XXXI - Memorie in cenere

«Ho pensato a tutto, tranne a come farlo. Suppongo di non poterti imporre il modo in cui preferirei morire io. È una tua scelta.»

Seth le accarezza i capelli. Sono ancora immersi nella vasca da bagno piena di sangue, Kym trema, e non è chiaro se sia colpa del freddo o della paura.

«Non ho il coraggio di farlo da sola.»

«Posso ucciderti io, devi solo dirmi come vuoi morire.»

Seguono alcuni istanti colmi di un silenzio pesante.

«Voglio che faccia male, tanto male.»

Kym si alza, avvolge un asciugamano intorno al corpo per non sentire più tutto quel freddo.

«Posso farti male, ma come?», chiede Seth, che la segue.

Kym ci pensa su. È cupa, lugubre, i suoi occhi brillano di follia. «Bruciami viva.»




Seth immaginava una morte diversa per entrambi. Quella gli sembra perfino troppo folle. 

«Io non voglio morire così. Ti darò fuoco, poi mi sparerò un colpo in testa. Non voglio soffrire, e non voglio vederti soffrire. Non ci meritiamo tutto questo.»

È un delirio, ormai lo è da troppo tempo.

Non hanno benzina in casa, ma hanno una bottiglia di whisky appena iniziata.

Seth toglie il tappo. «Ne sei sicura? Guarda che farà male, molto male.»

Kym annuisce. È pallida come un fantasma, ma ha il collo e le clavicole macchiate di sangue, come tutto il resto del corpo. I colori sono forti, contrastanti; pennellate dure e aspre su una tela rovinata. E i suoi occhi, cerchi oscuri in cui il male prende il sopravvento e disegna sfumature buie, continuano a brillare di una luce particolare. È follia, amore e morte; i tre ingredienti alla base della loro essenza.

Seth inizia a versarle il whisky sulle spalle, le inzuppa l'asciugamano di alcool.

«Kym, non voglio che muori così», tenta ancora, e proprio non riesce a far scattare la fiamma dell'accendino. Le sue dita sono atrofizzate. 

Non prova pietà né sensibilità verso alcun essere umano, tantomeno prova empatia, ma Kym è strana, grottesca ed è una parte di sé.

«Ci incontreremo di nuovo, no? Non importa, Seth. Fallo e basta.»

Fredda, terrorizzata eppure troppo convinta delle sue idee.

Seth non riesce a muoversi, né a risponderle.

«Fallo», continua Kym, insiste. Ha deciso che deve finire così, non devono esserci tracce del suo corpo. Deve essere tutto cenere. Devono sparire le eclissi rosse sulla pelle, il sangue degli altri, l'amore di Seth. Tutto deve smettere di esistere, è un loro segreto.

Seth tentenna, ancora. «Non posso, Kym. Ti amo troppo per farlo.»

Si accende una sigaretta per calmarsi, ma non si avvicina a Kym.

Solo in quel momento Seth prova paura. Il terrore che non andrà come crede, che non ci saranno altre possibilità per loro e l'unica che possedevano se la sono giocata mandando tutto a puttane per assecondare la follia.

«Ti amo anche io. È proprio per questo che devi essere tu a farlo.»

La fiducia che nutre verso Seth è insana, cieca e irrazionale. Si è fidata di lui per distruggersi la vita, per arrivare ad ammazzarsi. Eppure Kym non riesce a smettere di pensare che quello è stato il momento in cui si è sentita viva per davvero, dopo anni trascorsi ad arrancare a fatica e soffocare sottoterra. È stato l'istante in cui ha potuto vedere tutte le persone che le hanno fatto del male, o quasi, morire per mano sua o di Seth, con anonimi proiettili silenziosi, spargendo sangue, frammenti di ossa, crani spappolati e informi che decorano l'intera casa. E si è presa gioco di loro perfino dopo la morte, senza mostrare rispetto, assecondando le idee perverse e scorrette di Seth per sentirsi superiore a tutte le vite che hanno troncato senza remore. Ha applicato su quelle anime una vendetta crudele, ma necessaria, e ora è soddisfatta.

Ora sa di aver vissuto per davvero, anche se poco.

Seth pensa che potevano morire quel giorno tanto lontano in cui volevano saltare giù dal tetto, e risparmiarsi tutte quelle vittime uccise dall'egoismo, dal sadismo, dalla follia più pura e mostruosa. Il destino ha scelto per loro, ha lasciato che tutto facesse il suo corso.

