24. Creatura
Amanda non si rende conto di quanto la sua influenza possa essere positiva. Non posso negare che durante l'incontro con gli studenti sia stata più impostata che mai, ma suppongo che sia una risposta istintiva a un carico di emozioni e sensazioni. Non ha mai mutato espressione, se non nel secondo in cui ha notato che il sorriso di Keegan era destinato solo a lei: anche dalla mia posizione ho potuto notare i suoi occhi spalancarsi e concedere a Keegan una risposta silenziosa. Si sono accettati a vicenda e non c'è stata la necessità di usare alcuna parola.
Quando finiamo di pranzare, prima che il Refettorio si riempia per il secondo turno, ci allontaniamo diretti all'incontro con i generali. Percepisco l'emozione di Amanda, anche se non credo si renda conto di essere entusiasta da quando è uscita nella sala mensa, e mi impongo di non stringerle una mano solo perché so che peggiorerei la situazione. La conclusione a cui sono giunto è che, non riconoscendo quali emozioni vengano a galla in determinate situazioni, la ragazza tenda a eliminarle completamente, irrigidendosi e indossando una maschera di completa inespressività. I suoi occhi, però, la tradiscono ogni volta e vorrei tanto spiegarle che ogni sua singola sensazione ha un nome preciso e che lo so perché io stesso ho dovuto imparare a riconoscerle.
Credo sia impaurita dal riscoprirsi più umana di quel che pensava e questo la porta al rifiutare tutto quello che sta rifuggendo da anni: sono sicuro che non abbia voluto parlarmi della sua infanzia per lo stesso motivo, inconsciamente spaventata di poter anche solo ricordare che cosa significhi essere se stessa, senza le costrizioni dovute alla sua forma di Medius. Questa situazione dev'essere difficile, per lei, abituata a reprimere la sua parte umana perché non c'è spazio per essa in un simulacro che si deve limitare a essere efficiente e metodico, ma sono sicuro che con il tempo potrà superare ogni costrizione. Lo vedo, come cerca di imitare ogni espressione umana senza accorgersi che questa le si dipinge in volto ancora prima che la simuli. Anzi, quando si impegna toglie quel minimo di naturalezza ai suoi tratti, sicura che un'espressione controllata possa sembrare più realistica. Non sa nemmeno lontanamente quanto si sbagli.
Alla fine, lascio agire il mio istinto e le afferro la mano. Non si irrigidisce più come i primi tempi, ma noto che mi lancia un'occhiata sorpresa, alla quale rispondo con un sorriso. Le stringo la mano per darle forza, poi le permetto di riappropriarsene e torno a seguire Tito verso uno degli uffici superiori.
Le settimane passate tra allenamenti e lezioni sono state impegnative, più di quanto mi aspettassi. Alla fine, quando di sera mi concedono una visita ad Amanda, mi sento sempre più stanco mentalmente che fisicamente, come se il mio cervello avesse lavorato il doppio rispetto al corpo.
«Bene arrivati» ci accoglie Vannico, accarezzandosi la testa priva di capelli.
Fanno accomodare me e Amanda su un tavolo rotondo, dove ci sono solo alcuni di quelli che di solito indossano le divise rosse. Tra loro, noto anche lo sguardo tagliente di Maia Egeon.
«Com'è andato il primo incontro?» continua Vannico.
«Bene» risponde sbrigativa Amanda.
Il suo tono suggerisce felicità, ma la sua espressione è impenetrabile e scommetto che si sta dimenticando di sbattere le palpebre. Sorrido, nel rendermi conto di conoscerla più di quanto vorrei.
«Vi abbiamo fatto venire qui perché è il momento di rendervi partecipi di alcune informazioni, soprattutto dal momento che entrambi sarete necessari alla missione che abbiamo programmato.»
«Non tutti sono concordi con questa decisione» ci avverte il generale Egeon, prendendo per la prima volta parola da quando la conosco. La sua voce è famigliare tanto quanto quella degli altri membri presenti nella stanza, ma nel suo tono percepisco il ricordo di un sentimento di tristezza, quasi di rassegnazione. Scaccio la sensazione con forza, riappropriandomi dei miei pensieri.
Amanda si drizza sulla sedia, facendo scattare il suo sguardo verso gli occhi scuri della donna. Vorrei dirle di lasciare perdere, ma sembra che non sia la prima volta che le due si parlano.
«Cosa vuole insinuare?»
Il generale Egeon le concede uno sguardo sprezzante, prima di appoggiare entrambe le braccia al tavolo e sporgersi verso di lei.
«Insinuo che non mi fido né di una Medius, né tantomeno di una Creatura che di umano ha solo l'aspetto.»
Amanda rimane impassibile, quasi fosse consapevole della mancanza di fiducia della donna.
«Solo perché non ho un corpo come il vostro, non significa che io sia meno umana. Sono stata bambina anche io: ho riso, pianto, mi sono sbucciata le ginocchia. Solo perché non ho un corpo come il vostro, non significa che io non abbia un'anima» risponde, in tono solenne e sostenuto. Le sue parole lasciano tutti in silenzio, fino a che non decido di spezzarlo.
«E io, invece?» domando alla donna, curioso di sapere perché sia una delle poche a non credere ancora nella mia completa devozione alla loro causa.
Il suo sguardo abbandona con fatica quello di Amanda, per concedermi solo un disprezzo tanto profondo che mi chiedo se possa effettivamente averle fatto un torto.
«Tu porti sulla tua pelle il sacrificio di dieci umani, in te non c'è posto per un'anima» sputa tagliente, lasciandomi perplesso.
