CAPITOLO 41 pt. II

Perdonate possibili errori grammaticali,provvederò a sistemarli non appena riesco.

Ziegler.
I suoi occhi di ghiaccio mi penetrano come una lama. Mantengo il contatto visivo solo per qualche secondo; subito dopo torno ad abbracciare Ilse,ma questa volta ancora più forte. Chiudo gli occhi,come per escludere tutto ciò che mi circonda soltanto per qualche istante.
"Kurt,può andare." Dice Friedrich.Il ragazzo china il capo ed esce dalla stanza.
Bacio Ilse sulla fronte e la metto giù,tenendola per la manina.
"Avevamo un accordo,perché improvvisamente é cambiato tutto?" Mi faccio coraggio e decido di parlare.
"Ci sono stati dei cambiamenti,ma non per mio volere." Ziegler rimane impassibile come al solito.
"Si spieghi meglio,vorrei capire anche perché mi ha fatta portare qui dentro." Incrocio le braccia al petto,fissandolo negli occhi.
"Sarà meglio discuterne da soli."
I suoi occhi si spostano sulla piccola,che un po' impaurita rimane attaccata al mio fianco.
"Non la lascerò da sola."
"Dovrete farlo. Starà bene,si tratta soltanto di pochi minuti. Vorrei ricordarvi che tra poco inizia la parata e devo esserci." Perché ora ha questo tono così distaccato? A momenti sembriamo molto vicini al diventare amici,ma altre volte,la consapevolezza delle nostre diversità si manifesta così chiaramente...
Kurt entra,prendendo per la mano la bambina.
Ilse mi guarda mentre si allontana,ma non piange. Questa bambina sembra già così grande...
"Ora,ci sono diverse cose che devo dirvi." Ziegler fa segno con la mano di prendere posto su una delle due sedie poste verso la finestra. Mi siedo,iniziando a temere il peggio.
"Oggi non potrete prendere parte alla parata. Prima che obiettate,devo dirvi che è un ordine di vostro padre. Mi ha detto di dirvi che se mai non rispettaste questa sua decisione,potrebbero esserci gravi conseguenze."
"Mi sembra giusto." Dico ironica,voltandomi verso la finestra alla mia destra.
Perché deve andare sempre tutto storto?
"C'è nient'altro?"
Si alza e prende dalla scrivania la scatola bianca che vi aveva posato qualche minuto prima.
"Si. Stasera ci sarà un gala,essendo la figlia di uno degli uomini più importanti del nostro paese,siete tenuta a partecipare."
"Ma- " mi interrompe subito,alzando la mano.
"Lasciatemi continuare. Il gala é molto importante,saranno presenti ufficiali degni di nota e in secondo luogo,voi fate parte della HJ,i giochi saranno molto discussi stasera,chi meglio di voi potrebbe discuterne con i gradi più alti?"
Rimango in silenzio,devo pensare. Ma esattamente a cosa? So già che se non ci andrò mio padre me la farà pagare,non ho paura di lui,quella ho smesso di averla tempo addietro. Questa potrebbe essere la mia occasione,potrei lasciare i volantini nei posti più strani,ma comunque frequentati da coloro a cui questi sono destinati.
"Smettetela. Non dite nient'altro,farò ciò che volete,ma ad una condizione."
"Dite." Si appoggia allo schienale,fissandomi con sguardo serio.
"La bambina starà con me tutta la giornata e poi voglio sapere perché è qui,la verità. Altrimenti scordatevi che segua ciò che avete pianificato."
"Lei fa parte del programma" sospira,giocherellando con la scatola. Le sue parole mi fanno percepire tutto ancora più macabro di quanto non lo sia.
"Programma?! Ma vi sentite?" Rido amaramente.
"É la verità. Lei è il frutto di un programma e per tanto,i programmi vanno accertati."Si alza in piedi,inorridita continuo a fissarlo con un espressione disgustata.
