CAPITOLO 8
La sala d'attesa è vuota. Il maggiore mi ha detto che dovrebbe arrivare anche un'altra ragazza,ma per il momento non c'è l'ombra di nessuno.
So già che sarà dura convincere mio padre,ma non voglio perdermi d'animo.
Deve capire che non può imporre tutto ciò che vuole,perché anche io ho dei diritti.
Vedo la porta del suo ufficio aprirsi lentamente. Ne esce il maggiore e poco dopo mio padre,che mi fa cenno di entrare.
"So già perché sei qui"- non mi da nemmeno il tempo di cominciare a parlare. Si siede e inizia a tirare fuori dei fogli dal cassetto.
"Allora non perdiamo molto tempo,io non resto."- dico,tenendo saldamente la borsetta tra le mani.
"Invece Ilse,tu rimani e ti dico anche perché - piega la testa e mi rivolge un sorriso beffardo - qualcuno é venuto a conoscenza del fatto che tu hai prestato servizio in un certo posto..."
Tutto a un tratto non sento più la terra sotto i piedi,vecchi ricordi che tenevo nascosti nella parte più profonda del mio cuore emergono senza preavviso.
Mi avvicino alla scrivania e poso i palmi delle mani su di essa.
"Chi? E come è successo? Tu non hai diritto di venirmi a dire queste cose,dopo che tu mi ci hai mandato!"
Sembra talmente divertito,di sicuro se lo aspettava che reagivo così.
"Tesoro,io l'ho fatto per il tuo bene e a quanto ricordo,tu non hai opposto resistenza"
La rabbia in me continua a crescere,ha davvero oltrepassato il limite.
"Come puoi dire questo? Ti rendi conto di quello che ho passato? Ne hai anche solo una minima idea dell'inferno che ho visto? Ma certo,tu non ti senti mica in colpa,d'altronde l'hai fatto per il bene della patria,o sbaglio?"-il mio tono di voce si sta alzando,ma non mi curo più di tanto.
"Esatto. Sei stata tu a rinnegare la tua patria, ed è solo grazie a me se sei ancora qui,in questo ufficio a parlare con me."
Si alza e mi viene davanti,guardandomi negli occhi,quegli stessi occhi chiari che ho ereditato da lui. Da piccola mi dicevano sempre che assomigliavo a mio padre,negli anni non è cambiato,ma in questo momento vorrei davvero essere come mia madre;non voglio che gli altri mi paragonino a lui,anche solo guardandomi,perché lui non è me e io non sono lui.
"Comunque,Ziegler è rimasto colpito dal tuo ultimo impiego..."- continua a lanciare frecciatine,ma non ha proprio capito che dei suoi modi non me ne importa nulla,fa così soltanto perché per lui la ragione è sua.
"Non me ne importa nulla di quello che pensa Ziegler,può andarsene al diavolo! La verità non è quella che ti ostini a raccontare ai tuoi cari amici e vedi di stare molto attento,perché nessuno mi impedisce di dirlo in giro; Dio solo sa che cosa ti succederebbe."
Lo guardo per un'ultima volta,poi apro la porta.
"L'uniforme te la darà il ragazzo alla scrivania,vedi di essere sempre puntuale."
So che non devo cedere,ma quando mi volto per guardarlo,nella sua mano destra tiene una collana con un ciondolo a forma della stella di Davide,improvvisamente la riconosco e so che per il suo bene è meglio fare come dice.
Tutto l'odio che provo per lui è nato soltanto da quando è scoppiata la guerra,prima lo consideravo un padre come gli altri,sebbene l'evidente mancanza. Ma è soltanto da qualche anno che è cambiato o forse infondo è sempre stato cosi.
Quando esco,vedo un'uniforme bianca sulla scrivania,il ragazzo mi guarda e mi rivolge un sorriso.
"E' lei Ilse?"
"Sì sono io."- lo guardo mentre annota qualcosa sull'agenda.
"Prego,prenda pure la sua uniforme. L'altra infermiera la sta già aspettando in ambulatorio,oggi pomeriggio dovrete visitare tutti i ragazzi,è meglio che iniziate a preparare tutto quanto."-dice indicandomi gli indumenti.
Faccio un cenno con il capo e vado verso l'infermeria.
Quando entro non trovo nessuno,a quanto pare la gente qua dentro non sa nemmeno da che parte è voltata. Chiudo la porta a chiave e mi cambio velocemente,quando ho finito,inizio a guardarmi attorno...
