7. Come un fratello?
L'aveva fatto, aveva baciato un ragazzo. Aveva baciato Elia. Era scappato dalla sua auto quasi come se fosse in fiamme, quando in realtà era lui che si sentiva andare a fuoco. Quanto era arrossito? Si sentiva bruciare la faccia, le orecchie, il collo.
Il messaggio che aveva ricevuto da Matteo era chiaro: "Che cazzo hai combinato? Ci sono qui Teresa e Yuri, torna a casa, mamma è nera."
Quindi già sapevano tutto. Yuri doveva aver raccontato a sua madre cosa si erano detti prima di arrivare alle mani, aveva fatto la spia esattamente come con Gabriele. Per quello, nella macchina malandata e maleodorante di Elia, Luca si era giocato il tutto per tutto: se ormai la verità era venuta a galla, tanto valeva godersi quel piccolo momento di gioia.
Aveva creduto fino all'ultimo secondo che Elia avrebbe reagito male, magari colpendolo o mordendolo, invece non solo non l'aveva respinto, l'aveva anche baciato a sua volta. E che bacio! Luca sarebbe rimasto in quella macchina per ore. Soprattutto se l'alternativa era affrontare la sua famiglia e quello che ormai poteva considerare il suo ex migliore amico.
L'aveva aspettato davanti al cancello della scuola, e insieme si erano avviati verso la macchina di Yuri, dove Luca sapeva che sarebbero arrivati presto anche gli altri. Avrebbe voluto chiedergli semplicemente di lasciar perdere Elia, facendogli credere che fosse per il suo bene, per evitare casini. Stranamente non era riuscito a prepararsi nessun discorso (tanto aveva ormai capito quanto fosse inutile farlo), si sarebbe inventato qualcosa sul momento. Infatti, era stato Yuri a parlare per primo, spiazzandolo: «Allora sei diventato amico di quello?» Domanda secca, che richiedeva una risposta altrettanto secca: sì o no.
«No.» Non aveva esitato; purtroppo era la verità. «Non siamo amici, però non mi dispiace.»
Yuri allora aveva riso di una risata malevola, lo aveva guardato scuotendo la testa e gli aveva fatto il verso: «Non ti dispiace?» con un tono che aveva fatto raggelare Luca.
«Esatto. Non mi dispiace, è ok.»
Allora Yuri aveva sospirato, si era appoggiato alla macchina e aveva acceso una sigaretta. Intanto le sagome di Giulio e Stefano avevano iniziato a intravedersi in lontananza e Luca si era sentito sempre più accaldato, come se improvvisamente quell'imboscata fosse per lui e non per Elia.
«Non mi prendere per il culo Lu, ti ricordi chi era mio fratello, sì? Pensi che sia un coglione? Che non abbia capito?»
Non serviva aggiungere altro. Yuri sapeva di lui e sapeva cosa provasse per Elia. La bocca dell'Inferno si sarebbe aperta sotto i suoi piedi per inghiottirlo o qualcosa del genere. Ma prima lui sarebbe stato mandato in un posto come quello che aveva "accolto" Gabriele, se non addirittura lo stesso.
«E allora perché fai lo stronzo? Smettila di dargli fastidio e fare l'omofobo, visto che sai che anche io...! Se ti fa schifo lui ti faccio schifo anche io! Quando insulti lui in quel modo tu insulti me e anche...»
«Non ci provare, cazzo. Non dirlo nemmeno o giuro che...» l'aveva interrotto Yuri, annullando la distanza tra loro, quasi testa a testa. Era più basso di lui, dell'altezza giusta per dargli una testata sul naso e in bocca.
Intanto Giulio e Stefano erano vicini, ma Yuri sembrava contrario all'idea di renderli partecipi di quanto facesse schifo il loro caro vecchio amico Luca. Forse se lo sarebbe tenuto per un momento più importante, lo avrebbe sputtanato in modo eclatante in un'altra occasione, con più pubblico. Questi erano stati i pensieri di Luca.
