VIII - Il sangue umano ha un buon sapore


C'è voluto un po' per convincere Kym a togliersi l'enorme felpa nera che indossa – e che si sporcherebbe inevitabilmente di sangue.

Non mostra le sue cicatrici a nessuno. Ci sono dei cerchi freschi, sigarette che si è spenta addosso e che hanno lasciato croste porpora sull'epidermide lattea.

Sa che Seth le lascerà delle cicatrici, non è disposta a permettere che qualcuno le tinga le braccia per l'eternità.

Morirà presto, quindi non ha nessun senso pensarci.

Forse ci spera persino. 

Vorrebbe vederlo perdere il controllo e ucciderla, almeno non avrebbe più il peso di doversi ammazzare da sola.

Non ci sarebbe più nessun problema. Solo il nulla, il silenzio all'apparenza così irraggiungibile.

La trascina fra le sue gambe, è gracile e la sente tremargli contro, non è in grado di controllarsi. E non lo è nemmeno Seth, gli sembra di sentire l'odore del suo sangue anche se non ci sono ferite aperte, anche se non scorre copioso come vorrebbe.

Forse tagliarle le braccia sarebbe più comodo, ma non risulterebbe eccitante come inciderle in modo superficiale il collo e berlo dalla pelle morbida e bianca. 

Vede la giugulare pulsare, bluastra e ricoperta da un sottile strato di pelle. Non taglia lì, non vuole ucciderla, anche se non gli dispiacerebbe essere investito dal suo sangue, finirebbe per ricoprire ogni centimetro del pavimento.

Traccia una piccola linea appena più sotto, nell'incavo fra il collo e la spalla, e Kym sussulta appena quando sente la lama pizzicarle la pelle. Avverte una sensazione umida, il sangue e poi le labbra di Seth. Le percepisce fameliche e morbide, ha lo stomaco sottosopra. 

È spaventata, terrorizzata, scossa tanto da chiudere gli occhi e aprire appena le labbra per respirare.

Nemmeno la sodomia è tanto perversa.

Seth abbassa le palpebre, si lascia cullare dal rosso che gli inonda la gola, trattiene le mani a stento. 

Dovrebbe provare solo il bisogno del suo sangue, ma da un po' di tempo non riesce a evitare di associarlo al sesso. Per farla breve, vederlo gli provoca un'immediata reazione nei pantaloni, e non può frenarsi.

Le stringe i capelli sulla nuca, le altre dita sono ferme sulla sua spalla. Scende, è una carezza lieve, vuole toccarla e vuole anche fermarsi, ma non può avere entrambe le cose. 

Kym trema ancora, la sente instabile fra le sue braccia, può ascoltare i battiti forsennati e ritmici del suo cuore contro la gabbia toracica. Le sfiora appena un seno da sopra alla canottiera, ma non fa in tempo a toccarla che Kym scatta, si tira in piedi, lui la morde e le graffia il collo per farla restare, le strattona i capelli, è un istante di lotta disordinata. Poi Kym rotola sul pavimento, scomposta.

Si rialza in piedi, porta la mano sinistra alla gola. Avverte l'odore pungente del sangue, si guarda i polpastrelli macchiati di rosso, è quasi come se non si vedesse davvero, come se non avesse più un corpo. 

Alza gli occhi un'ultima volta, lo vede; gli regala un'occhiata distrutta prima di allontanarsi. Non può restare.  

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