa, cerca di capire dove si sono diretti una volta usciti dall'ospedale.» ordino velocemente.
«Perfetto, ti spedirò tutto per posta, come sempre.»
«Perfetto.»
«Mi metto all'opera.» chiudo la telefonata e proprio in quel momento il cerca persone inizia a lampeggiare, un 911 dalla Bailey, forse questa volta mi licenziano davvero.
Spazio autrice 🌺
Eccovi qui il secondo capitolo. So che fino ad ora la storia è un po' noiosa, un po' come tutti gli inizi, ma continuate pure a leggere e vi sorprenderete. E mi scuso immediatamente per alcuni errori che sicuramente troverete, cercherò di eliminarli il prima possibile.
Commentate in tante e fatemi sapere cosa ne pensate.
Kiss kiss
Jordyn:
Michel:
Tobias:
Cheryl:
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