50 | make her happy

Mi alzo dal letto verso le cinque e mezza del mattino, essendo ormai abituato a svegliarmi presto a causa del lavoro quando ho il turno diurno, e subito mi accorgo dell'assenza della mia amica. Che se ne sia andata a casa?
Non ci bado granché poiché se così fosse stato, non sarebbe stata la prima volta.
Mi indirizzo verso il bagno sbattendo le spalle un po' su ogni parete e, dopo essermi spogliato e aver impostato Take on me della mia playlist old but gold, entro nel box della doccia. Inizio a cantare a squarciagola, usando il getto dell'acqua come microfono e mostrando ad un pubblico inesistente i miei mirabolanti passi da ballerino. Quando però sono sul punto di mettermi lo shampoo, qualcuno irrompe non solo nella stanza, ma anche nel box gridando:"Noooo! Porca puttana, noooo!"

E quel qualcuno è proprio Sofia, che con i capelli disordinati, il trucco quasi scomparso e un po' di bavetta, si bagna tutta e gesticola e farnetica qualcosa riguardo l'oggetto che ho in mano. Prova ad acchiapparlo, ma nel farlo scivola con un piede, esclamando:"Porco spino!" e avanzando velocemente tra le mie gambe. Io non esito a difendere il mio amico, coprendolo con ambedue le mani, ma quando poi fa per alzarsi, scivola di nuovo e un'altra imprecazione lascia le sua labbra; inoltre, per salvare il suo deretano da una possibile botta che le avrebbe lasciato un brutto e violaceo livido, si aggrappa a me, spingendomi allora ad aiutarla, tenendola salda per i fianchi.
Finiamo col fissarci a vicenda, sotto lo scorrere continuo dell'acqua dal getto su di noi e mi risulta alquanto complicato affermare — come mio solito — che mi irriti il suo avermi interrotto, ché lei adesso è tra le mie braccia, bagnata con la mia maglietta addosso e il suo bellissimo faccino. Neanche volendo, potrei reprimere l'eccitazione che sta crescendo in me e per tal ragione la bacio; la bacio come mai ci eravamo baciati, incrociando le nostre lingue in una danza inesistente ma pur sempre armoniosa e appassionante. La gioia presto si fa spazio, così come il bisogno di respirare, superato però da quello del contatto di Sofia. Non so con che coraggio, ma avendo ormai il torcicollo a causa della sua bassezza, la prendo in braccio, intimandole di circondarmi i fianchi con le gambe. Cosa stiamo per fare, mi chiedo mentalmente e per paura di aver corso troppo, le domando:"Sei sicura?"

"Di cosa?" domanda a sua volta ansimando e sputandomi in faccia l'acqua che le entra in bocca a causa sempre del getto su di noi.

"Di volerlo fare?"

"Aspetta." afferma, uscendo per poi ritornare con il suo telefono, "Flo dice che ho elevate possibilità di rimanere incinta quindi non mi sembra il caso di farlo senza protezione nella doccia."

"Chi è Flo?"

"L'applicazione delle mie mestruazioni."

"Ah."

"Sarà per la prossima volta. Buona fortuna con quella." ammicca alla mia erezione e, quando abbasso lo sguardo ad essa, noto anche che dallo shampoo, caduto durante tutto il caos di Sofia, stia fuoriuscendo un liquido differente dal normale; pertanto guardo torvo la ragazza dinanzi a me, la quale sghignazza e se ne va sgocciolante.
Grandioso! Non solo devo occuparmi della mia alzabandiera, ma dopo devo anche passare il moccio sul pavimento.

Risolto tutto quanto, mi condanno con la sua compagnia raggiungendola in cucina, dove scopro che ha versato gentilmente da bere e da mangiare nelle ciotole di Lola.

"Hey, sei ancora vivo!" gongola sarcasticamente, ma io la ignoro e le pongo una domanda.

"Che ore sono?"

"Un quarto d'ora alle sette."

"Di già?"

"Sì, mi accompagni a scuola, vero? E mi presti anche i tuoi vestiti, vero? I miei li ho lasciati nel tuo garage e non mi metterei mai l'abito elegante di tua sorella a scuola." farfuglia, dirigendosi immediatamente nella mia stanza, davanti al mio armadio.

