23. Confessions

Quel mercoledì mattina fu la suoneria del mio cellulare a svegliarmi. Stropicciai, stanca, gli occhi e sbuffai sonoramente. Stavo facevo un sogno bellissimo in cui presentavo Justin alla mamma come mio fidanzato e lei lo aveva abbracciato chiamandolo "figlio mio". La mia stanza era scura, il cielo fuori dalla finestra era grigio. Non era una novità per New York, il cielo non era mai uno spettacolo nella Grande Mela, ma i turisti continuavano sempre ad arrivare. Mi girai e provai a riaddormentarmi ma il cellulare cominciò a squillare di nuovo. Tastai il comodino con le dita ad occhi chiusi, quando trovai il cellulare lo staccai dalla carica e risposi senza guardare chi mi stava cercando.

«Pronto?» dissi con voce assonnata. Sbadigliai e mi rigirai tra le coperte come se fossi stata un involtino primavera.

«Ho deciso la data del matrimonio!» urlò mio fratello dall'altro capo del telefono. Staccai il telefono dall'orecchio e strizzai gli occhi, mugugnai qualcosa di incomprensibile infastidita dalle urla a prima mattina.

«E tu mi chiami alle» guardai l'orario «quattro del mattino per dirmi questo?» mi lamentai, Logan scoppiò a ridere.

«Sono già le quattro? Sono rimasto tutta la notte ad organizzare il matrimonio, ho progettato già la grafica degli inviti e li ho mandati in stampa, ho scelto e ordinato le bomboniere, ho trovato su Pinterest alcune idee fantastiche per dei segnaposto fai da te e altre cose sfiziose sempre fai da te che da domani, ovvero oggi, Megan comincerà a fare e abbiamo scelto location e data del matrimonio. Ho contattato una location per il ricevimento tramite Matrimonio.com e mi hanno appena risposto che per il ventidue luglio c'è posto! Ti rendi conto? Dobbiamo solo organizzare per la funzione in sé, io e Megan vogliamo sposarci sulla spiaggia, pensi che riusciremo? Aria?»

«Logan, tu avrai bevuto tre litri di caffè, io mi sono appena svegliata. Dammi il tempo di elaborare ciò che mi hai detto prima di rispondere» sbadigliai e mi sedetti sul letto. Cercai di ricordare cosa mio fratello mi aveva detto, ma mi ero appisolata e non ricordavo tutto.

«Elaborato?» sorrisi all'insistenza di mio fratello.

«È tutto fantastico, Logan. E sono sicura che riuscirete a trovare un luogo dove svolgere la funzione, infondo lì a Miami ci sono solo spiagge» Logan rise, poi sentii uno strano verso. «Stai bevendo ancora caffè? Ti farà male»

«Dopo devo andare all'università, non ho dormito nemmeno un'ora e dovrò affrontare un esame» sentii Logan sospirare, chiusi di nuovo gli occhi e mi poggiai alla spalliera del letto.

«Vedrai che andrà bene» rassicurai mio fratello. «Tu sei bravissimo, sia all'università che come organizzatore. Quindi ventidue luglio?»

«Sì, ventidue luglio. Megan partorirà all'inizio di agosto»

«Sei emozionato?» portai le ginocchia al petto e il mento su di esse.

«In poco più di tre mesi mi sposo e divento padre, penso che questo risponda alla tua domanda» risi e lo fece anche Logan. Lo sentii sospirare. «E tu come stai? Justin si sta comportando bene?»

«Lui è fantastico» mi portai una mano tra i capelli e li scompigliai. «Solo che è successa una cosa. Non con Justin ma con Davis, il ragazzo di Lynn, quello con la Ducati rossa» raccontai a mio fratello ciò che era successo nei giorni precedenti, soprattutto la sera prima. Logan mi ascoltò senza parlare, per un attimo pensai che si fosse addormentato e mi fermai, lì mi chiese di continuare al che capii che mi stava ascoltando. Non volevo consigli, volevo solo che mi ascoltasse e Logan lo fece. Avere un fratello come lui, sempre pronto ad ascoltarmi e ad aiutarmi, per me era una delle gioie più grandi che avevo.

