N o v e
Dovevo aspettarmelo – rifletté disperatamente Felix abbassando il volto verso il curato pavimento, sentendo su di sé i pesanti sguardi degli altri studenti – Nessuno in questa scuola si fa mai gli affari propri.
Non era tanto il gesso ad aver destato tanto scalpore tra la fauna studentesca, quanto più l’aver visto il giovane australiano scendere proprio dall’auto di Seo Changbin.
Quello era un pettegolezzo piuttosto succulento, e chissà quali e quante teorie assurde ne sarebbero nate – soprattutto nei giorni seguenti, quando avrebbero capito che i “passaggi” sarebbero divenuti una consuetudine e non un’eccezione.
Nel giro di mezz’ora, l’aveva saputo tutta l'Università.
Felix non dubitava che ormai, probabilmente, pure il Rettore ne fosse a conoscenza.
«Quel gesso è così candido che mi è venuta voglia di disegnarci sopra – disse Jeongin con la sua voce soffice, circondando delicatamente le spalle dell’amico con un braccio – Più tardi posso farlo hyung?» domandò con un sorriso genuino.
Felix si voltò ad osservare il minore, e ricambiò il suo sorriso con estremo calore.
Jeongin aveva chiaramente notato quella pesante ombra dentro i suoi occhi, e quello era il suo personale modo di tirarlo fuori da quei pensieri soffocanti.
«Certo che puoi, sarei onorato di avere una delle tue bellissime opere d’arte sulla gamba – disse il biondo, cercando di tenersi meglio in equilibro con le stampelle – Farò il cartellone pubblicitario per tre mesi, portandomi dietro la tua arte e facendola conoscere a tutti» ridacchiò.
«Quando lo toglierai, fattelo dare dai medici – scherzò Jisung, prendendo dall’armadietto di Felix i libri che sarebbero serviti al minore per la prima lezione – Quando il nostro ‘Innie sarà famoso, quel gesso varrà un mare di denaro, e noi saremo ricchi!» rise prendendo bonariamente in giro il minore, ottenendo subito come risposta un nasino arricciato da parte del più giovane.
«Approfittatori!» li apostrofò il ragazzo.
Seungmin fece un lieve cenno rigido con il capo, attirando l’attenzione degli amici ed interrompendo quell’aria giocosa tra loro.
I randagi – eccetto uno, chiaramente – stavano percorrendo il lungo corridoio e camminavano proprio nella loro direzione.
Qualche studente seguì il loro percorso con lo sguardo, ridacchiando e parlucchiando a bassa voce.
Felix pregò fino all’ultimo istante che fosse solo una coincidenza, e che gli avrebbero superati in silenzio, senza degnarli di uno sguardo.
Ma così non fu.
Bang Chan si fermò proprio davanti alla sua figura, con gli immancabili amici alle sue spalle, ed un sorriso gentile dipinto sulle labbra.
«Mi dispiace tanto per il gesso, come ti senti?» gli chiese il maggiore, rivolgendo distrattamente lo stesso sorriso anche agli altri.
Il minore non poté trattenere un sorriso di risposta, sentendo nella voce del maggiore l’accento familiare della loro nazione d’origine.
Era così rassicurante.
«Ti ringrazio, diciamo che sto iniziando a capire come camminare correttamente con le stampelle, spero di tornare ad essere il più autonomo possibile a breve» disse grattandosi distrattamente il retro del collo.
I suoi occhi scivolarono spontaneamente sulle due figure silenziose alle spalle del maggiore, che sembravano vegliare su di lui come due guardiani.
Hwang Hyunjin era chiuso in un pesante silenzio, le mani infilate goffamente dentro le tasche dell’uniforme e gli occhi prepotentemente concentrati sull’armadietto alle spalle di Felix.
Sembrava sovrappensiero.
Qualsiasi cosa pur di non far sostare, neanche per un istante, gli occhi sul volto di Seungmin a pochi passi da lui.
Lee Minho era invece una presenza più tranquilla e rasserenante – un po' come Chan – osservava volto per volto con l’ombra di un sorriso sulle labbra.
Sembrava di buon umore e curioso della situazione.
