Capitolo 15 parte 1
Ci separammo dagli elettronici per raggiungere speditamente la palestra.
Dall'orario avevamo dedotto che avremmo avuto le due ore di educazione fisica in comune.
Non sarebbe stato affatto male se non fosse che non avrei potuto partecipare a nessuna attività.
L'anno prima avevamo fatto poco calcio per colpa dei miei compagni negati, a eccezione mia e forse di Ippolito (forse), e per questo avevamo giocato gran parte del tempo a pallavolo, quando non lo passavamo su quei tappetini talmente sottili da risultare quasi inesistenti, per fare esercizi di stretching. Sinceramente preferivo la pallavolo, sopratutto a fare muro. Ero piuttosto bravo a saltare abbastanza in alto e a distruggere i sogni di gloria della squadra avversaria. Ero un tipo abbastanza competitivo il cui unico obiettivo era vincere, ma senza fare ricorso a mezzi scorretti.
Prima dell'incidente ero abbastanza alto, sul metro e ottantacinque, quindi per me era una bazzecola intercettare i tiri degli altri. Era troppo divertente vedere le loro facce sgomente quando bloccavo un loro tiro con estrema calma e naturalezza. Se non fossi entrato nel mondo calcistico avrei fatto senza dubbio un penserino a quello pallavolesco.
Peccato che tutto fosse andato completamente a put...
«Ci vediamo dopo Luca-chan» mi salutò Akira per poi entrare nello spogliatoio a cambiarsi.
Ah, eravamo già arrivati. Mi ero mosso senza neanche accorgermene, come un automa.
Gli risposi facendo un cenno ma nella testa avevo un unico pensiero: noiaaaaa.
Ebbene si, ero uno che si annoiava facilmente. Il solo pensiero di vedere altri a muoversi mi faceva salire una gelosia profonda oltre che se non avessi trovato qualcosa da fare mi sarei annoiato a morte.
Mi spostai scandagliando con lo sguardo la palestra alla disperata ricerca di qualcosa che potessi fare. Qualsiasi cosa. Tutto per non stare fermo con le mani in mano.
Piuttosto mi sarei messo a tenere la rete, estremante bassa ma avrei fatto qualcosa.
Notai subito che gli altri ragazzi mano a mano che lasciavano lo spogliatoio mi gettavano sguardi curiosi che però mi davano non poco fastidio.
Se non la smettevano di guardarmi avrei cavato loro gli occhi e li avrei usati come palline da tennis, anche se a quello sport non ci sapevo minimamente giocare.
Per fortuna arrivò il prof di educazione fisica, il prof Moretti.
Era sulla quartantina e il classico palestrato con completo di pettorali gonfi e tartaruga addominale ma a disdire dall'aspetto, per cui l'avrebbero preso per uno stupido come Gaston del cartone animato "La Bella e la Bestia" (per fortuna nella live action era meglio), era un uomo senz'altro intelligente e simpatico. Era uno dei pochi che mi apprezzava e sapeva cogliere nelle mie parole il sarcasmo, a differenza degli altri professori.
«Buongiorno Luca. Sono contento cbe sia tornato a scuola» mi salutò con un sorriso sincero a cui risposi con altrettanta sincerità.
«Anche io. Mi dispiace solo non poter partecipare alla sua lezione come vorrei».
Lui mi si avvicinò e mi poggiò una mano sulla spalla con fare fraterno...paterno. Oh, insomma con affetto.
«Non ti devi preoccupare di questo. Non è colpa tua. Comunque cercheremo in modo per non lasciarti queste due ore con le mani in mano».
Le sue parole rincuorarono non poco quel lato di me che si era quasi arreso alla noia mortale.
Ecco uno dei motivi per cui adoravo quell'uomo.
«La ringrazio prof».
Lui strinse un poco la presa per poi lasciarmi e andare a sbraitare contro l'ammasso di bradipi scordinati, che tradotto erano gli altri ragazzi, di cominciare con i giri di corsa lungo il perimetro dell'intera palestra.
