X - Dimmi perché vuoi morire
«Dimmi perché vuoi morire.»
Non serve ripeterlo, è sempre la stessa storia. Seth si è presentato sotto casa sua due giorni dopo dall'ultima volta che l'ha vista. Ha bevuto il suo sangue e vuole farlo ancora, non sopporta che lei sia andata via.
Vuole parlarle, ma non sa da dove cominciare. Crede che quella domanda sia un buon inizio.
«Perché sento troppo dolore e sono stanca.»
Kym si rovista nelle tasche, si accende una sigaretta con gli occhi bassi. Sono contornati di ombretto nero, è sbavato e rovinato. Stava dormendo, ha avuto giusto qualche minuto per darsi una sistemata veloce al viso. Non può uscire senza trucco, si vede orribile, un po' come tutte le adolescenti con l'autostima bassa.
«No, non girarci intorno. Voglio sapere cos'è che ti fa soffrire.»
Kym lo guarda, stira le labbra in un sorriso che sa di sarcasmo tagliente. «Tutto e niente.»
«Puoi essere un po' più specifica?», Seth non demorde, non vuole. Non è in grado di infilarsi nella sua mente, non sopporta che fra i corpi e le anime ci sia una barriera insormontabile.
Seth la ama in un modo che non può spiegare. Sa che è un sentimento tossico, sa che è dannoso e non fa bene a nessuno dei due, ma non vuole comunque lasciarla andare, non di nuovo. Anche se quei sentimenti lo rendono più umano e debole.
«No, non posso», Kym scrolla le spalle. «Tu perché vuoi morire?»
Seth non risponde.
«Spero tu non abbia altre strane idee.»
Una parte di lei, in realtà, vorrebbe eccome che lui le proponesse qualcosa di strano, scorretto e pieno di vita. Vorrebbe giocare a roulette russa, vorrebbe fargli bere il suo sangue e non allontanarsi quando prova a toccarla.
Non sa perché con Seth non ci riesce.
È semplice farlo con gli altri, soprattutto quando viene pagata.
Non sopporta le sue mani addosso.
O forse non sopporta l'idea di essere l'avventura di una notte e morire il giorno dopo, e con Seth ha il timore che ciò accada.
Il loro rapporto è diverso da quello che ha con i clienti.
Anzi, il cliente. Il professore vuole l'esclusiva, la paga – anche se la minaccia per tenerla con sé – e pretende che sia sua, solo sua.
Kym non lo ammetterebbe mai, ma ci tiene a Seth.
Il signor Taylor non c'entra niente con lui. Non può controllare anche questo.
Sente all'improvviso il bisogno di ribellarsi, di appartenere a qualcun altro – qualcuno che le piace davvero, e che non è solo ossessione. Eppure qualcosa la frena.
È il terrore che venga tutto a galla.
È per questo che preferirebbe morire. Non rischierebbe di veder pubblicato ovunque quel video.
Eppure il professore l'avrebbe vinta, in quel caso... e non è sicura di poterglielo concedere. No.
Kym è stanca, si tortura le unghie, si graffia le braccia da dentro le maniche della felpa.
Seth arrotola un cartoncino bianco fra le dita, realizza un filtro e poi rolla una sigaretta corretta con l'erba. Brucia la cartina in eccesso, l'accende.
Spera che questo basti a calmarla, a farla stare tranquilla. Non vuole che se ne vada via, sta controllando ogni istinto malsano per farla restare.
La fa fumare, la guarda. Ha appoggiato il capo sul cuscino, ha abbandonato il posacenere a fianco a sé sul letto e fissa il soffitto.
Seth si stende al suo fianco, e per una volta non sa che cosa fare. Ha paura di compiere una mossa sbagliata e perdere anche quella partita.
Vuole insistere, però. Quel dubbio non gli lascia via di scampo.
«Dimmi perché vuoi morire.»
Kym inclina il capo, si volta nella sua direzione.
Se qualcuno sapesse di quel video, automaticamente scomparirebbe il terrore. Quel filmato perderebbe il suo potere.
Non potrebbe dirlo mai alle sue amiche, non capirebbero.
Seth però è tutt'altro che innocente, ha fatto di peggio.
Lui non può giudicarla.
Chiude gli occhi.
Se le rimane vicino anche dopo aver scoperto questo, può essere sicura che non l'abbandonerà mai. Non di nuovo.
«Conosci Henry Taylor? È il professore di matematica», tenta, e sa di non poter più tornare indietro appena pronuncia quelle parole.
Seth annuisce, alza il capo per appoggiare il mento sul palmo della mano, la incita a continuare.
«Ha un mio video che non deve arrivare ad altre persone.»
Aspira, trattiene il fumo giù nei polmoni e spera di affogare, di smettere di sentire quel peso addosso.
Ha chiesto aiuto. Non in modo evidente, ma ha comunque fatto qualcosa per cambiare la situazione. Si sente quasi meglio con se stessa, per un istante. Non è più la sola a conoscere quel segreto.
Come se qualcuno potesse salvarla da se stessa.
Prova leggerezza, si ripete in testa che è solo merito dell'erba.
«E quale sarebbe il problema? Rubiamo quel video. Sai dove si trova?»
Kym scuote il capo, non lo sa.
«Allora lo ammazziamo, semplice.»
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