La prima offesa ad alta voce fu piuttosto generica. Yuri riusciva a controllare ciò che diceva anche in un momento del genere, gliene doveva dare atto. C'erano state spinte, pugni, prese. Luca aveva urlato che non voleva essere amico di un omofobo ed era riuscito a insultare anche la mamma di Giulio. Era finita con i loro amici che li separavano, lui che rimaneva da solo e realizzando cosa gli sarebbe successo di lì a poco si faceva prendere dal panico, e poi Elia.
Mentre correva verso casa pensò che tutto sommato ne era valsa la pena, anche solo per quello splendido bacio, un piccolo momento di estasi che avrebbe ricordato per sempre. Era più di quanto credeva potesse avere. L'aria di febbraio, nella corsa, gli faceva male ai polmoni, ma lo aiutava a riprendersi, a prepararsi per la guerra. Li vide in formazione appena varcò la porta di casa e non provò nemmeno a simulare un "che succede?". Erano tutti in sala da pranzo, la stessa stanza degli orribili pranzi della domenica: sua madre, Yuri, Teresa, persino Matteo se ne stava seduto a bere caffè come se la cosa riguardasse anche lui. Lo sguardo di Luca andò dritto verso il suo amico, che però non ricambiò, troppo concentrato a scorrere qualcosa sul suo telefono.
Vigliacco, mi hai venduto e ora non hai il coraggio di guardarmi in faccia.
Sua madre ruppe il silenzio con una delle sue frasi preferite, retorica fino al midollo: «Hai qualcosa da dire, Luca?»
Se la vogliono giocare così, senza nemmeno un ciao?
«Credo che siate già al corrente di tutto, non ho molto da aggiungere. Mi sarebbe piaciuto che lo sapeste da me, ma tant'è...!» Lasciò lo zaino a terra, ci appoggiò sopra la giacca e scostò una sedia dal tavolo per sedersi con loro. Restare in piedi mentre gli altri erano seduti aumentava solo il suo disagio.
«Sì, Yuri ci ha già detto cosa è successo, ma se ci tieni a dirci la tua versione ti ascoltiamo. Voglio proprio sapere come vi è venuto in mente di fare a botte, davanti scuola, per una ragazza. È così che ti abbiamo educato, Luca? Tuo padre non ne sarà contento, vedrai che...!» Ma Luca non riusciva più a sentire nulla, nessuna minaccia, nessun click di attivazione della solita trappola del senso di colpa. Fare a botte per una ragazza? Yuri aveva raccontato quella versione? Perché? Lo guardò di nuovo e ancora una volta non riuscì a trovare il suo sguardo, fu la madre dell'amico a intervenire: «Siamo venuti qui per farvi chiarire, qualsiasi sia il problema dovete parlarne e risolverla, scusarvi a vicenda e andare avanti, come i bravi ragazzi che abbiamo cresciuto.»
A Luca veniva da ridere: erano entrambi maggiorenni e ancora i loro genitori si mettevano in mezzo per mettere pace dopo un litigio, come se avessero otto anni! A quell'intervento della donna, infatti, Yuri alzò gli occhi al cielo sbuffando, per poi posarli su Luca, che si lasciò scappare un sorrisetto complice.
«Va bene, ma non sono cose che le nostre madri dovrebbero sentire, quindi se per voi è lo stesso andiamo a fare due passi, ok?» propose a Luca, guardandolo. Lui annuì, si alzarono entrambi e si incamminò verso la porta d'ingresso.
Camminarono in silenzio fino alla fine della via, poi Luca prese la parola: «Quindi avremmo litigato per una ragazza? Davvero?» Gli veniva da ridere, ma anche da piangere per il pericolo scampato e da abbracciarlo per non averlo tradito, come aveva fatto invece con Gabriele.
«E che cazzo dovevo dire, Lu? Che sei frocio?»
