53 | most beautiful
Al suono della campanella, che segna il termine dell'ultima e pesante ora di filosofia, mi dirigo verso la mia moto accompagnata dai miei migliori amici.
Le ripetizioni di Naìm mi stanno aiutando parecchio e, incredibile ma vero, adesso arrivo persino ad un otto come valutazione. Cheche invece la vedo di rado, considerando che stiamo entrambe frequentando qualcuno, ma la nostra amicizia salda, rimane tale.
"Okay, ragazze. Io vado, Zoe mi aspetta." ci avverte e poi punta lo sguardo su di me, "Ricordati domani che ci vediamo in biblioteca alle 16:00."
Annuisco e quando io e Cheche siamo sole, questa mi assale strizzandomi le guance con una mano e osservandomi con attenzione.
"Occhiaie, sorriso smagliante, trucco leggero anzi quasi assente, outfit già indossato questa settimana... OH MIO DIO! HAI SCOPATO, FINALMENTE!" esulta, mettendomi in imbarazzo con l'uso di un tono troppo alto. Le dico di non urlarlo ai quattroventi e lei si mordicchia il labbro inferiore per tenere a freno la sua lingua. Si è addirittura messa a saltellare sul posto come una bambina di sei anni.
È surreale che abbia capito come ho trascorso la notte scrutandomi per bene e per pochi secondi; la adoro.
"Il poliziotto?" chiede e io assento, mentre indosso il casco del soggetto della nostra conversazione. Non rammento nemmeno più per quale assurdo motivo ce l'abbia in possesso. Ah, no! Giusto! Mi aveva praticamente spinta giù dalla sua moto.
"È stato bravo? Con la lingua? Quanto è durato?" ficcanasa per scoprire più dettagli possibili, ma poi compie un passo indietro spaventata. "Non sarai mica innamorata di lui?"
"No, tranquilla." nego certa che non sia amore quel che provo per lui. Sì, gli ho detto più e più volte che vada a letto soltanto con chi mi ha rubato il cuore, ma è una tattica per essere corteggiata, per ricevere regali e attenzioni. Insomma, sapete bene come sono: un'egocentrica avida alcolizzata.
"Ma gliel'hai data..."
"Non vedo quale sia problema."
"Ma sì, hai ragione! E poi che volevo fare? La ramanzina? Io?" si sminuisce ridendo amaramente mentre cambio discorso, invitandola da me.
"Non so..."
"Ieri mia madre ha fatto la spesa." roteo gli occhi.
"Passami il casco." pretende e insieme rincasiamo. Varcata la soglia della mia porta però, mio padre esce in fretta e furia con mia madre dietro che prova a rincorrerlo con fare disperato. Ripasso quindi le chiavi della mia moto alla mia migliore amica, per farle intuire che mi dispiace e che non è il momento giusto per svuotare il nostro frigorifero. Lei non si lamenta, essendo abituata ormai anche ai bisticci dei suoi genitori.
Attendo mia madre sul divano e quando questa in questione rientra, si asciuga le lacrime nella speranza che non le abbia viste.
"Hey." esala con voce rotta, sedendosi accanto a me, "Com'è andata a scuola?"
"Che è successo tra te e papà?" domando preoccupata mentre lei prende forza e coraggio per degnarmi di una risposta.
"Oggi abbiamo ufficialmente e legalmente divorziato io e tuo padre."
"Oh..." sospiro soltanto, sebbene dentro di me sia appena divenuta una fontana e sebbene questa notizia si sia rivelata un'altra pugnalata. "Essendo maggiorenne posso decidere con chi vivere, giusto?"
"Sì, ma il punto è che tuo padre non vuole avere più a che fare con te." spiega a capo chino, accarezzandomi i dorsi delle mani. È facilmente percepibile la difficoltà con cui ha pronunciato tali parole, ma non ci credo. Non ci voglio credere.
Non mi muovo di un millimetro, ché pietrificata da questo assurdo passaparola. È come se lo avessi perso di nuovo e l'idea non mi piaceva affatto.
"Ma ce la faremo noi due, dopotutto ti ho cresciuta io fino ad adesso." prova a rassicurarmi, ma considerando che ragazza sia diventata e il resto, non si rivela un gran successo. Potrei cercare di convincere me stessa di non avere bisogno di lui nella mia vita, ma so perfettamente che non è così. Ho vissuto per troppi anni senza una figura paterna e ora che avevo accettato il suo crimine e riconciliato con mia madre, lui dichiara di punto in bianco che non vuole più? Non ha senso.
