JOANNA
"Frieda...".
"Dove sarà? E' morta?".
Il bordello mormorava. Frieda era svanita, così, dal nulla.
Quando era ancora tra loro, il suo ventre aveva cominciato ad allargarsi, ma non per la fame.
Aspettava un bimbo, era ovvio.
Sicuramente lei aveva cercato di nasconderlo, ma dopo cinque-sei mesi era stato impossibile non notarlo.
All'inizio, lei, morta di paura, l'aveva rivelato a Helga, che l'aveva rivelato a Inge, che l'aveva rivelato ad Elzbieta, che l'aveva rivelato a Joanna. Inge poi l'aveva detto anche a Tanja: grave errore.
Tanja era perfida quasi quanto i nazisti; pur di salvarsi la pellaccia, faceva la spia con Ewe, la Blokowa, guadagnando razioni in più di cibo e qualche volta anche sigarette.
Tanja l'aveva riferito a Ewe, perché successivamente, un giorno, erano venuti a chiedere di Frieda: la ragazza, in lacrime e tremante, era stata portata in 'infermeria'.
Non era più tornata.
Era passato ormai un mese e mezzo dalla sua scomparsa. Era impensabile interrogare Ewe, e Tanja... esclusa quella puttana di Liwia, tutte la emarginavano per quello che aveva fatto.
Lei negava ovviamente, ma si sapeva. E si discuteva sottovoce.
Sfortunata Frieda. Una cosina bruna, minuta, occhi grigi come la strada, denti bianchissimi. Joanna non ci aveva mai veramente parlato, ma aveva preso in simpatia quasi immediatamente, sin dal loro primo incontro, quella ragazza dal petto gracile e gli occhi color fumo.
"Secondo te cos'hanno fatto a Frieda?" aveva chiesto, guardando la cuccetta vuota della scomparsa.
"Cosa vuoi che le abbiano fatto? Le avranno strappato il piccolo dalla pancia e l'avranno lasciata a morire lì, agonizzante" aveva risposto, dura, Elzbieta. "Sai come sono loro".
La prostituta bionda aveva preso una ciocca dei suoi crespi capelli castani e aveva cominciato a giocherellarci.
"Povera Frieda. Era così buona..." aveva iniziato a parlare. Elzbieta l'aveva interrotta:
"Se dovessimo ricordare ogni persona morta qua dentro, non finiremmo più."
Joanna aveva annuito.
Quel piccolo interesse di quella che lei considerava un'amica verso le sue 'notturne febbri', come le chiamava lei, era ormai svanito.
L'orrore aveva reso Elzbieta un burattino: era incapace di provare emozioni, e l'iniziale curiosità che dimostrava nei confronti delle faccende di Joanna era la prova che una volta c'erano, ma che non esistevano più.
"Potrebbe capitare anche a me".
Questo pensiero la terrorizzava. Morire mentalmente come Elzbieta, fisicamente come Frieda.
Certo, lei era stata sterilizzata, come tutte le altre, ma Frieda non ne era stata esentata. Era inspiegabile come avesse fatto a rimanere incinta.
Joanna temeva.
Si guardava costantemente la pancia, piangeva in silenzio se la vedeva più grossa, e la sua angoscia si calmava soltanto quando ritornava normale.
Per preservare la sua anima, si era procurata una scorta di pezzi di gesso: Ole Böhm e quelli che non si era ancora annotata avevano i giorni contati.
Il suo scrivere nomi e numeri, stava diventando più di un'ossessione. Uno scopo divino.
Elzbieta la fissava mentre era intenta nella sua febbrile occupazione e scuoteva la testa, piena di disappunto.
Pensava. Rifletteva. Guardava Ewe, gli ufficiali e i Kapo che venivano a trovarla, guardava tutto e tutti. E stava china sui suoi nomi.
Teneva così occupato lo sguardo, che la Blokowa l'aveva picchiata: la polacca affamata la 'faceva impazzire'.
Un ufficiale, durante un rapporto, le aveva ordinato di smetterla di fissarlo.
Poi, si era svegliata nel cuore della notte, sudata, ansimante. Aveva avuto un'illuminazione. Un'idea. Una grande trovata, un biglietto per farla uscire da quell'inferno. Aveva lanciato un'occhiata ad un'addormentata Elzbieta, ignara del grande genio della compagna. Un piano semplicissimo, infallibile. Ma probabilmente mai pensato da nessuno. Non avrebbe fatto la fine di Frieda e di tutte quelle ragazze bruciate nei forni. In quel momento ne era stata certa.
"Elzbieta!".
"Eh? Che vuoi?".
"Ascoltami bene". Le aveva afferrato una mano. La ragazza bruna si era voltata verso di lei, confusa.
"Non aspetterò la fine della guerra. So come scappare" aveva sibilato poi, gonfia di orgoglio.
L'altra aveva bestemmiato sottovoce, intimandole di dormire, e si era girata dall'altra parte.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top