16. Ribelle


Lascio scivolare la poltiglia arancione dal cucchiaio, trattenendo il respiro fino a che la padella non è completamente piena e posso finalmente confinare l'odore maleodorante di quella sostanza con un coperchio. Non ho la più pallida idea di che cosa sia, ma sono sicura che la mia pelle puzzerà come quella poltiglia per mesi.

«Hayden!» mi chiama la capocuoca, distraendomi dai miei pensieri e facendomi sobbalzare. Le mani perdono presa sulla padella e questa cade rovinosamente, facendo finire metà del contenuto sulle mie gambe.

«Oh, merda!» esclamo indignata.

«Ragazzina, che stai facendo? Non dirmi che... Oh, misericordia! Sai quante porzioni sono, quelle che hai appena rovesciato?» mi sgrida Blue, una donnina tanto bassa quanto crudele. Non penso sia il suo vero nome, ma il trucco che indossa e il colore dei suoi abiti è decisamente un indizio sul perché voglia che la si chiami come un colore.

«Mi dispiace?» chiedo, chiudendo gli occhi quando il suo mestolo mi colpisce con forza la testa. È tutta settimana che cerco di nascondere alla meglio i bernoccoli che mi causa con quel dannato utensile in legno. Giuro che glielo brucerei, ma temo che possa passare a quello in metallo e non vorrei correre da Conan a farmi mettere dei punti in testa ogni due per due. Mi affretto a raccogliere la padella e a prendere degli stracci per pulire il disastro che ho fatto.

«Per fortuna quello serviva per concimare le piante, piccola incompetente, altrimenti saresti già stata cacciata fuori a suon di pedate» mi dice ancora. Ecco perché mi sembrava una poltiglia immangiabile. Non mi chiedo che cosa io abbia appena cucinato, ma mi limito a pulire e a rimettere in ordine quanto più veloce possibile.

«Hayden!» mi chiama nuovamente. Alzo gli occhi al cielo, buttando lo straccio sporco nel secchio e cercando di scrollarmi di dosso gli ultimi rimasugli di poltiglia arancione. Puzzerò per sempre di cibo per anziani. «Devi servire le razioni, c'è il primo turno.»

Trascinando i piedi mi dirigo al banco del refettorio per servire il cibo ai miei compagni di Squadrone. Da ben otto giorni mi deridono a causa del cappello che sono costretta a indossare, ma giuro su ciò a cui tengo di più che l'ultimo giorno della mia punizione farò in modo che tutti loro, dal primo all'ultimo, si ritrovino almeno uno dei miei capelli nel piatto, al costo di abbandonare la rasatura e farmeli crescere.

Prima che possa insultarli ad alta voce, mi arriva un sussurro che non posso ignorare.

«Ho parlato con Cosmir.»

Per poco il mestolo non mi cade e sono costretta a mantenere il controllo per non schizzare la zuppa di mais addosso ai tre Avvoltoi che ho di fronte. Finisco di servirli e alzo lo sguardo su Diane: cerco di restare impassibile, ma non so se ne sono capace. La verità è anche peggio di quel che ci aspettavamo perché, se Noemi era nella stessa squadra di Nathan, credo che la sua amata abbia firmato gli stessi documenti di mio fratello. Magari può trovare un pezzo di lei in quel mostro che spacciano per salvatore dei Ribelli. Magari ha le labbra di Noemi, o le sue orecchie. Magari ha il seno di Noemi, penso sprezzante, mentre metto con troppa foga la zuppa nella terrina, scottandomi il pollice.

«Non saresti dovuta andare» dico alla fine. «E spostati, stai ostruendo la fila.»

«Invece ho fatto bene, perché non mi ha detto nulla» mi rivela Diane, prendendo la terrina che le allungo e passandola al ragazzo dietro di lei.

«Quello che hai detto non ha senso» le faccio notare, passandole un altro piatto.

«Sì, invece! Vuol dire che c'è qualcosa che non ci vogliono dire, qualcosa di grosso. Magari sono ancora vivi e stanno svolgendo una missio-»

«Diane» la interrompo. «Ho visto i fascicoli» mento, per non dirle tutta la verità.

«Della missione?» mi chiede, aggrottando le sopracciglia e credendomi, dal momento che mia madre potrebbe avere accesso a qualunque fascicolo.

«Sì» rispondo, già più titubante. Non le voglio dire che Noemi ha acconsentito a un atto di suicidio, ma nemmeno darle speranze. Il problema è la mia fottuta empatia con le persone che sono nella mia stessa situazione: io vorrei sentirmi dire la verità, ma la verità fa schifo, quindi con il senno di poi avrei preferito una bugia. Anche se poi mi sarei arrabbiata a morte con chi mi ha mentito. Quindi, decido per una via di mezzo. «Sono dispersi, presumibilmente morti. Anzi, certamente. Hanno disconnesso i localizzatori, per questo non vogliono dirci niente: sai, perdere un intero Squadrone è un po' una merda» dico, pentendomi subito della mia scelta. Dovrebbe sapere, ma non voglio essere io a dirglielo.

