LISA
"Sei un parassita, Gilles. Un fallito. Come ho potuto sposarti?! Mi sono stancata!" aveva strillato Lisa, con in mano una bottiglia semivuota di whisky che lei aveva scolato in un minuto, mentre si trascinava furiosa lungo la cucina con i capelli sugli occhi e il vestito blu bagnato di sudore.
Gilles, seduto, in ordine, in una calma assassina, aveva ripetuto pazientemente più volte ad occhi chiusi e a pugni stretti il suo nome.
"Sei un porco! Uno schifoso... maiale!" aveva continuato ancora, ubriaca fradicia, tentando di finire il whisky. "Lisa...".
"No! Lisa un cazzo, Gilles! È finita! Ritorno da mia madr...".
Gilles era saettato su di lei, strappandole la bottiglia dalla mano e lanciandola sul pavimento, facendola esplodere in mille pezzi; con un'altra mano le aveva preso il braccio e gliel'aveva torto. "Ahi!".
"Merda, Lisa! Hai rotto i coglioni! Datti una cazzo di calmata!" aveva sibilato lui, tremante di rabbia. Lo aveva guardato, con i suoi occhi gonfi, piangenti e iniettati di sangue, e si era divincolata dalla sua presa. "Tutto perché ho scherzato con quella cameriera?" le aveva chiesto lui, sbattendo il pugno sul tavolo.
"Stavi flirtando con lei, Gilles, non negare, ti ho visto che guardavi quel suo cazzo di culetto sodo! Forse perché il mio non è abbastanza sodo per te? Perché non sono più giovane e bella come lo è lei? Ah, ho capito! È perché lei è bionda naturale, mentre io...".
"Basta! Basta con questa cazzo di tua ossessione, bionda o non bionda... chi cazzo se ne frega!" l'aveva interrotta, alzandosi di colpo dalla sedia e spingendo il tavolo, facendolo cadere rumorosamente ai piedi di Lisa.
Era uscito dalla stanza.
"Dove stai andando?!" aveva squittito, cercando di non calpestare i cocci di vetro sul pavimento.
"A letto".
Lisa non l'aveva seguito. S'era messa sulla sedia a dondolo, pensosa e triste come lo sono solo gli ubriachi, e si era addormentata là, svegliandosi di tanto in tanto per piangere e fasciarsi il piede, avendo calpestato per errore un coccio della bottiglia.
Il giorno dopo s'era destata completamente sola. Sulla porta, un biglietto: Pranzo con l'editore. Quando cose di questo genere succedevano, Gilles andava sempre a pranzo col suo editore. Lisa invece, preparava cupcakes.
Così si era lavata, cambiata d'abito, si era districata i capelli e s'era messa a preparare i cupcakes. Quest'abitudine l'aiutava, le dava la calma e la forza per ritornare la 'Lisa di sempre': dolce, sorridente, deliziosa, mogliettina perfetta, adorabile, americana. Funzionava sempre, e così aveva funzionato anche quella volta; con il grembiule a cuori e un sorriso accattivante aveva scacciato i vicini impiccioni curiosi di sapere il perché delle urla della notte prima e aveva sfornato i suoi rinomati cupcakes.
Aveva accolto così Gilles, quando era ritornato, con un cupcake finemente decorato su un piattino e un profondo atteggiamento di scuse: capelli impeccabilmente biondi e ordinati, l'abito che lui più preferiva su di lei, strategicamente scelto, e una buona dose di Chanel n. 5 sul collo. Lui aveva espresso il suo compiacimento dandole un bacio sulla fronte, e con quel gesto tutto era stato dimenticato, com'era successo dopo ogni lite precedente.
Litigavano e bestemmiavano, dando il peggio di sé, il giorno dopo lui andava dall'editore, lei faceva cupcakes, e tutto finiva com'era iniziato.
In cuor suo, però, Lisa sapeva che entrambi non dimenticavano mai, anzi, accumulavano furia e risentimento, covavano, non facevano trasparire nessun sentimento negativo.
Poi, però, c'era stato quel litigio.
Quello dove Gilles aveva perso la memoria.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top