Capitolo 11

Tommaso continuava a scrivere messaggi a Daniele da ormai dieci minuti, descrivendo con minuzia i particolari di un episodio esilarante accaduto quella mattina a scuola. Le sue parole si susseguivano veloci arricchite da emoji divertite che evidenziavano il tono scherzoso del racconto. Daniele, completamente immerso nella conversazione, rispondeva con curiosità facendo domande e inviando reazioni con faccine altrettanto divertite. Ogni volta che riceveva un nuovo messaggio, ecco che un piccolo sorriso si formava sulle sue labbra.

Era così preso dallo scambio, che non si accorse dell'avvicinarsi silenzioso della professoressa. Le sue scarpe, dal tacco basso, non avevano emesso alcun suono sul pavimento dell'aula, Daniele si trovò colto di sorpresa solo quando la mano dell'insegnante gli sfilò il cellulare dalle dita con decisione. Il suono metallico del telefono che veniva poggiato sulla cattedra segnò la fine della conversazione per il resto dell'ora.

Accanto a lui, Gabriele, che aveva osservato la scena, sbuffò sonoramente chiaramente infastidito.

"Che c'è?" chiese girandosi verso l'amico, ancora un po' scosso dall'accaduto.

"Con chi stavi parlando?" ribatté l'altro con un tono secco e irritato. Quella mattina si era alzato evidentemente dalla parte sbagliata del letto.

"Con Tommaso" rispose Daniele in modo distratto cercando di non pensare troppo alla sua situazione. Adesso gli toccava davvero stare attento alla lezione. Sbuffò.

"Chi sarebbe?" insistette l'amico sollevando un sopracciglio con una punta di sospetto. La matita, con cui stava distrattamente scarabocchiando un angolo del suo quaderno, finì dritta e immobile nella sua mano. 

"Un amico" esitò infine con una punta di indifferenza, come se la domanda fosse irrilevante.

Gabriele alzò gli occhi al cielo, visibilmente frustrato e lasciò cadere la questione senza ulteriori commenti, anche se il suo malumore era palpabile.

Durante l'intervallo, come di consueto, il trio si ritrovò sulla solita panchina nel cortile della scuola. Il sole autunnale scaldava appena, e le foglie secche scricchiolavano sotto i piedi dei ragazzi che passavano. Giovanni, annoiato, si arrotolava distrattamente i riccioli tra le dita guardando il nulla. Daniele, ormai liberato dalle grinfie della professoressa, aveva ripreso a messaggiare con Tommaso ignorando le occhiate infastidite di Gabriele che non riusciva a trattenersi dal tempestarlo di domande.

"Ma ce l'hai con me per sabato?" chiese lui all'improvviso, rompendo il silenzio che si era creato tra loro.

"No" rispose l'altro, freddo, senza distogliere lo sguardo dal cellulare.

"E allora perché mi rispondi a monosillabi?" insistette lui visibilmente irritato dalla situazione.

Giovanni, che fino a quel momento si era limitato a osservare la scena in silenzio, sbuffò, ormai esasperato. "Ma basta Gabriele! Che caspita! Sei un vero rompicoglioni. Come fa Daniele a non mandarti a quel paese è un mistero. Lascialo in pace per favore!" Il tono di Giovanni era serio. La sua pazienza era ormai agli sgoccioli, soprattutto considerando che dopo l'intervallo gli attendeva un difficile compito di matematica finanziaria e l'ultima cosa che voleva era assistere a uno litigio tra i suoi amici.

"Oh scusate tanto se mi preoccupo" ribatté l'accusato colmo di sarcasmo. "Parlate pure con chi vi pare sui social fatevi fregare da chi volete, così non dovrò preoccuparmi più di niente!"

Daniele, che fino a quel momento era stato concentrato solo sul suo telefono, alzò finalmente lo sguardo e lo fissò con occhi infastiditi. "Ma che diavolo stai dicendo?" chiese esasperato. "Pensi davvero che io sia così stupido da farmi prendere in giro? Guarda che inizi davvero a starmi sui nervi."

"Dico solo la verità" replicò scrollando le spalle con fare arrogante, come se fosse l'unico ad avere una visione chiara della situazione.