Mi reco in camera da letto, scombussolata e arrabbiata, e fino alle nove di quella sera ci rimango, senza rispondere ai messaggi e alle chiamate di nessuno, senza muovermi dalla mia posizione, senza combinare nulla. Perché quando tutto pare andare nel verso giusto, deve arrivare una brutta notizia a distruggermi?
"Tesoro, c'è Dean." annuncia mia madre, evitando di entrare, cosa che invece fa il nostro ospite dell'ultimo minuto.
"Tutto okay? Cheche mi ha chiamato chiedendomi dove fossi e se avessi risolto il problema che però non mi ha riferito. Poi Naìm è venuto da me nella speranza di poterti parlare e, infine, tua madre ha telefonato la mia per ordinarmi di venire qui." chiede il mio pseudo ragazzo, avanzando con la stessa lentezza di un uomo dinanzi ad una bomba che può esplodere a momenti. Si siede sul mio materasso, su cui attualmente sto avendo più piaghe della nonna di Cheche.
"Torna a casa, voglio stare da sola." mento, ma non voglio che venga coinvolto nei miei problemi. Desidererei soltanto una vita che includesse la mia famiglia unita, i miei due migliori amici e Dean. È chiedere troppo?
Non si muove e non so ben dire se stia scherzando per tirarmi su il morale o se abbia battuto la testa da qualche parte prima di venire qui, proponendomi di scopare per non pensarci, ma mi imbestialisco e gli indico l'uscita.
"Vattene."
"Dai, stavo scherzando, perdonami.
Posso sapere che è successo?"
È palesemente preoccupato e, come ormai accade sempre da quando c'è lui, qualsiasi cosa mi sia imposta poco fa, va a farsi benedire. Crollo sulla sua spalla per poi abbracciarlo e dirgli quel che vuole sapere.
"I miei hanno ufficialmente divorziato e mio padre se n'è andato."
"Merda, mi dispiace." afferma, ma perde credibilità quando afferra il suo cellulare per inviare un messaggio a chissà chi. È serio?
"Ti sto parlando, potresti cortesemente prestarmi attenzione?"
"Sì, scusami di nuovo. Ho un'idea!"
"Non voglio fare niente."
"Hai bisogno di sfogarti e io conosco un posto dove puoi farlo." mi fa l'occhiolino mentre fruga tra i miei cassetti e nel mio armadio. Esulta quando trova un paio di leggings e un mio reggiseno sportivo. Vuole farmi correre per caso?
"Andiamo al poligono per farmi usare la pistola?" spero, sentendo la voglia di alzarmi e uscire per dimenticare riemergere a poco a poco.
"No, la utilizzerai un'altra volta. Il poligono a quest'ora è chiuso." mi comunica e in contemporanea mi ordina di cambiarmi. Vuole rompermi le scatole? Bene, allora io avrei ricambiato stuzzicandolo: mi cambio davanti a lui, che da gentiluomo quale si reputa, si volta. Abbranco anche una felpa in caso di aria fresca, essendo ancora in primavera e poi mi reputo pronta.
"Dimmi che mi porti a mangiare." sogno ad occhi aperti, desiderosa di distrarmi con un panino o un dolce, ma dal suo roteare gli occhi, deduco che sia un no. Parla un attimo con mia madre e infine saliamo sulla sua moto. Guida fino al quartiere più malfamato della città e se auspicava ad avermi attaccata a sé, credo che abbia funzionato alla grande: gli sono appiccicata come una sanguisuga. Uomini per niente rassicuranti occupano l'entrata di un edificio che scopro mio mal grado essere proprio quello in cui entreremo noi. Dean ha persino lasciato la pistola e il distintivo in auto, giustificando tale azione con un qui i poliziotti non sono i benvenuti. Il che mi ha incusso più paura. Credo che chiunque lo sarebbe al mio posto in un quartiere che conta una vasta gamma di criminali.
"Hey, coglione!" un ragazzo di circa vent'anni saluta il mio amico, smettendo di prendere a pugni un altro sul ring. Quindi mi ha portata in una palestra? Che vuole insinuare? Che sono grassa?
"Non dovresti portare qui una ragazza, soprattutto non a quest'ora." lo rimprovera e guardandomi attorno concordo pienamente con lui. Sembrano tutti evasi di prigione e sono anche il triplo di Dean messo assieme al suo compare.
"Puoi svuotare la palestra?" pone sempre al ventenne che si rivela dunque il proprietario di questa vecchia palestra.