«Quindi oggi parlerai con Lynn? E poi che farai?»

«Parlerò con lei e poi si vedrà. Non so come si evolverà la situazione, spero solo che passi in fretta o che Davis stesse scherzando perché se non dovesse essere così non so cosa potrebbe succedere»

«Tienimi aggiornato, sai che io amo i pettegolezzi» chiusi gli occhi e potei vedere mio fratello alzare e abbassare le sopracciglia com'era solito fare, risi al ricordo.

«Lo so, ti sei addirittura scaricato Pinterest e Matrimonio.com, proprio come una ragazza» Logan rise e contagiò anche me con la sua risata.

«Intanto grazie a queste due app verrai al matrimonio più bello del mondo. Dovresti usare anche tu Pinterest, ci sono un sacco di idee sopra. Pensa che da lì ho scelto anche il mio abito»

«Tu sei impossibile, e sei anche una ragazzina» sorrisi e Logan rise di nuovo. «Seguirò il tuo consiglio, fratellino»

«Cerca qualche abito da damigella. Blu, azzurro e verde acqua sono i colori del matrimonio. Le damigelle avranno il vestito azzurro, tu che sei la damigella d'onore dovresti trovarlo blu. Megan vuole così»

«Perché devo avere un abito diverso rispetto alle altre damigelle?»

«Perché Megan sa quanto sei speciale per me e vuole che tu spicchi in mezzo alle altre» sorrisi e abbassai lo sguardo, triste.

«Logan, vorrei che fossi qui per abbracciarti» gli dissi malinconica. Logan sospirò, poi mi mandò un bacio.

«Il tempo passerà in fretta, piccola mia. Ora che ne dici, andiamo a prepararci per la scuola? Io devo ancora ripassare per l'esame» diedi un'occhiata veloce all'orario e notai che fossero ancora le cinque meno venti.

«Va pure, io penso che dormirò un altro po' siccome mi hai svegliata di notte ma letteralmente» Logan rise ed io sbadigliai. «Mi manchi tanto. Ti amo»

«Ti amo anch'io, sorellina. Ci sentiamo più tardi»

«Sì, a dopo» dissi, poi attaccai. Subito sentii un vuoto formarsi nel mio petto, sentii crescere la voglia di sprofondare nel cuscino e piangere fino a finire tutta l'acqua che avevo in corpo. Amavo Logan, mio fratello era la mia vita e averlo così distante mi faceva così male.

Sapere che aveva chiamato me invece di chiamare qualsiasi altra persona mi riempiva di soddisfazione. Non diceva solo a parole che mi amava ma lo dimostrava anche con le azioni che, negli anni, avevano solo confermato il gran bene che Logan provava per me. A differenza di altre sorelle io non ero mai stata appiccicosa o capricciosa, non avevo mai intaccato la privacy di mio fratello né lo avevo messo in imbarazzo tranne che in alcuni anni della sua adolescenza. Avevamo sempre avuto un legano unico, diverso da quello che avevano di solito i fratelli. Lui c'era sempre per me ed io c'ero sempre per lui, soprattutto volevo esserci in quel periodo della sua vita. Aveva scoperto che sarebbe diventato padre, si sarebbe sposato nell'arco di due mesi e aveva dovuto mettere da parte sogni e aspirazioni per la famiglia che si stava creando. Avrei voluto avere un briciolo del suo coraggio, aveva rinunciato a tutto pur di mettere l'amore prima di ogni cosa.

In un certo senso riuscivo a capirlo. La mia relazione con Justin aveva messo a rischio il futuro di entrambi e, con gli ultimi avvenimenti, sapevo che le cose si sarebbero solo complicate. Ugualmente, però, non volevo rinunciare a lui. Preferivo rinunciare alla scuola, ad un futuro nel campo della medicina, per stare con Justin. Niente mi avrebbe impedito di amarlo, stare senza di lui negli ultimi mesi era stato difficile e non volevo continuare a soffrire quando potevo avere ciò che realmente desideravo.

Con il pensiero di Justin mi stesi di nuovo a letto ma non riuscii più a prendere sonno. Pensai a lui, al tipo di vestito che avrei messo al matrimonio di mio fratello, alla sorpresa di cui Justin mi aveva parlato. Non vedevo l'ora, volevo che il tempo passasse velocemente e che i prossimi due mesi volessero, ma sapevo che avrei dovuto avere pazienza. Problema: io non avevo per niente pazienza.