«Non ci riesco...», si lamenta, le sue dita continuano a non rispondere ai comandi inviati dalla sua mente.

«Cazzo, Seth! Fallo e basta, così è solo peggio», Kym alza il tono di voce, non ne può più di mostrarsi coraggiosa, e se Seth non le incendia i vestiti all'istante rischia di cambiare idea, ancora, ed è stanca; stanca degli sbalzi d'umore continui, stanca delle sue paure, delle fobie, dei tremori al pensiero che qualcuno possa lasciarla da sola per sempre, rinchiusa in una cella piena di idee che si è costruita nel tempo e che non riesce a scrollarsi di dosso.

La vita fa male, Kym la percepisce più intensamente degli altri. Ogni emozione è forte, devastante, tanto da distruggerla in un ciclo continuo di luce e buio. Kym non si è mai sentita da nessuna parte, non ha mai trovato il suo posto né il suo scopo nel mondo. E ha sempre percepito se stessa come sbagliata, difettosa, e forse non errava affatto nel credersi matta, perché matta lo è. Lei che continua a sabotarsi da sola senza mai rendersene conto. Rovina ogni cosa bella per mostrarsi tragica, enfatizzare la vita e i dolori, ma anche i suoi colori. Ha una natura drammatica, ipocrita, disturbata.

Non ha mai compreso se è nata folle, o forse lo è solo diventata quando la vita ha cominciato a essere troppo crudele e a prendersi tutto. Se lo psicologo della scuola, l'unico con cui ha provato a parlare, le avesse tirato fuori il nome del suo disturbo, forse avrebbe imparato a conoscerlo, a controllarlo. Forse si sarebbe sentita una lista di sintomi e nient'altro, perché un borderline non riesce mai a conoscere se stesso, nemmeno se si sforza di applicare ogni sua energia per elaborare i suoi tratti, per comprendersi. Un borderline vive di cambiamenti, montagne russe, istinti suicidi e voglia di farsi male. Ama il dolore un po' come ama avere delle sicurezze, una stabilità che ricerca in modo quasi maniacale, e per raggiungerla è disposto a tutto, anche a mentire e manipolare. E Kym, inconsapevolmente, l'ha fatto molte volte per tenere Seth vicino.

L'amore diventa un cerotto velenoso da applicare sulle ferite dell'anima. Vive, intensa, la convinzione assurda e improbabile che tutto possa sistemarsi con qualcuno al proprio fianco. 

Quando erano bambini rifiutava Seth solo per fare in modo che lui non si stancasse, che continuasse a cercarla, a provare ancora e ancora, senza arrendersi mai. Gli ha mentito per rendere tutto più interessante, per fare in modo che scegliesse di rimanerle a fianco, e a tratti ha perfino creduto alle sue bugie. Però Kym non ama, non davvero, come tutti i borderline. Kym ha solo paura di rimanere da sola. Un terrore che è diventato ossessione, negli anni, e che non l'ha mai fatta vivere bene. Kym è quel tipo di persona che rifiuta per manipolare, mente per avere ragione, però è sicura di una cosa: non si è pentita di niente. Forse rinascerà, forse sarà meno matta, forse riuscirà a scrollarsi di dosso quel disturbo che le ha modellato la psiche e i modi di pensare, ha rinchiuso la sua mente in una bolla di meccanismi sbagliati e tossici; ma non è una bolla di sapone, è più una bolla di vetro, e romperla è difficile e non basterebbe un ago.

Seth, invece, dallo psicologo non c'è mai stato, e se solo si fosse preoccupato di farsi analizzare, gli avrebbero detto che soffre di un disturbo che con qualche farmaco e una terapia cognitivo-comportamentale si potrebbe perfino curare. Seth è schizotipico. Le sue idee sull'universo sono particolari, a tratti magiche, e si è convinto nel tempo di teorie tutte sue, elaborate dalla follia, eppure nitide più che mai, sicure. Di rado ha tentennato su quelle idee, ha dubitato di esse. 

Seth non si relaziona con gli altri, è solo apparenza. Nelle situazioni sociali prova troppa ansia, tende a isolarsi. Kym è l'unica capace di farlo stare tranquillo, l'unica con cui si sente a suo agio e non inizia a sudare e stare male, non prova i conati di vomito al pensiero di un contatto umano. La parafilia di Seth, il vampirismo clinico, è solo un sintomo di quella follia e di quelle convinzioni tutte sue, tutte errate, tutte illogiche, eppure perfettamente incastrate nel suo mondo.

