Capitolo 16.

Charlotte's pov.











Il viaggio di ritorno verso casa sembra infinito in confronto a quello di andata.
In macchina è sceso un silenzio tombale, e la tensione è a livelli stratosferici.
La mia mente viaggia lontana, forse a casa, forse a Cheryl, che chissà cosa starà mai pensando.
Si sentirà probabilmente abbandonata? Fino ad ora non ci hanno ancora permesso di vederci, e lei alla fine è l'unica che è stata rinchiusa, senza la possibilità di avere nessun tipo di contatto con noi, o almeno credo.

«Stai bene?» domanda Tommy, sfiorando appena il mio ginocchio scoperto dallo spacco dell'abito.

Questo gesto improvviso scatena dei forti brividi in me.

«Mhh-Mh» sussurro appena, mentre continuo a guardare la strada che corre dietro di noi.

Ormai è tarda sera, sarà passata anche la mezzanotte.

La stanchezza di questa giornata si fa sentire, infondo ho dormito poco e nulla, e con tutti i preparativi per questo ballo, di cui, ora che è finito tutto, posso dire che mi è piaciuto particolarmente partecipare. Nonostante la mia mente sia abituata alla mancanza di sonno, il fisico fa ancora fatica. Ho i muscoli intorpiditi, la schiena fa male, mentre quest'abito mi sta soffocando, non vedo l'ora di toglierlo, per non parlare dei tacchi, che mi stanno letteralmente facendo impazzire anche stando seduta.



Dopo la lotta contro me stessa, porto nuovamente la testa a pensare ad altro, come al sonno che mi sta investendo.

Gli occhi, infatti, si chiudono lentamente, la testa mi sbatte leggermente contro il finestrino mentre il sonno si impossessa di me.

Dopo aver battuto la testa contro il finestrino, ritorno in me, sorrido appena, perdendo ogni briciolo di lucidità.

Guardo l'autista, e lo odio, perché potrebbe premere benissimo molto di più sull'acceleratore, in modo da arrivare prima a casa e permettermi di dormire in santa pace senza Tommy al mio fianco che mi osserva come fossi un vaso di vetro sul filo del ripiano.

Anche il silenzio tombale che è nuovamente piombato nella macchina di alto rango, non mi aiuta a mantenere gli occhi aperti.

Torno nuovamente ad appoggiarmi al finestrino e gli occhi si chiudono nuovamente. Lasciando la mia mente libera e svuotata da ogni pensiero su lui, su Tommy e su tutta questa merda in cui mi sono cacciata.











Tommy's pov.









Dopo quel che sembra essere un'eternità, riusciamo finalmente ad arrivare a casa.

Charlotte si è addormentata durante il tragitto e non so neanche che fare, se svegliarla o prenderla in collo e portarla a letto.

L'espressione che ha sul volto è completamente rilassata, la bocca è leggermente aperta e ogni tanto sorride all'improvviso.

E' un po' inquietante, ma è così dolce che nonostante l'autista abbia fermato la macchina da qualche minuto, io sono ancora qui seduto a fissarla mentre dorme.

Sembro un cazzo di maniaco.

Tommy riprenditi, hai delle persone di cui occuparti.

Nonostante il mio io lotti contro di me, i miei occhi sono ancora su di lei, e il senso di colpa mi assale.

Dio.

Mi sento una merda per averla trascinata con me in tutta questa storia.

Mi sento in colpa per quello che quel bastardo le stava per fare, eppure mentre io sono qui a sentirmi una merda per lei, a lei sembrava proprio non interessare.

Anche se dopo che l'ho staccato da lei, Charlotte ha cambiato completamente espressione ed atteggiamento nei miei confronti.

Non ho idea del perché, ma qualcosa dentro di me mi avverte che c'è qualcosa che non torna in tutta questa situazione.

Prendo finalmente l'iniziativa ed esco dalla macchina, optando per la seconda opzione, ossia quella di prenderla in braccio.

Apro la portiera su cui si era addormentata e la prendo in braccio con cautela prima che cada con il viso sul vialetto in pietra, e sentendo il suo peso, do ragione a quella parte di me che affermava che è fin troppo magra.

Non pesa veramente niente.

Mentre mi dirigo verso la porta d'ingresso, Charlotte si aggrappa alla mia camicia di flanella bianca, afferrando il tessuto pregiato con le unghie colorate e mormora qualcosa di incomprensibile con la voce impastata, ma pochi secondi dopo torna a dormire beatamente tra le mie braccia.

Entro in casa e raggiungo le scale e, per un momento mi viene il dubbio se portarla nella mia camera da letto oppure nella sua.

Ma mentre percorro il lungo corridoio, opto per portarla nella sua.

«Hai fatto stancare la principessa?» domanda Sasha, uscendo dalla sua stanza, alludendo chiaramente al sesso.

«Sta zitto» rispondo tirandogli un calcio.

«Guardati..» mi indica «Non hai avuto neanche il tempo di rivestirti» indica la mia camicia sbottonata e il papillon slacciato divertito.

«Smettila coglione. Piuttosto scendi di sotto, c'è carne per la tua brace» affermo scherzoso, ma sicuramente Tobias l'avrà già avvertito sul da farsi, continuo così per la mia strada, mentre lo sento scendere gli scalini come un indemoniato, pronto a darsi da fare.

Arrivo finalmente davanti alla porta della sua stanza, e con poca fatica apro la porta con un calcio e mi sbrigo a portarla sul letto su cui la poggio con massima cautela, quasi fosse un vaso di porcellana.

Il suo corpo caldo, abbandona le mie braccia in fretta e cerca subito un'altra fonte di calore.

Con delicatezza mi siedo al suo fianco sul materasso, sentendo come quest'ultimo si abbassa al sentire il peso del mio corpo, mi avvicino a lei e inizio con sfilarle le scarpe, senza distogliere neanche per un millesimo di secondo lo sguardo dal suo viso.

Lancio le scarpe con il tacco da qualche parte nella stanza, senza prestare più di tanta attenzione a dove siano finite, in caso si fossero rovinate potrei comprargliene altre paia. Poggiando il ginocchio destro sul materasso stavolta la sovrasto leggermente, cercando la zip dell'abito da sera ormai tutto stropicciato.

Certo che non era in questo modo che mi immaginavo di sfilarglielo, avrei preferito che fosse sveglia e che non avessi del lavoro da sbrigare ovviamente, ma ci sarà la giusta occasione.