Ecco, ora la voglia di abbracciarlo gli stava passando. Si bloccò qualche istante, i suoi piedi non ne volevano sapere di continuare a camminare. L'aveva detto davvero ad alta voce? E in quel modo orribile! Possibile che tra tutti i modi per esprimere il concetto, Yuri avesse usato il più sgradevole e offensivo? Proprio lui?
«Sai, non sarebbero fatti loro, comunque, e non sono nemmeno tuoi, se per questo.»
«Ah, dici che non sono fatti miei?» Yuri si era girato e aveva fatto cenno di muoversi a raggiungerlo, spazientito. Luca aveva ripreso il passo, ma gli stava accanto con cautela, non sapendo bene cosa aspettarsi.
Erano arrivati al campetto da basket recintato, senza nemmeno mettersi d'accordo su dove andare. Avevano passato lì intere giornate a giocare, chiacchierare sulle scalinate in cemento, fare progetti sul futuro e raccontarsi a vicenda le assurdità delle proprie famiglie. Lì Yuri gli aveva fatto vedere per la prima volta la foto di una ragazza e Gabriele gli aveva fatto capire che gli piacevano i ragazzi. Lì avevano pianto, da bambini, per una brutta caduta di quelle che sbucciano le ginocchia. In quel posto c'era la storia della loro amicizia, gli sembrava poetico, in fondo, che finisse lì. Sempre in silenzio si diressero verso le scale per sedersi, ma Luca questa volta restò in piedi di fronte all'altro.
«Come farebbero a essere fatti tuoi, scusa?» chiese.
L'amico prese una sigaretta dal pacchetto, se l'accese e poi guardò lontano.
«Credevo che fosse Matteo quello scemo della famiglia, ma mi sbagliavo. Cosa ti ho detto oggi? Lo sai chi era mio fratello, sì?» Luca deglutì. Certo che lo sapeva, era impossibile da dimenticare, ci pensava tutti i giorni. Non rispose, lasciò che l'altro continuasse: «E anche tu lo sei per me, anzi, l'unico che mi resta. Certo che sono fatti miei, non voglio perdere un altro fratello».
«Yu, ma io non posso essere diverso, e nemmeno lui poteva essere diverso, non puoi cercare di cambiarmi come nessuno è riuscito a cambiare lui. Cioè, sì, è cambiato, ma non come volevate voi.»
Lo sguardo di Yuri tornò vicino, sparato dritto in faccia a Luca. Sembrava confuso, ma anche triste in modo insostenibile. «Volevamo? Noi? Lu, ma che cazzo stai dicendo? Io non ho mai voluto che mio fratello smettesse di essere ciò che era, che smettesse di vivere, cazzo!» Si alzò di scatto e gli si parò davanti, cercando il suo sguardo per essere sicuro che non ci fossero fraintendimenti. «Fammi capire, per due anni tu hai pensato che io... hai davvero pensato che io c'entrassi qualcosa con quel posto di merda e con quello che è successo dopo?»
Luca arrossì, questa volta non per qualcosa di piacevole, ma perché sì, era quello che effettivamente aveva pensato per tutto quel tempo. Come poteva essere diverso, visto le idee di cui Yuri non faceva mistero? Annuì in silenzio, ma sapeva che non poteva bastare.
«Scusa Yu, non sapevo cosa pensare, lo sapevamo solo io e te di Gabri.»
«Cristo, ma come fai a pensare che potrei fare una cosa del genere?» Tirò un calcio a un gradino e imprecò per il dolore, poi tornò a guardarlo: «Sapevo delle preferenze di Gabriele da praticamente sempre, chi credi che cancellasse la sua cronologia? Con chi credi ne abbia parlato la prima volta? Non me ne fregava niente di chi si voleva scopare come non me ne frega niente di chi ti vuoi scopare te! E tu, Lu! Chi ti ha coperto quando ti sei cagato addosso in campeggio in quarta elementare? Chi si è tuffato per prenderti quando al fiume stavi finendo nella corrente? Mi sarei fatto trascinare via con te, sarei affogato per te, e pensi che ti farei una carognata simile?»
