47 | wet
Terminate le ore di lezioni a scuola, avanzo verso la biblioteca dove mi sarei incontrata con Naìm per delle ripetizioni. Mi immagino già la tensione e l'imbarazzo che ci sarebbero stati tra di noi, e mi faccio il segno della croce sperando che il tempo voli più in fretta del solito. Salgo le scale per arrivare al primo piano e lo trovo seduto con tutto il materiale pronto sulla superficie marrone scuro del tavolo e con gli auricolari, dai quali si ode forte e chiaro le parole della canzone riprodotta. Se al momento scorresse buon sangue tra di noi, lo spaventerei, ma non è così purtroppo e perciò mi limito a sedermi al suo fianco.
"Oh, ciao." mi saluta non appena si accorge di me e si toglie gli auricolari dopo avere messo in pausa la canzone dei X Ambassadors. Ricambio con un cenno del capo e senza troppi se o ma, inizia a spiegarmi la teoria per passare dopo alla pratica di matematica e poi di fisica e poi ancora di storia dell'arte.
Restiamo lì per due ore e mezza e stranamente ho imparato qualcosa; l'ho sottovalutato.
"Grazie Naìm per oggi." lo ringrazio ed ecco il momento più imbarazzante della giornata: lui cerca di abbracciarmi, ma io gli porgo la mano da stringere, e allora lui fa un passo indietro e quando sta per stringere la mia mano, io provo ad abbracciarlo. Finiamo col batterci il pugno.
"Cosa cazzo è appena successo?" chiede lui per entrambi ridacchiando nervosamente.
"Non ne ho idea." e invece lo so. Siamo passati al punto con cui speravamo di non averci mai a che fare, ché è l'inizio della fine di una delle più importanti amicizie della mia vita: da migliori amici ad amici e da amici a conoscenti che a stento si salutano per strada.
"Dobbiamo parlare, non credi?" pone, sapendo che io non mi sarei mai fatta avanti, pur pensandola allo stesso modo. Orgoglio femminile, che ci posso fare?
"Sì, ma facciamolo al bar, ti prego sto morendo di fame." concordo con lui e lo supplico di andare a mangiare però.
"Okay, ma offri tu."
"Oh, Naìm, usiamo la solita tattica da bastardi senza gloria." gli faccio l'occhiolino e sembriamo già aver chiarito ogni cosa. Mi sorride con quel pizzico nostalgico delle giornate trascorse assieme.
Camminiamo fino ad arrivare in un bar, dove non siamo ancora stati cacciati, e prendiamo posto per due, diciamo che dobbiamo ancora scegliere e nel mentre mangiamo gli stuzzichini.
"Io non posso decidere chi amare." va dritto al punto, portandosi in bocca tre tarallini.
"Nessuno può farlo."
"Vorrei tanto non amarti per non rovinare la nostra amicizia." sogna ad occhi aperti e il mio sguardo che trasuda da tutti pori un ma non è così lo instiga a continuare, "Lo so, lo so. Un'amicizia così dura a stento, ma possiamo fare finta che io non ti abbia detto niente?"
"Io ti amo di bene, sei una delle poche persone che più mi stanno a cuore e non posso per questo motivo farti soffrire parlandoti delle mie cotte, del mio elevato desiderio di scopare con Ian Somerhalder e altre cose che ero solita confidarti."
"Sofia, mi passerà, ma mi farai più male se mi allontanerai." mi prende le mani e mi fissa con quel cipiglio da cane bastonato, che mi spinge allora ad accettare.
"Avete deciso cosa ordinare?" spunta il ragazzo di prima con il taccuino e la stilografica in mano, interrompendo bruscamente il nostro momento di riconciliazione dolce. Con rapidità, sotto il tavolo vado nelle impostazioni del mio telefono, poi su suoneria e ne clicco una a caso per simulare una chiamata.
"Cosa? Investita da un SUV? Sta bene? Dov'è? Sono con Naìm. Arriviamo!" fingo di essere allarmata e Naìm mi regge il gioco. Ci scusiamo con il tipo e corriamo via.
"Sì, mi sei decisamente mancata." confessa tra le risate quando rallentiamo il passo.
"Mi accompagni a fare compere?" cambio discorso, essendo già stata fin troppo sentimentale per oggi. Annuisce e insieme andiamo dentro diversi negozi. Quando Naìm infine vede che ho abbrancato una tinta per capelli, un lassativo e un pacchetto di viagra mi domanda impaurito:"Chi ti ha fatto incazzare?"
"Dean."
"Pover'uomo."
"Devi stare dalla mia parte!"
"È una bella persona, un tipo a posto."
"Oh, a proposito, Dean mi ha riferito le cose che hai detto sul mio conto, eh!" esclamo, essendomene ricordata soltanto adesso.
"Sai che ti voglio bene, ma sai anche che quel che ho detto è vero."
"Sì, ma mi hai ferita comunque."