Infatti mi ritrovai a girarmi e rigirarmi tra le coperte invano. Era passata solo poco più di mezz'ora da quando mio fratello mi aveva chiamato e non avevo più sonno anche se mi sentivo stanchissima. Decisi di alzarmi e andarmi a fare una doccia calda, così avrei perso tempo e magari mi sarei sentita anche meglio. Usai shampoo alla ciliegia e bagnoschiuma al mango, amavo quella fragranza. Dopodiché uscii dalla doccia e mi asciugai subito i capelli rendendoli poi lisci con la spazzola. Mi truccai poco quanto niente prima di uscire dal bagno, poi entrai in stanza e cominciai a cercare qualcosa da mettere. Non faceva freddo, ma non faceva nemmeno caldo, quindi optai per una maglia a coste a maniche lunghe che inserii all'interno di un paio di jeans e delle converse nere. Spruzzai del profumo, preparai lo zaino, diedi anche un'occhiata ai compiti che avrei avuto per i giorni successivi e poi guardai l'orario.

«Cosa?!» sbottai strabuzzando gli occhi. «Sono solo le sei e dieci?!» mi lasciai cadere a peso morto sul letto.

Mancavano ancora due ore al suono della prima campanella, due ore. Ed io ero già pronta, non avevo sonno e mi sentivo anche piena di forze. In quel momento avrei voluto strangolare mio fratello per avermi svegliata così presto, ma poi decisi di fare qualcosa di più utile: i compiti per i giorni successivi. Non avevo un granché da fare ma, con mia grande sorpresa, i primi compiti mi portarono via un'ora buona. In quell'ultimo periodo avevamo molte verifiche, tanti compiti per casa, test a sorpresa e interrogazioni. In più, stavamo anche preparando la tesina (che io avevo già finito), quindi questo ci portava via tantissimo tempo. Siccome avrei avuto anche un'interrogazione di scienze quel giorno, decisi di ripassare l'argomento. Aprii il libro e lessi la prima frase quando mi arrivò un messaggio sul cellulare.

"Da: Bobby.
Facciamo colazione insieme?
Ho bisogno di parlarti"

Lessi e riflessi quelle due righe circa cinque volte prima di alzare lo sguardo dal cellulare. Lo poggiai sul pavimento, dove le lettere che Robert aveva scritto giacevano ancora dalla sera prima. Fare colazione con lui sarebbe stata l'occasione giusta per parlare e chiarire, odiavo essere arrabbiata con lui, gli volevo troppo bene. In più volevo scusarmi, avevo esagerato il giorno prima nel dirgli tutte quelle cose e nell'arrabbiarmi così tanto.

"A: Bobby.
Tra quindici minuti da Starbucks, quello sotto casa tua"

Risposi quindi. Velocemente misi di nuovo i libri nello zaino insieme alle lettere di Robert, indossai un cappottino leggero e presi le chiavi della moto. Andai a salutare papà, che dormiva ancora, dopodiché mi avviai alla porta e scesi velocemente fino ad arrivare alla Yamaha che Justin mi aveva regalato. Mi scoppiò il cuore a quel pensiero e mandai un messaggio vocale a Justin per dargli il buongiorno. «Hei amore mio, buongiorno. Sto andando a fare colazione con Robert per chiarire, spero che non ti dispiaccia. Cercherò anche di scoprire qualcosa in più riguardo a Davis e quello che mi ha detto ieri, magari Robert sa qualcosa che io non so. Comunque sia, mandami un messaggio che mi manchi un sacco. Io ti rispondo appena posso. Ti amo» aspettai che il messaggio si inviasse prima di salire in moto e uscire dal garage. Erano solo le sette e mezza e New York era già affollatissima ma non me ne stupii: New York era sempre così caotica. Ed era ugualmente bellissima. Qualche minuto dopo arrivai da Starbucks. Parcheggiai la moto poco lontano dall'entrata, la legai bene prima di togliere il casco ed entrare nella caffetteria.

