XXVII - Corpi a pezzi

«Seth, che succede adesso?»

Kym trema. È visibilmente spaventata, preda di una situazione molto più grande di lei.

«Adesso riempiamo la vasca da bagno», Seth sorride. Guarda l'orologio, le prime persone inizieranno ad arrivare da lì a un paio di minuti. Si avvicina a lei, spalanca le braccia; Kym appoggia la testa sul suo petto, lo stringe. Non lo odia, non è spaventata. Seth non le farebbe mai del male, non senza il suo permesso. Molti potrebbero definirlo un rapporto malsano, Kym non ne comprende il motivo. Finché a entrambi piace giocare a distruggersi, perché non dovrebbe essere lecito? È in quell'istante che capisce di amarlo, per inseguirlo fra i sentieri psichedelici della follia farebbe di tutto, le basta che rimanga al suo fianco, che sia l'unica certezza in un mondo di dubbi e timori.

Quello che spinge Kym a lasciarsi andare al male, in fondo, è proprio l'amore.

L'amore non è quello delle fiabe, non se a fare da protagonisti sono due anime già distrutte. L'amore porta alla follia, l'hanno sempre saputo eppure ci sono cascati comunque.

Pur di non restare sola, Kym è pronta a fare tutto quello che Seth vuole.

Seth, invece, ormai non vede nient'altro che quell'idea malsana prendere forma. I suoi contorni sono nitidi. È un piano che ha elaborato a lungo, a tratti in modo inconscio, coltivando i germogli di una rabbia rovente fino a bruciare il terreno, carbonizzare la vita.

Seth vuole vivere e vuole morire.

E vuole che sia teatrale, magnifico, memorabile. Ha quell'idea in testa da quando l'ha vista di nuovo, sul tetto, e ha compreso che sono destinati a una follia immensa, ma brillante. Moriranno insieme, ma prima...

Seguono solo corpi fatti a pezzi, uno dopo l'altro.

Seth è tornato a casa per prendere in prestito le armi di suo padre. Sa usarle, lui gli ha insegnato tutto, lieto che il suo unico figlio fosse tanto interessato alle sue collezioni. Gli ha spiegato presto, sparando a un cervo, che cos'è la morte e com'è semplice spegnere una vita solo grazie a un colpo. 

Seth non è mai stato affascinato dalle armi in sé, ciò che gli interessava era osservare la morte prendersi tutto, lasciare soltanto corpi senza vita, lugubri cadaveri immobili in un mondo che continua a correre.

Seth si è procurato delle pistole con i silenziatori per evitare di fare troppo rumore. Devono stare attenti, riuscire a sopravvivere almeno fino al mattino seguente, quando i corpi uccisi saranno sufficienti a riempire la vasca. Suo padre si fida ciecamente di Seth, per questo non tiene le sue armi in una stanza blindata e piena di serrature. No, la porta è chiusa, ma gli basta abbassare la maniglia per entrarvi e fare suo tutto ciò che non gli appartiene, ma che conosce e sa usare. 

E, piano piano, il rosso inizia a superare il bianco. Sono necessarie innumerevoli gole lacerate, sorrisi impressi su corpi ormai senza vita. Seth li uccide con un unico colpo in testa. Crollano al suolo, fra sangue e frammenti di cranio e cervello, ormai il rosso invade tutto il pavimento dall'ingresso al bagno. Sembra quasi troppo semplice.

Gli umani vengono sgozzati sopra la vasca, dissanguati e poi ammassati in camera da letto. Ormai c'è una montagna di corpi sul materasso, altri sono sparpagliati sul pavimento. Kym ha iniziato presto a dargli una mano, stanca e terrorizzata dall'idea di non fare in tempo. Forse solo per sopravvivenza, uccidere per non essere uccisi. 

Kym sapeva che non avrebbero organizzato davvero una festa, perciò si è assicurata di invitare tutte persone con cui ha avuto dei problemi. Prova infinita soddisfazione quando spara un colpo contro la Melody, la ragazza che l'ha spesso presa in giro, a scuola, per il suo modo sgravato di truccarsi, quasi volesse espiare i suoi peccati con dell'ombretto nero. Non ha la mira impeccabile di Seth, perciò non riesce a colpirla al centro della fronte. Prende, tuttavia, esattamente l'occhio destro, facendolo sprofondare viscido nel cranio, rientrando nell'orbita per tingerle tutto il viso di sangue. Kym ride, sadica, mentre osserva la sua espressione confusa e terrorizzata. Nessuno si aspettava di morire, quella notte, eppure...

Kym abbandona la pistola e raggiunge il coltello immobile sul tavolo della cucina. Torna dal cadavere di Melody, affonda la lama nel suo addome e si diverte a pugnalarla ripetutamente, il volto viene dipinto da un'espressione estatica. La sua anima brilla, nottilucente, in una sera rossa, più torbida dell'eclissi.

Seth è occupato a cercare di capire se un corpo si dissangua prima tagliando la giugulare o l'arteria femorale. Fa diversi tentativi, poi decide che sgozzarli è più semplice e più comodo. Trascina l'ennesimo cadavere in camera, inizia a essere stanco morto. Sono corpi che crollano e vengono distrutti senza neppure poter lottare. Uccisi appena entrati dentro casa, nascosti dagli occhi di tutti, senza avere neanche la possibilità di provare paura prima di spegnersi. Non c'è rimorso, tuttavia, in ogni uccisione. È tutto spoglio di emozioni, è solo rabbia cieca, incontrollata, è solo follia distruttiva e rancida, perché non c'è niente di poetico o splendente nelle menti insane. C'è solo un dolore che viene condiviso con chi sta nei dintorni e inciampa nelle trappole della psiche.

È un mondo che genera umani deboli. È una natura maligna quella che li ha messi al mondo solo per incendiare l'universo intero.

Kym ha abbandonato il coltello per infilare le dita fra le costole del cadavere e continuare a torturarlo con il volto incrinato dal sadismo, anche se non può causargli vero dolore. Graffia le sue interiora, le stringe, le strappa; la consistenza è disgustosa, eppure talmente affascinante che non può fare a meno di esplorare quel corpo. Cerca il cuore, lo trova. Si aiuta con il coltello, vuole rimuoverlo via, e in modo informe e grottesco ci riesce. Ha perso la lucidità, se lo rigira fra le mani come se non fosse reale. Lo avvicina alle labbra, lo morde. Cerca di strapparne via un pezzo, sente il sapore del sangue atrofizzarle la lingua. Lo sputa, guarda con orrore il muscolo riverso sul pavimento.

È una persona orribile. All'improvviso avverte i sensi di colpa, torna ad afferrarlo e lo rimette al suo posto. Lo spinge fra la pelle distrutta, fra la carne che ancora sanguina, come se in questo modo potesse riparare a quell'errore, a tutti gli errori commessi fino a quel momento.

Vorrebbe quasi chiederle di tornare indietro, di svegliarsi.

Non lo fa.

Kym si alza, manda al diavolo il corpo. 

Hanno suonato il campanello. È il turno di qualcun altro.

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