35. Starts.

«Fammi salutare di nuovo il mio fagottino verde» mormorai prendendo tra le braccia Christopher, mio nipote. Alla fine Megan aveva partorito un maschietto, non un femminuccia come il ginecologo le aveva detto. In un primo momento non avevo per niente preso bene la cosa, avevo voluto vedere a tutti i costi il ginecologo di mia cognata per dirgliene quattro nonostante Justin, papà e Logan avevano cercato di fermarmi, invano ovviamente.

Poi però ho sentito il pianto di mio nipote e visto il suo viso. Inutile dire che me ne ero innamorata subito. Andare via mi spezzava il cuore, però sapevo che avrei presto rivisto mio fratello e la sua famiglia. Eravamo lontani, ma per nulla al mondo avrei perso i contatti con Logan o con Christopher, che volevo veder crescere, magari anche viziarlo un po', e amarlo come Logan aveva amato e continuava ad amare me.

«È proprio pazzo di te» disse Logan porgendomi Chris. Non appena il neonato fu tra le mie braccia, aprì gli occhi e mi scrutò attento, poi sorrise facendomi ridere.

«La zia tornerà presto a trovarti, okay fagottino?» avvicinai il mio dito alla piccola mano di mio nipote, lo strinse subito ed io mi sciolsi ancora. «Mi mancherai»

«Hey, fallo salutare anche a me. Andiamo via insieme» Justin mi si avvicinò e mi circondò i fianchi con un braccio. «Povero piccolo, immagino che avrà il terrore della zia, un giorno»

«Mi amerà invece» diedi un ultimo bacio sulla fronte di mio nipote per poi lasciarlo tra le braccia di Justin.

Vedere il mio fidanzato con un bambino tra le braccia faceva uno strano effetto. Immaginai avere dei figli con lui, un giorno. Sarebbe stato un padre amorevole, accarezzava Christopher con così tanto amore che pensai a quando avrebbe accarezzato i suoi figli. Come sarebbe stato? Cosa avrebbe provato? Di certo era presto per parlare di figli, ma quella scena mi fece sciogliere il cuore e desiderai che gli anni passassero velocemente, così da poter creare una vera famiglia, la mia famiglia.

«Dovreste andare, il vostro volo parte tra mezz'ora e tra pochi minuti chiuderà il check in» disse papà prendendomi la mano. Annuii, poi lo abbracciai. «Stai diventando grande, bambina mia. Ti voglio bene»

«Te ne voglio anch'io, papà. Prenditi cura di Paprika» sussurrai all'orecchio di papà. Sapevo quanto per lui fosse difficile lasciarmi andare. Era la prima volta che partivo senza di lui e che andavo così lontano. Ma si fidava di Justin, sapeva che ero in buone mani.

Salutai anche Erick, Logan e Megan, la famiglia di Justin e poi di nuovo mio nipote. Poi accarezzai il viso di Logan. «Ciao paparino» dissi ridendo. Logan mi strinse di nuovo la tre braccia con tanta forza e amore.

«Sei diventata grande ormai. Però ti prego, basta già un nipote a papà» sorrisi e baciai la guancia di mio fratello. «Ci vedremo presto, te lo prometto»

«Mi fido di te» dissi.

Poi mi allontanai dalla mia famiglia prendendo la mano di Justin. Facemmo insieme tutti i controlli, salimmo sull'aereo, allacciammo le cinture e aspettammo che l'aereo decolasse.

«Sei pronta?» mi chiese Justin guardandomi negli occhi.

In tutta risposta mi sporsi dal sediolino, gli accarezzai il viso, poi lo baciai. Chiusi gli occhi e in un momento ricordai tutti i momenti passati insieme: quando lo conobbi per la prima volta a scuola, quando andammo insieme a correre a Long Island, quando mi vide vestita da ballerina prima dell'intervento di Erick, quando gli diedi un bacio sulla guancia il giorno prima della vigilia di Natale, quando ci baciammo per la prima volta, poi il bacio a Capodanno, la nostra successiva separazione. Il dolore che avevo provato stando lontano da lui. Il nostro riavvicinamento. Le notti folli passate a ridere al telefono, le litigate, i pomeriggi passati a fare i compiti, le serate passate a fare l'amore.

Ricordai ogni attimo di noi. E immaginai la nostra vita futura.

Così: «Sì» risposi. «Sono pronta, Justin»

Perché sì, ero pronta, ero pronta a tutto pur di stare con lui. Ero pronta a viaggiare con lui, ero pronta a passare notti insonni con lui, ero pronta a viverlo. Ero pronta a tutto, purché fossi stata con lui.

Con la certezza che la vita non sarebbe stata facile, anzi, sarebbe stato tutto un casino. Ma lo amavo, e questo bastava.

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