Capitolo 6
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Salve! So che molti non sono familiari con le regole della pallavolo ed è per questo che ho cercato di spiegarle in maniera leggera. Se qualcuno dovesse avere dei dubbi per favore non esitate a dirmelo così posso cercare di dare una spiegazione più esaustiva!! Grazie a tutti coloro che leggeranno!
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Daniele era furioso. Stringeva forte la mano di colui che avrebbe dovuto chiamarsi Giulio, ma che evidentemente aveva un nome diverso. I due allenatori si scambiarono sguardi perplessi e ripresero a parlare delle istruzioni che avevano preso nei giorni precedenti. Daniele, senza aspettare che l'altro dicesse qualcosa, si allontanò con passi pesanti, mentre le sue gambe tremavano. Si diresse verso la sua squadra, che nel frattempo lanciava occhiate curiose agli spalti, dove una ventina di ragazzi, sparsi qua e là, si preparavano ad assistere alla partita. Daniele posò il borsone a terra e ne tirò fuori la borraccia con i sali minerali che aveva preparato a casa.
"Daniè, tutto a posto?" chiese Lucio, notando l'amico che beveva dalla borraccia con uno sguardo visibilmente arrabbiato. Il volto di Lucio passò dal nervoso al preoccupato.
"Sì, perché?" rispose Daniele, avvitando la borraccia e sedendosi accanto ai compagni. Abbassò la testa, cercando di calmare un leggero mal di testa, aggravato dall'ira.
"Ma lo conosci?" domandò Giò, indicando un punto nella palestra. Daniele non aveva bisogno di seguire la direzione del dito; sapeva benissimo a chi si stesse riferendo.
"Non ho idea di chi cazzo sia. So solo che lo voglio stracciare," borbottò Daniele alzandosi di scatto e chiamando a raccolta il gruppo. I ragazzi, eccitati dall'idea di vederlo così determinato, lo seguirono con entusiasmo. Di solito, Daniele non si arrabbiava mai; era sempre gentile, pacato e modesto. Ma quel giorno, i ruoli sembravano essersi invertiti.
"Questa è un'amichevole, ma non giocheremo un set come quelli che abbiamo disputato finora al palazzetto. Le partite si disputano al meglio di cinque set, ossia vince la gara la squadra che ne conquista tre; ogni set viene vinto dalla prima squadra che raggiunge 25 punti con almeno due punti di vantaggio rispetto alla squadra avversaria, altrimenti si prosegue finché una delle due squadre non otterrà i due punti necessari." Daniele spiegò le regole per due motivi: voleva che i ragazzi non perdessero il focus e perché Lucio si scordava generalmente tutto. "Non dico che questi bastardi ci sottovaluteranno, ma è esattamente quello che penso. Loro hanno i soldi, potete vederlo da soli: gente che segue le loro partite, ragazzi che si occupano delle loro bevande, e se guardate in fondo alla palestra, ci sono anche attrezzature che neanche dobbiamo menzionare. Forse cercheranno pure di barare, ma non mi interessa. So solo che oggi li batteremo e gli faremo capire di che pasta sono fatti i 'poveracci' come noi. Avete capito?"
Daniele era visibilmente deluso, profondamente deluso. Non conosceva Giulio da tanto tempo, anzi, solo da una settimana. Eppure, si erano raccontati piccoli avvenimenti personali. Forse un minimo di amicizia c'era, no? O forse era l'unico a pensarla così. L'altro voleva solo schiacciarlo in campo. Chi avrebbe mai pensato di spiare una squadra di principianti per una settimana, fingendo di essere una vittima di bullismo? Per cosa? Aveva paura di Daniele? Non aveva senso. Quella situazione lo disgustava a livelli che nemmeno lui pensava di poter raggiungere. Tutto per una partita?
I ragazzi iniziarono a fare un po' di stretching: scaldare i muscoli, lanciare qualche palla, effettuare qualche ricezione, tutto in maniera impacciata e quasi imbarazzata. Di solito si allenavano da soli; nessuno dei loro familiari aveva mai assistito alle loro partite di allenamento. I sei titolari si sistemarono nelle loro posizioni, mentre gli altri ragazzi si sedettero sulle panchine accanto al coach, l'arbitro fischiò l'inizio. Daniele, che per la formazione stava in prima linea, aveva la visuale libera; poteva vedere Giulio — anzi, Andrea — proprio davanti a lui. Che ruolo giocava? In ricezione era un disastro, ma quelle due ore passate ad allenarsi non le aveva sprecate. Se si allenava in una palestra del genere e doveva essere il capitano, forse era più bravo di lui.