"Voi state dicendo che è qui solo per dimostrare a degli stupidi bigotti che il loro malsano progetto funziona?!" Mi alzo anche io,ma alla parola "bigotti" si fionda letteralmente su di me e con il palmo della mano mi impedisce di aumentare il tono della voce. Ci fissiamo per alcuni secondi,il cuore mi batte troppo forte dalla rabbia.
"Non ditelo più,sapete che vi potrebbero sentire." Quasi sussurra.
"Che mi sentano allora!" Dico togliendo la sua mano.
"Fate sempre la forte,ma per cosa poi? Il mondo è crudele Ilse,non appena qualcuno cerca di essere diverso,tutti gli vanno contro e allora perché sfidare la sorte? Perché non poter vivere come gli altri?" Continua a guardarmi.
"Che cosa state dicendo..?" Mi allontano,voltandomi di spalle.
"La verità Ilse,perché è ciò che accade realmente e anche voi lo sapete!" ora quasi urla.
"Lasciatemi sola." Il mio petto si alza ripetutamente,gli occhi si stanno inumidendo. Deve sempre essere così schietto...
Segue qualche minuto di silenzio.
"Qui dentro c'è il vestito che dovrete indossare stasera. Nel pomeriggio verrete trasferita all'hotel dove si terrà la festa,vi daranno una suite e la bambina potrà stare con voi,ma in serata dovrà andar via."
Rimango zitta,con le braccia conserte a fissare la gente che si trova in piazza,ora manca davvero poco all'inizio...
"É tutto,a stasera."
Il rumore dei suoi stivali va a tempo con i battiti del mio cuore,non gli permetterò mai più di ridurmi in questo stato,non a lui. La rabbia e la delusione prendono il sopravvento e lentamente,sprofondo in un pianto silenzioso,accasciandomi a terra.

Berlino,ore 19.35

"Ilse, perchè non possiamo restare insieme?" la piccola mi fissa con i suoi occhietti limpidi come il mare. Da quando mi hanno dato la suite, non abbiamo fatto altro che parlare e giocare assieme. E' strano come passare del tempo con i bambini mi distragga, quando sto con loro non esistono più la guerra, le bombe, i feriti che continuano ad aumentare... la mia anima trova la serenità per qualche istante.

Guardo l'immagine della bambina riflessa nello specchio, indosso l'ultimo orecchino e mi abbasso alla sua altezza. "Sai...una volta conoscevo una bambina proprio come te, abitava in una grande casa, assieme ai suoi genitori. Purtroppo, crescendo si rese conto che l'unica persona con cui aveva qualcosa in comune era la sua amata nonna, ma la nonna abitava molto lontano e quindi era rado che riuscissero a trascorrere del tempo assieme. Ma nonostante tutto,entrambe si volevano molto bene,anche se erano lontane e non potevano stare assieme. Quindi,anche se ora ti senti sola,non devi,io ci sono adesso e ci sarò anche quando saremo lontane." Dico,stringendole le manine e lasciandole un bacio sulla fronte. La vedo un po' rassicurata,ma è chiaro che per una bambina della sua età è difficile far finta che ci sia qualcuno anche quando si sa che non c'è.
"Aspetta,ti voglio dare una cosa."
Tolgo il braccialetto in oro che indosso e anche se le va un po' grande glielo sistemo sul polso.
"Così avrai sempre un ricordo di me." Sorrido,guardando la sua espressione soddisfatta.
"Ti voglio bene Ilse." La piccola mi abbraccia,io le accarezzo lentamente la lunga chioma bionda.
"Anche io piccola."
Come un lampo,mi ritorna alla mente quel giorno,quando l'avevo lasciata al Lebensborn,con le lacrime agli occhi. L'avevo lasciata con la promessa di un mio ritorno,ma così non è stato. Sarei andata,mantengo sempre la mia parola,ma essendo una bambina avrà potuto pensare che l'avevo abbandonata. Ricaccio in dietro questi pensieri,non appena vedo il suo visino sorridente.
