36 | choice
Ho sempre letto nei libri e visto nei film, la gelosia e protezione dei padri nei confronti delle proprie figlie, ma non sono mai riuscita a rispecchiarmi in quelle situazioni. O almeno fino ad oggi. Papà ha appena fatto irruzione in camera mia con violenza, facendo svegliare sia me che Dean, il quale, seppure assonnato, comprende di essere un uomo morto.
"Esci subito da casa mia." esige, rivolto al mio amico che stupidamente mi sta ancora abbracciando, ignaro forse del fatto che in quel modo alimenti l'ira di mio padre. Mi guarda confuso, come se non avesse inteso chi sia l'uomo in vestaglia davanti a noi, e non faccio in tempo a spiegarglielo che proprio questo, lo prende dalle caviglie e lo trascina giù dal letto, facendo una pausa alla soglia della porta per riprendere fiato. È una scena comica, ma non posso permettere che Dean venga trattato così, fuorché dalla sottoscritta.
"Papà, lascialo, non abbiamo fatto niente! È un mio amico." esclamo, afferrando le mani di Dean per tirarlo verso di me, ma mio padre esegue la medesima azione verso di lui con tenacia. Il coglione per terra, è troppo stordito per comprendere la gravità della situazione, difatti geme soltanto.
"Non esiste l'amicizia tra te e i maschi!"
"Papà, lascialo." digrigno i denti e finalmente molla la presa, forse perché gliel'ho domandato io o forse perché è stanco per la vecchiaia.
"E tu ripigliati, deficiente!" schiaffeggio la guancia di Dean, che subito si tira su in piedi al mio fianco e si massaggia il trapezio.
"Mandalo via." ordina l'altro persistentemente, ma naturalmente mi oppongo, considerando che sia stato assente per dodici anni.
"Papà, è l'ultima cosa che puoi chiedermi."
"Se non lo mandi fuori tu..." incomincia lasciandoci tuttavia in sospeso.
"Cosa? Cosa fai?"
"Non sfidarmi." mi richiama e allora cedo facendogli un'ultima richiesta, che sarebbe quella di uscire dalla mia stanza per concederci un minuto.
"Quello è tuo padre? Ryder Roux?!" strabuzza gli occhi il moretto qui presente, mentre raccoglie le bottiglie di Heineken ingerite da ciascuno per inserirle nella cassa, in mezzo a quelle non ancora stappate.
"Sì, ma adesso aiutami a mettere a posto e basta." bofonchio, non stupendomi nemmeno per il fatto che lo abbia riconosciuto, d'altronde fa il poliziotto.
"È quello che ha ucciso Dominic? Ma non ti aveva mica abbandonata?"
"Scusami, ma tu come cazzo fai a sapere l'ultima cosa?" sbotto non curandomi più del disordine in camera mia. Punto lo sguardo su di lui, in attesa che mi dia delle spiegazioni.
"Zoe." si morde il labbro inferiore e io la mando mentalmente a puttane per la sua incapacità di tenersi le cose per sé.
"Non riesce mai a stare nel suo, che bastarda."
"Nel caso avessi bisogno, sai già che ci sono." sussurra, ma lo sento comunque e lo apprezzo. Ciononostante, mi affretto a cacciarlo via per poter tornare a dormire.
"Sì sì, adesso vai o ti castra." lo guido verso l'uscita, stando attenta a non rovesciare la cassa di birre che tiene in mano.
"Prima una cosa." si gira per non darmi più le spalle e poi diminuisce la distanza tra i nostri visi, e non capisco se io abbia voglia baciarlo o se sia troppo assonnata per tirarmi indietro. Fatto sta che stavolta non mi dispiacerebbe quel contatto, sebbene prima quando pareva desiderarlo anche lui, abbia cominciato a parlare del Trono di spade. Sinceramente non so perché abbia rifiutato, essendo avida di un nostro bacio sin dal nostro incontro.
"Mi puzza l'alito?" chiede alitandomi in piena faccia e qualsiasi trip mentale elaborato in quei pochi secondi, va in fumo. Distorco il naso per il fetore e lo allontano schifata.
"Cazzo, ma perché?"
"Lo è sì o no?" insiste divertito dal mio cipiglio.
"A domani, Dean." lo spingo fuori e ritorno nella mia stanza, cercando di realizzare quel che è successo: mi ha alitato sul viso? Ma che razza di problemi lo affliggono? Ero stra convinta che mi volesse e invece mi sono sbagliata. Mi viene però naturale riderci sopra, essendo una cosa poco comune e bizzarra.