Da quella sera, quella era la prima volta che si ritrovavano nuovamente – quasi tutti – gli uni dinanzi agli altri.
L’animo e la situazione, per fortuna, erano però più pacate.
Il pensiero di Felix corse subito a Changbin.
Chissà come sarebbe apparso lui, se fosse stato alle spalle di Chan insieme agli altri due.
Senz’altro era la figura più misteriosa e apparentemente minacciosa di quel gruppo di amici.
Felix si morse il labbro.
Pensava davvero – in quei pochi istanti davanti a casa sua – che l’avrebbe baciato.
Mandò giù l’amarezza.
Povero illuso.
Chan annuì prendendo un sospiro profondo.
Il giovane australiano sembrava sereno e tranquillo, e questo era un ottimo segnale, rifletté studiando con fare pensieroso il gesso ancora bianchissimo del ragazzo.
Quando sollevò nuovamente lo sguardo, pronto a salutare quei ragazzi e andarsene in classe, i suoi occhi inciamparono dentro quelli di Jeongin, nascosto parzialmente dietro l’amico.
Il suo stomacò sobbalzò e si attorcigliò, ma lui non gli diede peso.
Sempre a nasconderti tu, vero?
«Ciao piccolo» disse Chan aprendosi in un sorriso ampio e spontaneo, incapace di trattenersi.
Era più forte di lui, non riusciva a guardarlo o passargli accanto senza sorridergli o rivolgergli la parola.
Jeongin era come una calamita per lui.
Piccola, ma incredibilmente magnetica.
Felix socchiuse leggermente gli occhi, riducendoli a due fessure minacciose.
Quel sorriso, così caldo ed intenso, così entusiasta e carico di aspettativa, gli occhi improvvisamente attenti e pieni di luce.
Felix non poté non domandarsi se il maggiore fosse consapevole di quello.
Gli piace Jeongin? - si chiese.
Silenzio. Pesante e assordante silenzio.
Chan si sentì leggermente in soggezione quando tutti – compresi i suoi amici – iniziarono ad osservarlo come se avesse detto o fatto qualcosa di inspiegabile.
Non capiva cosa ci fosse di strano del trovare Jeongin adorabile.
Magari desiderava stringere un rapporto d’amicizia con lui, quindi cosa c’era di strano se gli rivolgeva la parola?
Davvero non capiva.
Jeongin arrossì, come sempre ormai da quando aveva conosciuto il maggiore quella sera.
«Ciao Chan-hyung» sussurrò accennando un sorriso educato.
Chan ricambiò, ignorando totalmente gli sguardi che lo circondavano.
Quella sarebbe stata una bellissima giornata.
➥
Il suono della campanella aveva riempito i lunghi e affollati corridoi dell'edificio, dando inizio alla prima lezione della giornata che per Seungmin e Felix era condivisa.
Seungmin aveva ceduto il suo amato e sudato posto in prima fila, al suo amico Felix, che sicuramente era molto più comodo nel caso in cui il ragazzo avesse avuto necessità di uscire dalla classe.
Il minore non poteva neanche immaginarlo, superare i vari banchi – e gambe delle sedie – con le stampelle.
Probabilmente sarebbe caduto, rompendosi anche un braccio.
Seungmin ne era certo.
Non era per lui un problema quello, per i suoi amici era disposto a fare qualsiasi cosa anche se odiava ammetterlo.
Erano la sua famiglia più di quanto lo fosse quella biologica.
Lui si era seduto due posti indietro, e due di lato, in un banco che si trovava proprio accanto alla finestra.
Non era un banco qualsiasi, e lo sapeva bene.
Senz’altro si sarebbe almeno goduto il panorama, nel mentre che prendeva i suoi appunti.
«Questo dev’essere il mio giorno fortunato» disse una calda voce al suo fianco, facendolo voltare pigramente.
Hwang Hyunjin stava prendendo posto proprio accanto a lui, con un volto riposato ed un sorriso radioso disegnato sulle belle labbra, mentre lo osservava.
Era stato davvero difficile per lui, non guardarlo o rivolgergli la parola qualche istante prima nel corridoio, ma per ovvie ragioni aveva preferito non dare modo a Chan di dargli noia più tardi.
