11. Ribelle
Mi ci sono volute un'intera sessione di tiri, una doccia bollente, una corsa per recuperare Keegan e una cena abbondante, prima di capire. Ma poi il mio cervello si è deciso a lavorare e a fare due più due, proprio quando il corpo stanco aveva iniziato a reclamare il sonno, ormai disteso sotto le coperte.
«Porca merda» mi lascio sfuggire, rompendo il buio silenzioso calato in casa. Mi sollevo di scatto, cercando a tentoni una felpa e infilando le scarpe due volte – la prima avevo sbagliato piede – prima di poter correre per i corridoi.
Mi do della stupida per non averci pensato e vorrei prendermi a pugni per essermi lasciata scappare l'occasione perfetta, oggi. Raggiungo il piano sotto al mio correndo sulle scale e rischiando di stortarmi una caviglia, così alla fine tolgo gli scarponi troppo grandi e continuo scalza fino ad arrivare davanti all'appartamento 6315. Mi avvento sulla porta con entrambi i pugni, cercando di fare più rumore possibile e pregando che non stia ancora dormendo.
Sono quasi tentata di iniziare a urlare il suo nome, quando la porta si spalanca e una chioma bionda e perfettamente ordinata entra nel mio campo visivo.
«Stai aspettando qualcuno» la apostrofo, con voce corta e un dito accusatorio puntato nella sua direzione. Diane indietreggia, fissandomi con sorpresa e indecisa se sbattermi la porta in faccia o semplicemente ignorarmi. Prima che possa fare una delle due azioni, la spintono ed entro nel suo appartamento, perfettamente identico al mio, chiudendo la porta alle mie spalle e recandomi in cucina.
«Di sicuro non aspettavo te» mi fa notare, incrociando le braccia sopra una vestaglia da camera fin troppo elegante per un Vultur.
Apro l'acqua del lavandino – i nostri appartamenti non sono provvisti di docce, evidentemente non ne siamo degni – e poi attivo anche l'aspiratore d'aria, così che si crei quanto più rumore possibile.
«Si può sapere che stai-»
«Aspetti un Falco, non è così? Dell'ultima missione. Per questo non hai preso parte alla nostra, nel caso fossero tornati in questo periodo, come previsto.»
Diane si pietrifica, ma è questione di alcuni secondi prima che si avventi su di me. Mi aspettavo un pugno, invece semplicemente mi supera per spegnere il getto dell'acqua.
«Quello è più che sufficiente per nascondere le voci, ma non urlare» mi spiega, indicando con uno sguardo l'aspiratore dell'aria. Sostengo il suo sguardo, in attesa di una risposta che alla fine mi concede: «Noemi. Abbiamo litigato poco prima della partenza, inizio a essere preoccupata.»
Annuisco, comprensiva: non avrei mai pensato di poterlo ammettere, ma la comprendo. Siamo nella stessa situazione di merda. «Avrebbero già dovuto essere qui. Deve essere successo qualcosa, le mie razioni sono state duplicate.»
Diane abbassa la testa, come a nascondermi i suoi occhi. «So cosa vuol dire, lo fanno quando c'è una perdita» dice, confermando i miei sospetti.
«Anche le tue?»
«No» mi risponde secca, dandomi le spalle.
«Allora magari tua sorella non è-»
«Non è mia sorella» mi interrompe, in un sussurro stentato. Chiudo la bocca, cogliendo l'informazione che mi ha concesso. Cerco di visualizzare mentalmente qualcuno di nome Noemi che faccia parte dello stesso Squadrone di mio fratello e mi viene in mente solo una ragazza alta e slanciata, dai tratti decisi e i lunghi capelli corvini, ma la mia memoria potrebbe anche ingannarmi. A quanto pare, le doppie razioni sono concesse solo ai familiari e a coloro che sono legati da matrimonio civile e, evidentemente, per Diane e Noemi non è così.
«Devi aiutarmi» le dico alla fine, quando il silenzio inizia a farsi pensante.
