Effetto Morgana

Non sempre ciò che si vede con gli occhi è la realtà...

... e ciò che si vede spesso non c'è.

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Il vecchio Tonino remava ormai da più di un'ora nel silenzio del dopopranzo.

Era un giorno di agosto, in quel momento esatto in cui il vento cala e i rumori cessano. Qualunque tipo di rumore: che siano i pescherecci che rientrano, il garrito dei gabbiani o gli aliscafi che fanno la spola tra la costa e il continente.

Gnazio intanto era steso a pancia in giù mentre, sporto oltre la prua, si affacciava a guardare le scie di spuma che si rincorrevano sotto la barca. E con le mani immerse fino ai polsi cercava invano di opporre resistenza all'acqua del suo mare. Era un bel ragazzone, moro di pelle e di capelli, non troppo alto ma proporzionato e con spalle larghe e forti.

"Pa', ho sete."

Il ragazzo si lamentava ormai più per inerzia che per necessità e il padre gli grugniva in risposta di risparmiare le forze delle braccia per quando avrebbe dovuto dargli nuovamente il cambio per rientrare in porto a remi.

Tonino era da sempre un pescatore, di quelli dalla pelle cotta al sole e, per questo, dalle rughe precoci che lo rendevano più saggio della sua età. Diceva sempre di essere nato per fare il pescatore e in tutti quegli anni di lavoro sul mare a caccia di pesce spada, aveva sviluppato l'intuito e l'abilità necessari per diventare un bravo capobarca. A bordo era lui il regista, e dall'alto della coffa insieme alle altre due vedette osservava con grande attenzione tutto il mare circostante.

Poi Gnazio era cresciuto, la moglie era morta, un incidente con l'arpione ai muscoli della gamba e lui si era ritirato ad una pesca meno faticosa.

Era ancora capace di prevedere i venti e le maree con una precisione quasi magica e anche la sera prima aveva esordito:

"La fase della luna è al primo quarto, probabilmente la giornata sarà pescosa".

A volte succedeva però, che dopo una mattinata di pesca miracolosa, in cui niente era andato storto e i pesci erano come "saltati" letteralmente nella rete, la ruota della fortuna girasse bruscamente: i pesci sparivano, il mare diventata come fatto d'olio e il vento dispettoso decideva di andare a riposare in qualche baia per turisti. Così, tanto per rompere le palle anche agli stranieri in vacanza e non solo a loro, che su quel mare ci lavoravano!

Così, anche le otto feluche ufficiali di Messina per la pesca allo spada stavano rientrando per l'improvvisa bonaccia, non potendo fare altro. Queste avevano zone di pesca regolamentate e non potevano pescare in una diversa da quella assegnata, perché un'antica legge di questo mare dice che: se una barca pesca in una zona non sua dovrà restituire il pesce a chi ne aveva diritto.

Certo, una feluca originale di 15 metri, che di solito porta un equipaggio di cinque rematori e un arpioniere, non sarebbe stata proprio il massimo da manovrare solo in due, ma la sua era stata riadattata. Era stata rifatta con amore da Tonino, secondo le antiche tecniche della costruzione in legno, con lo scafo di gelso, il fasciame sottile e leggero, con prua e poppa affilate, lunga circa 7 metri con scafo senza chiglia per la sua massima stabilità. Tonino, che ne andava orgoglioso forse quanto del figlio, aveva insegnato a Gnazio tutti i segreti che non intendeva condividere con altri. E per questo, da allora, anziché "u pisci spata" quel natante ora pescava "normalmente" qualunque pesce. Senza più la passerella a prora per il fiocinatore e l'antenna di ferro centrale per le vedette, la loro feluca era "solo" la loro casa e l'unica fonte di guadagno.

Da aprile a settembre ogni mattina, quando la città era ancora insonnolita, i due si imbarcavano nella tiepida brezza che lasciava sperare in un altro giorno di buon tempo e mare calmo, per iniziare una nuova giornata di pesca.

Anche quella mattina di agosto avevano fatto gli stessi gesti di tutti i giorni precedenti: avevano sistemato le sagole delle fiocine  sulla prora e vicino le aste degli arpioni, che si armano con diversi tipi di punta. Per i pescatori, in quel fazzoletto di mare dello Stretto, la preda favorita è il pesce spada ma se capitano grossi tonni o aguglie imperiali, bisogna essere pronti ad usare fiocine di varia forma e con una o più punte.