Ma era stato difficile, incredibilmente difficile.
Entrare in classe e trovarlo seduto nel banco che di solito occupava da solo, era per lui una grossa sorpresa.
Il minore si era seduto lì, pur sapendo che avrebbe avuto lui accanto.
Seungmin sbadigliò in modo stanco, fingendo di guardare tristemente gli altri posti già totalmente occupati dai compagni.
Nessun banco in cui spostarsi, peccato.
«Sono disposto anche a stare al tuo fianco – disse passandosi un pugno chiuso su entrambi gli occhi – Pur di non dare questo dispiacere al mio amico» continuò, indicando la testa bionda poco lontana da loro.
Felix si massaggiava la coscia dolorante, ignaro di ciò che stava avvenendo alle sue spalle.
Hyunjin sorrise, senza rispondere, ed iniziò a sistemare ordinatamente sul banco tutto ciò che gli sarebbe servito per la lezione.
Centralmente il quaderno e il libro di testo, lateralmente a sinistra due penne, una matita e la gomma, lateralmente a destra due evidenziatori e un blocco di indicatori adesivi di mille colori.
Seungmin sorrise osservando quelle manovre con la coda dell’occhio, voltandosi poi verso la distesa verde che si vedeva dalla finestra.
Non era stato un caso in realtà.
Si era seduto accanto a Hyunjin per un solo ed unico motivo: per quanto a tratti fosse un maniaco, e una persona assolutamente sgradevole nei suoi confronti, era anche e soprattutto uno studente modello.
Lui e Hyunjin erano in quell’Istituto i due studenti che potevano vantare la media più alta. I migliori.
Qualsiasi altro studente in quell’aula l’avrebbe disturbato durante la lezione chiedendogli aiuto, consigli o appunti extra per gli esami, chiacchierando di chissà cosa oppure tentando di estorcergli informazioni su Felix e Changbin, con Hyunjin questo non sarebbe successo.
E ci aveva visto giusto.
La lezione era proseguita con assoluta tranquillità, e così come aveva previsto, Hyunjin non gli aveva prestato la minima attenzione.
La sua priorità in quel frangente era la lezione, ed era stato piacevole stare al suo fianco.
Nonostante ciò però, Seungmin non aveva seguito al pieno delle sue facoltà le parole del docente; se ne rese conto al termine della lezione, quando sul suo quaderno ad anelli c’erano giusto una manciata di scarabocchi e non i suoi soliti ordinati appunti.
Devo darmi una calmata.
Quei giorni per lui erano stati uno strazio.
Un susseguirsi di paure, paranoie e pensieri molesti che gli avevano portato via anche il sonno, tramutandosi in terrificanti incubi.
Aveva totalmente perso il conto del numero di ore che aveva trascorso a girarsi e rigirarsi nel letto, senza chiudere occhio.
Questo lo portava ad essere stanco – davvero distrutto – confuso e con una concentrazione volubile; aveva avuto diversi colpi di sonno durante la lezione, rischiando quasi di collassare sul banco.
Fortunatamente nessuno sembrava averci fatto caso, ed era riuscito sempre a sollevare la testa in tempo.
Si voltò ad osservare la figura silenziosa al suo fianco, mentre rileggeva distrattamente gli appunti appena presi.
Seungmin non poteva mentire a se stesso.
Hyunjin era senz’altro il ragazzo più bello che avesse mai visto in vita sua.
Lunghi capelli lisci e scuri che incorniciavano un volto pallido e regolare, grandi occhi castani con un piccolo e sensuale neo sotto uno di essi, naso piccolo ma perfettamente dritto e labbra che supplicavano baci e non solo.
Rosa e carnose, con una linea un po' astratta.
Se fosse stato anche gentile e piacevole tanto quanto era bello – rifletté Seungmin – probabilmente avrebbe ucciso pur di diventare il suo ragazzo.
«Non smettere mai di guardarmi in questo modo, amore» sussurrò Hyunjin con voce bassa e leggera, ad un soffio dal suo volto.
Seungmin sobbalzò spaventato sulla sedia, ritraendosi leggermente per mettere nuovamente un po' di spazio tra di loro.
L’aveva preso totalmente alla sprovvista.