Almeno è quello che sperano i miei coglioni.

Trovo la zip e dopo qualche lotta contro le sue braccia e il suo continuare a muoversi, riesco finalmente a sfilarle il vestito.

Se l'avessi scopata scommetto non sarebbe stato così difficile da togliere.

Con mio poco dispiacere non posso che osservare come sia bella e perfetta in tutta la sua nudità, dato che non ha alcuna traccia di intimo.

Sapevo non portasse le mutandine, ma ritrovarmela così, con le rotondità dei seni a mia completa disposizione, fa un certo effetto a ciò che nascondo dentro i boxer.

Per un attimo mi alzo dal letto e mi fermo al suo fianco, ammirando la perfezione del suo corpo.

I suoi seni sono prosperosi con due capezzoli già turgidi probabilmente a causa del fatto che è completamente nuda e dalla finestra aperta, da cui la luce lunare filtra indisturbata, una leggera brezza sta irrompendo nella stanza.

Le sue gambe sono esili e completamente lisce, sono leggermente accavallate l'una sull'altra, visto la posizione che ha assunto al momento.

Avrei voglia di sculacciarle quel culo perfetto, magari in questo modo smetterebbe di muoversi così tanto.

Okay basta, devo smetterla o verrò seduta stante se non esco da qui.



Dopo qualche minuto da quando sono uscito dalla stanza di Charlotte, arrivo nella rimessa, vicino alle stalle, dove quel figlio di puttana è già legato alle sbarre.

«Ti conviene parlare se non ne vuoi altre» annuncio, avvicinandomi, mentre sbottono i gemelli della camicia, in modo da poter arrotolare le maniche sui gomiti per non sporcane il tessuto.

«Dammi almeno un soggetto» risponde a modo, alzando lo sguardo con il volto livido verso di me, mentre cammino avanti e indietro studiando la situazione.

«Vedo che già qualcun altro te le ha suonate» sorrido soddisfatto, sferrandogli un cazzotto dritto sul setto nasale. «Ora tocca a me».

Le nocche scricchiolano, mentre altre si lacerano appena sono a contatto con l'osso dello stronzo.

«Figlio di puttana» urla, sputando sangue.

La rabbia che mi sta assalendo in questo istante è stratosferica e alquanto accecante. Voglio uccidere questo bastardo anche solo per essersi permesso di guardarla.

Lei è la mia donna.

Non è ufficiale, ma so che lo diventerà presto.

Lo colpisco ancora, stavolta il biondo geme dal dolore provocato dalla contrattura della mandibola.

«Ancora il gallo non canta?» urla Tobias mentre si avvicina, e ripete la stessa cosa con le maniche della sua camicia e si slaccia anche lui qualche bottone.

«Questa era buona» ride Sasha, battendogli il pugno appena arriva.

«Vai a prendere i tuoi amici» dice Tobias. «Non mi riferisco ai mitra» chiarisce non appena nota il sorriso sornione che si era formato già sulle labbra di Sasha.

Sasha è un grandissimo psicopatico, era un soldato ammirato da tutti, anche se odiato da molti. Aveva una grande determinazione mentre eravamo laggiù, e una forza da ammirare.

Infondo lui aveva più esperienza di tutti noi, aveva già lavorato per l'esercito russo qualche tempo prima, ma poi venne congedato e dato che non ne aveva abbastanza concorse anche per quello americano, suo acerrimo nemico.

Lui potrebbe sembrare un insensibile, questo perché l'educazione del padre adottivo e quella dell'esercito russo sono state rigide, e gli hanno sempre insegnato a non mostrare mai i sentimenti, a non provare compassione o pena per nessuno.

Ed è dannatamente bravo in questo.



Ritorna poco dopo con un tirapugni e roba varia per far "cantare il gallo".

«Allora, dimmi un po', che cazzo volevi da lei?» domando.

Prima ancora però che potesse rispondermi Sasha si infila il tirapugni e lo colpisce di striscio sulla mascella, in modo da non ferirlo in modo grave.

Alza nuovamente la testa verso di me e mi guarda, sorridendomi in modo perverso poco dopo.

La voglia di sparargli seduta stante è quasi irrefrenabile, ma devo sapere chi diavolo sia questo maiale schifoso prima di farli qualsiasi cosa.

«Lei chi? Di chi parli?» chiede lo stronzo pensando che potremmo minimamente credergli, è il punto è che sembra quasi convincente.

Sembra quasi non conoscerla e, forse è così, ma a pensarci bene tra i due c'era troppa complicità quando sono entrato.

Non sembrava affatto quello che poi si è rivelato, un tentativo di stupro.

Ho visto come la guardava, c'era una certa intesa nel suo sguardo.

«Senti a me sto cosino mi ha rotto il cazzo» sbotta Sasha, tirandogli un'altra serie di cazzotti, sia sul viso che sullo stomaco, lacerandogli la pelle.

«Smettila» lo interrompe Tobias, «Rischierai di ucciderlo, e non possiamo permetterci di uccidere questo bastardo senza che prima ci dia le informazioni di cui abbiamo bisogno».

«Mi perdoni, colonnello» risponde a tono Sasha, alzando gli occhi al cielo, dimostrando chiaramente di voler continuare a torturare questo pezzo di merda.

«Cazzo, inizia a parlare!» esclamo furioso, mentre battibeccano tra loro.

Mi avvicino e impugno i suoi capelli, tirandogli la testa all'indietro. «Ti rimane poco tempo, e non vorrai mica passare gli ultimi istanti della tua lurida esistenza a farti cazzottare, vero?».

«Non ho niente da dirti, bello» sghignazza, aprendo gli occhi. «Anzi, una cosa si» si interrompe per tossire, «Come cazzo ha fatto anche solo a guardarti? Che hai fatto per conquistarla?» sputa inacidito.

Non ci vedo più dalla rabbia, gli vado addosso e gli sferro una testata in pieno viso.

Continuo a colpirlo anche allo stomaco e al viso, ottenendo scarsi risultati.

«Okay, puoi dire quello che cazzo ti pare, ma rispondi alle mie domande» basta, devo cambiare metodo.

«Devi solo mettere un soggetto alle tue frasi e ti darò una risposta a riguardo» risponde con voce roca, probabilmente a causa del dolore.