A mezzogiorno poi, quando il sole era a picco sull'acqua, il loro occhio allenato riusciva ormai a distinguere facilmente la scura sagoma di pesci che nuotano anche a dieci metri di profondità.

Nelle ore di stanca e con il mare così caldo probabilmente i pesci sarebbero saliti in superficie per accoppiarsi o per mangiare e sarebbero diventati la "facile" preda.

Ma nelle ore di stanca, di solito, Tonino era anche un abile narratore di miti e leggende del mare, per lo più inventate, ma anche tramandate dalla saggezza della categoria. Raccontate con la stessa maestria di un menestrello catturavano chiunque restasse ad ascoltarle.

Una in particolare affascinava Gnazio fin da quando ne aveva memoria, quella di Morgana e del re barbaro che sparì tra le onde. L'aveva sentita solo una volta e poi mai più. La chiedeva sempre al padre, la notte prima di dormire, in barca quando si annoiava, la chiedeva anche come regalo di compleanno. Ma il padre era irremovibile. Quella storia "portava spurchia", era cioè una fonte di sventura, per chi l'ascoltava e per chi la narrava.

"Raccontamela per una volta, Pa', quella della fata che faceva "innamorare". O forse sei scaramantico!" Gnazio provava a punzecchiarlo perché sapeva che suo padre adorava raccontare storie, nonostante si facesse pregare.

In realtà questa leggenda è conosciuta anche per aver dato il nome ad un particolarissimo effetto ottico, quasi un miraggio, che proprio in quel braccio di mare e in poche altre parti del mondo avviene nelle giornate d'estate, con mare calmo ed in assenza di vento, come quella in cui troviamo Tonino e Gnazio.

A questo fenomeno è dato infatti il nome di Effetto Morgana.

Succede che nelle giornate particolarmente calde e limpide di agosto e settembre, la Sicilia e la Calabria sembrano vicinissime per l'effetto ottico creato da un condotto atmosferico, per cui la luce del sole attraversa strati d'aria con temperature diverse, che agiscono come lente di rifrazione. Questo effetto che fa sì che le immagini cambino, si capovolgano, diventino storte, e "sospese" nel cielo, lascia a bocca aperta chi ha avuto la fortuna di assistervi.

Ma per i pescatori è un cattivo presagio. Si diceva che "Innamorarsi" della fata equivalesse a una disgrazia.

"A te sembra solo magia ma, parlando di scaramanzia, non è vista di buon augurio per la pesca." Tonino provava a temporeggiare, ma solo per far crescere l'aspettativa del figlio. Aveva infatti deciso che ormai era tempo di dimostrargli che la paura delle parole era cosa antiquata e retrograda. E lui, per una volta, voleva essere superiore ai suoi occhi. Un padre moderno!

Quindi attaccò a raccontare, lasciando Gnazio sorpreso e contento in egual misura:

"C'era una volta Morgana, una donna molto bella, sorellastra di Re Artù, legata a lui da un sentimento di odio e di amore, la quale, impietositasi per le  gravi ferite che il fratello si era procurato durante l'ultima battaglia, lo aveva portato ai piedi dell'Etna affinché saldasse la sua spada Excalibur sulla roccia.

Fu così affascinata dalla Sicilia che decise di rimanervi, costruendo nelle profondità delle acque dello Stretto di Messina, uno splendido e misterioso castello di cristallo.

Morgana era tanto bella quanto perfida e in grado di muoversi con incredibile velocità, fare il giro del mondo in volo, respirare sott'acqua, risultare immune alle fiamme e trasformare gli uomini in pietra o in animali.

Si narra che qui studiasse come ingannare gli ingenui navigatori che si trovavano ad attraversare lo stretto, ammaliandoli con le sue visioni in modo che, perdendo la rotta, i marinai andassero a infrangersi con le loro imbarcazioni lungo la costa, trovando la morte tra le braccia della fata delle acque.

Pare che un giorno di agosto, a cadere vittima delle sua perfidia fosse un re barbaro bello e misterioso che, arrivando dalla Calabria voleva attraversare quel braccio di mare per raggiungere la Sicilia della quale vedeva le bellezze, ne sentiva i profumi ed era affascinato da quelle fiamme che si alzavano alte dal monte Etna.