I suoi pensieri l’avevano intrappolato in modo tanto intenso, da non fargli notare quando Hyunjin aveva iniziato ad avvertire i suoi occhi addosso, e neanche quando il maggiore si era avvicinato al suo volto.
L’assenza di sonno stava iniziando a renderlo poco attento, e questa cosa lo stava spaventando a morte.
Gli occhi di Hyunjin erano stranamente gentili, caldi ed ipnotici, mentre sembravano studiare ogni millimetro del suo viso.
Mi guarda quasi come se mi trovasse … bello.
La campanella era suonata qualche istante prima, la docente aveva già lasciato l’aula e gli altri studenti stavano racimolando le loro cose per raggiungere l’armadietto e la seconda lezione in tempo.
Seungmin si sentì soffocare.
Idiota, si apostrofò mentalmente alzandosi di scatto.
Fece un cenno al maggiore, a mo’ di saluto e si avvicinò all’amico Felix chiuso in un assoluto mutismo.
Prese dal banco i suoi libri e materiali, sotto il suo sguardo attento e curioso – Felix si era accorto solo una volta alzatosi dal banco, che Seungmin aveva trascorso la lezione proprio accanto a Hyunjin – e senza dire una parola si incamminò verso l’esterno dell’aula, sentendo lo sguardo di Hyunjin perforargli la schiena.
Felix lo seguì lentamente.
«Ti ha dato fastidio in qualche modo?» gli domandò preoccupato una volta al suo fianco, studiando minuziosamente il suo volto.
Non sapeva davvero come descrivere l’espressione che il minore aveva sul viso in quel momento.
Era un mix di tristezza, rabbia, delusione e necessità di piangere.
Sembrava totalmente fuori di sé.
Seungmin negò, arricciando le labbra.
«No – disse strizzando gli occhi, bruciavano da morire – Ha seguito tranquillamente la lezione, senza degnarmi di uno sguardo» mentì.
Non voleva parlare di Hyunjin. Non voleva pensare a Hyunjin. Non voleva concentrarsi su nessuno se non su se stesso, in quel momento.
Sentiva gli occhi bruciare dalla stanchezza e dalle lacrime che stava tanto dolorosamente trattenendo.
Probabilmente era solo la stanchezza a renderlo così emotivamente instabile, ma in quel momento non sapeva davvero come gestire quello stato emotivo.
«Ho bisogno di andare al bagno» disse duramente, accorciando la distanza verso l’armadietto di Felix, dove li stava aspettando Jisung.
Lasciò i libri tra le braccia del maggiore, che osservò il suo volto senza dire nulla.
Si domandò distrattamente, come appariva ad un occhio esterno, ma si disse che in fondo non gli interessava.
«Ci vediamo a pranzo?» domandò Jisung con un leggero sorriso, ammonendo con uno sguardo Felix, quando lo vide sul punto di dire qualcosa.
Non aveva mai costretto i suoi amici a parlargli dei loro problemi, ne spinti con l’inganno a farlo, aveva sempre atteso pazientemente che fossero pronti ad aprirsi con lui.
Era sempre stato la spalla su cui piangere per loro, ma dovevano essere loro a desiderarlo.
Seungmin annuì, accennando un sorriso che non contagiò gli occhi e allontanandosi velocemente.
➥
Posò entrambe le mani sopra il piano in marmo che accoglieva i numerosi lavabi, e si permise per un istante di lasciar scivolare via la maschera dal suo volto.
Era stanco, davvero stanco.
Da quella sera non era più riuscito a chiudere occhio, e la pesantezza di quelle notti insonni stava diventando ogni giorno più pensate da portare sulle spalle.
Il trucco applicato con cura nei punti giusti, l’aveva aiutato ad ingannare i suoi amici, ma non sapeva quanto a lungo avrebbe funzionato.
Aveva perso il conto di quante volte aveva desiderato parlarne con Jisung, sfogarsi con lui e lasciare che lo cullasse con le sue parole di conforto, strappandogli di dosso quella paura insensata.
Ma puntualmente, si bloccava.