Cercai con lo sguardo la chioma scura del mio amico, lo trovai seduto accanto alla finestra con lo sguardo basso mentre sul tavolo giacevano due caffè e due fette di Red Velvet, in assoluto la mia torta preferita. Sorrisi e a passo svelto mi avviai verso di lui. Tossii nel tentativo di attirare la sua attenzione. Un secondo dopo, mi ritrovai stretta tra due braccia non troppo muscolose.

«Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace» sussurrò più volte Robert al mio orecchio. Sorrisi e ricambiai l'abbraccio mettendo da parte tutto il risentimento che provavo per lui e tutte le emozioni negative. Il suo abbraccio mi fece capire quanto realmente gli volevo bene e quanto dispiaceva anche a me per essermi comportata da insensibile e menefreghista. Robert mi voleva bene e voleva che mi aprissi con lui. Potevo fidarmi di lui, era il mio migliore amico ed ero stata stupida a non farlo.

«Dispiace tanto anche a me» sussurrai contro il suo petto. Sospirai ancora e raschiai la gola per non cedere alle lacrime, mi staccai poi dal petto del mio amico e gli sorrisi.

«Ti ho preso un caffè al caramello e la Red Velvet» mi disse accarezzandomi il viso. Gli toccai le dita con cui mi stava accarezzando e le strinsi.

«Non posso dire di no al mio dolce preferito» Robert sorrise di nuovo e lasciò che mi sedessi. La prima cosa che feci fu prendere una forchettata dalla torta sotto lo sguardo divertito di Robert. «Comunque sia dobbiamo parlare» dissi poi. Aprii lo zaino e presi le lettere che avevo accuratamente posato nello zaino. Robert, quando le vide, strabuzzò gli occhi e si immobilizzò. «Due mesi fa me le hai fatte leggere, potevi dirmi che le avevi scritte a Lynn» dissi porgendogliele. Robert le prese titubante. Le guardò con attenzione, poi spostò il suo sguardo su di me.

«Però anche tu potevi dirmi che tra te e Justin Dempsey c'è stato e c'è qualcosa, Aria»

Mi pietrificai e per poco non sputai il caffè che stavo bevendo. Sarebbe stato un peccato, perché io amavo il caramello e quel caffè era delizioso. «Cosa?» riuscii solo a chiedere. Non avevo il coraggio per dire altro, né la forza per farlo. Anche Robert sapeva di me e Justin e non stavamo insieme da nemmeno una settimana. Con l'andare del tempo, probabilmente lo avrebbe scoperto anche il Presidente.

«So tutto di te e Justin, Aria» Robert mi prese una mano, corrugai le sopracciglia e boccheggiai cercando cosa dire.

«Te lo ha detto Lynn?» gli chiesi infine e lui scosse la testa.

«Penso sia arrivato il momento di dirti tutto perché se hai queste lettere vuol dire che Davis è venuto anche da te» portai la mano tra i capelli e li tirai leggermente.

«E tu come fai a saperlo?» gli chiesi, lui alzò le spalle.

«Ora ti racconto tutto ma per favore, non interrompermi perché è già difficile così. Okay?» annuii e mi preparai per ascoltarlo. «Okay allora. É cominciato tutto qualche mese fa. Lynn stava tornando da casa di Davis, era sconvolta perché avevano litigato e mi ha chiamato perché pioveva e non voleva tornare a casa da sola visto che abitiamo più o meno vicini. Quando l'ho vista era bagnata fradicia, piangeva e singhiozzava e mi sono sentito malissimo, non volevo che i suoi la vedessero in quello stato e l'ho portata a casa mia»

«Mi ricordo! È successo ad inizio marzo, era di lunedì mi sembra.. Lynn aveva chiamato anche me ma io ero bloccata nel traffico della West Side» Robert mi fulminò con lo sguardo, mi tappai la bocca mangiando della torta.