"Cosa? No, amico."
"Dai, ti pago il doppio di loro." offre Dean, ma l'altro non si smuove.
"L'hai detto tu stesso che non avrei dovuto portare qui la mia ragazza!" ribadisce, ma non funziona. Aspetta, mi ha di nuovo definita la sua ragazza?
"Guardala: non è a suo agio con tutti questi uomini. Come ti sembra?" prosegue quello che probabilmente ha promesso a mia madre di distrarmi e che al momento ci sta riuscendo.
Prima di rispondere a Dean, il tizio mi squadra da capo a piedi con braccia conserte e infine esclama:"Minorenne."
"No, è spaventata."
"Senti, cocco bello: quante probabilità ci sono che mi molestino non appena inizierò a usare qualche peso o fare degli squats?" intervengo.
"Moltissime."
"Nel caso accadesse, tu saresti loro complice perché nonostante i tuoi bellissimi e grossi muscoli, scapperesti o ti metteresti a guardare. Sarebbe comunque reato di omissione di soccorso, quindi finiresti dentro... e tu non vuoi ritornarci, o mi sbaglio?" mi azzardo a dire, non essendo sicura però che sia mai stato al fresco.
"Mi trovi attraente? Hai detto bellissimi e tonici muscoli!" ghigna maliziosamente non considerando il resto del mio discorso persuasivo, ma poi si schiarisce la gola e cede, "Okay, ho capito. Mando via gli altri."
È scocciato, difatti mima a Dean un ma chi è questa nana?! mentre va a comunicare agli altri di levare le tende.
"Secondo me, stai studiando legge." persiste il mio poliziotto con la sua teoria.
"Ti ho già detto di no."
"E come fai a s-..."
"Guardo Law and Order, C.S.I., Criminal Minds e altre serie televisive su top crime." spiego e lui mi avvolge i fianchi e guardandomi dritta negli occhi mi sussurra dolcemente:"Non esiste nessun'altra come te, Roux."
Lascio passare almeno dieci secondi prima di rovinare il momento, ma mi risulta alquanto difficile e dopo sei di essi contesto:"Lo so."
"Non posso mai farti complimenti!"
"Sono fantasticamente piena di autostima, lo so." piego le labbra in un sorriso spavaldo e lui arrendendosi a tale idea, mi lancia dei guantoni con l'ordine di indossarli per riconcentrarsi sullo scopo della nostra presenza qui.
"Hai bisogno di sfogarti, anche se tu neghi che sia così."
"Quindi credi che mollando un paio di calci e pugni ad un sacco ripieno di chissà cosa mi possa aiutare?"
"No, ti sto dando la possibilità di picchiarmi."
"Non ti voglio picchiare."
"Perché sai che non hai abbastanza forze per farlo!"
"Stai usando la psicologia inversa?"
"Forse." sogghigna, mettendosi in posizione per incominciare lo scontro, "Andiamo, mollami un destro."
"No."
"Pensa a me come la personificazione del divorzio dei tuoi."
"Sei patetico."
"Pensa a me come la personificazione di tutti i motivi che ti rendono triste e arrabbiata." balza da un lato all'altro del ring, rifilandomi certe cazzate per cui dovrei provare odio, ma si arresta non appena affermo:"Non posso picchiarti."
"Perché?"
"Perché oltre ai miei due migliori amici, sei la cosa più bella che mi sia capitata e non riesco, neanche volendo, ad immaginarti come fonte di tutta la merda della mia vita." confesso leggermente imbarazzata, ma quando vengo racchiusa tra le braccia, ogni cosa scompare, in particolar modo il mio dolore. È questo il potere che ha Dean? L'effetto che ha su di me?
"Vorrei tanto poterti aiutare, Sofia."
"Lo stai già facendo." nascondo il mio viso, dato che questo mio lato smielato mi sta facendo venire le carie.
"Quindi che facciamo con la palestra se non vuoi picchiarmi?"
"Ci focalizziamo su altri esercizi."
"Oppure torniamo a casa, mangiamo schifezze e guardiamo un film su Netflix." propone e, incrociando nuovamente i nostri sguardi, ci intendiamo.
"Mi sembra un'ottima idea." sorrido e lui ricambia, prendendomi su una spalla come un sacco di farina, "Ehi, ma che fai?!"
Ridacchio e mi trasporta fino alla moto in questo modo, dove avvia il motore e dove il ventenne di poco fa, ci manda a fanculo per avergli fatto sprecare tempo.
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