Non voleva essere l’ennesimo peso per Jisung, come se già non avesse mille cose a cui pensare tra Felix con la caviglia fratturata, e l’attuale e improvvisa fissazione che Bang Chan sembrava aver iniziato a nutrire nei confronti di Jeongin.
Sentì la gola chiudersi e il respiro mancare piano piano.
Ansimò.
Sono solo. Non ho nessuno con cui parlare, nessuno a cui confidare questi pensieri, nessuno con cui condividere questo peso. Sono da solo…
A malapena riuscì a sentire la porta del bagno aprirsi e chiudersi con decisione, la sensazione di una forte presenza alle sue spalle e poi i brividi che gradualmente scuotevano la sua schiena con intense scariche elettriche.
No, ti prego. Non adesso.
Quasi non ebbe neanche bisogno di aprire gli occhi per sapere chi si trovava a pochi passi da lui, l’unico che riusciva a provocare in lui quei brividi di paura ed eccitazione.
Il suo corpo sembrava reagire istantaneamente alla sua presenza.
Sollevò lo sguardo sullo specchio e osservò il riflesso di Hyunjin, fermo a pochi passi da lui, con le mani dentro le tasche e gli occhi fissi sulla sua figura.
Avrebbe voluto dire qualcosa, usare una delle sue solite frasi taglienti per mostrarsi forte come al solito, ma Hyunjin era entrato nel bagno prima che potesse risollevare la sua maschera.
Ormai era troppo tardi per farlo.
«Sembri stanco» disse semplicemente il maggiore con espressione pacata, accostandosi lentamente a lui come un leone che bracca una gazzella assetata.
Seungmin rimase in silenzio.
Osservò Hyunjin accostarsi alle sue spalle, posando le mani sul piano di marmo – ai lati del suo corpo – e facendo aderire il petto ampio alla sua schiena.
Sono in trappola, rifletté distrattamente sentendo nuovamente l’aria mancare.
«Io per te sono solo lo stronzo superficiale che vede niente più che un corpo che vuole scoparsi, però la verità piccolo mio è che sono uno che dà tanta attenzione ai dettagli quando un ragazzo mi piace da morire, come te – disse avvicinando le labbra al suo orecchio, senza mai staccare gli occhi dai suoi attraverso il riflesso nello specchio – Sei stanco, sei sicuramente un paio di giorni che non chiudi occhio la notte, e hai tentato di coprire le occhiaie con il fondotinta; stai iniziando a tenermi testa con fatica e non sei riuscito a concentrarti adeguatamente durante la lezione, per più di cinque minuti. Ti ho osservato, ma non te ne sei mai accorto».
Un sorriso amaro piegò le labbra di Seungmin, che tremolarono leggermente, mentre due grosse lacrime iniziarono a solcargli le guance arrossate.
Lacrima dopo lacrima, singhiozzo dopo singhiozzo, si trovò a piangere in modo incontrollato, tremando contro il petto del maggiore.
Stupido. Stupido. Stupido.
Hyunjin posò delicatamente le mani sui suoi fianchi, costringendolo a voltarsi verso di lui.
Seungmin tentò di opporre resistenza, ma in modo fiacco ed inutile.
Quando si trovò stretto tra le braccia di Hyunjin, con il volto abbandonato contro il colletto della sua uniforme, non ebbe più modo di bloccare l’attacco di panico che aveva tenuto in stand-by per tutta la mattina.
Mi sta abbracciando – pensò sorpreso circondandogli a sua volta il busto con crescente necessità di contatto fisico, e lasciandosi totalmente andare alla necessità di sfogare tutto quel malessere.
Hyunjin posò una mano tra i suoi capelli scuri, e massaggiò gentilmente la cute.
«Butta fuori tutto» gli sussurrò all’orecchio.
Quello fu l’innesco per la piccola scintilla che aveva dentro.
Era certo di non aver mai pianto in quel modo, in tutta la sua vita.
Il suo corpo era un concentrato di singhiozzi e tremori, che lo scuotevano da capo a piedi come una foglia sfregiata dal vento gelido; le lacrime non cessavano di scendere, e i suoi occhi erano ormai un caleidoscopio di immagini e colori.
Dalle sue labbra uscivano gemiti di puro dolore, ma la sofferenza che avvertiva al centro del suo petto era davvero troppo intensa per fargli provare dell’imbarazzo.
