CAPITOLO 12

Guardo meglio per essere certa che si tratti di lui,ma non c'è dubbio.

Lui non mi vede e indisturbato torna dentro. Le urla dei soldati rimbombano nella tromba delle scale.

"Schnell, schnell,beeil dich!!!"- continuano a ripetere.

Rimango sul marciapiede opposto,non voglio muovermi,voglio vederlo scendere e guardarlo negli occhi.

Voglio vedere l'animale che è.

E infatti,non appena esce,si guarda prima a destra e poi a sinistra,quando posa il suo sguardo su di me,capisce che ho visto tutto.

Furibonda e ferita mi allontano da quello scenario.
***
Mio padre mi aspetta nel suo ufficio,con i gomiti sulla scrivania,rigira tra le mani la sua penna stilografica.

Quando entro non gli rivolgo la parola,ma ci pensa lui a comunicare a parlare.

"Dove diavolo sei stata fino a quest'ora?"- il suo tono di voce é calmo,inizio a temere il peggio.

Mio padre,fin da quando ero bambina,ha sempre avuto questo segno che lo differenziava dagli altri genitori.
Nei momenti critici o quando doveva farmi una ramanzina pesante,lui assumeva sempre un tono calmo e li accadevano le peggio cose.
Contrariamente ai miei coetanei preferivo quando mi urlava contro.

"In ospedale,come è giusto che sia."-dico guardandolo.

"Forse non hai ancora capito che tu lavori per me,per me e basta!"-sbatte le mani sulla scrivania,nei suoi occhi é evidente la rabbia che prova.

"Io non sono al servizio di nessuno. Faccio quello che faccio soltanto per me,spero che questo sia ben chiaro una volta per tutte."-pronuncio queste parole a denti stretti,ma non appena finisco,sento una sberla arrivare sulla mia guancia sinistra.

Sul mio viso,voltato dall'altro lato, inizia a comparire una chiazza rossa,dato il forte impatto.

Poso una mano sul punto in cui mi ha colpita e con occhi sbarrati dalla rabbia torno a guardarlo.

"Io,lavoro per me."- la sua espressione,quando mi sente dire queste parole,si incupisce ancora di più.

Dalla porta lievemente socchiusa,un rumore di chiavi e poi di stivali,lo fa distrarre.

"Oh,buonasera Maggiore,prego venga."-io non gli rivolgo lo sguardo,rimango voltata.

Poi lo sento venire accanto a me.

"Mi dica,c'è qualcosa che non va?"-dice con le braccia tenute dietro la schiena.

Mio padre raggira la scrivania e poi comincia a girarci attorno,come un avvoltoio fa con le sue prede.

"In realtà ho un compito per lei. Dovrà insegnare a mia figlia che cosa sono le buone maniere e sopratutto qual'è il suo posto qui."-é calmo,sa perfettamente che questo mi farà arrabbiare.

Non mi piace essere sottomessa e quando mi capita di sentirmici,faccio di tutto per liberarmi.

Ziegler continua a tenere lo sguardo davanti a se.

"Quindi,da domani lei la seguirà in tutto quello che fa,tutto."- come può pensare di tenermi come un ostaggio?

Non sentendo alcuna risposta da parte sua,mio padre alza il tono della voce.

"Sono stato abbastanza chiaro,Ziegler?"-ora é tornato alla sua scrivania e mi guarda con disgusto,come se per lui sono uno scherzo della natura.

Effettivamente,non credo che mio padre conosca persone che vanno contro i suoi ideali,eccetto me e mia nonna,la nonna! Devo assolutamente andare a trovarla...

"Jawohl  herr Hoffmann."

Mio padre torna a concentrarsi su di me.

"E tu,sii prudente,perché non sarò molto cauto nei trattamenti se Ziegler mi comunicherà che non fai quello che ti dice."

Ho paura? No.
Le sue parole non fanno altro che accrescere la mia voglia di libertà e indipendenza.
***
Ziegler é nel suo ufficio,io sono in infermeria,sto compilando le ricevute sanitarie di ogni ragazzo.

Le due stanze sono messe in tramite attraverso il corridoio e visto che mi ha obbligata a lasciare la porta aperta,riesco a vederlo seduto alla sua scrivania in mogano.

Mi irrita talmente tanto vedermi così sottomessa ai loro ordini.

"Ilse,venga un attimo,per favore."- mi alzo e vado nel suo ufficio,chiude la porta alle mie spalle.

"Non farò quello che mi ha detto suo padre"- sentendo queste parole mi volto e sbalordita lo guardo.

"A patto che mi racconti tutta la verità."

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Scusate,riscrivo la fine,perché wattpad me l'aveva cancellata.

xoxo.

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