Mi allontano di qualche passo da lui e lo studio attentamente.

Il viso gli gronda di sangue, sgorga dal naso, dalla bocca e perfino da qualche taglio sulle sopracciglia.

L'abbiamo conciato per le feste.

Se in faccia è in queste condizioni, non immagino sotto la camicia com'è messo, è già tutta sporca di sangue.

Vederlo legato davanti a noi che lo torturiamo mi riporta nuovamente alla missione in Mozambico. E' come un flashback di tutti gli interrogatori, le torture e le esecuzioni che abbiamo eseguito laggiù.

Mi ritornano in mente tutte le lezioni, fatte prima di partire in missione, in cui studiavamo ogni tipo di personalità. Dalla più calma alla più distorta, a quelle facili da manipolare, per arrivare poi a quelle con una resistenza impressionante, in cui la forza di volontà supera il dolore, lo sovrasta è quasi lo annienta.

E pensando tra me e me, arrivo ad una possibile soluzione per far parlare lo stronzo è questa potrebbe essere senza dubbio il farlo impazzire, arrivare a farlo implorare di lasciare la sua mente libera da certe immagini, certi pensieri.

Il cervello ad un certo punto dopo svariate ore di assenza di sonno inizia a non ricevere le informazioni che gli servono ed inizia a delirare, a mandare messaggi sullo smettere di resistere e perfino l'adrenalina cala a zero, facendo sì che il dolore che è stato provocato finalmente raggiunga i nervi e recepisca il messaggio di dolore.

Questo potrebbe essere senza dubbio un buon metodo, ma non starò tutta la notte ad occuparmi di questo bastardo ho decisamente di meglio da fare.

«Sai, solitamente non ho affatto pazienza» mormoro, iniziando a camminare avanti e indietro piano, in modo che non sappia dove posare lo sguardo.

«E quindi?».

«E quindi puoi ritenerti fortunato, non ti ho ancora sparato» sospiro serio.

«Amico, andiamo che vuoi sapere? Se conosco quella bionda?» domanda spazientito.

«Sei arrivato giusto al punto»

«Non la conosco, era solo un buon bocconcino e sembrava una preda facile» afferma sorridendo malizioso.

«Ti sei messo con la donna sbagliata allora» dico, «E hai commesso un grave errore».

«Starò più attento, sempre che tu non mi uccida prima» mormora alzando nuovamente gli occhi su di me. Il suo sguardo infervorito e tagliente si scaglia contro di me, come se potesse farmi pena.

Non funziona amico.

«Giusto. Ma pensi che me la beva? E' abbastanza ovvio che la conosci, dimmi, chi cazzo sei?» domando, prendendo il suo mento tra le mani.

«Ti ho già risposto, è solo un buon bocconcino».

«Ti spezzo l'osso del collo, cabròn» urlo alterato.

«Io non scherzerei con lui, se fossi in te» consiglia Tobias alle mie spalle.

«Perché? Perché potrebbe uccidermi?» domanda. «Lo farà ad ogni modo e io non vi dirò un cazzo comunque» continua.

In un imputo di rabbia, estraggo in fretta la pistola dal retro dei pantaloni e gliela punto dritto in mezzo alla fronte.

Vedo i suoi occhi sgranarsi, così come i ragazzi venirmi addosso per fermarmi.

«Ora che ne dici?» la carico con una mano sola, «Hai intenzione di parlare?» lui deglutisce a malapena, e mi guarda terrorizzato, capendo finalmente che non sto affatto scherzando.

«Okay, okay. Tranquillo amico» tossisce. «Charlotte è la mia ex».

«Che cazzo? Con quale coraggio ti messo con quella?!» domanda Sasha, ridendo sotto ai baffi.

«Siamo stati insieme per qualche periodo, un paio di anni fa, ma è finita ormai da un po,» si interrompe, per sputare ancora, «Solo oggi ci siamo rivisti da allora e volevo solo onorare i vecchi tempi» finisce, sorridendo in modo perverso e con i denti completamente rossi.

«Io ti ammazzo figlio di puttana» inveisco nuovamente su di lui, tirandogli una fila di calci stavolta.

Afferro saldamente la pistola, pronto a sparargli davvero stavolta.

«Tommy non lo fare» ordina Tobias, toccandomi la spalla, cercando di bloccarmi.

«Forza stronzo, spara se hai il coraggio» mi provoca l'infame di fronte a me.

«Forza, premi il grilletto, così ti guadagnerai la sua fiducia, vai. Dai colpiscimi» continua mantenendo i suoi occhi nei miei.

Una serie di emozioni si alternano in me.

Rabbia.

Frustrazione.

Dolore, forse.

Cazzo, sono fottutamente incazzato.

Ho quasi paura ad uccidere questo stronzo, perché una parte di me sa che se dovessi mai farlo, e lei dovesse venirlo a scoprire in qualche modo, perderei quel poco rapporto che c'è tra noi al momento e in più, non potrei mai fare qualcosa che possa ferirla.

«Lascialo andare» ordino ad uno degli uomini, mentre abbasso l'arma.

«Fatelo sparire, non voglio vederlo mai più» urlo, andandomene.









Charlotte's pov.





Un forte rumore giunge alle mie orecchie, e nonostante sia consapevole che sia in lontananza, mi sveglio comunque di soprassalto.

Le mie palpebre si aprono lentamente, tutte impastate dal trucco rimastomi sul viso dal gala. I miei occhi ci mettono qualche secondo ad abituarsi al buio della mia stanza, ma anche a quel fascio di luce lunare che filtra dalle finestre.

Una strana sensazione si impossessa di me e del rumore che mi ha svegliato mi importa poco appena vedo un'ombra di fronte al mio letto.

Impaurita scruto la figura davanti a me, e in un momento di pura vergogna, sentendomi nuda, cerco di coprire il mio corpo con le braccia, stringendole sui seni e sul mio basso ventre.

Continuo a fissare quella misteriosa figura, cercando di capire chi sia, anche se una mezza idea mi balena per la testa, per lo più perché credo che sia l'unico in questa casa che possa voler anche una minima conversazione con me, a parte Cheryl e Michel ovviamente.

«Tommy» sussurro riconoscendo il suo profumo, «Mi hai spaventata» continuo infine, non staccando gli occhi da Tommy.