Sentiva il viso e le mani intorpidite, che lentamente andavano a bloccarsi e diventare indolenzite; ma il calore e la presenza di Hyunjin lo facevano sentire protetto.
Anche se era lui, in quel momento non era più solo.
Sembrarono passare minuti interi, momenti infiniti a cui Seungmin non riuscì a dare una definizione, ma lentamente riuscì a calmarsi e tornare padrone di sé.
La mano del maggiore era rimasta sembre sulla sua testa, ad accarezzargli affettuosamente i capelli per tranquillizzarlo.
L’attacco di panico scivolò via con tutta la sua sofferenza, le lacrime ormai scorrevano in modo più leggero sul suo volto e il corpo rigido e tremolante diventò molle tra le braccia del maggiore.
Hyunjin lo allontanò un poco da sé, con fatica – Seungmin sembrava non volersi separare dal suo abbraccio rassicurante – osservando lo sguardo assente e puntato verso il basso del minore.
«Guardami» gli ordinò il maggiore, con tono che non ammetteva repliche.
Seungmin si sarebbe aspramente punito più tardi per quella debolezza, ma in quel momento si sentiva stanco ed intorpidito.
Era come avere la testa affondata dentro un secchio d’acqua e ghiaccio.
Sollevò il volto umido di lacrime verso quello di Hyunjin – notevolmente più alto di lui – e lasciò che i loro nasi si sfiorassero.
Osservò il modo in cui i pericolosi occhi scuri del maggiore avevano esitato un attimo di più sulle sue labbra, per poi tornare ai suoi occhi.
Sollevò una mano, e subito dopo l’altra, posandole sul suo volto e asciugandogli le lacrime che ancora stava versando.
Quello era un gesto incredibilmente dolce ed intimo, si sorprese il minore.
Possibile che anche Hwang Hyunjin avesse un cuore?
«Se sono io il motivo di tutto questo malessere, voglio che tu sappia Seungmin che per quanto io possa provarci con te, stuzzicarti, sfiorarti, nella speranza di convincerti a stare con me – disse passando i pollici sotto i suoi occhi umidi, portandosi via le lacrime e anche un po’ di trucco – Non ti prenderò mai con la forza, non ti obbligherò mai a fare qualcosa che non desideri anche tu e non mi approfitterei mai di te in un momento di debolezza, così come non ho mai osato farlo neanche con tutti gli altri» puntualizzò, osservando le guance di Seungmin farsi rosse.
Si saziò del suo volto, guardandolo senza sosta, per la prima volta da così vicino.
Seungmin era bello in un modo sconvolgente – l’aveva sempre pensato – ma il minore sembrava non rendersene conto.
Quel volto era pazzesco.
Di una stupenda carnagione chiara, in netto contrasto con i setosi e soffici – adesso poteva dirlo con certezza – capelli scuri che gli ricadevano sui caldi e avvolgenti occhi marroni, circondati da lunghe ciglia nere.
Il naso era piccolo e davvero perfetto incastonato in quel volto grazioso, le labbra carnose e a forma di cuore erano rosee e lucide, e solo Dio sapeva quanto facessero totalmente perdere il controllo a Hyunjin.
Devono avere un sapore incredibile.
Lì, con gli occhi lucidi e le labbra arrossate avrebbe voluto stringerlo a sé e baciarlo fino a togliergli il respiro e fargli totalmente perdere la ragione; avrebbe fatto l’amore con lui contro il muro di quel bagno, fregandosene di essere in Università o di essere visti.
Ma erano solo pensieri, e tali sarebbero rimasti, perché non si sarebbe mai rimangiato le parole appena pronunciate.
Era forte a sufficienza per resistere, o almeno lo sperava.
Gli passò un dito sul labbro inferiore, facendolo scorrere lentamente sulla carne tenera.
«So che adori dipingermi costantemente come il carnefice nella vita dei miei amanti, ma ricorda che tutti i ragazzi e le ragazze che sono stati con me erano consenzienti, ben consapevoli del tipo di rapporto che offrivo loro e l’hanno tutti accettato di buon grado – disse – Non ho mai promesso loro ne relazioni ne sentimenti, e se hanno continuato a scopare con me era perché a loro piaceva, sia il sesso, sia la gentilezza ed il rispetto con cui li trattavo».