Ci avrei provato anch'io con la sedia a rotelle ma ero certo che anziché girare sarei finito dritto dritto contro il muro e sinceramante non é che morissi dalla voglia di farci amicizia.
Ma poco male. Avrei aspettato si e no una manciata si minuti. Forse sarei riuscito a sopravvivere. Forse.
Nel mentre cercai una qualsiasi fonte di distrazione e i miei occhi si soffermarono subito su Akira. Indossava una maglia a maniche corte nera priva di qualsiasi disegno o frase (incredibile ma vero) e pantaloni in tuta lunghi. Al contrario di lui, anche in pieno inverno, mettevo i pantaloncini corti come durante gli allenamenti e le partite che disputavo. Non era solo per un fattore di comodità ma anche perchè pativo troppo il caldo. Anche in quel momento mi ero tolto la felpa per rimanere in maglietta e stavo soffrendo come un dannato. Mi avrebbe fatto più che piacere la presenza di un bel ventilatore o meglio un bel condizionatore. A che se, a vedere la maggior parte degli altri, la mia idea sarebbe stata senza dubbio bocciata.
Non scollai gli occhi di dosso dal mio sensei cinese per tutta la durata della corsa. Correva davvero in modo aggraziato, pareva lieve come una farfalla che passava di fuore in fiore, uno spettacolo per gli occhi visto gli esemplari che correvano con lui. Che poi Akira doveva essere alto come me quando ero munito di gambe integre, e l'altezza era una nemica un quel tipo di movimenti. Invece Akira non sembrava avere alcun tipo di problema. La sua corsa era pulita, aggraziata per essere un maschio e per questo i miei occhi non riuscirono a staccarsi dal suo profilo.
Non degnai nemmeno di uno sguardo Ippolito che, constatai con la coda dell'occhio rendendomi strabico, mi lanciava alcune occhiate. Ma non poteva elegantemente farsi i cazzi suoi e girarsi dall'altra parte?
Quando la corsa terminò constatai che tutti erano morti spompati, a parte qualche eccezione tra cui Akira. Non mi aspettavo che un nerd come lui fosse così ben allenato.
«Molto bene ragazzi. Su con la vita. Oggi avremo un ospite. Il mio amico Paolo Segesta é un istruttore di taekwondo e oggi di darà un assaggio di questa fantastica disciplina».
Taeko...cosa?
Dalla porta alle mie spalle emerse un tizio piú o meno della stessa età del prof, dai capelli e occhi castani, abbastanza magro e basso e indossava quello che ai miei occhi pareva un accappatoio da bagno bianco stretto in vita da una cintura nera. Aveva i piedi nudi e camminava disinvolto. Quando avevo ancora i piedi odiavo con tutto il cuore non avere almeno i calzini, mi dava fastidio il contatto diretto con una superficie che non fosse stoffa o la plastica delle ciabatte. Avevo seri problemi anche quando andavo al mare. Fosse stato per me avrei fatto il bagno in acqua con le infradito.
«Buongiorno ragazzi. Come vi ha anticipato il vostro professore oggi vi darò un'infarinatura di questo sport e chissà magari qualcuno potrà rimanerne affascinato».
Seh come no. E il bello era che ci credeva anche. Difatti come avevo intuito molti alle sue spalle fecero delle epsressioni che testimoniavano tutta la loro mancanza di interesse.
Ma di che si lamentavano? Almeno loro potevano fare qualcosa!
«Bene comincerei con le prese. In questa disciplina sono molto inportanti. Mi serve un volontario».
Cone volevasi dimostrare nessuno si fece avanti.
Sentì su di me uno sguardo e capí ben presto che si trattava di Ippolito che mi osservava con un leggero sogghigno che pareva dire che se non si faceva avanti era solo per sua libera scelta e non per costrizioni fisiche.
Che stronzo!
Malgrado volessi avvicinarni e dargliene di santa ragione cercai di mantenere la calma, incrociai le braccia al petto e lo sfidai con lo sguardo affinché ci andasse lui. Come avevo previsto accolse la sfida e si fece avanti.