Daniele scosse la testa, stanco di quell'inutile discussione. "Va bene guarda finiamola qui. Ci vediamo in classe." Si alzò senza attendere una risposta e si avviò verso l'edificio scolastico. Giovanni rimase con Gabriele osservandolo con un'espressione di disapprovazione.

"Ma cosa ti prende?" gli chiese evidentemente seccato. L'altro guardò il diretto interessato scomparire oltre i suoi occhi. "La volta scorsa è stato malissimo e chi ha dovuto consolarlo? Io!"

Togliendosi un peso dal petto, Giovanni proferì parola:"Non puoi vivere al posto suo, e lo sai. Daniele è diverso da te, è più aperto con le persone. Sei tu che dovresti conoscerlo meglio di chiunque altro e invece continui a fargli la predica. Lascia che commetta i suoi errori, così quando avrà bisogno di aiuto verrà da te."

Gabriele, con il viso rivolto verso terra mormorò una timida difesa. "Non è vero... siamo amici da sempre..."

Giovanni lo interruppe scuotendo la testa. "Non da così tanto Gabri. Io conosco Daniele da quando avevo nove anni ma con te siamo diventati amici solo alle medie. Sei tu che devi smettere di comportarti come se sapessi tutto meglio di lui."

Più tardi, tornato in classe, Gabriele si ritrovò a riflettere sulle parole dette prima dall'amico. Prese un foglio di carta e, con mani esitanti, scrisse un breve messaggio di scuse per il suo compagno di banco. Lo piegò con cura e lo fece scivolare sul suo quaderno. Quando Daniele lo aprì e lo lesse, alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise facendo capire che la tensione tra loro si fosse finalmente sciolta.

***

Quel pomeriggio, durante gli allenamenti di pallavolo, la mente di Daniele sembrava essere altrove. Mentre palleggiava distrattamente continuava a pensare a ciò che era successo quella mattina. Tuttavia la sua attenzione fu presto catturata quando uno dei suoi compagni di squadra che si avvicinò con un'espressione vivace.

"Ragazzi, che facciamo per Halloween?" esclamò Dario rivolgendo la domanda a Daniele, Gabriele e Giovanni. Halloween era una festa che il ragazzo adorava e l'idea di travestirsi e trascorrere una serata diversa dal solito iniziava a entusiasmarlo.

In breve tempo, l'intera squadra si era unita alla discussione. Gabriele, scorrendo distrattamente il cellulare, si fermò a leggere un messaggio sul gruppo della comitiva. "Il fidanzato di Fiorenza organizza un ballo in maschera. Ci andiamo?"

Daniele sorrise sentendo riaffiorare l'entusiasmo. L'idea di un ballo in maschera per Halloween gli piaceva sempre di più.

"Non dimenticate che c'è una partita pochi giorni dopo!" intervenne l'allenatore, lanciando un'occhiata severa alla squadra. "Abbiamo le provinciali di pallavolo, tenetelo a mente!"

Ma ormai la mente di Daniele era già proiettata verso la notte di Halloween, una serata che prometteva divertimento e sicuro qualche sorpresa. Sperava di potersi divertire con i suoi amici senza pensare a nessun tipo di distrazione.

Quel fine settimana, i tre amici si ritrovarono nel cuore della città sotto il cielo grigio di un autunno incerto. Le strade, illuminate dalle prime luci della sera, erano animate da persone che camminavano veloci, coperte nei loro cappotti, quasi a voler scacciare il freddo incalzante. L'aria frizzante era intrisa di odori familiari: castagne arrosto, il caffè delle caffetterie d'angolo e il profumo dolce di zucchero filato, che aleggiava nell'aria rendendo l'atmosfera vagamente nostalgica. I tre si trovavano lì con uno scopo ben preciso: trovare dei costumi per la serata di Halloween. Nulla di troppo impegnativo o elaborato, ma desideravano fare qualcosa di diverso dal solito.

Mentre attraversavano le vetrine scintillanti dei negozi di costumi, Gabriele si fermò improvvisamente davanti a una maschera di mostro verde appesa a una parete. "E se ci vestissimo da Ghostbusters?" propose con un sorriso divertito, ricordando i famosi acchiappafantasmi.