«Non dovevi trattarli in quel modo allora, se non provavi dei sentimenti per loro» lo interruppe Seungmin, parlando contro il dito del maggiore, ancora posato sulle sue labbra.
Si sentiva un po' stordito, la testa pesava.
Il bagno era saturo del forte profumo di Hyunjin, e Seungmin sentiva davvero la necessità di prendere una boccata d’aria pulita.
Priva di quel profumo, che secondo dopo secondo gli stava dando alla testa.
Era così buono.
Hyunjin sorrise, scuotendo la testa.
«Quindi avrei dovuto calzare i panni dello stronzo che pensi io sia, trattandoli come delle scopate?» domandò alzando un sopracciglio, con fare divertito.
Il minore chiuse gli occhi per un istante, precludendo al maggiore quella bellissima vista.
Era stanco ed iniziava a non seguire più il filo del discorso.
«Perché mi stai dicendo queste cose?» domandò aprendo nuovamente gli occhi, puntandoli su di lui.
Quella era la prima vera conversazione – così lunga e pacata – che avessero mai avuto in vita loro.
Cos'era successo al ragazzo che fino al giorno precedente lo stava infastidendo in mensa?
«Perché hai paura di me Seungmin - rispose schiettamente Hyunjin, senza giri di parole - Me ne sono reso conto ieri, nonostante ti sforzassi di apparire cattivo per reggere il confronto von me, avevi il terrore negli occhi; come se avessi potuto farti del male in quella mensa colma di studenti».
Non avrebbe ammorbidito ciò che stava per dirgli.
«Chiaramente hai paura di me, paura che io possa farti del male o magari arrivare ad abusare di te – sussurrò, notando Seungmin ingoiare a vuoto la saliva e trasalire – Se è questo il motivo per cui appari così stanco e stressato, puoi dormire sogni tranquilli perché non succederà mai» scandì chiaramente, sorridendogli in modo malizioso e accostandosi al suo orecchio.
«Quando verrai a letto con me – perché ti assicuro che succederà – sarà perché l’avrai desiderato anche tu, e ti prometto che ti farò divertire come mai nessun altro farà nella tua vita amore … Stai semplicemente ritardando qualcosa che, quando avverrà, adorerai alla follia!».
Lo stomaco del minore si chiuse eccitato, e un’intensa fitta al basso ventre lo scosse da capo a piedi.
Era decisamente stanco.
«Sei davvero un pallone gonfiato» disse guardando vale il maggiore, che si aprì in un largo – e raro – sorriso, rispondendo con una grassa risata.
«Ti dico che è tutto nella tua testa...».
Venne spontaneo ad entrambi voltarsi verso l’origine di quella voce, a tutt’e due piuttosto familiare, che arrivava dal retro della porta di ingresso del bagno.
Un brivido di paura attraversò la schiena di Hyunjin.
Quella era senza ombra di dubbio la voce di Chan.
Si voltò a guardare il bellissimo viso di Seungmin, rigato di lacrime e dall’aspetto stanco e provato.
Nonostante non avesse detto o fatto nulla di male, Chan gli aveva espressamente chiesto di stare lontano dal ragazzino più giovane; chissà cosa il maggiore avrebbe pensato entrando in quel bagno e trovandoli insieme, con Seungmin che sembrava esser appena stato molestato da lui.
Sarebbe scoppiato un putiferio.
Non ebbe modo di ragionare a lungo sul da farsi, i passi dietro la porta erano sempre più pesanti e vicini, riuscì per un soffio a vedere l’ombra del maggiore proiettata sulla porta attraverso la fessura tra essa ed il pavimento.
Non c’era tempo.
Strinse la mano intorno al polso esile del minore, trascinandoselo dietro all’interno di un cubicolo e chiudendo duramente la porta alle loro spalle.
«Ma cosa stai-»
«Fai silenzio, se mi trova qui con te sono finito» lo supplicò il maggiore ammonendolo con lo sguardo, facendolo aderire al muro con il suo corpo e premendogli una mano contro la bocca.