"Okay, allora muoviti che tra cinque minuti partiamo."

"Come cinque minuti? La mia scuola apre alle sette e cinquantacinque." borbotta mentre abbranca una mia maglietta, si cambia indossando questa e buttando con nonchalanche l'altra, e la trasforma in un vestito primaverile, facendo sparire le maniche corte.

"Vorrà dire che aspetterai fuori."

"Stronzo."

"Muoviti!" pretendo, tornandomene in cucina per non eccitarmi ulteriormente nel vederla cambiarsi. Mi domando come i suoi le permettano di fare quel che vuole, persino dormire da me, praticamente sempre. E pensando proprio ai suoi genitori, noto che sua madre le ha inviato un file, motivo per cui lo schermo del suo telefono — che ha appoggiato sull'isola — sta illuminando. Ficcanaso e lo sblocco digitando come password deanosauro, cosa che effettivamente mi onora, ma non mi sorprende: si sta innamorando di me la ragazzina. Se non l'avessi fermata poco fa, avrebbe ceduto ad ogni sua fantasia con me.
Tralasciando ciò, mi focalizzo sul file di Andrea che riguarda la procedura del divorzio e l'affidamento.

"Che cazzo stai facendo?" sbotta Sofia, appoggiata allo stipite della porta del corridoio, cogliendomi di sorpresa. Esco immediatamente dai messaggi e vado nella galleria.

"Niente, guardavo le tue foto." alzo le spalle, ma rimango a bocca aperta nel vedere però quanto sia dannatamente fotogenica.

"Facciamo colazione?" chiede, riprendendosi il telefono e controllando cosa ci sia nel mio frigorifero.

"Sì, ma la prendiamo strada facendo." rispondo, mentre le appoggio il braccio sulle spalle per andare a prendere l'ascensore, dove sfortunatamente c'è la mia vicina con sua figlia, ossia quella con cui Sofia ha bisticciato mediante smorfie e linguacce. Scorgo proprio queste due fulminarsi a vicenda e, per distrarre almeno la mia amica, domando:"Come mai non hai dormito vicino a me?"

"Hai tirato una scoreggia così lunga che pareva una mitragliatrice! Per non parlare poi del fetore che in meno di due secondi ha invaso la tua stanza."

"Mea culpa moment." ammetto ridacchiando, contento e fiero di aver vinto per la prima volta contro di lei. Chiacchieriamo ancora fino ad arrivare alla moto, con la quale ho intenzione di portarla da Antoniazzi, il mio bar preferito.
Giunti a destinazione e posteggiata la moto, entriamo e subito vengo salutato dai miei amici che ci lavorano.

"Sediamoci che poi ci raggiungerà uno di loro." dico mentre eseguiamo quell'azione.

"So come funziona un bar, Dean." ribatte e all'arrivo di Theo aggiunge:"E so che questo è un bonazzo."

"Buongiorno anche a voi!" sghignazza il mio amico, sorpreso dalla schiettezza di Sofia, "Ciao Dean! La tua amica è...?"

"Lesbica."

"Non è vero, sono al cento per cento etero. Mi chiamo Sofia, ma tu puoi chiamarmi quando vuoi." civetta la ragazza che esattamente pochi minuti fa mi stava divorando le labbra nella doccia.

"Sai che sei davver-..." incomincia Theo, ma lo interrompo:"Davvero fastidiosa."

"Volevo dire simpatica."

"È uguale."

"Smettila, Dean." interviene ancora, mollandomi uno schiaffo sul bicipite per azzittirmi.

"Cosa prendete?" pone, pronto per segnare le nostre ordinazioni sul suo taccuino.

"Un po' di te, è possibile?" batte le
ciglia e il nervoso e la gelosia si stanno gradualmente impossessando di me; tant'è che le mie nocche sono divenute bianche per quanta forza ci stia mettendo nel stringere i pugni per reprimere la rabbia.

"Scusami, ma tu sei quella Sofia?"

"Che cosa intendi con quella?"

