VII - Seth ha bisogno di sangue


Non può resistere ancora per molto. Seth è stanco di sentire quel bisogno, è ossessione torbida.

Non riesce a smettere di pensare a Kym.

Lei che è matta quanto lui, non tiene alla vita.

Lei che è carina. È da un sacco di tempo che si masturba mentre immagina di bere il suo sangue e fotterla.

Se dicesse tutto ciò a uno strizzacervelli, gli risponderebbe che è pazzo.

Non è pazzo.

Forse un po'.

È un pazzo che ama e odia la vita.

Forse ama la vita solo quando rischia di perderla.

La morte è colorata, è tinta di rosso.

Ormai è routine. Raccoglie dei sassolini, li lancia contro la sua finestra, Kym lo vede e scende, questa volta evita di aprire i vetri e chiedere che diavolo vuole a mezzanotte inoltrata da lei.

«Non voglio giocare di nuovo. Hai seppellito il criceto?»

«Certo che no. Ci separeremo solo quando sarà arrivato il mio momento di morire. Però mi stavo annoiando, volevo vederti.»

Kym non si illude che sia il normale invito di un ragazzo a uscire con lui. Conosce Seth, sa che ha già calcolato tutto.

E ciò in realtà non le dispiace. Seth sa sempre cosa fare.

È quella figura maschile che gli manca, ha perso suo padre e fa ancora male, e allora ricerca quelle sicurezze e l'affetto altrove.

Anche se non è esattamente affetto. Non c'è niente di dolce in quello che fanno.

Kym non pensa, tuttavia, che la follia di Seth possa spingersi al punto di fargli avanzare quella proposta assurda e informe.

«Voglio bere il tuo sangue, per questo siamo qui. Anzi, meglio. Ho una proposta per te. Non te ne farò perdere mai troppo, così ne produrrai altro e sazierai la mia sete finché sarò vivo.»

«Tu sei pazzo.»

Non riesce a trovare altre parole. È spaventata da quella richiesta, terrorizzata. Le palpebre sgranate, le pupille tremano instabili. 

«Non sono pazzo, secondo me è divertente. Proviamo, se non ti piace non te lo chiederò più.»

Direbbe qualsiasi stronzata pur di convincerla. La presserebbe ancora, e ancora, e all'ennesimo rifiuto le morderebbe la gola per dissanguarla perché non vuole sottostare ai suoi piani. Non può ribellarsi, non può rifiutare.

Kym lo guarda, le braccia incrociate sullo stomaco che tentano vane di infonderle sicurezza.

Seth ha le mani distrutte da linee bianche, vecchie cicatrici e segni ancora rossi, ferite ancora non rimarginate del tutto.

Kym sa che nessun altro, a parte lui, può capirla. Per questo la mette in quelle situazioni. Sono sempre stati entrambi matti, deviati, disturbati. Non hanno mai assaggiato la sanità mentale, è acqua insipida. La follia è idromele o assenzio.

«Va bene.»

La normalità non la vogliono assumere nemmeno a gocce. Meglio dare il via ai fiumi di sangue.

Seth sorride, è radioso. Si allontana da lei, recupera un coltello affilato e torna in salotto.

Non lì. In camera da letto è più eccitante. «Seguimi.»

Kym ingoia il groppo che le occlude la coda, vorrebbe fermare tutto e dirgli che ha cambiato idea.

Non ci riesce mai.

Non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma tutto ciò le piace.

Kym si guarda intorno, ma non vede davvero niente. Attraversa un corridoio e non riesce a coglierne i dettagli, non sa che cosa fare, è stordita dalla stranezza di quella situazione. L'ansia non le regala alcuna briciola d'aria, il cuore batte troppo veloce.

Ha paura di morire a causa di un infarto. 

Forse sarebbe meglio.

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