Inutile dire che se pensava di potercela fare contro in maestro di arti marziali affogava senza dubbio in troppo ego. Il signor Segesta, tanto basso e mingherlino, infatti, riuscì a bloccare a terra uno come Ippolito che a confronto sembrava Golia.
Ma che peccato!
Cercai di trattenere un sorriso ma dentro stavo godendo come un riccio.
Ma la soddisfazione durò fin quando non vidi chi era il secondo volontario.
Akira si fece avanti con tutta la sua curiosità e, se non fosse che ci tenevo troppo a lui, l'avrei strangolato per la sua ingenuità.
Il signor Segesta ci andava piano ma non abbastanza da non collezionare almeno un dolorino.
Ma dico, era per caso masochista?
"Stupido di un Akira! Ma che cazzo pensi di fare?" pensai cercando di trasmettergli con lo sguardo tutta la mia disapprovazione del suo gesto.
Lui mi sorrise, un sorriso che pareva complice.
Ma aspetta un secondo...aveva pensato che approvassi la sua decisione? Ma che cazzo!
Stupido Sensei Cinese!
Akira si posizionó di fronte al maestro e fece un leggero inchino.
Adesso doveva pure fare il rispettoso con uno che l'avrebbe fatto spalmare a terra e che, se fosse stato un incontro professionale, mi avrebbe costretto ad andare a raccoglierlo con scopa e paletta?
Certo che era davvero strano.
Inutile dire che quello che accadde nei secondi successivi mi fece staccare la mascella e a lasciarmi senza parole, una qualcosa che non accadeva mai. Mi immaginavo troppo che per quello che era successo qualcuno gridasse "al miracolo".
Ciò che mi aveva sconvolto era che Akira era riuscito a fuorviare le prese del maestro di quella disciplina ed era riuscito in pochissimo tempo ad atterrarlo e immobilizzarlo, seduto a cavalcioni sulla schiena e tenendogli le mani bloccate.
Aveva sul volto un'espressione concentrata che subito lasciò spazio a una di scuse mentre liberava l'uomo.
«Mi scusi se ci sono andato pesante. É che ho messo in atto le tecniche che ho imparato a un corso di autodifesa...».
«Ma di cosa ti scusi? Hai un talento unico! Potresti seguire le mie lezioni pomeridiane senza problemi».
«Mi dispiace ma tra lo studio e le traduzioni di fansub non avrei molto tempo a disposizione e quello che mi rinane lo userei per leggere».
Che cazzo erano i fansub?
Si, era questa l'unica parte del suo discorso su cui il mio cervello si era focalizzato.
L'uomo non parve prendersela e scrollò le spalle mormorando quanto fosse dispiaciuto per un talento sprecato ma lasciò perdere.
Provò con altri ragazzi, gasati dal fatto che uno come Akira fosse riuscito ad atterrarlo. Peccato che anche loro finirono col fare la figura dei pesci lessi come Ippolito.
Va bene che non mi stavo muovendo però quello era uno spettacolo a dir poco esilarante.
Dopo le prese passarono ai colpi.
Lo strumento contro cui dovevano colpire con il dorso del piede era quello che il signor Segesta aveva chiamato Colpitore. A me non sembrava altro che un guanto da boxe schiacciato.
Diede le istruzioni e stavolta Ippolito non si fece avanti. Doveva essere ancora senza dubbio in imbarazzo e in collera per la pessima figura che aveva fatto.
Che peccato.
Preso dal godere non mi ero reso conto che si era fatto avanti nuovamente Akira che, preso dal troppo entusiasmo, aveva colpito troppo forte il colpitore che sfuggí alla presa del signor Segesta e disegnò una parabola perfetta prima di atterrare.
Contro la mia faccia.
Angolino autrice:
Buonsalve :3
Scusatemi tanto per il leggero ritardo che sarebbe stato di più se non fosse che ho deciso di dividerlo in due per non farvi aspettare ancora XD
Spero che questa prima parte vi sia piaciuta :D
Ringrazio tutti voi che seguite la storia ❤️ grazie mille 🙏🏼😭❤️
A presto con la parte 2
FreDrachen
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top