I primi a servire furono proprio loro, essendo ospiti. Lucio effettuò la prima alzata, l'importante era non toccare la rete o non mandarla fuori dal campo. Era buona. Ora toccava alla squadra avversaria ribattere nella loro di metà. Il libero avversario ricevette il pallone e lo passò all'alzatore. Andrea si staccò da terra e schiacciò alla destra di Daniele. Ma il muro eretto dai ragazzi fu imponente e ribatterono la palla dall'altra parte, segnando un punto.
"Ricordatelo questo," disse Daniele, sibilando con un sorrisetto strafottente. "Magari nei tuoi appunti non c'era scritto perché eri troppo impegnato a leccarmi il culo." Andrea fumava di rabbia, i suoi ricci erano elettrizzati dal nervosismo, mentre i compagni li fissavano come si guardava un pezzo di prosciutto scaduto nel frigo. Erano solo degli avanzi.
"Punto!" decretò l'arbitro, dando inizio a una serie di scambi che avrebbero reso quella partita decisiva nella vita di Daniele.
I ragazzi si abbracciavano a ogni punto, sia vinto che perso, analizzando cosa fosse andato storto o cosa avesse funzionato bene per la prossima azione. Daniele studiava gli avversari, uno ad uno. Erano molto alti, forse due di loro superavano il metro e novanta, anche se non aveva un metro a disposizione per misurarli.
Nel frattempo, le squadre ruotavano in campo per permettere al libero di entrare al posto del centrale in seconda linea, quindi non la prima dove invece stava Daniele. Il libero, nel loro caso Dario, era specializzato nella difesa e nelle ricezioni, non poteva attaccare, servire, murare, né palleggiare nella zona d'attacco. Generalmente, il libero entrava al posto di un centrale, per esempio Gabriele o Lucio, quando questo si trovava in seconda linea, subito dopo che il centrale completava il suo turno di battuta. Il libero rimane in campo per l'intero ciclo di rotazione in seconda linea, per poi uscire al momento in cui uno dei due ragazzi torna in prima linea per poter riprendere il loro ruolo di attaccante.
Il punteggio era 19 a 21 per la squadra del coach Furlani. Non se la stavano cavando affatto male. Mancavano solo quattro punti per chiudere il set, e il loro allenatore chiamò un timeout. L'altra squadra sembrava rilassata e tranquilla, mentre loro sudavano copiosamente, stanchi e bisognosi di una pausa. Dei ritmi a cui non erano affatto abituati.
"Giò, preparati. Al prossimo set giochi tu al posto di Lucio. Ho paura che il ragazzo tiri le cuoia prima ancora di avere una ragazza," disse il coach, mentre Gabriele scoppiava a ridere.
"Dai, coach," sbuffò Lucio, chiaramente contrariato. Tutti i ragazzi empatizzarono con lui; nessuno di loro aveva una fidanzata. Gabriele l'aveva avuta fino all'estate scorsa, ma lei si trasferì in Germania, lasciandolo con il cuore spezzato.
Erano 22 a 24, mancava loro solo un punto per vincere il set. Daniele vide Andrea in difficoltà, pronto a servire. Se avesse fallito, avrebbero regalato il punto decisivo. Ma non andò così: purtroppo per Daniele, la palla era ancora in gioco.
Dario ricevette il servizio in maniera eccellente. Daniele si posizionò rapidamente. "Mia!" urlò, mentre valutava l'alzata, incerto se passarla a Gabriele o a Lucio. Il muro dell'altra squadra si alzò preventivamente, aspettandosi un attacco da uno dei due centrali. Ma non quella volta. Daniele decise di schiacciare lui stesso. Nessuno dell'altra squadra lo notò, tranne Andrea. Ma era troppo tardi; il punto decisivo per la vittoria del primo set andò alla loro squadra.
"Oh, cazzo," mormorò Daniele, stupefatto. Non aveva mai fatto una cosa del genere. L'aveva vista solo in TV dai grandi giocatori, forse anche in una partita olimpica, ma non ci aveva mai provato. Era una mossa rischiosa; potevano togliere il punto se avessero giudicato che stava accompagnando il pallone.
"Primo set vinto dai ragazzi del coach Furlani!" annunciò l'arbitro. La squadra fissò Daniele, e lui fissò loro. Urlarono così forte che quasi non credevano ai loro occhi. Avevano vinto il primo set! Avevano vinto il primo set!