"Vieni qua, Sofia." mi accoglie tra le sue braccia e poi ci dividiamo: lui va da Zoe e io all'appartamento dell'altro Hill.
Ad accogliermi come sempre ormai, c'è Lola che scodinzola e che salta come un canguro per potermi leccare almeno il dorso della mano.
"Ma ciao piccola!" la saluto con la vergognosa vocina che ogni essere umano tiene nascosto e che rivela solo in presenza di un cucciolo o di un bambino.
"Sequoyah, devi smetterla di irrompere in questo modo nel mio appartamento." borbotta Dean, spuntando dal corridoio in pigiama; pigiama che consiste in un paio di bermuda da nonno, che però ignoro automaticamente visto che è a petto nudo.
"Sequoyah?" ridacchio, tenendo stretta a me la borsa con i libri di scuola e il materiale necessario per farmi odiare fino alla fine dei miei giorni.
"Seriamente."
"Fammi una copia delle tue chiavi e siamo a posto!" pretendo scherzosa, mentre lancio a Lola l'osso di gomma dall'altra parte della stanza. Il problema è che non la va a prendere, ma resta a fissarmi con la lingua di fuori. Tenera e ritardata, penso. È Cheche!
"Neanche ad Alexandra ne ho data una!" nomina la sua ex fidanzata, "Ora esci, suoni al campanello come una persona normale e io ti apro."
"Mi apri in che modo, birbantello?" sogghigno facendolo esasperare ancor di più.
"Vai!"
"No, ormai sono qui. Posso usare il bagno?" chiedo cortesemente.
"No."
"Okay, grazie mille!" dico incamminandomi verso quella direzione, ignorando la sua risposta negativa.
Mi abbasso i pantaloni e le mutande e mentre piscio, ricomincio a torturarmi pensando alla frase di Dean, ovvero la nostra non è una storia d'amore.
Lo ammetto, il rapporto tra me e questo agente di polizia è ambiguo: siamo amici-nemici che si baciano occasionalmente, ma che non si impegnano in una relazione più seria ché convinti di mandare all'aria qualsiasi cosa. E in parte mi sta bene; mi piace l'idea di non rendere conto a nessuno, l'idea di poter fare quel che voglio, ma d'altro canto vorrei anche poterlo definire mio.
Ci sto riflettendo troppo.
Dopo aver svuotato la mia vescica, mi focalizzo interamente sul mio piano di vendetta: svuoto il contenitore dello shampoo quasi finito suo, lo sostituisco con la tinta e anche questo è da togliere dalla lista!
Per destare ogni sospetto, tiro lo sciacquone e apro la finestra, per far finta di aver fatto una cacca, il cui odore è letale.
Poi raggiungo Dean, che sta guardando tranquillo i mondiali di calcio alla televisione. Lo affianco, appoggiando la testa sulla sua spalle, e lui mi stampa un bacio sulla fronte; un gesto dolce che però viene rovinato dal suo pulirsi le labbra, sporcate dal mio fondotinta.
"Quando vieni qui, fallo struccata, grazie. Mi sembra di baciare un sacco di farina." si lamenta, senza risultare fastidioso o checchessia.
"Va bene." accetto, perché innanzitutto l'indelebile ormai è sparito e anche perché tanto sono bella e figa in ogni caso.
"Hai sete? Ho una corona in frigo." mi informa e io scatto in piedi per andarla a prendere.
"Puoi prendermi un bicchiere che ne voglio un po'?"
Annuisco, appoggiando la bottiglia sul ripiano di marmo e, quando apro l'anta dello scaffale a muro, vengo ricoperta da capo a piedi di farina.
"Sei un bastardo." affermo mentre provo ad aprire gli occhi, ma non ce la faccio. Tastando ogni superficie mi oriento per raggiungere il bagno e in tutto ciò Dean muore dalle risate.
Come se non bastasse, scivolo su qualcosa di caldo e bagnato, che spinge l'artefice di questo scherzo visto e rivisto a soccorrermi.
"Lola, quante volte ti ho detto di fare la pipì sul pannolino a tappetino?! Cattiva!" rimprovera la cagnolina e il fatto di essere scivolata sulla pipì di quest'ultima alimenta la mia ira contro il suo padrone.
Gattono tutta sporca e puzzolente, arrivando miracolosamente nel box della doccia, dove mi lavo immediatamente il viso, indolente dell'avere ancora i vestiti addosso.
"La pipì non era prevista, scusa." dice, entrando in bagno.
"Vado a prenderti dei vestiti."
"Aspetta, avvicinati che ti do questi sporchi." gli ordino e lui mi accontenta, ignaro che di lì a poco lo avrei preso di mira con il getto d'acqua.
"Ma che fai? Adesso sono tutto bagnato!"
"Tanto vale fare la doccia assieme, non credi?" propongo maliziosa, solo per potergli mettere la tinta ai capelli. Lui sospira e mi ignora.
"Vado a cambiarmi e ti porto i vestiti."
N/A
Se vince la mia amata Francia, questa sera aggiorno💙👀❤️
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