Seth sospira. Preme la cicca rimasta della sigaretta nel posacenere, la spegne. Si avvicina a Kym, l'accendino stretto fra le dita. Le solleva il mento, le lascia un bacio delicato e leggero, quasi il soffio dolce di una piuma che accarezza la pelle.

«Mi dispiace tanto», le dice, e poi decide di far girare la rotellina dell'accendino. 

I vestiti di Kym prendono fuoco all'istante, e lei comincia a urlare. 

Seth non ce la fa, non vuole sentirla soffrire, non vuole vederla in agonia. Si allontana, non si gira neanche una volta per vederla incendiarsi, anche se la stanza diventa bollente all'improvviso, percepisce le temperature alzarsi. 

Prende la pistola sul tavolo, lasciata lì per essere utilizzata subito, e se la infila fra le labbra. 

Chiude gli occhi, cerca il grilletto con l'indice. 

Conta fino a tre, poi spara. 

Quello è l'ultimo rumore che si sente in casa.

Kym ha smesso di urlare e il suo corpo è carbonizzato sul pavimento, che prende fuoco a sua volta e inizia a rendere tutto cenere. 

Il cervello di Seth si è addensato sul muro dietro di lui, è una chiazza amorfa e rossa come l'eclissi. 




Note

Incredibile, siamo arrivati alla fine di questo viaggio.

Devo ammetterlo, non credevo così tanto in me stessa da pensare di esserne ancora capace, eppure questo Writober è perfino andato meglio del precedente. Alcuni giorni, l'anno scorso, li ho saltati e poi recuperati in seguito, e ho terminato l'1 Novembre e non il 31 Ottobre. Quindi, mi dichiaro davvero soddisfatta perché sono riuscita a farcela.

Devo ammettere, però, che se ci sono riuscita è anche grazie a voi che l'avete seguita, voi che per tutto il mese siete stati qui, sempre pronti a lasciarmi un parere sui capitoli. Mi avete aiutata, io mi sono divertita, e soprattutto ho mantenuto l'entusiasmo costante solo grazie al vostro supporto, che è stato fondamentale. Quindi, prima di tutto, voglio dire grazie a voi che l'avete letta dall'inizio alla fine ♥

Quanto al finale, so già che vi schiererete in due gruppi, quelli che odiano i finali aperti e che volevano più risposte, e quelli che ne saranno soddisfatti. E' normale che sia così. Io sono una da finali aperti, mi piacciono, e penso che aggiungere, come avevo pensato, frammenti di notiziari e giornali per spiegare ciò che è successo dopo avrebbe rovinato una storia che per tutti e trentuno i capitoli ha parlato solo di loro due. Non so, inserire informazioni sul post-morte mi avrebbe fatto "violare" la loro storia, e non volevo che ciò succedesse, perciò ho deciso di finirla esattamente nel momento in cui finisce anche la loro vita. E no, non vi ho dato risposte concrete su ciò che è successo alle loro anime: si troveranno di nuovo, in un'altra vita? O sono morti per davvero ed erano tutti solo deliri?

La scelta è vostra, siete liberi di credere alla versione che preferite. Ovviamente io so com'è andata, ma non voglio dirvelo, non avrebbe senso farlo, perché quella che è nella mia testa è appunto la mia versione, e non voglio che influenzi l'idea che vi siete fatti voi leggendo la storia. Vi lascio liberi di sognare come Seth, o di essere più razionali e non credere alle sue teorie. 

Non voglio perdermi in altre chiacchiere, ma sappiate che sono tristissima di essere arrivata alla fine. Non vorrei lasciarla, ma devo; è il corso naturale di ogni storia.

La mia permanenza su Wattpad non è ancora finita. Ho un nuovo progetto in corso, se mi seguite sui social ne avrete già sentito parlare, quindi, se vi interessa, vi invito a tenere d'occhio il mio profilo nei prossimi giorni. Conto di prendermi una settimana di pausa dagli aggiornamenti, ma continuerò a scrivere e forse posterò la sinossi e i prestavolti. 

Sicuramente continuerò a essere attiva su Instagram in questo periodo, quindi, se non lo fate, passate a seguirmi anche lì - il nick è @fumoemiele 

Bene, smetto di divagare. Vi ringrazio ancora per aver seguito questa storia. Alla prossima ♥


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