«Comunque la prima cosa che ho fatto è stata portare Lynn in bagno così che si facesse una doccia calda, le ho dato un cambio di mia sorella e poi l'ho aspettata in camera mia. Quando è tornata indossava solo l'asciugamano, diceva che i vestiti di Breanna erano troppo piccoli per lei e mi ha chiesto se potevo prestarle una felpa perché i suoi jeans non erano ancora asciutti. Era così tenera. Aveva ancora gli occhi rossi per il pianto, il naso che le colava e aveva le guance calde. Si era seduta sul letto mentre aspettava che le prendessi i vestiti e ha cominciato a parlarmi di quello che era successo. Davis era assente in quei giorni, sembrava quasi che non la volesse più e lei voleva sapere il perché di quel suo strano comportamento. Davis ovviamente non le ha detto niente e ha cominciato ad urlarle contro. Odio quando lo fa» il mio amico strinse i pugni sotto il tavolo. Sussurrò quell'ultima frase a denti stretti. Non me n'ero mai resa conto, ma in effetti avevo notato che tra Davis e Robert negli ultimi tempi non scorreva buon sangue. Se stavano insieme era solo per me e Lynn e non si parlavano, mai. «Comunque poi le ho preso la felpa e mi sono seduto accanto a lei. Pensavo che Lynn si rivestisse subito e che si facesse accompagnare a casa, invece mi si è seduta sulla gambe e ha cominciato a piangere sul mio collo mentre mi abbracciava. Aria, ti giuro, non sapevo cosa fare. Lynn era così sconvolta, piangeva, urlava, mi diceva che voleva sentirsi davvero amata e allora l'ho abbracciata e ho cominciato a baciare la guancia e i capelli perché so che alle ragazze piace. Mia sorella si rilassa sempre quando la bacio e lo ha fatto anche Lynn. Il punto è che non si è limitata a smettere di piangere. Ha ricambiato i baci e poi..» mi portai entrambe le mani davanti alla bocca.

«Voi avete-»

«Sì, ma non lo abbiamo fatto apposta. Io volevo fermarmi ma Lynn diceva che ne aveva bisogno e ne avevo bisogno anch'io, per capire quello che provo davvero per lei» Robert deglutì e abbassò lo sguardo, gli strinsi la mano chiedendogli silenziosamente di continuare. «I giorni successivi abbiamo continuato a vederci di nascosto, Lynn diceva che quando faceva l'amore con me si sentiva come voleva sentirsi sempre però entrambi sapevamo era sbagliato e abbiamo deciso di troncare subito. Lei e Davis hanno fatto pace. Ed io sono rimasto fregato, perché mi sono reso conto di essermi innamorato di lei» Robert tirò leggermente le punte dei suoi capelli, sembrava triste. Ricordavo quella settimana, ma non sapevo di quello che c'era stato tra i miei migliori amici. Lynn non mi aveva detto che tra lei e Robert c'era stato qualcosa, ma dopo quella settimana li avevo visti più legati, sembravano più uniti e complici. In un primo momento ci rimasi male perché io avevo detto a Lynn di Justin, ma lei non aveva detto a me di Robert. Riflettendoci però capii subito che lo aveva fatto per un solo motivo: l'imbarazzo. Tradire il proprio ragazzo non è una cosa da dire in giro, anche se comunque a me poteva dirlo essendo io la sua migliore amica. Lasciai perdere e continuai ad ascoltare Robert parlare. «In quel periodo ho cominciato a scrivere queste lettere che non ho mai mandato a Lynn. Le cose tra lei e Davis sembrano andare bene, non litigavano spesso e lei sembrava felice. Sembrava.. Perché so che in realtà si sente confusa, lo vedo dal suo sguardo. Comunque i problemi, per me, sono cominciati la settimana scorsa, quando Davis ha trovato le lettere. Mi ha riso in faccia quando le ha viste e le ha prese con sé, mi ha detto che me le avrebbe restituite solo se avessi fatto una cosa per lui, altrimenti le avrebbe date a Lynn»

«E dato che non le ha date a Lynn ma a me, evidentemente hai fatto quello che ti ha chiesto. Di cosa si trattava?» finii la mia torta e bevvi un sorso di caffè mentre aspettavo che Robert riprendesse a parlare. Sembrava insicuro, impaurito. «Bobby» sussurrai, lo chiamai appositamente con il soprannome che gli avevo dato. Robert sorrise e mi prese entrambe le mani da sopra il tavolino.