"L'amica di Karrueche?" precisa e solo adesso mi ricordo di aver presentato lui alla vietnamita. Aspetta, quindi Sofia ci ha appena provato con il tipo della sua migliore amica? Dramma in arrivo.

"Sì, perché?"

"Io sono Theo, quello che sta frequentando."

"Ah... Ehm... Si è fatto tardi, Dean. Devi accompagnarmi a scuola."

"Ma sono solo le sette e quatt-..."

"Andiamo!" mi trascina fuori verso la moto, dove però non ci prepariamo per partire.

"Potevi dirmi che era Theo! Testa di cazzo! Bastardo!" mi rimprovera, come se fosse colpa mia.

"Perché ci hai provato in primis?"

"Perché è un Dio greco, mi pare ovvio. Sei cieco per caso?"

"No, ma..."

"Sei geloso, Hill?" mi fissa diabolica e credo sia palese la mia gelosia.

"Sai quello che provo per te."

"So anche che l'altra sera mi hai detto che la nostra non è una storia d'amore e che ieri hai affermato che io non sono il tuo tipo. Sei un po' contraddittorio, ne sei consapevole, vero?"

"È che non sei affidabile. Hai tradito Naìm, mi hai baciato mentre frequentavi Matthew e ci hai provato con Theo davanti a me! Dormiamo insieme, ci baciamo, siamo sempre ad un passo dal fare sesso e okay, qualsiasi cosa ci sia tra di noi non è stato definito, ma un minimo di fedeltà è sottinteso per entrambi."

"Quindi adesso la colpa è mia?"

"Non sto dicendo questo."

"È proprio quello che stai dicendo."

"Possiamo parlarne dopo? Rischio di fare ritardo al lavoro." rimando la discussione a stasera e la accompagno a scuola per poi dirigermi a lavoro, dove la mia concentrazione è puntata su di lei e non sui casi di cui mi devo occupare assieme a Matthew, che da poco ha ottenuto la promozione diventando così il detective.

Terminato il mio turno, ricevo un messaggio da mia madre che riassume il casino creato dalla mia sorellastra dopo che me ne sono andato la sera precedente e che ordina con chiare parole di raggiungere Finn a villa Hill per poi accompagnarlo a prendere il completo. Ubbidisco e quando siamo entrambi a Folli Follie, un negozio costoso che sono solito frequentare, crollo sul divanetto pronto a valutare qualsiasi cosa indosserà il mio futuro patrigno.

"Hai la testa tra le nuvole, Dean?" mostra interesse e dato il mio no poco convincente, prosegue con l'interrogatorio.

"C'entra la ragazza che hai portato ieri alla festa?"

"Senti, sono grande e vaccinato. So cavarmela da solo."

"Si chiama Sofia, giusto?"

"Possiamo smettere di parlarne?"

"Che hai combinato?" insiste, specchiandosi e toccando i gemelli delle maniche di quel completo da riccone sborone.

"Soltanto perché sposerai mia madre, non significa che dobbiamo instaurare un rapporto finto padre-figlio. E poi figuriamoci se vengo a cercare consigli da te." accenno alla proposta che ha fatto a mia madre.

"Okay, scusami." si arrende e, sapendo nel profondo di averlo trattato male e non avendo praticamente nessuno con cui confidarmi, sputo tutto di getto:"Abbiamo litigato perché io le invio segnali contraddittori e perché lei invece ci prova con ogni essere che respira."

"Da quanto vi frequentate?"

"Quasi due mesi."

"Ti piace?"

"Da impazzire." ammetto senza vergognarmene.

"Dove l'hai portata al primo appuntamento?"

"Ehm..." inizio senza sapere come continuare. Ora che ci penso, non l'ho mai portata da nessuna parte!

"Non l'hai mai invitata ad uscire?"

"E dove dovrei portarla?"

"Sei tu quello che la conosce. Portala in un posto dove pensi di poterla rendere felice." conclude e stranamente non mi pento di aver richiesto il suo aiuto. Ma cosa potrebbe rendere contenta quella testa calda per cui vado pazzo ormai?
E se la portassi al McDonald's? Da Giros? Al lunapark?

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