Lui continua a fissarmi, ma non mi risponde. In mano ha un bicchiere, per via del buio però non riesco a capire cosa contenga, poco ma sicuro che è alcool e dall'odore che emana, è qualcosa da me conosciuto anche abbastanza bene.

Mentre fisso i miei occhi nei suoi mi sento più nuda che mai, e un improvviso imbarazzo mi investe le guance che si fanno subito colorate.

Che diavolo è successo tra di noi?

Non l'avremmo mica fatto?

Giusto?

No, perché se così fosse, vorrei assolutamente ricordarmelo.

Cerco di riordinare in fretta i ricordi che ho dalla fine del ballo a quando sono arrivata al letto e mi sono spogliata.

Riesco a ricordare solo l'instancabile viaggio in macchina e di essermi poi addormentata con la testa contro il finestrino, pensando a tutto quello che era successo.

«Hai una sola possibilità per dirmi la verità» mormora tranquillo, quando riporto i miei occhi su di lui.

«Di cosa stai parlando?» chiedo confusa, alzandomi dal letto e cercando di coprirmi per quanto posso con il lenzuolo.

Mentre i suoi occhi non si staccano da me e, seguono ogni movimento del mio corpo, così come ogni spostamento, vado in fretta verso la cassettiera.

Apro un paio di cassetti alla ricerca di qualsiasi cosa che mi permetta di coprirmi dal suo sguardo penetrante. Per mia fortuna, trovo una vecchia camicia bianca con qualche macchia. Chissà di chi sarà.

La infilo il più in fretta possibile, lasciando cadere a terra il lenzuolo.

«Charlotte» sussurra.

«Mh?».

«Non ho intenzione di ripetere la domanda».

«Quindi? Non so di cosa tu stia parlando. Cosa dovrei dirti?» ribatto, finendo di abbottonare la camicia, lasciando comunque qualche bottone aperto.

La stoffa di quest'ultima, si adagia piano sui seni, strusciando leggera sui capezzoli inturgiditi, accendendo in me un certo desiderio. Cerco ad ogni modo di rimanere concentrata, perché ho come il presentimento che finiremo per litigare stasera.

Come tutte le precedenti d'altronde.

«Non dirmi cazzate, cazzo» sbraita, avvicinandosi a me.

Le vene del collo gli si ingrossano, pompando sangue a livelli stratosferici, l'espressione del viso dimostra quanto diavolo sia incazzato, nonostante ancora io non riesca a capire il perché di questa sua reazione.

«Si può sapere che diavolo ti prende?» domando, cercando una via di scampo.

Mi spaventa il fatto che abbia quest'espressione così incazzata, e che si stai avvicinando a le così lentamente.

Sono ansiosa.

Poi, perché è così furioso?

Che io ricordi non gli ho fatto niente.

«Chi era quel pezzo di merda?» urla minaccioso.

«Ma di chi stai parlando?» rispondo, iniziando ad indietreggiare. «Se tu fossi più chiaro, potrei anche capire di cosa tu stia parlando» continuo, portando le mani avanti.

Ho come la sensazione che potrebbe farmi del male, se è così furioso per ciò che credo.

«Ti stava per stuprare o, volevi solo "onorare i vecchi tempi", con il tuo ex?».

Sgrano completamente gli occhi e la mia testa va in completa confusione.

Che cosa ha appena detto?

Come cazzo ha fatto?

Ex?

Oddio, mi viene quasi da ridere.

È riuscito a raggiungermi, ed ora che è davanti a me, mentre continuo a mantenere il contatto visivo con lui, noto quanto i suoi occhi siano rossi.

Riesce ad intrappolarmi contro il muro, e il puzzo di alcol che fuoriesce dal suo corpo, mi fa capire che ciò che contiene il bicchiere che ha in mano è scotch.

«Ma che diavolo stai dicendo?» gli urlo contro.

«Che cazzo vuoi da me, mh?» domanda, mentre poggia una mano sul muro dietro di me, bloccando completamente le mie vie di scampo.

Lui sa.

È abbastanza ovvio che abbia scoperto qualcosa.

La vera domanda è: che cosa?

«Sai cosa vorrei da te, stronzo?» sbraito. Lui fa un piccolo cenno con la testa così continuo. «Vorrei che mi lasciassi andare. Vorrei starti lontana. Vorrei prenderti a schiaffi, odiarti, non desiderarti, vorrei non vederti mai più».

I nostri occhi danzano insieme.

Si guardano.

Si scrutano.

Si studiano.

E nonostante io sia spaventata, per non dire terrorizzata di trovarmi in questa situazione con lui, non posso che notare le sue labbra.

Quelle morbide labbra rosee che ho già avuto sulle mie, su di me.

Quelle labbra che si sta mordendo, non so se per rabbia o per l'eccitazione che anche lui sta provando al momento.

«Ah sì? Allora vieni,» mi prende per mano. «Ti accompagno alla porta» dice, iniziando a camminare verso la porta della mia stanza.

«Ma poi non tornare a implorarmi di scoparti» sussurra, fermandosi all'improvviso e avvicinandosi al mio orecchio.

Immensi brividi di frustrazione, eccitazione, paura, attraversano il mio corpo. E l'odio che provo nei suoi confronti, ad ogni suo respiro sul collo, cresce ulteriormente.

«Non sono io quella che freme per saltarti addosso» sussurro seducente, giocando al suo stesso gioco.

«Charlotte, Charlotte, non giocare col fuoco» sussurra, soffiando leggero sul mio collo.

«A me però piace particolarmente il fuoco» ammicco, seducendolo.

Al momento la mia capacità di pensare è andata a farsi benedire e il mio unico pensiero è la voglia che ho di farmi sbattere da lui.

Sinceramente non capisco che mi prenda, solitamente non sono affatto così fremente per il sesso, ma lui ha quel qualcosa che me lo fa desiderare con ogni cellula del corpo. E lo odio profondamente per questo, perché sono consapevole che dal momento in cui entrerà in me, non potrò più togliermelo dalla testa.

Porta la sua faccia all'altezza della mia, e occhi negli occhi, blu nel marrone, uniamo finalmente le nostre labbra.

Un bacio che di casto ha ben poco.

«Ti odio» mormoro, appena riesco a staccarmi per riprendere fiato.

«Sicura di odiarmi così tanto?» sussurra, staccandosi appena dalle mie labbra, mentre sfiora il mio seno nudo sotto al tessuto della camicia.