«Davis ti aveva vista tornare a casa con il signor Dempsey. Voleva che scoprissi cosa c'era tra di voi, altrimenti ci sarebbero state ripercussioni perché mi ero portato a letto la sua ragazza e le avrebbe anche dato le lettere che mi aveva preso. Io non sapevo cosa fare. Anch'io ho pensato che tra te e Justin Dempsey ci fosse qualcosa di strano, tu parli di lui come se fosse un tuo amico e non un tuo professore. E poi avevo paura, da bambino sono stato preso di mira dai bulli e da allora ho sempre paura di essere preso di nuovo a pugni così..» Robert deglutì, abbassò lo sguardo e poi mi guardò negli occhi. «Così ne ho approfittato del fatto che conoscessi la password del tuo cellulare e-»

«Robert..» sussurrai sbalordita.

«Aspetta, lasciami finire» vidi i suoi occhi appannati, o forse erano i miei? «Ho cercato nel tuo cellulare qualcosa che fosse inerente a te e Justin e ho scoperto il mondo. Foto di voi due insieme, voi che vi baciate, pranzi di famiglia, foto solo sue. Ho letto la vostra chat, ho scattato degli screenshot perché quella non mi sembrava una chat tra professore e alunna e ho passato tutto sul mio cellulare. Ero arrabbiato perché non mi avevi detto niente di tutto questo. Ero arrabbiato perché non mi avevi detto niente di questa cosa tra te e il signor Dempsey. E in più ero impaurito»

«Robert» sussurrai ancora, ritraendo la mano. Robert mi aveva tradita.

«Venerdì non sapevo ancora se mandare o meno ciò che avevo scoperto a Davis. Lui continuava a chiedermi informazioni, stava diventando sempre più rabbioso negli ultimi giorni, quindi nel pomeriggio ti ho seguita. Ti ho vista entrare nell'ufficio di Justin e ne sei uscita quasi un'ora dopo. Ero ancora più arrabbiato perché ho subito capito cos'era successo lì dentro, Aria. Così ho scattato delle foto, poi ho inviato tutto a Davis. In un primo momento mi sono sentito soddisfatto, poi ho capito l'enorme scemenza che avevo fatto» vidi Robert passarsi una mano tra i capelli. Tremava e la sua voce faceva altrettanto. «Mi sono reso conto del perché della tua onnipresente tristezza. Tu sei innamorata di Justin, lo ami e vi siete baciati al Times Square il giorno in cui ci siamo conosciuti. Lo ami e avete dovuto fermare l'inizio della vostra relazione perché lui era un nostro professore. E lui si è licenziato perché ti ama. A causa della mia paura e della mia rabbia ora ho rovinato la nostra amicizia, la tua relazione con Justin, ho perso qualsiasi chance che avevo con Lynn. Ho perso tutto perché mi sono lasciato intimidire da un bullo e la rabbia di non avere la tua completa fiducia mi ha fatto sentire inutile. Ieri mattina ho tanto insistito con te non perché ci fosse qualcosa che non andasse tra di noi, però avevo paura che avessi scoperto ciò che avevo fatto e Aria, io non voglio perderti. Sei la mia migliore amica, tu.. Io..» Robert scoppiò a piangere e alcuni clienti della caffetteria si girarono a guardarlo.

Prontamente mi alzai dalla mia sedia e mi sedetti accanto a lui, delicatamente lo abbracciai e sentii le sue braccia stringermi e le lacrime bagnarmi la maglia. In quel momento non mi importava. Nonostante tutto, Robert era il mio migliore amico. Se aveva fatto ciò che aveva fatto, era stato anche a causa mia. Dovevo essere sincera sin dall'inizio con lui, non dovevo mentirgli né nascondergli qualcosa. Era colpa mia, avevo sempre e solo pensato a me e mai a chi mi circondava. Be', per non rendermi conto dell'attrazione sessuale tra Lynn e Robert, ero davvero cieca.

Accarezzai la schiena del mio amico dolcemente. «Calmati, su» gli dissi con un nodo alla gola. Mi aveva ferita, certo, ma mi feriva ancora di più vederlo in quello stato. Sapevo che si era pentito delle azioni che aveva stupidamente fatto, il mio cuore diceva di perdonarlo e lo avrei fatto.

