8
L'indomani il sole splendeva su Forks. Una giornata perfetta per la caccia. Edward ed Emmett correvano veloci fra gli alberi della foresta, allontanandosi dalla civiltà e dagli esseri umani. Raggiunta la zona di caccia, i due rallentarono il passo fino a fermarsi. Rimasero immobili, ascoltando i rumori della foresta e cercando una preda. Nel vociare di infinita vita, Edward cominciò a sentire il ritmico suono di un cuore che batte. Tu tum, tu tum, tu tum... seguì il rumore fino a vedere, fra le fronde, un grande orso. In poco più di un fremito di ciglia, Edward ed Emmett si avventarono sull'animale, che cadde esamine con un tonfo sordo.
"Come va, fratellino?" gli chiese Emmett, mentre si ripuliva dal pasto. Edward sapeva dove volesse arrivare, ma ignorò.
"Tutto bene" rispose laconico.
"Dai! Lo sai cosa voglio sapere!" lo rimproverò Emmett, più curioso di una portinaia. Edward sorrise.
"Ho deciso che non le starò alla larga. In realtà, non ci riuscirei nemmeno se volessi. Non ho ancora capito bene il motivo, ma sembra che io e lei ci attiriamo come calamite". Nel sentire quelle parole che uscivano dalla propria bocca, Edward ebbe la sensazione che provenissero dal profondo.
"Sa cosa siamo?" chiese preoccupato Emmett ed Edward scosse la testa.
"Però sta indagando" disse ridendo "Mi ha chiesto se sono stato punto da un ragno radioattivo!"
I due scoppiarono a ridere di gusto.
"Beh, almeno ha capito che sei strano" disse Emmett, mentre cercava di riprendere fiato.
"Già" fece eco Edward, che sembrava aver perso il suo buonumore.
"Che c'è?"
"Non so... ho paura che se scoprisse la verità, si allontanerebbe da me" c'era tutto il timore più profondo in quelle parole, pronunciate a fatica. Dire le cose ad alta voce le rende vere. Emmett si avvicinò al ragazzo e gli mise un braccio sulle spalle.
"Ascolta, non sono la persona più adatta in queste circostanze, ma farò del mio meglio. Edward" disse, guardandolo negli occhi "in tutta la mia vita, quella immortale e non, non ho mai incontrato una persona come te. Tu le piaci e l'unica cosa che potrà scoprire su di te è che sei un bravo vampiro". C'era affetto in quelle parole dette da Emmett ed Edward gli fu riconoscente.
"Ma" aggiunse Emmett, prima che Edward potesse replicare "Saprà anche che sei una schiappa nella caccia! Per cui, andiamo. T'insegno qualcosina" e così detto, cominciò a correre. Edward rimase a sorridere fra sé per qualche istante, prima di inseguire il fratello tra le fronde.
Il venerdì trascorse all'insegna del cibo, del quale Edward si sentì fin da subito sazio. Per quanto si stesse divertendo, infatti, aveva un unico pensiero in testa: Bella. Sapeva che il giorno seguente sarebbe andata a La Push e, sapeva, che non avrebbe potuto seguirla. Ma il pensiero di lei così lontana e irraggiungibile lo struggeva. Doveva seguirla, almeno fin dove sarebbe riuscito.
"Emmett" chiamò Edward, nella notte silenziosa del bosco. Il ragazzone si voltò verso di lui.
"Io torno a casa" annunciò. Emmett lo guardò con rimprovero.
"Non fare cazzate, Ed. Sai che non possiamo mettere piede nella riserva". Si, lo sapeva. Bene. Ma era più forte di lui, non riusciva a controllarsi.
"Non mi vedranno, promesso" cercò di rassicurare, senza crederci nemmeno lui stesso.
"Edward" lo chiamò Emmett.
"Dimmi"
"Stai attento, okay? Non mi fido di quei cagnacci"
"Si, papà!" lo schernì e sparì nel buio della foresta, alla volta di Forks.
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Mentre correva verso casa - e verso Bella – cercava di non pensare a ciò che sarebbe potuto accadere se qualcuno lo avesse visto nelle vicinanze della riserva. Non sarebbe stato di certo un bell'incontro e lui lo sapeva. Avevano faticato a trovare un accordo con i Quileute e rischiava di mandare tutto all'aria. Come tutto, ultimamente. Era strana, quella sensazione che saliva dallo stomaco e gli pervadeva il corpo, simile alla libertà, eppure anche dolorosa. Pareva che il suo corpo fosse reduce da ore di crampi, come se tutti i muscoli, i nervi e le ossa fossero indolenziti e leggeri. Correva e rideva. Era felice, come non gli capitava da molto tempo. Da un'eternità.