Daniele si recò al bagno perché le gambe stavano per abbandonarlo e aveva decisamente bisogno di bagnarsi il viso con un po' d'acqua fresca. Tutto il suo corpo sembrava andare a fuoco. Nel frattempo, i suoi compagni ridevano e bevevano. Forse qualcuno dagli spalti li stava anche incoraggiando.
"Non dirò che mi dispiace." Daniele si stava lavando le mani e ne approfittò per passare le mani umide intorno al collo e tra i capelli.
"Nessuno te l'ha chiesto, mi sembra." Andrea lo stava fissando attraverso lo specchio, appoggiato con lo stipite alla porta del bagno.
"Posso dirti che ti riesce molto bene la parte della vittima. Sei un attore nato. Non posso dire lo stesso della tua ricezione; lì fai un po' pena."
"Attaccami quanto ti pare," rispose Andrea con un tono freddo, "questo primo set ve lo abbiamo praticamente regalato. Ci serviva per studiarvi."
"Senti, Andrea, ma quanto sei piccolo dentro? Fingere di essere vittima di bullismo, infiltrarti di nascosto nella nostra palestra per spiare dei poveracci come noi... Perché tutto questo? Che problemi hai?" Daniele si girò, appoggiandosi al lavandino. Forse la maglietta si bagnò un po', ma non gli importava.
"Sei il capitano, Daniele. Dovresti sapere cosa è meglio o peggio per la tua squadra. Voi eravate un'incognita. Io dovevo sapere di cosa foste capaci. Evidentemente non molto, vedendo come vi esaltate per ogni minima cosa. Mi dispiace se ti ho fatto credere che fossimo amici, o chissà cosa la tua mente avesse già immaginato. Io con chi non frequenta il mio club non posso avere niente a che fare. Ah, un'altra cosa: io non ho finto di essere vittima di bullismo. Tu ci hai costruito castelli su... non io." E con un ghigno soddisfatto, si girò e uscì dal bagno, lasciando Daniele esterrefatto.
Daniele rimase a fissare il proprio riflesso nello specchio. Non riusciva a credere a quanto appena sentito. Ma cosa aveva fatto di male per trovarsi in una situazione del genere?
Il secondo set fu un disastro. La squadra di Daniele si trovava sotto per 18 a 24, a un passo dalla sconfitta nel set. L'atmosfera in campo era tesa, e la stanchezza iniziava a farsi sentire su entrambi i lati della rete. Tuttavia, proprio in quel momento cruciale, Andrea prese il controllo della situazione. Il ragazzo si avvicinò alla linea di fondo campo, pronto per effettuare la battuta. La concentrazione era palpabile nei suoi occhi. Con un movimento fluido e preciso, colpì la palla con forza e precisione, imprimendole un effetto tale da renderla estremamente difficile da controllare per gli avversari. Dario e i suoi compagni cercarono di posizionarsi per riceverla, ma non ebbero nemmeno il tempo di reagire. La palla atterrò direttamente nel loro campo, senza che nessuno potesse toccarla.
Andrea aveva appena messo a segno un ace.
Un colpo particolarmente spettacolare e decisivo. Si verifica quando un giocatore, con una battuta diretta, riusciva a segnare un punto senza che la squadra avversaria riuscisse a toccare la palla, oppure quando non si riusciva ad effettuare un secondo tocco. Quell'azione portò il punteggio a 18 a 25, chiudendo definitivamente il secondo set a favore della squadra avversaria.
Il terzo set fu una vera battaglia. Le squadre si fronteggiarono punto a punto, con il punteggio che restava bloccato sul 22 a 22. Entrambe commettevano errori, frutto della stanchezza e della pressione. Mancavano pochissimi punti per chiudere la partita quando il coach della squadra avversaria chiamò un altro timeout. Questa volta, però, si avvicinò alla panchina della squadra di Daniele, parlottò con l'allenatore, e poi andarono insieme dall'arbitro.
Dopo un breve consulto, l'arbitro alzò il braccio in loro favore. "Vince la squadra ospite per partita vinta a tavolino."
Daniele non capiva. Si girò verso il suo allenatore, cercando una spiegazione, ma lui scrollò le spalle, senza dire nulla. Era furioso. Come potevano vincere in questo modo, senza nemmeno lottare fino alla fine? Sentiva un'ondata di rabbia montare dentro di sé.
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Spero sinceramente di essermi spiegata! Se dovessero esserci dei dubbi non esistete a chiedermeli!!
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