41 | through the city

"E adesso ci tocca girare in città così." dice e io mi rifiuto categoricamente di farlo con questo aspetto da ragazza trascurata e abbandonata a sé stessa a causa dei pennarelli neon, che fanno cagare alla luce del Sole, e al mio trucco sbavato. Ho pur sempre una reputazione da mantenere – e che reputazione! – e avere un pene ciccione sul mio fantastico volto non è un gran bel vedere. Essere affiancata inoltre da un uomo più vecchio di me con la scritta gigolò, non aiuta, anzi, peggiora la situazione.
Molti mi conoscono in questa piccola cittadina e se alcuni di questi mi dovessero vedere in questo stato penoso, sono certa che non si farebbero scrupoli a scattarmi una foto da inoltrare in seguito ai conoscenti e agli amici. Mi immagino già la didascalia brutale che le persone che mi odiano o che mi invidiano, non si è ancora capito, potrebbero inserire.

"Ma tu sei fuori! Sai quanti gradi ci sono?" sbotto contrariata.

"Ci dovrebbero essere diciotto gradi centigradi, quindi..." prova a persuadermi, ma lo interrompo, risparmiandogli della saliva. Gli spiego che io non mi muovo da lì e che mi importa poco se è una bella giornata e non fa freddo.

"Io non ho più vestiti qui alla villa e la stanza di mia madre e di Finn è chiusa a chiave." si gratta la nuca e io esclamo, afferrandolo per il polso, che sono in grado di introdurmici con un paio di forcine. Di conseguenza, ripercorriamo le scale per arrivare alla camera da letto della copia di Sharpay Evans e scopriamo che è l'unica rimasta intatta, tutto quanto è in ordine, ma di lei non c'è traccia – fortunatamente. Frughiamo nei suoi cassetti, ma nel farlo vengo spaventata dal grido poco virile e tanto acuto di Dean, dovuto dal ritrovamento di un dildo arcobaleno.

"Non la guarderò più allo stesso modo." borbotta schifato.

"Dai, magari è..." provo a rimediare alla scena che probabilmente si è immaginato e che gli resterà fissa in testa per sempre, "non so che cazzo dirti per consolarti. Tua sorella si masturba... forse con la tua stessa frequenza."

"Dio, perché?! Smettila." si tappa le orecchie con le dita, assumendo un'espressione disgustata, prossima a conati di vomito, il che mi spinge a proseguire provandoci gusto.

"Forse lo fa sopra il mobile... o sul letto. Ma te la immagini a gambe aperte?" persisto sadica nel vederlo così, distraendomi dal vero motivo per cui siamo lì.

"Ti odio immensamente."

"Bugiardo." gli tocco il naso con il polpastrello e poi mi avvicino un poco al suo viso, volendo baciarlo, ma ad un palmo da esso, dico che dobbiamo continuare con la nostra ricerca e quando finalmente troviamo le forcine, ci catapultiamo nell'altra stanza. Impiego sette minuti esatti a sbloccare la serratura e, in fretta e furia, scegliamo cosa indossare dalla cabina armadio. Usciamo dalla villa in stile, più o meno: io ho addosso una pelliccia e una tuta leopardata leggermente larga, mentre Dean ha una camicia azzurra, i cui bottoni paiono poter volar via da un momento all'altro; dei pantaloni che dovrebbero essere un po' larghi e che invece sembrano quasi skinny. Per finire, abbiamo messo entrambi ai piedi le pantofole di Gucci.

"Siamo la coppia che scoppia, dai."

"No, siamo tamarri con disegni e scritte oscene sul corpo." lo correggo, realista, e lui, appoggiandomi sulle spalle un braccio, si fa coraggio per trascinarmi con sé e renderci ridicoli agli occhi di chi incroceremo strada facendo.

"Okay, ma ti avverto: se vedo qualcuno che conosco, ti uso come scudo umano." mi rassegno e ci dirigiamo verso il cancello per uscire dalla sua residenza. Camminiamo a lungo prima di arrivare in città e alcuni ciclisti e alcune persone mattutine che fanno jogging ci hanno già rivolto occhiatacce.

"Ti ricordi qualcosa di ieri sera?" domanda lui mentre attraversiamo le strisce pedonali per passare al marciapiede opposto al nostro, nel quale incominciano ad aggiungersi più gente.

"Non proprio. Tu?" rispondo, preoccupata soprattutto dal mio risveglio senza indumenti. Spero vivamente di non avere avuto alcun rapporto sessuale, non dopo avere confessato a Dean quel che provo!