Alle prime luci dell'alba, Forks era straordinariamente bella. Edward passò a casa Swan e salì in camera di Bella, come ormai faceva da qualche settimana. Adorava ammirare la ragazza che dormiva nel suo letto, inebriarsi del suo profumo. Inizialmente, aveva cominciato a spiarla nel sonno per capire se poteva fidarsi di lei. Ma, quando scoprì che chiaccherava parecchio mentre sognava, regalandogli stralci dei suoi pensieri, cominciò ad osservarla, meravigliato. Mentre la guardava, si ricordò della prima volta che lei pronunciò il suo nome e di come, preso dalla paura, si fiondò fuori dalla finestra, per timore che lo avesse visto. Ma stava sognando. Sognava lui. Così divenne ben presto un'abitudine, trascorrere la notte accanto a lei, respirare il suo odore fino a starne male. Avrebbe voluto toccare la sua pelle, ma non lo fece mai. Non voleva correre il rischio di svegliarla e farsi, così, scoprire.
Rimase pochi minuti, giusto il tempo per osservarla mentre il suo corpo usciva, lentamente, dal sonno pesante. Poi, uscì dalla finestra e si diresse nel bosco, dietro casa di Bella, attendendo il momento più opportuno per seguirla.
Le ore trascorsero in fretta. Edward vide Bella uscire di casa e mettere in moto il suo pick up. Seguirla era facile, rimanerle lontano un po' meno. Soprattutto quando c'era nelle vicinanze Newton. Edward sapeva che Bella non era interessata a lui, ma non c'era nulla da fare: era geloso, come mai nella sua vita. Il vampiro scopriva, giorno dopo giorno, tratti di sé che ignorava. Come la gelosia: non avrebbe mai pensato di poter essere così possessivo nei confronti di una persona.
Mentre la compagnia si recava a La Push, Edward camminava nei boschi nella stessa direzione. Era arrivato il momento che temeva: intrufolarsi nella riserva, sperando di non incontrare un Quileute. Giunse in prossimità del limite invalicabile e tese l'orecchio per sentire se vi fosse qualcuno. Solo i battiti di cuori delle bestiole. Inspirò profondamente e s'inoltrò nel terreno proibito.
Gli schiamazzi dei ragazzi erano udibili a centinaia di metri di distanza e per Edward non fu difficile trovarli. Aveva trovato un buon punto d'osservazione, dal quale poteva vedere perfettamente Bella. La guardava scherzare con gli altri, ridere. L'avrebbe fatta ridere così anche lui, un giorno? Assorto com'era nei suoi pensieri, venne sorpreso da alcuni passi, dietro di lui.
"Cullen" disse una voce profonda, maschile. Edward non dovette nemmeno girarsi per sapere a chi appartenesse.
"Buon giorno signor Clearwater" salutò cordialmente. L'uomo emerse dalla boscaglia, mostrandosi al vampiro. Edward notò come il tempo fosse trascorso impertinente sul volto e sul corpo di quello che, molti anni prima, era un uomo forte e virile. Harry Clearwater, anziano della tribù, si fermò a qualche metro dal vampiro, osservandolo con occhi attenti.
"Che ci fai qui?" domandò senza mezzi toni.
"Posso spiegare..." rispose Edward alzandosi. Non appena il vampiro si mosse, il vecchio indietreggiò mettendosi sulla difensiva. Edward sorrise.
"Non abbiate paura, non voglio creare problemi" cercò di rassicurarlo.
"Non so se fidarmi, visto che hai appena violato l'accordo" rispose secco, Harry.
"Lo so, ma se avessi voluto farvi del male sapete bene che non avreste avuto nemmeno il tempo per rendervene conto". L'uomo non poté non concordare.
"Ti ripeto la domanda: cosa ci fai qui?"
"Sono solo di passaggio, sono venuto a controllare una persona. Lo so che ho appena violato l'accordo, ma vi giuro che non ho alcuna intenzione di fare del male né a voi né a nessun altro"
Harry Clearwater pensò per qualche istante a quelle parole. In fondo non era mai accaduto che i Cullen venissero meno al patto, tuttavia non si fidava dei vampiri.
"Da quando siete tornati, i nostri ragazzi hanno ricominciato a trasformarsi. Sei stato fortunato ad aver incontrato me, piuttosto che Sam. Ora va, non voglio che nessuno ti veda qui, né che senta il tuo odore"
Edward rivolse un ultimo sguardo alla spiaggia, in tempo per vedere Bella che passeggiava accanto ad un Quileute. Rimase qualche secondo, fermo come un sasso a guardarla ridere assieme a lui, mentre un profondo ringhio gli risaliva torvo dalla gola.
"Vattene. Ora!" urlò Clearwater, spaventato dalla reazione di Edward. Il vampiro si ricompose e corse via, verso casa.
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