Non gli rispondo, annuisco solo e unisco nuovamente le mie labbra alle sue, anche se preferirei averle nuovamente al polo opposto.

Sono così morbide e focose, che penso non potrei staccarmene mai e poi c'è quella lingua, che farebbe venire un intero villaggio.

Dio il desiderio è crescente.

Ho voglia di spogliarlo, togliergli questa camicia bianca che evidenzia ogni singolo muscolo del suo corpo e sbatterlo sul letto.

Baciarlo sul collo, sul petto, fino ad arrivare alla cintura dei pantaloni eleganti.

La stanza inizia a girare, la testa è leggera, e non è a causa di quei pochi bicchieri di champagne che abbiamo bevuto, o meglio che io ho bevuto, perché Tommy è più che andato.
Lo voglio in modo impressionante.
Le sensazioni che mi fanno le sue labbra sulle mie sono incontrollabili.
Si va dall'eccitazione più assoluta, al desiderio di piantargli un colpo sulla nuca e scappare via da qui.
Le labbra vaginali si schiudono, pronte per accoglierlo dentro di me.
I capezzoli si inturgidiscono ulteriormente contro il tessuto leggero della camicia.
I miei umori iniziano ad inondare le mie gambe e il fatto di essere senza mutandine sicuramente non aiuta.
Dio.
Sto colando come una ragazzina alle prime esperienze.
Le sue mani viaggiano per il mio corpo, mentre le mie sono abbandonate lungo i fianchi.
Nonostante lo desideri con tutta me stessa, il mio corpo è immobile, incapace di muoversi e di compiere qualsiasi atto.
All'improvviso mi prende dalle cosce, alzandomi contro il muro per permettere al suo viso di essere all'altezza del mio.
Le mie gambe si annodano al suo bacino, le piante dei piedi spingono contro il suo culo marmoreo e questo mi permette di sentire il rigonfiamento dei pantaloni, che sbatte giusto contro la mia fica. Mentre le sue mani si appoggiano sul mio fondoschiena, trovo finalmente il coraggio e porto le mie ad incrociarsi dietro al suo collo, in modo da poter inserire le mani nei suoi capelli, di tanto in tanto, e anche per attirarlo maggiormente contro di me.
La sua lingua, esplora la mia bocca, contribuendo all'aumentare dei miei umori che colano sulle gambe, ma che ora invece gli bagnano il tessuto dei pantaloni. 
Mentre mi sto gustando il suo sapore, si stacca, appoggiando la sua fronte sulla mia.
I suoi occhi sono chiusi, mentre i miei continuano a scrutare ogni parte del suo viso, dalla mascella leggermente contratta, al naso fine che quasi sfiora il mio. Le sue labbra sono bagnate appena dalla saliva e gonfie a causa della pressione con cui erano appoggiate alle mie.
Un'ondata del suo magnifico profumo mi droga, mi seduce, mi ipnotizza.
Mentre continuo a studiare ogni movimento del suo corpo, una sua mano raggiunge il mio collo, che sfiora con tocco lieve. Due sue dita finiscono sotto al mio mento che solleva piano verso di lui.
Ci ritroviamo nuovamente a guardarci, i suoi occhi ancora arrossati e arrabbiati mi guardano, uno sguardo che di minaccioso però, ha ben poco. Si avvicina alle mie labbra, illudendomi che si sarebbero posate nuovamente sulle mie, ma non lo fa lo stronzo.
Resta così, a pochi millimetri da loro.
«Cosa vuoi da me, Charlotte?».
La sua domanda pare quasi una supplica, come se avesse capito che tutto questo è solo un'enorme presa per il culo. Ma se fosse così, non sa quanto si sbaglia.
Non ho deciso io di trovarmi qui, con lui, e con tutti gli altri, in un posto sperduto tra le colline del Messico.  Mi ci ha messo proprio lui in tutta questa merda, perché lui non era affatto nei nostri piani.
«Voglio te» sussurro, cercando nuovamente il suo sguardo, ma i suoi occhi sono chiusi, come a volersi godere questo momento con tutto sé stesso.
«Lo so..» mormora appena udibile.
Con una mano, gli accarezzo piano il viso , quasi a volerlo consolare.
Vederlo in questo stato mi fa venire i brividi.
Non ho idea di cosa quest'uomo abbia vissuto, non so cosa abbia visto nella sua vita.
Anzi, non so proprio un cazzo della sua vita, eppure sono così attratta da lui da voler giungere subito al dunque.
Senza prima conoscerlo, chiedergli chi é stato, chi è e chi pensa di essere tra qualche anno.
So che ha una sorella, so che è stato in Mozambico, so che ha 24 anni, ma di lui non so nient'altro.
Ha una mamma?
Un papà?
Una famiglia, oltre a questi squilibrati mentali che lui definisce tale?
Forse ciò che più mi attrae è questo alone di mistero che lo circonda, il fatto che entrambi sembriamo nascondere qualcosa.
Forse è proprio questo a legarci, oppure è solo il classico desiderio di volersi, desiderarti e sfinirsi sotto delle morbide lenzuola.
Le sue labbra finiscono ancora a contatto con le mie, stavolta però, è molto più dolce, il bacio é leggero, lieve.
Le labbra si assaggiano appena, mentre lo sento iniziare a muoversi. Le sue dita si apprestano a sbottonare quei pochi bottoni che gli impediscono di guardare la mia totale nudità. Decido di imitarlo, sbottono in fretta i bottoni, forse perché sono più pratica di lui, e gli sfilo la camicia che mi appresto a lanciare sul pavimento. Entrambi abbiamo il respiro corto, mentre la foga di appartenersi ci investe.
La mia vagina freme, si contrae, desiderosa che una sua mano o meglio ancora, qualche altra parte di lui, la sfiori, la tocchi, la esplori.  I suoi piedi iniziano a muoversi, portandomi verso il letto e nel mentre si appresta a lanciare la mia camicia da qualche parte sperduta per la stanza.
Mi appoggia lentamente sul letto, stendendosi su di me.
Le sue mani sono sul mio seno, le sue labbra sul mio collo, mentre il suo uccello grida di essere liberato dai pantaloni e dai boxer, che sembrano essersi troppo stretti.
I miei capelli sono ancora raccolti, ma lo chignon di alta classe, a causa delle sue mani che lo slegano, diventa presto una coda, poco dopo i miei capelli sono sciolti e ricadono sul morbido tessuto del lenzuolo.