"Ricordo solamente che ci siamo baciati."

"E baciati e baciati e baciati." aggiungo maliziosa e contenta, facendolo ridacchiare.

"Però mi sono divertito, credo."

"Con me non ci si annoia mai, Dean-osauro." è un dato di fatto, sono un tipo molto festaiolo. Riuscirei a rallegrare anche una donna in menopausa... esatto, sto parlando di mia madre. Tutto ciò prima che rovinassi il mio rapporto con questa naturalmente, con la mia ribellione adolescenziale.

"Convinta."

"Posso salirti sul schiena? Sono stanca di camminare." chiedo rivolgendogli uno sguardo simile a quello del gatto con gli stivali di Shrek, con l'unica differenza che sono un cazzo vagante.

"No, pesi."

"Non peso!" nego le sue parole e opto per ferire il suo ego, "Sei tu che sei debole."

Mi fissa come se non capissi nulla della vita e mi fa cenno di salire sulla sua schiena. Gongola malvagia e fiera del successo.

"Yay, sto per cavalcarti."

"Gesù santissimo." sospira e proseguiamo. Non posso non importunarlo ovviamente, altrimenti non sarei io! Gli soffio spesso nelle orecchie, gli scompiglio – per quanto sia possibile – i capelli corti, gli tiro le guance magre e così via.

"Hai rotto!" scoppia, pizzicandomi una chiappa.

"Ehi! Il mio culo è sacro." gli schiaffeggio la spalla e lui in risposta incomincia a correre, spingendomi in tal modo a stare muta e a tenere salda la presa per non cadere. Si ferma dopo dieci minuti di corsa, avendo il fiatone.

"Duri così poco?" lo schernisco e lui senza neanche insultarmi o checchessia mi butta su una siepe lì vicino.

"Sei un figlio di puttana!" lo insulto rialzandomi e togliendomi la pelliccia cosicché riesca senza difficoltà a levare le foglie dai miei capelli e dal mio corpo. All'improvviso però tre bottoni dalla camicia che indossa Dean volano via e uno di essi mi becca la fronte. Mi altero ulteriormente e faccio per assalirlo, ma il suono delle campane e l'uscita degli anziani e dei signori dalla chiesa, che non mi ero accorta di avere accanto, me lo impedisce. Si arrestano tutti quanti ad osservarci e una signora copre addirittura gli occhi al proprio figlio, squadrandoci male. Non solo abbiamo disegni sul corpo, ma adesso ho i capelli disordinati, sono senza pelliccia e Dean è con la camicia semiaperta. È chiaramente comprensibile e intuibile quel che hanno dedotto dal nostro aspetto. Tra di loro riconosco un'amica di mia madre e merda non posso non salutarla, ormai mi ha vista.

"Ehm... Buongiorno, signora Kovisjski."

"Sofia."

"Non è come sembra! L'ho solo cavalcato e..." mi azzittisco non sapendo come spiegare in parole povere e non compromettenti tutto l'andamento della vicenda. Allora scappo e quando io e Dean siamo abbastanza distanti da quelli là, scoppiamo in una fragorosa risata.

"Ottima figura di merda, Squiddi."

"Ha-ha-ha." scandisco, ma poi esclamo:"Cazzo! Ho lasciato la pelliccia di tua madre là!"

"Ne ha altre dieci, non se ne accorgerà."

"Oh merda!" esclamo ancora dato che mio padre sta camminando verso la nostra direzione.

"Cosa stavolta?"

"Baciami."

"Cosa?" pone, dunque, mi alzo in punta di piedi per baciarlo. Porto le sue grosse mani ai lati del mio viso, con l'intento di nascondermi e rimaniamo in quella posizione fino a quando mio padre gira l'angolo. Provo a ritirarmi, ma data la foga e il desiderio del mio amico, mi godo ancora per un paio di minuti quel contatto.

"Te l'avevo detto." bisbiglio sulle sue labbra.

"Cosa?"

"Che ti avrei alzato qualcos'altro." ammicco al ritorno del mio Dean-osauro e sorpresa dalla velocità con cui si è eccitato. Ridacchia rammentando la volta in cui glielo dissi e rapidamente giungiamo all'appartamento, nel quale si rinchiude subito nel box della doccia. Nel mentre, digito il numero di Cheche con il telefono fisso e la chiamo per scongiurarla di venire qui con la sua trousse di trucchi e parecchio fondotinta.

"Okay, ma in cambio voglio che Dean mi presenti uno dei suoi amici fighi."

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