Il mattino seguente, racconto tutto quanto a Cheche durante l'ora di motoria e, così come me, ne rimane frustrata.
"Sai che gli ho scritto più e più volte per chiedergli se ha un amico da presentarmi? Penso che mi abbia bloccata." mi informa amareggiata, correndo al mio fianco con il fiatone, nonostante sia soltanto il terzo giro su dieci della palestra.
"Comprensibile."
"Che stronzo! Sta perdendo punti. Digli che per rimediare deve dedicarmi uno spogliarello."
"Lo farò." prometto di accontentarla e di punto in bianco veniamo fermate da Zoe, che non è vestita di rosa. Incredibile, ma vero!
"Ciao latina e stronzetta," ci saluta entrambe, "Siete invitate alla mia festa di compleanno di dopodomani. Copritevi poco: è una festa neon."
"Devo ripeterti le mie origini, Zhoe?"
"Devo ripeterti che non me ne può fregare di meno, latina?"
"Calmatevi, ragazze." mi intrometto nel loro duello verbale, ma così facendo sposto la stronzaggine della sorella di Dean su di me.
"Come va con Matthew, stronzetta? Non ti ha ancora richiamata, eh?"
"E ti sorprendi? Come tuo solito, hai rovinato anche quella mia pseudo relazione, oltre alla tua vita da incassa-cazzi. Dopotutto, tale madre tale figlia, eh?" non controllo la mia lingua e ciò che mi sorprende di più tuttavia è la sua risposta.
"Mica male, Roux, ma allora hai le palle. Ci vediamo alla mia festa!" esclama riaggregandosi alla sua cerchia ristretta di amiche. Né io né Cheche assimiliamo le parole di questa, ma non abbiamo tempo per pensarci e rifletterci su che il professore ci fa giocare a pallavolo.
Mi dirigo nel parcheggio alla fine delle ore scolastiche, con le ginocchia addolorate a causa delle cadute per salvare la palla e vedere da una parte Dean e da un'altra Matthew, attendermi e sventolarmi la mano al medesimo tempo, mi destabilizza. Mi indirizzo verso il secondo per più di un chiarimento.
"Ciao! Sei bellissima."
"Sono sudata e puzzo, quindi devi essere sia cieco che raffreddato." mi dimentico di ringraziarlo comunque e lui ridacchia. Sono troppo simpatica, lo so.
"Beh... Ho pensato e ripensato a quel che è venuto a galla la stessa sera in cui ci siamo baciati..." affronta quel discorso, "E, secondo me, se vogliamo che questa cosa funzioni tra me e te, devi smetterla di frequentare Dean." mi prende le mani e io le ritraggo con l'intento di girare i tacchi e raggiungere il mio Dean-osauro.
"Bene, allora addio."
"No, aspetta, cosa?" serra gli occhi, come se si aspettasse una risposta positiva.
"Hai messo ben in chiaro le tue condizioni e io non rinuncio ad un'amicizia per una relazione amorosa che a parere mio non ha futuro, ma non per colpa tua, bensì mia. Faccio schifo nelle relazioni serie; ad una certa mi stanco, quindi, addio Matthew." esplico.
"Avrei dovuto immaginarmelo! Sei ancora troppo giovane per capire come va il mondo, ancora troppo stupida."
"Davvero molto maturo passare agli insulti dopo un rifiuto." lo schernisco e lui, dando un pugno sul cofano della prima auto che ha vicino, se ne va. Un altro nome da aggiungere alla lunga lista dei miei perditempo.
Corro da Dean che a differenza del ragazzo precedente, mi squadra disgustato e si tappa il naso.
"È questo il tuo aspetto post-sesso? Se sì, beh fattelo dire, fa proprio schifo."
"Idiota! Ho fatto scienze motorie."
"Che ci fai qui? Ti ho vista parlare con Matthew."
"Mi tieni d'occhio, tesoro?" calco sul nomignolo, cosa che lo porta a roteare gli occhi.
"Beh, che cose vi siete detti?"
"È finita."
"Perché?"
"Niente di che. Mi accompagni a casa?"
"Sì, ma prima devi accompagnarmi a casa di mia madre perché c'è anche Zoe in auto."
"Pur di stare in tua compagnia, condivido anche lo stesso ossigeno con quella merda che chiami sorella! Dimmi tu se non mi merito uno spogliarello."
"Sali, scema."
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