Il minore sgranò i grandi occhi ancora lucidi, in modo sorpreso e spaventato, e in un momento di scarsa lucidità cercò con la poca forza rimasta di dimenarsi in quella presa salda e resistente, nel tentativo di liberarsi.
Ma fu tutto inutile.
Il corpo solido di Hyunjin troneggiava sul suo, e per quanto tentasse di lottare, non si spostava di mezzo centimetro.
«Fai il bravo, non ti devo fare niente – lo rassicurò a bassa voce il maggiore, fronte premuta contro fronte – Appena libera il bagno, ti lascio andare» chiarì, ammorbidendo leggermente la presa della sua mano sulla sua bocca.
Era talmente soffice la pelle di Seungmin – realizzò sentendola sotto il proprio palmo – chissà se rischiava di lasciargli un segno, semplicemente stringendo troppo forte.
Il minore annuì.
Si concentrò sui suoni che provenivano dalla stanza adiacente.
I passi leggeri di due persone – Chan e probabilmente Lee Minho – e il loro vociare leggero che a tratti sembrava scherzoso e in altri un po' più duro e teso.
Era davvero difficile distinguere le parole da loro pronunciate, talmente parlavano a bassa voce, ma bastò focalizzarsi su un nome per capire quale fosse l’origine di quel discorso.
Stavano parlando proprio del suo amico Jeongin.
Tentò di impegnarsi maggiormente per comprendere di più di ciò che stavano dicendo – capire ogni singola parola – ma quando, spostando lo sguardo, si rese conto della vicinanza tra lui e Hyunjin, tutto passò in secondo piano.
«Aspettavo te ne accorgessi» sussurrò Hyunjin con un piccolo sorriso provocatorio, facendo un cenno verso il basso.
I loro corpi erano premuti l’uno contro l’altro, così come le fronti e i nasi, che si sfioravano appena.
Mantieni la calma – pensò Seungmin, tremando appena.
Per quanto ritenesse il maggiore una persona con cui non voleva avere niente a che fare, non era senz’altro fatto di pietra, e pregò se stesso di non avere reazioni – per quella vicinanza – che potenzialmente potessero metterlo in imbarazzo.
Hyunjin accolse positivamente l’ansia ma anche il desiderio che lesse in quelle profonde pozze di cioccolato. Lo voleva, e questo era tutto ciò che gli interessava sapere.
Abbassò lentamente la mano, liberando le sue labbra tremolanti – sperando che Seungmin non lo tradisse, mettendosi ad urlare – e si lasciò scappare un sospiro.
Quanto cazzo desiderava baciarlo.
Sorrise, guardando l’aspettativa nei suoi occhi.
Anche se mai l’avrebbe ammesso, una parte di Seungmin in quel momento l’avrebbe voluto sul serio quel bacio.
«Non appena vanno via da qui, vai in infermeria e riposa un paio d’ore – disse con voce decisa e seria – Non sei assolutamente in grado di seguire le prossime lezioni, mi procurerò io gli appunti per te» aggiunse lasciando che i loro nasi strusciassero leggermente, in un delicato bacio all'eschimese.
Il minore dovette serrare le labbra per non lasciarsi scappare un gemito sorpreso.
Hyunjin dal canto suo, ingoiò a vuoto la saliva, guardando il riflesso dei propri occhi dentro quelli del più piccolo.
Aveva impresso in quel piccolo gesto, la stessa intensità con la quale avrebbe voluto baciare le sue labbra.
Ma non era ancora il momento giusto.
Quando il cervello di Seungmin tornò a funzionare, annuì per le parole precedentemente pronunciate dal maggiore.
Silenzio.
Nella stanza adiacente non sembrava esserci più nessuno.
Erano talmente occupati a studiarsi, da così vicino, da non accorgersi dell’uscita dei due.
Anche se a malincuore, osservò tra sé il maggiore, era giunto il momento di lasciarlo andare.
Sollevò leggermente la testa.
«Non farmi aspettare troppo Kim Seungmin» gli sussurrò contro la fronte, posandoci sopra un bacio delicato ed uscendo dal cubicolo.
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Grazie per l'attenzione,
TheyIdiot.
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