Mentre cercava il modo per raggiungere la splendida Sicilia gli apparve una donna dai capelli scuri e gli occhi nerissimi, che lo ammaliò all'istante e gli raccontò come lei fosse capace di regalargli quella terra così ricca di meraviglie se solo l'avesse seguita e amata nel suo castello.

Il sole era alto nel cielo, l'aria limpida, la Sicilia sembrava proprio a un passo da lui. L'ingenuo re, invaghito e sedotto dalle moine della fata, credette di poterla raggiungere con poche bracciate ma, vittima di quell'illusoria visione, appena si gettò in acqua, l'incanto si ruppe e lui annegò".

"Minchia che stronza sta Morgana!" esclamò Gnazio, urlando al mare e cominciando a ridere di gusto. Una serie di altri epiteti irripetibili verso la fata colorirono i minuti successivi.

"Nà strega era, iautru ca fata!" (*era una strega altro che fata!)

Il sorriso del figlio lo ripagò della stanchezza del remare e asciugandosi la fronte, si alzò per passare i remi a Gnazio.

In quel momento un improvviso refolo di vento mosse l'imbarcazione e una serie di strane onde lunghe cominciarono a muovere la feluca verso il centro dello Stretto, allontanandola dalla direzione della riva. I due cominciarono ad ondeggiare pericolosamente perdendo irrimediabilmente l'equilibrio.

Tonino cadde rovinosamente sulle fiocine, che erano state armate in attesa della pesca, e tre di queste gli si conficcarono nella schiena trapassandolo da parte a parte, perforandogli i polmoni.

Gnazio non ebbe sorte migliore, cercando di afferrare l'arpione più vicino e restandovi trafitto all'addome mentre veniva spinto fuori bordo. Cadde in acqua in pochi secondi, senza neanche accorgersi di cosa stesse succedendo al padre. L'arpione era legato alla sua fune di recupero che cominciò a scorrere fuori dalla barca molto velocemente al ritmo di immersione del corpo di Gnazio, e questa si fermava e riprendeva a scendere come se subisse con violenza degli strattoni.

Tonino guardava la cima scorrere frenetica, poi fermarsi, poi riscendere, fermarsi di botto e riprendere. Pregò in cuor suo che il figlio riuscisse a risalire.

Improvvisamente la discesa della corda si arrestò, come se l'arpione fosse arrivato a fine corsa trovando un ostacolo. Tutto era successo in pochi istanti.

Il venticello si fermò di colpo e le acque del mare ritornarono immobili. Nessun rumore intorno e nessun natante all'orizzonte per poter chiedere aiuto. Il pescatore, ormai riverso in una grande pozza del suo stesso sangue, aveva come unico pensiero di vedere riemergere suo figlio. Ma non poteva accorgersi che una grande chiazza rossa colorava l'acqua tutt'intorno alla feluca, e brandelli di carne insanguinata galleggiavano in superficie, come quei pezzi di carne dei pesce spada che trafiggeva da giovane e che venivano strappati dalle prede nella foga della caccia.

"E' colpa della storia della fata" pensò "non dovevo farla rivivere raccontandola, e lui non doveva deriderla!" con piccoli soffi d'aria nei polmoni lacerati dalle fiocine, Tonino disse un'ultima parola, rivolto all'acqua:

"Scusa..."

Il Tonino scaramantico e superstizioso riprese il sopravvento sul padre moderno e senza paura, e mentre il corpo, tremante, diveniva sempre più freddo, gli sembrò di udire una risata cristallina di donna salire dal mare.

*******

Intanto a riva, l'equipaggio delle barche ufficiali cercava di capire se l'indomani sarebbe stata una buona giornata di caccia. In quel preciso momento, mentre scrutavano l'orizzonte, due marinai alzarono contemporaneamente gli occhi e strattonandosi di gomito indicarono una "barca volante". Proverbialmente scaramantici, i pescatori cominciarono a fare gli scongiuri.

Era l'effetto Morgana che si presentava ai loro occhi e la barca in questione era una piccola feluca che sembrava galleggiare per aria.

Corsero urlando e spaventati verso le altre barche:

"Taliate, taliate, Tonino s'annammurau ra fata!" *(Guardate, guardate, Tonino si è innamorato della fata!)

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