Una bilancia,degli aghi e delle garze bianche poste su un tavolino accanto al materassino e una scrivania vicino alla finestra; In alto,appeso al muro,trionfa il ritratto a mezzo busto di Hitler.
Un sentimento di repulsione mi invade,facendomi così voltare dall'altra parte.
All'improvviso la porta si apre mostrando Ziegler e una ragazza; Non appena mi vedono smettono di parlare e posano il loro sguardo su di me. Sento gli occhi di Ziegler osservarmi attentamente. Chissà che cosa starà pensando ora di me.
Quella sciocca ragazzina,crede di essere tanto potente e invece eccola qui.
oppure:
Guardala,un attimo fa faceva tanto la sbruffona,adesso capirà chi comanda davvero.
"E' qui"- il suo sguardo ora esprime meraviglia,forse credeva che me la sarei cavata e invece...
"A quanto pare."- dico alzando un sopracciglio.
"Questa è la sua nuova collega"-la ragazza mi rivolge un sorriso e io ricambio.
"Bene,ora devo andare,spero riusciate a trovare tutto il necessario,le visite inizieranno nel primo pomeriggio"-così dicendo lascia i fascicoli che teneva in mano fino a qualche secondo fa,sulla scrivania e se ne va.
"Sono felice di lavorare con lei"- la mia nuova collega mi rivolge uno sguardo fugace,poi torna a occuparsi di quelle scartoffie.
Qualcosa mi dice che sa molto di più di quello che dovrebbe sapere sul mio conto.
"Come mai tutta questa euforia? Non sono nessuno di importante..."-posso sembrare antipatica,ma voglio capire che cosa sa di me,altrimenti come potrò fidarmi di lei,dal momento che passeremo tutti i giorni assieme?
"Sa,il maggiore mi ha parlato di lei-fa una breve pausa torna a guardarmi; io nel frattempo rimango immobile- Dice che è un'ottima infermiera e che ha potuto servire la nostra patria in numerevoli occasioni"
Le sue parole mi bloccano,non so come rispondere,così torno a controllare i dati di tutti i ragazzi.
...
La giornata passa tra visite e pause; Sicuramente preferisco il mio lavoro all'ospedale,almeno li non ho qualcuno che mi sta con il fiato sul collo ininterrottamente.
Quando esco fuori,l'aria gelida mi fa stringere nel mio cappotto; Sono all'incirca le 19:00 e il cielo ormai è buio.
Scendo le scale e percorro la piccola stradina che mi separa dal cancello d'uscita.
"Come è andato il suo primo giorno?"- Essendo buio non vedo nessuno,ma riconosco la sua voce.
Fantastico,ora mi pedina pure.
"Ziegler,lei lo sa che non è educato per un uomo starsene acquattato dietro un cespuglio e attendere che passi qualcuno?"- sento un risolino e poi i sui passi muoversi sulla ghiaia.
"Io non stavo aspettando 'qualcuno' "- perché tutt'a un tratto è diventato così? Che cosa sta cercando di ottenere?
"Da quando fuma?"- dico,vedendo del fumo dissolversi lentamente nell'aria.
"Da quando a lei le interessa?"
"Chiedevo,pura curiosità.Buona serata."
"Aspetti,come è andata quindi?"- Davvero,perché non la smette con tutte queste domande? Lo preferivo quando manteneva le distanze,anche perché non voglio avere nulla a che fare con lui.
"Lei mi stupisce sempre di più sa?- Mi avvicino- Come vuole che sia andata? E poi non venga a fare l'amicone,so perfettamente che ha letto la mia cartella."- da qui riesco a vedere i suoi occhi,sono bassi e non mi guarda.
Il mio limite di sopportazione per oggi è esaurito,cosi stanca,ferita e demoralizzata da tutto ciò che mi circonda,torno a casa.
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Ciao!! Capisco che la parte iniziale sarà un grande punto di domanda per tutte voi,però l'unica cosa che vi posso dire per il momento è di mantenere la calma,perchè a tempo debito avrete tutte le risposte ;)
In ogni caso,vi ringrazio per tutti i voti e i commenti che lasciate,mi riempie il cuore sapere che qualcuno apprezza.💜
Se avete qualche domada,chiedete pure!! Non dimenticatevi di farmi sapere che cosa ne pensate,anche dei personaggi.😜
Io vi mando un bacio,al prossimo aggiornamento!!!
PS. non so se riuscirò ancora durante la settimana...Vedremo :)
Lidia.
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