«Dio» mormora, portando le sue labbra sul mio seno, per poi racchiuderle a succhiare il capezzolo, mandando in corto circuito il mio sistema nervoso.
Lo guardo intensamente, guardo il movimento della sua testa, le sue mani che mi sfiorano, e le sensazioni, così come i brividi che si irradiano nel mio corpo sono cariche di erotismo.
Le mie mani finiscono sui suoi capelli, i quali stringo con delicatezza, cercando di calmare il respiro e di rilassarmi, così da potermi godere ogni sensazione, ogni carezza, ogni bacio come si deve.
Dei gemiti abbonano le mie labbra nel momento in cui mi addenta un capezzolo, mordendolo leggermente e tirandolo verso di sé, lo lascia poi lentamente e passa la punta della lingua su di esso, facendomi letteralmente rabbrividire. All'improvviso si scosta dal mio corpo e si inginocchia sul letto, per poco dopo alzarsi. D'istinto mi alzo sui gomiti e lo guardo, studiando ogni suo movimento, quasi come fossi spaventata che possa lasciarmi così.
Fremente di lui, vogliosa del suo uccello dentro le mie mucose.
Ma per mia fortuna, poco dopo capisco che si è alzato solo per slacciarsi i pantaloni. I miei occhi si posano sulle sue mani che lente sbottonano il bottone dei pantaloni blu scuro.
Sempre molto lentamente se li abbassa, guardandomi però negli occhi, come per scatenare una mia reazione.
Anche i boxer neri firmati Tommy Hilfiger seguono i suoi jeans, e sono troppo eccitata per notare la coincidenza della firma dei sui boxer con il suo nome e la sua autostima. Torna su di me, sfiorando le caviglie con la punta delle dita, per poi impugnarle e in gesto repentino spalancare le mie gambe per infilarsi velocemente tra di esse.
Per mia fortuna la sua erezione non raggiunge la mia entrata, perché mi avrebbe spezzata in due se fosse entrato con quella violenza.
«Non muoverti» mormora, bloccando i miei fianchi, che cercano di avvicinarsi ai suoi, in modo che le nostre intimità si sfiorino.
Le sue labbra tornano ancora una volta su di me, sul ventre stavolta.
Mi bacia piano la pelle sotto il seno, che ormai deve essere ricoperta da un piccolo velo di sudore visto quanto diavolo mi sta facendo soffrire non scopandomi seduta stante.
La sua lingua succhia avida la pelle sotto il seno, lasciando un evidente succhiotto. Non lo so per certo, ma dal modo in cui la pelle tira, penso che sia proprio quello. È questo non fa che farmi bagnare ulteriormente.
Sapere che mi ha marchiata, che ha lasciato un qualcosa su di me, non so, mi fa quasi venire anche solo così.
Guardandolo, non posso che fissare i suoi occhi che non si sono mai staccati dai miei.
Il contatto visivo è costante, mentre le nostre pelli si infiammano, così come il mio cervello, che è andato completamente a farsi fottere.
Le sue mani, cominciano a viaggiare sul mio corpo, partendo dai seni, sui quali si sofferma per qualche secondo per tirare un leggero pizzicotto sui capezzoli, poi proseguono verso il basso, verso il centro del mio corpo. Le due mani non sono le uniche a scendere verso il centro pulsante della mia eccitazione, ma anche il suo volto, arriva al confine.
Mentre le sue mani si fermano sulle anche, che si appresta a stringere per tenermi ferma, il suo volto si avvicina alla mia vulva.
Il suo respiro mi innonda, il suo fiato caldo mi fa impazzire ancor prima che le sue labbra si posino sulle mie labbra vaginali.
Rabbrividisco ancora una volta, muovendo in modo isterico i fianchi, lui però sembra non apprezzare questo gesto è una sua mano schiaffeggia leggera sul clitoride, facendomi urlare.
«Ti ho detto di stare ferma» ordina, prendendomi le cosce dall'esterno e allargandole ancora per permettergli di stare più comodo. Io eseguo con piacere e desiderosa che la sua lingua si insinui dentro di me, che le sue dita mi sfiorino e che poi mi esplorino, che mi facciano venire.
Devo smetterla di pensare a quanto desidero l'orgasmo o rischio di non venire proprio.
Mentre lotto con le sensazioni che mi sta facendo provare, le sue labbra posano un bacio leggero nel punto più sensibile del corpo di ogni donna. Facendomi, per la prima volta o forse seconda, gioire per averlo conosciuto.
Tutti in me si contrae, dalle labbra, alle gambe, dalle mani, per arrivare fino ai piedi.
Inizia così un lento supplizio, mi bacia la fica esattamente come mi ha bacio le labbra poco fa.
Sta definitivamente limonando con la mia vagina, causandomi un'eccitazione che nessuno mai mi aveva causato.
«Scommetto che è proprio qui» mi posa un bacio sul clitoride, «dove hai sempre voluto queste labbra» bisbiglia accaldato per poi tornare all'attacco, schiudendo con la lingua le mie labbra, e leccando piano le piccole labbra.
«Oh» ansimo, mordendomi le labbra.
Violente ondate di eccitazione irradiano il mio corpo.
Sento la pelle rovente, sono decisamente in fiamme, mentre lui è totalmente preso da quello che sta facendo.
La sua lingua lavora piano, carezzando il clitoride gonfio e sensibile. Fa un movimento che va dal basso verso l'alto e io mi sono sentita morire in quel momento.
La sua lingua è dolce, calda e ruvida allo stesso tempo.
I suoi occhi, ancora su di me in modo sfacciato, non fanno che versare benzina sul fuoco.
Sorride appena, mentre la sua lingua compie un malato movimento che mi manda sulla luna. Stavolta sembra delineare le lettere dell'alfabeto, mandandomi completamente fuori orbita.
Irrimediabilmente mi spingo contro di lui, nonostante le sue mani a bloccarmi i fianchi, ma voglio di più.
Voglio sentire come spinge quella lingua vellutata dentro di me.
Voglio vederlo con il volto pieno dei miei umori dopo uno squassante orgasmo.
Mentre incrocio i nostri occhi, le sue labbra si chiudono attorno al bottoncino pieno zeppo di terminazioni nervose.
Il mio clitoride pulsa contro le sue labbra, mentre lui succhia avidamente, causandomi brividi di eccitazione che quasi mi fanno svenire.