"Vorrei tanto che tu fossi la mia mamma."
"Sono sicura che la tua ti voleva molto bene. Io non potrei mai sostituirla,tesoro." Quasi piango nel dire queste parole,tiro su col naso e mi appresto a prendere un fazzoletto dalla cassettiera.
"Ma anche tu mi vuoi bene!" Rido,alle sue parole. I bambini con la loro ingenuità sono sempre così sinceri e veri.
"Già,anche io te ne voglio."
Veniamo interrotte dallo bussare insistente di qualcuno alla porta.
Passo in fretta una mano sulle lacrime che hanno rigato le mie guance e vado ad aprire.
Kurt mi fissa dalla testa ai piedi,l'abito che mio padre ha scelto per me deve aver fatto effetto. Io non l'avrei mai scelto,il colore rosso è troppo acceso e la schiena,un po' troppo scoperta per i miei gusti.
"S-sono venuto a prendere la bambina." Incespica con le parole,dovrò mettere uno scialle,non uscirò vestita così.
Faccio segno di aspettare un attimo e socchiudo la porta.
"Tesoro,purtroppo ora devi andare." Ilse scivola lentamente dal bordo del letto e piano mi raggiunge verso la porta.
"Io sarò sempre con te,ricordatelo." Dico,guardandola negli occhi.
"Sempre?" Domanda con la sua vocina infantile.
"Ogni volta che ti sentirai sola." Affermo,posando le mani sulle sue spalle.
Ci abbracciamo un'ultima volta,prima che apra la porta per consegnarla a Kurt.
"Tra qualche minuto passerà il maggiore per portarvi al Gala."
Annuisco,rassegnata.
Fa per voltarsi e andare via con Ilse,quando le mie parole lo fanno voltare.
"Abbiate cura di lei."
Ilse mi guarda,é chiaro che lei non abbia la minima idea di quale sia la motivazione della sua presenza qui oggi.
"Sarà fatto." Accenna ad un sorriso veloce e poi li vedo allontanarsi mano nella mano verso la fine del corridoio.

Alla fine sono riuscita a trovare uno scialle da indossare sopra al vestito. Sono sicura che se fossi uscita in quelle condizioni avrei attirato sguardi indiscreti e non è ciò di cui ho bisogno e voglio. Non devo dimenticare perché sono qui,la mia vera motivazione.
Decido di uscire dalla suite e aspettare Ziegler su un divanetto nel corridoio,dopotutto non dovrà tardare.
Infatti,dopo neanche dieci minuti,lo vedo salire le scale che portano alle stanze. Come al solito nella sua stupida uniforme,striscia un passo dietro l'alto,con molta impazienza. Quando si trova ormai all'ultimo gradino,sembra non vedermi. Mi passa davanti,dirigendosi verso la mia stanza. Eppure il colore del vestito é molto vivace...
"Ho pensato che forse avrei dovuto aspettarvi qui." Dico,alzando la voce per farmi sentire. Per poco non gli prende un colpo,si volta e allora la noto,la sua espressione terribilmente stanca e forse...triste?
Mi guarda senza dire una parola.
"Siamo in ritardo,dobbiamo andare." Mi alzo e comincio a scendere le scale,lui mi resta dietro.
Quando arriviamo all'ingresso,si dirige verso un gruppo di altri ufficiali ,lasciandomi sola. Li vedo scambiarsi due parole e poi torna nella mia direzione.
"Possiamo iniziare ad andare."
Acconsento e silenziosamente ci incamminiamo verso una sala adibita alla festa.
Non osa parlare,continua a fissare davanti a se come se io non ci fossi.
Saluta soltanto poche persone,io continuo a fissare le mie mani,che dall'ansia stringono freneticamente la pochette.