«Oh» si limita a dire lei. «Allora potrebbero essere ostaggi della capitale, dovrebbero organizzare una squadra per recuperarli.»

«No» dico con tono fermo. «No, loro sono... morti. Sì, sono stecchiti. Niente squadra di recupero.»

Diane però non si arrende e continua a passare i piatti che le allungo a chi sta in fila dietro di lei. «Non sappiamo per cosa ci stiamo allenando, forse Anken è qui proprio per questo! Scommetto che la missione è entrare nella capitale come squadra di soccorso e Anken potrà guidarci!»

Vorrei potermi dare un pugno in faccia. Senza saperlo, l'ho ferita di più in questo modo che dicendole la verità: le ho dato speranza, la peggior nemica di qualunque soldato. Anzi, di qualunque essere umano. Vorrei rimediare subito, ma Diane afferra la ciotola e con un sorriso sincero passa avanti, così da lasciare che la fila scorra da sé. Sto per mettermi a inseguirla quando Blue fa capolino dalla cucina, fissandomi in malo modo e mostrandomi il mestolo come una minaccia. Sbuffando, ritorno al mio lavoro alienante, dandomi dell'idiota per aver peggiorato solo la situazione. Devo cercare di intercettarla e parlarle il prima possibile: probabilmente mi riempirà di botte e finirò in infermeria per qualche tempo, ma almeno le avrò chiarito le cose.

Sto quasi per finire le dosi, così da potermi recare in cucina a prendere una nuova pentola, quando intercetto qualcuno di mia conoscenza varcare la soglia del refettorio. Dee fa il suo ingresso, seguita a ruota da quel mostro male assortito che si spaccia per uomo. Sento che la stratega gli illustra le postazioni e il menù settimanale, e poi si avviano verso la mia direzione. Prima che si avvicinino troppo, agisco senza pensare: recupero una ciotola e, muovendo le guance, produco quanta più saliva possibile. Mi abbasso sotto il bancone fingendo di cercare qualcosa e sputo tutto nella ciotola in metallo, per poi alzarmi e riempirla velocemente con una porzione di zuppa di mais. Ne preparo un'altra, assicurandomi che sia di legno e senza la mia saliva all'interno, e non appena i due arrivano mi stampo un sorriso in faccia.

«Ciao, benvenuti nella mia cucina!» dico gioiosa.

«La cucina è mia!» sento rispondere Blue. La ignoro, beandomi del viso completamente tumefatto del mostro. Mi do una pacca sulle spalle da sola per aver saputo colpire così bene il naso: prima del mio intervento era perfettamente dritto, mentre ora pende leggermente sulla destra. Almeno, in questo modo, non potrà vantarsi di avere dei lineamenti perfetti. Evito accuratamente il suo sguardo, mentre pongo a Dee la ciotola in legno e al mostro quella in metallo.

«Grazie, Hayden, non combinare troppi casini qui» si raccomanda Dee.

«Troppo tardi!» risponde Blue. La ignoro anche questa volta.

«Mi piace qui, posso rapportarmi con i miei simili» dico invece, senza degnare lo zotico della minima attenzione. Non che lui provi a scusarsi, anzi, è più silenzioso di quanto mi aspettassi. Appena se ne vanno, prima di portare la pentola ormai vuota in cucina, osservo Dee e il suo cagnolino da borsetta che si siedono a un tavolo con alcuni Falchi. Il mostro mescola la sua zuppa, per poi portarsi il cucchiaio stracolmo di poltiglia alla bocca. Deglutisce. Un altro cucchiaio. Sorrido soddisfatta e rientro in cucina, dove Blue mi aspetta con le braccia incociate e uno sguardo di rimprovero.

«Vedo tutto, nella mia cucina.»

Deglutisco sonoramente, pronta a ricevere un'altra cucchiaiata in testa.

«E si dà il caso che quel tipo non piaccia nemmeno a me» mi dice invece. Riapro gli occhi e la fisso stranita, fino a che mi fa un occhiolino e mi mette tra le mani un'altra padella bollente.

A quanto pare, ho trovato un'alleata. Il mostro diventerà l'uomo più odiato, qui dentro, e io mi accerterò che tutti abbiano solo sentimenti di disprezzo, verso di lui. Sorrido, pensando che sarà una sfida difficile, ma fattibile. Più semplice sarebbe se fosse stato veramente un Medius: allora sì che tutti avrebbero fatto a gara per distruggerlo.

NdM. Vi era mancata Den? A me un sacco, almeno dà un po' di vita rispetto a quei musoni di Anken e Amanda u.u

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