Non comprendo le sue parole, né ne ho il tempo, perché quello che accade subito dopo mi costringe ad agire senza farmi troppe domande.
Alle sue parole, infatti, Amanda si è alzata di scatto dalla sedia e, altrettanto rapidamente, tutti i presenti le hanno puntato addosso un'arma. Riconosco le pistole elettriche che ognuno di loro tiene tra le mani e so che possono essere letali per un Medius. Mi sposto immediatamente di fronte ad Amanda, lasciando il mio corpo agire d'istinto, e mi ritrovo a fissare l'unica persona che non pensavo potesse mai rivoltarsi contro la ragazza: Tito tiene tra mani tremanti l'arma elettrica e nei suoi occhi non leggo altro che paura.
«Abbassate le armi» ordino, senza spostarmi di un centimetro. «La vostra reazione è esagerata» aggiungo, quando Egeon e Vannico rimettono, restii, la pistola al proprio posto.
«Nessuna precauzione è esagerata» sussurra Vannico. «Scusaci, Amanda, ma non fare movimenti improvvisi.»
Amanda non risponde, né annuisce, come se fosse rimasta turbata dall'accaduto. Si limita a prendere di nuovo posto, in attesa che anche gli altri facciano lo stesso. Le lancio uno sguardo con la coda dell'occhio, ma come suo solito pare essersi chiusa ancora di più in se stessa.
«Al di là della mia opinione su di voi, riteniamo fondamentale informarvi su quello che dovrete fare per le prossime settimane» riprende Maia, come se non ci fosse stata alcuna interruzione. «Come valuti la nostra forza militare?» mi chiede freddamente.
Considero le risposte che potrei darle, capendo che non vuole un'analisi fisica o quantitativa.
«Insufficiente, se lo scopo è un conflitto diretto.»
«Non è il conflitto, il nostro obiettivo, né un'altra guerra. Ci siamo rifugiati qui sotto troppo a lungo e per troppo tempo abbiamo perso soldati, amici, figli» continua, fissandomi negli occhi. «Ma grazie a Ivonick e Viktor è arrivato il momento di uscire allo scoperto.»
«Non riuscirete mai ad avere la meglio sui Medius» constato, ottenendo occhiate di consapevolezza.
«Lo sappiamo, per questo non abbiamo più intenzione di lottare, né di limitarci a sopravvivere: vogliamo ricominciare a vivere.»
Fisso Maia Egeon, cercando di soppesare le sue parole: la mia mente trova decine di interpretazioni da dare al suo discorso, individuando svariati modi in cui i Ribelli possano ricrearsi una vita al di fuori del loro rifugio, ma ogni conclusione viene prontamente scartata poiché impossibile da attuare.
«Anken» mi richiama Vannico. «Quello che vogliamo è che la tua squadra raggiunga il settore commerciale della capitale: dobbiamo appropriarci di un mezzo di carico e scarico merce abbastanza capiente e attrezzarlo con le dovute risorse. A quelle stanno già provvedendo gli Squadroni di ricognizione, ma serve un gruppo più specializzato per eludere i sistemi di sorveglianza di quella zona.»
Quando metabolizzo le sue parole, impedisco alla mia bocca di spalancarsi per la sorpresa. Non ero arrivato a questa conclusione perché non avevo abbastanza elementi per considerarla, ma ora la loro idea è ben chiara nella mia mente.
«Volete lasciare il Sistema Solare» constato, attirando l'attenzione di Amanda.
«Cosa?» chiede, incredula. «Come pensate di poter fare, rubando un'astronave commerciale e fuggendo alla velocità della luce?»
«Sì, e lo faremo grazie a voi due» asserisce Tito. «Anken sta addestrano una squadra e tu hai tutte le informazioni che ci possono servire per raggiungere l'intento.»
«Assolutamente no!» risponde Amanda, alterata. «Io lavoro per il DAQU, non ho accesso a nessun tipo di informazione inerente al commercio spaziale, di quello si occupano esclusivamente le Macchine e io non posso certo reinventarmi ingegnere! Non ho nessun tipo di competenza e...»
«Allora qui sei inutile» la interrompe pragmatica Maia Egeon.
«Finora le mie conoscenze vi sono servite, però» contesta Amanda.
«Sono insignificanti, se non possono aiutarci a reimpostare una tratta spaziale.»
Sto per intervenire in sua difesa, quando Amanda mi precede.
«Si sbaglia, generale Egeon, perché io sono la vostra unica speranza. Lei sta vedendo la situazione dal punto di vista sbagliato.» Quando è certa di aver attirato l'attenzione di tutti i presenti, continua: «Qui potrò anche essere diversa, ma non scordatevi che, tra i Medius, sono l'unica che può passare inosservata».
«Credi davvero che saremmo disposti a darti così tanto potere?» chiede Maia Egeon, pronunciando ogni parola con calma inaudita e comprendendo, prima di me, quali siano le intenzioni di Amanda.
«Le informazioni che potrò trovare una volta tornata in Città non vi risulteranno più tanto insignificanti» le risponde risoluta la Medius. «Là fuori c'è un uomo che può garantire per me e per la mia lealtà. Aiutatemi a liberare Viktor e io aiuterò voi.»
Quando comprendo le sue parole, mi volto sbigottito verso Amanda. La ragazza ricambia il mio sguardo e tutto ciò che posso leggervi è la decisione con cui sosterrà ogni protesta da parte mia: a quanto pare, è arrivato il momento che Axel Reedan riabbia sua figlia.
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