Gli occhi si rivoltano all'indietro, non posso neanche immaginare l'espressione che ho sul volto, deve essere inguardabile e chiaramente ricca di piacere.
Un altro risucchio che parte dalle sue labbra mi fa tornare su di lui, mentre il clitoride pulsa caldo e timido contro di lui, un suo dito raggiunge la mia entrata.
Prima di entrare in me però, ovviamente vuole portarmi allo sfinimento, così fa dei piccoli cerchi proprio sulla mia apertura. Poco dopo però infila il dito in me, senza nessun tipo di resistenza da parta delle mie pareti.
Potrei esplodere in mille piccoli pezzi, lo sento.
Sta arrivando il migliore orgasmo mai avuto nella mia vita, grazie alle labbra della persona che detesto con tutta me stessa.
L'orgasmo sta salendo, si fa avanti, irradiandosi in me dall'inizio della spina dorsale, fino ad arrivare al coccige, arrivando lentamente verso il centro del mio corpo, dove Tommy continua a succhiare parte di me.
Noto con piacere che si è accorto del mio imminente orgasmo e pensavo e speravo con tutta ne stessa, che non si fermasse e non l'ha fatto, anzi. La sua bocca sovrasta la mia entrata, mandandomi fuori, facendomi girare la testa.
Esplora ogni parte di me, succhia con voluttà, lecca come fossi un gelato e uno squassante orgasmo mi raggiunge, senza neanche che mi abbia penetrato.
Il suo viso viene completamente bagnato da tutti i miei umori, eppure non si stacca da me, mentre le sensazioni dell'immenso orgasmo mi fanno reclinare la testa all'indietro, così come gli occhi e i fianchi irrimediabilmente si muovono frenetici.
Sono totalmente stravolta dal modo in cui riesco a venire sulla sua bocca e attorno alle sue dita. Che non ha ancora tirato fuori. Eppure nonostante io sia appena venuta, lui non si ferma, bensì riprende l'azione, tornando alla carica in modo spietato.
La sua bocca non si stacca da me, la sua lingua raggiunge il mio ingresso da dove si appresta a scacciare via le dita, per portarmele alla bocca.
Le succhio avidamente, come se fossero il suo uccello. Succhio prima focosa, alternando un ritmo veloce e spietato, ad un po' più dolce e docile, leccando di tanto in tanto la punta delle sue dita con la lingua, facendolo fremere.
Lo sento che é quasi al limite.
I suoi grugniti animaleschi sono un qualcosa di divino.
Quando sento quei suoi versi gutturali verrei altre mille volte tutte di seguito da quanto mi fa eccitare.
I miei fianchi oscillano senza nessun tipo di pudore contro la sua faccia.
Strusciandomi completamente su di lui.
Le mie mani raggiungono i suoi capelli, così mi appresto a spingere la sua testa verso i miei fianchi, in modo che dia il meglio di sé stesso.
Una spirale infinita di piacere mi investe, preparandomi a venire una seconda volta.
Esce le sue dita dalla mia bocca e le porta nuovamente su di me, apre il mio sesso, in modo da facilitare l'ingresso della sua lingua dentro di me. E lì non ci vedo più, vengo scossa da scariche elettriche che non fanno che farmi inarcare la schiena e spingere la mia fica contro il suo viso, inondandolo una seconda volta nel giro di cinque minuti.
Una parte di me si vergogna da fare schifo di essergli appena venuta sul viso senza pietà, ma un'altra parte, non vede l'ora di farsi scopare da quel bestione che ha in mezzo alle gambe.
Riemerge dalle mie cosce, sorridendo immensamente, con il viso completamente impasticciato.
Io non riesco neanche a guardarlo, la mia testa è rivolta verso il cuscino, gli occhi sono rigirati, mentre le mani stringono le coperte come poco fa stringevo i suoi capelli. Mentre io cerco di recuperare per un attimo me stessa, cercando di respirare come posso, i miei occhi tornano alla loro posizione originale e si posano sul suo uccello che ha tra le mani, un cazzo di notevoli dimensioni, più per lunghezza che per larghezza, non scherza il ragazzo.
Osservo la punta rosea e completamente scoperta, è circonciso, ed io amo gli uomini circoncisi.
La punta è lucida, mentre il resto dell'asta, solo alla vista sembra un pezzo di ferro rovente.
Vorrei ricambiare il piacere, facendogli un pompino con i fiocchi, ma non credo che abbia voglia di perdere ancora tempo, o forse sono io a non volerlo.
Lo voglio dentro di me.
Lo voglio sentire, mentre centimetro per centimetro mi entra fino al collo dell'utero.
Lui si tocca piano, mentre i suoi occhi sono fissi su quella parte di me che ha appena finito di lavorare.
Si avvicina lentamente, modellando il suo corpo sul mio e l'enorme erezione si adagia sulla mia entrata.
Prima però di colpire con i reni, lo passa delicato sul clitoride, facendomi impazzire e bagnare ulteriormente.
Mi è impossibile non fremere e spingere il bacino verso il suo.
Con i fianchi, slitta in avanti, penetrandomi con un solo colpo secco. Un colpo che mi fa mancare il fiato e urlare come un'indemoniata.
Un leggero bruciore, per via della violenza, mi investe, ma non appena inizia a muoversi lentamente, mi sovrasta l'eccitazione e il piacere di averlo finalmente dentro di me.
Mi impressiona quanto sia riuscito ad arrivare in fondo, senza nessuna resistenza da parte delle mie pareti, che anzi, lo hanno accolto con tutte se stesse, modellandosi perfettamente contro il suo uccello.
«Sei stretta, piccola» sussurra appena, leccandosi il pollice, che porta sul mio clitoride ipersensibile.
I suoi movimenti inizialmente sono lenti e seducenti.
Il suo uccello non fa in tempo a uscire da me, che pochi secondi dopo me lo ritrovo nuovamente impiantato negli abissi del mio centro, tutto con una lentezza impressionante.
Eppure questo suo lento modo di torturarmi funzionano, sì, mandano completamente a puttana quel poco di ragione che mi è rimasta.
All'improvviso però sembra non bastargli più, si stende su di me, raccogliendo le mie braccia in un polso che si appresta a portare sopra la mia testa.