La sala è immensa,ma non appena vi metto piede,non posso evitare un senso di repulsione. Bandiere con la svastica calcata di nero,ricoprono le pareti. Ziegler deve aver notato la mia espressione che all'improvviso é diventata più seria di prima.
"So cosa state pensando." Sussurra,mantenendo la sua postura rigida.
"Non credo proprio,altrimenti non sarei qui in questo momento,bensì in uno dei vostri stupidi programmi sperimentali." Rispondo.
"Vi ho già detto di moderare i toni,lo dico per il vostro bene."
Quando sento "per il vostro bene",scoppio a ridere,alcuni dei presenti si voltano nella mia direzione,richiamati dalla mia risata,che non riesco a contenere. Inutile dire che Ziegler rimane sconcertato dalla mia reazione. Smettiamo di camminare e ci fermiamo per un attimo.
Gli sorrido,prendendolo sotto braccio; se c'è una cosa che ho imparato da mio padre é sembrare ciò che in realtà non sono.
Rimane rigido,senza dire una parola. L'ansia in me comincia a crescere,così decido di fermarmi ad un buffet per prendere qualcosa da bere. Lui rimane in un angolo a fissarmi con uno sguardo tagliente.
"Andiamo?" Dico,quando sono davanti a lui con un bicchiere di champagne in mano.
"Maggiore Ziegler,sono molto contento di rincontrarla,come va?"
Un uomo piuttosto basso,con le guance vermiglie,ci interrompe.
"Buona sera Oberst-Gruppenführer, molto bene grazie." Sembra come essersi appena risvegliato da uno stato di trance.
"Vedo che è in buona compagnia." Dice,rivolgendomi un sorriso,Ziegler si volta verso di me e azzarda un sorriso,ma riesco a percepire che sia terribilmente falso.
"Buona sera,Ilse Hoffmann." Prendo le redini del discorso e decido di presentarmi.
Prende la mia mano e ne bacia il dorso. La ritraggo subito dopo,mettendola alle mie spalle.
"Spero passiate una buona serata. Signorina Hoffmann,é stato un piacere conoscervi."
"Altrettanto." Dico sorridendo.
Mento spudoratamente,continuando a sentire dentro di me un senso di repulsione persistente.
Quando ormai l'uomo si è allontanato,Ziegler afferra la mano dietro la mia spalla,con forza e mi conduce verso l'uscita.
"Cosa fate ora?" Domando,non riuscendo a capire più niente.
Lui continua a camminare veloce tra la gente,usciamo dalla sala e sempre tenendo la mia mano in una presa molto forte,entriamo in un ufficio al piano terreno.
"Io non vi capisco,ma cosa avete in testa,eh?!" Urlo nella stanza completamente immersa nel buio più totale.
"Che cos'ho in testa,io? Piuttosto voi! Ditemi,a che stupido gioco state giocando,eh?" Urla di rimando,non riesco a vederlo,ma dove diamine é l'interruttore qua dentro?!
"Io non sto giocando proprio a niente,siete voi che mi avete costretta in questa stupida messa in scena." Anche se non lo vedo,sento che è vicino a me,così lo spingo dal petto.
"Non sono stato io a farlo e questo lo sapete!" Non l'ho mai visto così arrabbiato,devo uscire immediatamente  da qui.
"Voi centrare sempre e comunque,perciò non cercate di scamparvela!" Gli punto un dito al petto e lo spingo verso la parete.
"Ora me ne vado,ma ho una gran voglia di tirarvi una sberla." Ammetto stringendo i denti.
"Voi non andrete da nessuna parte." Ziegler afferra il mio dito e mi fa scivolare accanto a lui.
"Non resterò un minuto di più,toglietemi le mani di dosso,dannazione!" Torno ad urlare.
"Smettetela subito,sembrate una bambina." Sento le sue mani accanto al mio viso,mi ha incastrata.
"Chissà chi é qui il bambino tra noi due..." sputo fredda.