Giovanni, che stava osservando un cappello da strega sbuffò. "Nah, troppo cliché. Sembreremmo voler replicare Stranger Things, alla fine."

"Sì, e Daniele sarebbe quello che viene rapito... come si chiamava il ragazzino?" aggiunse Gabriele ridacchiando.

"Non ho mai visto Stranger Things" rispose lui scrollando le spalle con indifferenza.

Gabriele si bloccò, come se avesse sentito un'eresia. "In che senso non hai visto Stranger Things?"

"Eh no, non l'ho visto" confermò Daniele, con il tono di chi sa di essere sul punto di essere rimproverato.

Gabriele e Giovanni si scambiarono uno sguardo d'incredulità prima di iniziare a battibeccare su quanto fosse assurdo non aver mai visto la popolare serie.

"Ma scusate ve l'ho sempre detto, sono anni che vi ripeto che non ho l'abbonamento a Netflix quindi non posso vedermi niente! E le 'cose' illegali non le voglio fare!" Daniele aggiunse altri pezzi di trama ma i due ragazzi si indignarono ancora di più.

Mentre continuavano a discutere, la conversazione si spostò su altre idee di costumi. "E se ci vestissimo da carta, forbice, sasso?" propose Giò mentre frugava tra gli scaffali di accessori.

"Sì, o forse potremmo evitare di vestirci del tutto" ribatté Gabriele in tono sarcastico.

Daniele, senza troppa convinzione, sbuffò. "Sei sempre così noioso" disse, accennando un sorriso per smorzare la critica.

Improvvisamente il cellulare di Daniele vibrò nella tasca dei suoi jeans. Tirandolo fuori lesse il messaggio di Tommaso. Aveva provato a invitarlo per la serata, tuttavia il ragazzo aveva già altri piani: stava organizzando un evento LGBT per quella stessa sera. "Trovato il costume?" gli scrisse con disinvoltura tramite l'app di messaggistica.

"No" digitò di rimando, continuando a cercare senza successo qualcosa che lo entusiasmasse. Tommaso cercò di suggerirgli qualche idea, ma nessuna sembrava colpirlo.

Mentre si avvicinavano a un altro negozio, Giò propose una nuova trovata. "E se ci vestissimo da Teletubbies?" suggerì con un tono scherzoso. I tre si guardarono negli occhi per un attimo, e poi, come se avessero avuto tutti la stessa rivelazione, scoppiarono in una risata complice. Forse l'idea non era poi così assurda.

***

La sera avanzava e Daniele era seduto sul divano fissando distrattamente lo schermo del cellulare che continuava a vibrare senza sosta. Il numero sconosciuto compariva per la seconda volta nella giornata. Non era impazzito, sapeva esattamente cosa stava facendo: lasciava squillare il telefono nella speranza che l'altro si stancasse e riattaccasse. Non era un caso di emergenza, ne era certo, e quella leggera ansia che lo prendeva ogni volta che doveva rispondere a un numero sconosciuto non lo aiutava di certo.

Con un sospiro pesante, osservò il display illuminarsi un'altra volta. "Ancora?" mormorò tra sé irritato. Alla seconda chiamata consecutiva, decise che era giunto il momento di rispondere giusto per porre fine a quell'insistenza.

"Ciao Daniele." Risuonò una voce familiare dall'altro lato della linea.

Daniele corrugò la fronte. "Chi sei?" Chiese, perplesso.

"Davvero non riconosci la mia voce? Sono io, Andrea."

**
grazie tantissimo per quelle due persone che continuano a leggere. 😭 Alla quale chiedo scusa perché purtroppo il secondo anno di magistrale si fa sentire e l'unico momento libero che ho per scrivere è quando mi trovo in autobus la sera che torno a casa. Comunque vi ringrazio davvero tanto :( 😭😭

qui sotto vi lascio gli aesthetics dei due personaggi principali :) creati da phardix! Vi ricordo di passare dal suo profilo perché crea delle copertine stupende (!!) e ha degli scambi di lettura in corso a cui potete partecipare!!

Daniele:

Andrea:

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top