CAPITOLO 37

Ilse
Sento il mio respiro colpire delicatamente il braccio che tengo piegato sotto al cuscino. Dalla finestra semiaperta entra un leggero venticello mattutino. Mi volto dall'altro lato e decido di aprire gli occhi; il sole sta ancora sorgendo. Passo una mano sui capelli che mi ricadono lungo le spalle,li raccolgo e mi dirigo verso l'ingresso,pronta per prendere il quotidiano.
Si,sono nel mio appartamento. Non ho ancora elaborato quello che è successo ieri sera con Ziegler.
Ero sincera? Forse.
Il fatto è che non riesco a capirlo nemmeno io,ma c'è qualcosa che mi spaventa in tutto ciò. Fino a quando potrò andare avanti così? Sono brava a mentire,ma lui prima o poi se ne accorgerà,é terribilmente astuto.
Il telefono inizia a squillare ripetutamente,mi affretto a rispondere.
"Pronto?"
"Salve signorina Hoffmann,sono Marthe,la governante di vostra nonna."
"Oh,si salve. Mi dica,perché mi chiama a quest'ora?"
Devo ammettere che sono molto preoccupata,Marthe non mi ha mai chiamato per nessuna ragione,perché avrebbe dovuto farlo proprio oggi?
"Mi dispiace dirvelo così,ma vostra nonna si sente poco bene,sarebbe opportuno che veniste qui il prima possibile."
L'ansia comincia a prendere il sopravvento,cosa?perché?
"Arrivo subito." É tutto ciò che ricresco a dire,prima di chiudere la chiamata e correre a cambiarmi.

L'auto attraversa la strada principale e poi la piazza principale,proseguiamo ancora per qualche isolato fino a quando non arriviamo davanti all'ingresso di casa sua.
"Buongiorno,ho fatto il prima possibile." Dico a Marthe,mentre mi prende il cappello che tengo in mano.
"Venite." Mi fa strada,fino al piano di sopra,dove si trova la camera da letto di mia nonna.
Le scale mi ricordano il giorno in cui mi ha salvata dal Lebensborn. Quando siamo arrivate a casa,le ho salite in fretta,fino ad arrivare al mio posto sicuro,la soffitta.
Vedere la piccola Lena dopo così tanto tempo e dopo quello che mi aveva fatto passare mio padre,aveva annullato anche solo se per qualche istante,la guerra,le bombe,le urla,il sangue e il dolore che avevo visto fino a quel momento.
"Vi sta aspettando" Marthe mi indica la stanza. Dopo averle rivolto uno sguardo in segno di gratitudine,entro chiudendomi la porta alle mie spalle.

La vedo sotto le candide coperte,con le mani in grembo,gli occhi chiusi e le guance pallide.
Mi avvicino delicatamente,prendendole le mani.
"Nonna,sono Ilse." I suoi occhi si aprono lentamente,rivelando le iridi azzurre.
"Oh,tesoro. Cosa ci fai qui?" L'abbraccio e mi siedo dal lato opposto del letto per starle vicino.
"Marthe mi ha detto che ti sentivi poco bene..." dico,accarezzandole il dorso della mano sinistra.
"Si,é già da due giorni,il medico dice di non riuscire a capire di che cosa si tratti."
Ammette,con tono di rassegnazione. Abbasso lo sguardo seria.
"Ma tu non ti devi preoccupare. Come stai ora? Vedo che ti sei ripresa bene."
"Si,Ziegler ha insistito perché restassi qualche giorno in più a casa sua,ma ieri sono tornata al mio appartamento. Non potevo più restare lì." Alzo le sopracciglia,continuando a tenere gli occhi fissi sulle nostre mani.
"Mh e dimmi,ti ha detto qualcosa in particolare? Sembri molto pensierosa..." di scatto alzo lo sguardo su di lei,non mi ero resa conto di quanto fossero diventati lunghi i suoi capelli,sarà perché li tiene sempre legati in ordinate trecce...
Ma ora cosa le posso dire?
In realtà l'ho baciato,non so che cosa mi sia preso. Forse se non fosse stato così premuroso nei miei confronti non sarebbe sicuramente successo,però c'è qualcosa di diverso in lui,ogni tanto si percepisce di più,altre volte meno,ma sento che qualcosa tra noi due sta cambiando.
"No,non è successo nulla;soltanto che stavo pensando a Lena...ora che stai male forse dovrei prenderla io."
Cerco di cambiare discorso,ma lo penso veramente. Ora la piccola non può più rimanere qui,lei non ne ha le forze per prendersene cura.
"Vorrei dirti di no,ma non posso negare l'apparenza. So che con te sarà al sicuro,ma stai ugualmente attenta Ilse,non fidarti di nessuno." Ingoio un groppo amaro,ha perfettamente ragione.
"Me ne prenderò cura."
La porta della camera da letto si spalanca subito dopo.
Mio padre.
Perché è qui? Non deve fingere di tenere a sua madre quando tutti sappiamo perfettamente che non gliene importa nulla.
"Buongiorno mamma,mi hanno detto che non stavi bene,così ho pensato di passare per salutarti prima di tornare a lavoro."
Ha anche il coraggio di chiamarlo lavoro.
La nonna lo guarda seria,senza nemmeno sbattere le palpebre.
Quando mio padre vede che ci sono anche io,subito sul suo volto compare un ghigno che conosco troppo bene. Come se volesse farmi capire che non appena ci sarà il momento giusto io e lui faremo una chiacchierata.
Mi alzo,lasciandoli soli.
Lo guardo negli occhi prima di uscire.

Aspetto in corridoio che finisca di parlarle,ho bisogno di prendere Lena il più in fretta possibile.
Passano minuti prima che un rumore di stivali che sbattono velocemente sulle scale in legno,mi faccia alzare il viso dalle mani.
Percorro con lo sguardo l'intera figura davanti a me,quando arrivo al suo volto,per poco non mi alzo e me ne vado.
Ziegler mi guarda con un'aria stranamente allegra,i suoi occhi brillano in una maniera diversa dal solito.
"Buongiorno,sono venuto per chiamare vostro padre,dobbiamo andare,purtroppo gli ordini hanno la precedenza."
Dice continuando a fissarmi.
"Vi capisco,come al solito avete ragione maggiore Ziegler." Rispondo ironicamente. Mi rivolge un'ultima occhiata veloce prima di tornare serio e di bussare alla porta della stanza.
Una voce flebile  gli dice di entrare,sento delle voci indistinte e poi vedo mio padre uscire dopo qualche istante. Mi passa accanto gelandomi  con il suo sguardo serio e distaccato. Seguito da Ziegler,che scende le scale come se non mi avesse vista.
Mi alzo in fretta e subito corro in soffitta per prendere la piccola.
Se le cose diventeranno più serie tra di noi,non so se riuscirò a reggere il gioco. Devo pensare prima al bene  della bambina.

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Nuovo capitolo,a presto.
Lidia.♥️

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