un uccello spiccò il volo

Camminando mi imbattei lì per caso. Era da anni che non tornavo in quel luogo. Ormai deserto, del parchetto dove giocavo bambino, non restavano erbacce e resti di giochi. Sembrava quasi irreale, così, immerso nell'ombra e nel silenzio. Ma per terra un oggetto particolare attirò la mia attenzione.
Era una spessa barra cilindrica di ferro pieno semiarrugginito, deformata verso un'estremità, quasi interamente coperta dalla terra e immersa nelle erbacce.
Sebbene insignificante, portò alla luce uno strano ricordo, ormai sepolto nel mio inconscio.
Era quasi sicuramente un vecchio sogno, o di una vecchissima fantasia infantile.
C'ero io, bambino, al massimo a sette anni, che da solo entravo in quel parchetto. Il cielo era nuvolo ma c'era un forte caldo afoso. Nel parco c'era solo una bella bambina bionda in controluce, con un bel vestitino colorato che andava tranquillamente sull'altalena. Non c'era nessun suono se non il cigolio delle catene che la sorreggevano. A un certo punto un piccione si alzava in volo e un uomo, gigantesco rispetto al me bambino sbucava da un cespuglio con quella barra di ferro in mano, e colpiva con forza la bambina al cranio, aprendole la testa e spargendo sangue ovunque.
Urlai con tutta la voce che avevo.
L'urlo non fu però solo nella mia mente, ma anche nel mondo reale, al quale ero appena tornato. Fortunatamente non c'era nessuno che potesse avermi sentito.
Guardai di nuovo a terra. La barra metallica era sparita.
Tremendamente inquieto mi incamminai, a passi lunghi e frequenti verso la squallida palazzina dove abitavo. Ero così teso che ogni minimo rumore inaspettato mi mandava nel panico. Lungo la strada c'era un il nuovo parco giochi, costruito pochi anni, che fino alle sei e mezza era saturo di bambini felici intenti in ogni tipo di gioco e di genitori tristi intenti, tra una sigaretta e l'altra, a sparlare gli uni degli altri.
Però a quell'ora c'erano solo bambino che giocava a palla con il padre e una bella bambina bionda, avvolta in un allegro vestitino colorato, che andava sull'altalena. Dietro la bambina un passero prese il volo, e un uomo,in controluce, con una spranga cilindrica in mano, appena apparso da dietro un cespuglio, colpì la bambina con un colpo secco, sfracellandone il cranio. Chiusi gli occhi e urlai.
Quando, pochi secondi dopo, decisi che il caso di riaprirli, vidi davanti a me una bella donna, sulla quarantina.
-Tutto bene? È successo qualcosa? Devo chiamare il 118?-
-Non si preoccupi, ho solo avuto una brutta fitta allo stomaco. Ora vado a casa e prendo qualcosa-
Mi vergognavo troppo di quell'allucinazione.
Dopo essermi liberato dall'insistenza di quella madre tanto gentile, ripresi a camminare verso casa. Una volta giunto nel mio appartamento mi diressi in cucina per magiare qualcosa. Mentre aprivo le persiane vidi nel piccolo cortile della palazzina una bambina bionda, con addosso un vestito colorato, che andava sull'altalena. Alle sue spalle una colomba prese il volo e, da dietro un muretto in mattoni rossi, coperto di scritte sbucò un uomo, con la faccia in ombra e una sbarra cilindrica di ferro pieno in mano, che colpì la bambina con un colpo secco, spacciandole il cranio. Chiusi di corsa le persiane e la finestra.
La mia cena consistette nel trangugiare ogni cosa mi capitasse a tiro nel frigo, tutto accompagnato da un paio di birre e qualche bicchierino di whiskey.
Per distrarmi un po' decisi di mettermi un po' a leggere. Avevo "I vagabondi del dharma" di Kerouac a metà. Aprii sulla pagina deve c'era il segno, e iniziai a leggere: "Ero ancora un bambino, avevo al massimo a sette anni. Ero appena entrato da solo nel parchetto dove ai tempi giocavo sempre. Il cielo era nuvolo ma c'era un forte caldo afoso. Nel parco c'era solo una bella bambina bionda in controluce, con un bel vestitino colorato che andava tranquillamente sull'altalena. Non c'era nessun suono se non il cigolio delle catene che la sorreggevano. A un certo punto un piccione si alzò in volo e un uomo, gigantesco rispetto al me bambino sbucò da un cespuglio con una barra cilindrica di ferro in mano, e colpì con forza la bambina al cranio, aprendole la testa e spargendo sangue ovunque."
Provai a girare pagina, ma su ogni foglio c'era quello stesso identico racconto, senza neanche una parola di differenza.
Ancora più inquieto di prima cercai di coricarmi.
Per circa sei ore mi svegliai ogni venti minuti, urlando, perché sognavo la solita scena che vedevo ovunque dal tardo pomeriggio. Alle tre di notte mi arresi, e decisi di guardare un po' di televisione.
Sullo schermo apparve l'immagine di un bellissimo parco giochi, in stile anni '80. Il cielo era quasi interamente coperto da sottili nuvole bianco/grigie. In controluce una bambina bionda con vestitino colorato che andava sull'altalena. Un corvo si alzò in volo alle sue spalle e da dietro uno dei tanti cespugli presenti sul video uscì un uomo, anch'egli in controluce, che con una grande spranga cilindrica tra le mani, e colpì con forza il cranio della bambina. Provai a cambiare più volte canale ma senza ottenere alcun risultato. Provai a spegnere la TV, e pure a staccare la spina, ma il video non accennò a fermarsi. Provai allora a chiamare l'assistenza della televisione, e poi il 118, ma tutto quello che si sentiva era il cigolio delle catene di un'altalena, seguito da un battito d'ali, e infine un colpo e un urlo. Non reggevo più, in poche ore questa ossessione mi aveva distrutto.
Iniziai a pensare di farla finita Mi portai sul mio balconcino a prendere una boccata d'aria e mi appoggiai al
parapetto. Vidi infondo al cortile, nella penombra, una bambina bionda che andava in altalena, dietro di lei un uccello irriconoscibile prese il volo. Pochi secondi dopo ero morto. Ma non avevo scelto di buttarmi, e, secondo l'autopsia non era stato il volo, di appena un piano, a uccidermi, bensì un colpo al cranio con una sbarra cilindrica semiarrugginita in ferro pieno.

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