"Non saremmo qui se qualcuna non si fosse comportata da immatura." Ribatte immediatamente.
Ora sono stufa di sorbirmi le sue prediche,già stamattina gli avrei volentieri sputato in un occhio.
"Non saremmo qui se tutto questo non esistesse." Dico seria.
Rimane in silenzio,così decido di andarmene una volta per tutte.
Dopo essere andata contro un paio di oggetti e essermi presa anche una testata,finalmente riesco a trovare la maniglia della porta.
"Non ti lascio cadere." Mi blocco sui miei passi.
"Non ti lascio andare." Che cosa sta blaterando adesso?
"Smettetela e aiutatemi ad uscire,ora."  Cerco di distrarmi dalle sue parole.
Ma poi sento i suoi passi,sta venendo verso di me,ne sono sicura.
Improvvisamente mi sembra così vicino.
"C-cosa volete Friedrich? Mi avete umiliata abbastanza,non credete?"
La mia sembra più una confessione.
"Cosa state facendo Ilse?"
"I-io...ma c-"
"Intendo a me."
Il cuore ora mi pulsa all' impazzata,non riesco a calmarmi e questo non va bene,per niente.
"State scappando da qualcosa che non volete o da qualcosa che avete paura di volere?"
Apro la bocca per rispondere,ma non escono le parole,rimango immobile in silenzio.
"Rispondetemi."
"No,non voglio nulla." Dico in fretta.
"Sapevo avreste risposto così."
Deglutisco a fatica.
"Ve lo chiedo per l'ultima volta,non ce ne sarà un'altra,provate qualcosa per me?"
Silenzio.
"Rispondete. Se mi rifiuterete di nuovo,uscirò dalla vostra vita per sempre,farò di tutto per allontanarvi da me,ma vi prego di essere sincera,con voi stessa."
Mi manca il respiro,inizia a girarmi la testa.
Troppe cose,troppe cose a cui pensare e poi a chi dare ragione? Alla mente o al cuore? Lui non potrà mai essere uguale a me,siamo troppo diversi e fino ad ora,non abbiamo fatto altro che scontrarci a causa delle nostre diversità.
Passano diversi minuti,ma una mia risposta non si appresta ad arrivare.
Sento il suo respiro,é l'unica cosa che riesco a percepire.
"É stato un piacere conoscervi anche se per poco,rimarrete impressa nella mia mente per sempre." Ammette sconfitto.
Poi l'immagine di mia nonna mi torna alla mente.
"Amantium irae amoris integratio est. L'ira degli amanti è il completamento dell'amore." Diceva sempre quando le domandavo che cosa significasse la parola amore.
Senza pensarci ancora,lo tiro per la giacca e allora accade. Per la prima volta da quando ci conosciamo,lo bacio di mia spontanea volontà.
Chiudo gli occhi,in un primo momento sento che l'ho colto di sorpresa,ma poi si lascia andare,stringendomi per le spalle.
Quando ci allontaniamo,mi sento incredibilmente diversa,come se tutti i problemi e le preoccupazioni che fino ad un istante prima mi tormentavano,fossero spariti.
"Credo di amarti Frederich." Ammetto a bassa voce. Sento il suo accenno ad una risata e poi torna a baciarmi.
Restiamo abbracciati per quelle che a me sembrano ore.
"Siamo come fiori di ghiaccio,sbocciamo di notte."
"Cosa?" Quasi rido,non avendo ben afferrato le sue parole sussurrate.
"C'è n'é voluto prima che sbocciasti,Ilse." Dice ridendo.
"L'importante é che alla fine io ci sia riuscita."

//
MA CIAO!
Non ve lo aspettavate,vero?
Voglio sapere tutto ciò che pensate riguardo questo capitolo!
Grazie di tutto💓
Ps. Scusate l'assenza... ho cercato di recuperare con questo capitolo.
Xoxo,Lidia.

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