Il ritmo con cui mi scopa, aumenta man mano che si adagia su di me.
«Non sai da quanto aspettavo tutto questo» sussurra, rallentando nuovamente.
«Ti prego..» mormoro in risposta, cercando di spingerlo perfino con il tallone del piede a spingere più veloce.
«Per cosa mi stai pregando piccola?» domanda, rallentando ulteriormente.
Dio.
Lo odio.
Il suo bacino torna ad allontanarsi ancora da me, e la sua asta esce di poco dal mio corpo, per poi tornare alla carica con colpi decisi e piantarsi nuovamente dentro di me.
Non voglio dargliela vita, ma ho bisogno che mi scopi, che mi scopi davvero.
Ormai è diventato un bisogno primordiale.
È qualcosa di inevitabile e che voglio con tutta me stessa.
«Ti prego..» sussurro ancora.
«Cosa vuoi Charlotte?» mi domanda fermandosi giusto dopo essere uscito completamente.
I miei occhi si aprono, sentendomi vuota.
«Voglio che mi scopi» quasi urlo, guardandolo dritto negli occhi. Mentre le mie tette sono completamente esposte, le miei mani sulla testa, tenute prigioniere da ogni tipo di contatto.
«Quanto lo vuoi?» chiede, appoggiando la punta all'entrata, non staccando i suoi occhi dai miei.
«Tanto, cazzo» urlo, in prenda all'eccitazione.
«Non mi dirai più cazzate dopo questo?» continua, penetrandomi in un solo colpo di reni.
Un colpo forte, che mi ha fatto decisamente urlare.
«Sì» rispondo senza neanche ascoltarlo.
Non m'interessa ciò che abbia da dire, mi interessa solo che entri in me in modo straordinario e che mi faccia sentire la donna più fortunata al mondo.
I suoi fianchi sbattono contro i miei frenetici, facendomi perdere completamente il controllo.
Sto nuovamente per venire, ma se ne accorge abbastanza in fretta, e invece che rendermi ulteriormente vulnerabile, sento che mi prende da un fianco, facendomi girare sul materasso morbido.
Mi prende dalle anche, in modo che alzi il culo verso di lui.
Mi assesta un magnifico schiaffo, che brucia inizialmente, ma che non fa che aumentare ancora la mia eccitazione.
I miei capelli vengono tirati e aggrovigliati intorno al suo polso, in modo che non abbia via di scampo.
La schiena si inarca, mentre il suo cazzo torna nuovamente alla carica. Mi penetra in un solo colpo da dietro, provocando uno strano rumore alla mia fica.
La sua asta mi trafigge, mi sbatte con tecnica, scopandomi con una forza allucinante.
Il cuore del mio sesso è sovra stimolato e io sto per perdere la testa.
Il mio viaggio per la luna è partito qualche minuto fa, eppure sto già atterrando su di essa a causa delle sensazioni, delle emozioni che Tommy mi sta provocando.
«Dio.. sei perfetta» scandisce ogni singola parola, accompagnando ognuna di essa da possenti spinte.
«Mhh» mugolo, mentre una mano finisce sul mio collo, per poi ritrovarvi di nuovo le sue dita da succhiare in bocca.
Ripeto ciò che ho fatto poco fa, quando le ha estratte dalla mia vagina, e cerco di farlo godere per quanto mi è possibile. Non riesco a collegare le mie azioni con la mia testa.
Ho completamente perso il lume della ragione, e non ho la minima idea di dove io sia o del perché io sia qui, in questo momento non importa più niente. Mi importa solo che continui a sbattermi, facendomi sbavare, tirandomi i capelli, alternando le sue spinte a qualche sculaccione tirato nel punto giusto, aumentando la mia eccitazione in modo irrimediabile.
Un nuovo orgasmo sta per investirmi, e se non mi sbaglio anche a lui.
Lo sento, il suo uccello mentre si contrae, la potenza delle sue spinte è rallentata, anche se ancora mi sbatte con dei colpi duri e decisi, che non fanno che farmi urlare il suo nome.
«Ti piace essere sbattuta in questo modo?» chiede, sbattendomi la faccia sul materasso.
«Si».
«Vuoi venire ancora?» e nuovamente, ogni parola scandita, viene seguita da una spinta forte e decisa, che mi lacera. Mi spacca in due.
Stoccate profonde mi fanno tremare tutto il corpo e strati di sudore ci ricoprono. Gemo immensamente, spalancando la bocca.
Mi sento completamente persa, davvero.
Le mie braccia non riescono più a reggermi, così le abbandono di fianco al mio viso, mentre dalla bocca escono rivoli di bava, e gli occhi sembrano aver preso vita propria.
L'orgasmo mi scuote, mi fa rinvenire.
Mentre lo sento che è più vicino che mai, ritrovo me stessa, allungo una mano verso il suo polso, e lo porto sul mio seno, che si appresta a massaggiare con furore.
Le sue spinte si fanno più avide, più forti e più decise, mi sta aprendo come non ha mai fatto nessuno.
E d'improvviso caldi fiotti di sperma investono le mie pareti. Uno dietro l'altro. E mi sento completamente riempita, quando con un'ultima spinta, mi fa provare ciò che prima, mi aveva solo fatto assaggiare. Uno splendido e duraturo orgasmo con i fiocchi.




Spazio autrice. 🌺


Ciao a tutti, per prima cosa inizierei chiedendovi umilmente scusa per questo tremendo ritardo, ma è un periodo in cui sono piena di impegni, e cercherò sicuramente di sfruttare queste vacanze per lavorare un po' di più sui capitoli da pubblicare. anche in questo caso però non posso promettervi niente, che con tutte le feste di mezzo, il mio compleanno e la montagna di cose che ho da studiare, sta diventando un po' difficile aggiornare spesso come era mio solito fare in precedenza. Comunque ora che vi ho aggiornato con queste "giustificazioni", che dite, vi è piaciuto il capitolo?
So che potrebbe risultare anche fin troppo lungo, ma l'ho fatto per lo più perché com'era inizialmente era troppo corto e non era poi un vero e proprio capitolo in quanto doveva servire solo di passaggio, ma alla fine ho optato per unire due capitoli, ed ecco qui il risultato.
Mi raccomando votate e lasciatemi tanti commenti su cosa ne pensate.

Scusatemi ancora.


Kiss kiss.

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