«Oltre che restare qui ad aspettare, non c'è molto che io possa fare» mi risponde a bassa voce.
«Ho un contatto, ma non posso raggiungerlo. Sta nei piani più alti, è il ragazzo senza gamba» la informo, sicura che tutti ormai sappiano chi sia Cosmir.
«Leddax del reparto sicurezza?»
«Uh, sì. Come sai il suo nome?»
Diane alza le spalle, fissando un punto imprecisato nel buio. «Ho qualche anno in più di te. Conosco la sua storia.»
Alla sua rivelazione, drizzo le spalle entusiasmata. «Davvero? E come ha-»
Diane mi ferma, una mano aperta sollevata a mezz'aria, prima che possa concludere la mia domanda. «Non ti dirò come ha perso la gamba, Lightborn. Chiedilo a lui se sei tanto curiosa. In ogni caso, non posso raggiungerlo, non sono autorizzata a salire oltre il Ventesimo.»
Alzo gli occhi al cielo esasperata. Vorrei solo prenderla a schiaffi: perché devo avere a che fare con una perfettina ligia alle regole? «Senti qua, amica di Squadrone, non rompermi troppo le palle e fidati semplicemente di me. Pensi che ti spedirei in pasto alla sicurezza?»
Diane mi fissa per qualche istante, con le sopracciglia alzate. «Sì» mi accusa. «Sì, Lightborn, mettermi nei guai è proprio quello che vorresti fare.»
Sbuffo risentita. «Okay, hai ragione, ma in questo caso è diverso. Io non posso raggiungere Cosmir e lui ha le informazioni.»
«Che informazioni?»
Mi picchio un pugno sulla tempia. «Pronto? C'è qualcuno nella tua testa? Reparto sicurezza dovrebbe dirti qualcosa, Cosmir ha occhi su tutto.»
«E come dovrei corromperlo, presentandomi in lingerie davanti alla sua porta? Se non l'avessi capito, non è il mio tipo!» esclama indignata.
«Oh, mio Dio, quanto sei cocciuta. Ascoltami, per una buona volta: conosco Cosmir, è l'unico che ci può aiutare a far luce su questa storia. Devi solo dirgli che ti mando io.»
Diane mi fissa per quelli che paiono minuti e, poi, quando spero mi dia il suo assenso per farmi da tramite, esclama: «Hai una tresca con lui? Non sei troppo piccola?»
«Oh, smettila!» sibilo alterata. «Sono più seria che mai!»
«Già, per venire a chiedere il mio aiuto devi essere proprio messa male. Ci sto.»
«Ti prego, Diane, lui è davvero l'ultima spiaggia per riuscire a-» mi interrompo, resami conto delle sue parole. «Aspetta, ci stai?»
La ragazza alza le spalle, annuendo. Non ci posso credere. Approfitto della sua inaspettata collaborazione per spiegarle brevemente il percorso più veloce per arrivare da Cosmir e la informo su quello che deve dirgli per convincerlo a parlare con lei. Pensavo sarebbe stato molto più difficile trascinarla dalla mia parte, ma la preoccupazione che deturpa il suo viso mi fa capire che deve tenere veramente molto a Noemi, se è disposta addirittura ad allearsi con me e ad andare contro le regole.
«Ci andrò domani durante l'ora di pranzo, la gente è troppo attaccata al cibo per accorgersi della mancanza di qualcuno.» Annuisco, trovandola un'ottima idea. Sto per uscire dall'appartamento, quando Diane mi blocca per un braccio. «E se dovessi scoprire qualcosa che né tu né io siamo pronte a sapere?»
Sostengo il suo sguardo, tornato freddo come al solito. «Sai qualcosa?» intuisco.
«Non lo so, ma ho litigato con lei per un motivo preciso e non vorrei che...» non conclude la frase e abbassa lo sguardo. «Non lo so» ripete alla fine.
«Sono pronta a sapere la verità, Gruseling, non mi frega un cazzo se posso sopportarla o meno» concludo, riappropriandomi del mio braccio e sparendo per il corridoio buio.
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