«Non voglio perderti, Aria» pianse ancora. Lo trovai estremamente dolce, infatti sorrisi.

«Bobby, non mi perderai» il mio amico sciolse subito l'abbraccio e mi guardò negli occhi.

«Davvero?» disse. Annuii e lui mi guardò come se fossi pazza. «Ma io ti ho praticamente messo nei guai con il preside, ho svelato il tuo segreto e ho messo in pericolo il tuo futuro alla NYU»

«Il tutto perché non ti ho mai detto cosa c'era davvero tra me e Justin. Robert, è colpa di entrambi. Hai sbagliato, ma ti perdono. Neanche io voglio perderti e mi dispiace tanto essere stata una pessima amica!» tornai ad abbracciare Robert nel modo più dolce possibile, il mio amico ricambiò l'abbraccio e mi baciò la guancia prima di sorridermi come un bambino.

«Però adesso devi raccontarmi nei dettagli cosa c'è stato tra te e Lynn»

«Solo se tu mi racconterai nei dettagli cosa c'è stato tra te e Justin» alzai gli occhi al cielo e risi.

«Andata! Prima però lascia che gli scriva un messaggio»

Robert rise e mi abbracciò ancora una volta, dopodiché finì la sua colazione e mi incitò a raccontargli tutto. Parlare di Justin con lui non fu poi così male come pensavo. Robert sembrava innanzitutto schifato, infondo tra lui e il nostro ex professore non scorreva buon sangue. Dopo un po', comunque, capì che io amavo davvero Justin e scelse di farselo piacere. Poi lui mi raccontò di Lynn, di quanto la amasse e gli mancasse. Sapeva che anche lei provava qualcosa per lui, lo sentiva perché lo notava nel suo sguardo, ma non voleva rischiare di perderla del tutto così aveva deciso di lasciare le cose come stavano. Mi sentii male per lui, soprattutto quando arrivammo insieme fuori scuola. Lynn e Davis erano seduti sopra il solito muretto. Lui guardava il cellulare, lei invece giocava con una ciocca dei suoi capelli. Quando ci vide le si illuminarono gli occhi, poi la sua espressione cambiò quando notò che eravamo a braccetto. Lynn scese dal muretto e si avvicinò a noi attirando lo sguardo di Davis. I suoi occhi guizzarono su di me ed io sostenni il suo sguardo finché non mi si piazzò davanti Lynn.

«Hei, che ci fate voi due insieme?» ci chiese Lynn portando le braccia al petto. Non ci avevo mai fatto caso, ma spesso ci chiedeva perché io e Robert stavamo insieme, negli ultimi mesi.

«Abbiamo fatto colazione insieme e abbiamo chiarito» feci l'occhiolino a Robert che mi sorrise. «Penso che tu e Robert dobbiate parlare, sapete? C'è tensione tra di voi, dovete sciogliervi un po'» Robert guardò Lynn, che abbassò lo sguardo sorridendo. Ci si avvicinò Davis.

«Hei ragazzi, andiamo in classe?» chiese abbracciando da dietro la sua ragazza. Robert scostò lo sguardo e, ancora una volta, mi resi conto che non era la prima volta che lo faceva davanti ad una scena del genere.

«Sì, certo, però prima devo dire una cosa ad Aria. Sai com'è, roba da ragazze» Davis sembrò confuso e mi guardò, scossi la testa e alzai le spalle non capendo. Lynn mi prese sottobraccio e mi portò velocemente all'interno della scuola. Sorpassammo i nostri armadietti e la nostra aula, dopodiché uscimmo di nuovo e andammo al campo di football, sugli spalti.

«Perché tutta questa strada? Non potevi aspettare che entrassero tutti per poi dirmi che succede?» Lynn scosse la testa e mi guardò negli occhi.

«Non deve sentirci nessuno, Aria» disse. «Ho bisogno di te»

«Che succede?» mi avvicinai di più a lei e le presi le mani. Lynn fece un respiro profondo prima di allacciare i nostri sguardi.

«Sono incinta» disse di getto, lasciandomi completamente senza parole. «E sono più che certa che non sia di Davis»

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