Luca non sapeva cosa rispondere, tutto quello a cui si riferiva Yuri era vero, anche se avrebbe preferito attingesse i suoi esempi da episodi meno imbarazzanti della sua vita. Ma Yuri continuò, ormai sembrava un fiume in piena: «So di te come sapevo di Gabri, ma non spettava a me metterti alle strette, speravo che prima o poi me ne avresti parlato tu, che ti saresti fidato abbastanza da aprirti con me. Beh, certo, ora so che non lo avresti mai fatto perché per tutto questo tempo hai pensato che ti avrei fatto spedire in uno schifo di centro di rieducazione sessuale! Ma sei rincoglionito? Non riesco a crederci! E mi guardi, cazzo?»
Luca alzò lo sguardo e incontrò finalmente quello dell'amico, amareggiato come non lo aveva mai visto prima d'ora.
«Mi sembra assurdo che tu abbia pensato che approvassi la terapia riparativa, che c'entrassi con quella imposta a Gabri e che avrei contribuito a farti fare la sua stessa fine! Sei il mio migliore amico da praticamente sempre!»
«Ho avuto paura, va bene? Non sapevo che pensare, scusa» rispose con un filo di voce, e un velo di lacrime.
«Cazzo Lu, sei davvero più scemo di tuo fratello. E ce ne vuole!»
Sorrisero entrambi, decisi a stemperare la tensione, ma era quasi impossibile, infatti tornarono subito seri.
«Yuri, non ne abbiamo mai parlato, ho sempre avuto paura di chiedere, di sapere troppo o di sembrare troppo interessato alla cosa. Sapevo solo che i miei approvavano le decisioni dei tuoi, ne parlavano in casa come se quella fosse l'unica soluzione al problema. Io ascoltavo i loro discorsi e mi sentivo morire, aspettando il giorno in cui sarebbe toccato anche a me mi chiedevo anche se fosse giusto, se lì mi avrebbero potuto aggiustare, mettere a posto. Cazzo, non sapevo di chi potermi fidare.»
«Di me. Ti potevi fidare di me. E non hai niente da farti sistemare, sei a posto così come sei!»
Era tutto vero? Era cambiato così tanto in quegli anni, aveva alzato muri tra lui e le altre persone per una specie di stupido malinteso? Quanto tempo aveva sprecato senza poter fare affidamento su Yuri solo per paura di toccare certi argomenti? Però qualcosa ancora non tornava.
«E allora Elia? Hai iniziato a trattarlo così dal primo giorno. Vedendo come trattavi lui credevo che avresti riservato lo stesso trattamento anche a me, il che ha solo rafforzato le mie idee.»
Yuri gli diede uno scappellotto che lo fece protestare.
«Sì, le tue idee di merda! Come credi che l'abbiano beccato, Gabri? Se lo sapevamo solo io e te e nessuno di noi ha detto nulla? Faceva cose e l'hanno beccato, così le voci hanno iniziato a girare.»
«Io non ne sapevo nulla. Mia madre mi ha detto che i tuoi si erano accorti di "certe tendenze"», virgolettò con le mani, «di tuo fratello, non che l'avessero beccato in flagrante.»
«Svegliati, Lu! I nostri genitori, i miei, i tuoi, quelli di Alex, di Rebecca, sono praticamente una setta, certe voci si mettono a tacere sul nascere! È ovvio che i miei non hanno messo i manifesti! Ma tu cosa pensi che stia facendo con Elia da settembre? Perché credi che non me la sia mai presa così tanto con altri, ma solo con lui? Ho notato il primo giorno come lo guardavi. E lasciatelo dire, anche lui non deve essere tutto questo genio, per non essersene accorto. Sapevo che prima o poi ti saresti fatto scoprire, così com'era successo a Gabri. E infatti eccoci qua.»
«Quindi non sei omofobo.» Non era neanche una domanda.
«Ti ho già detto che non me ne frega niente di chi scopa con chi. E non ho mai dato fastidio a nessun altro, a scuola, non ho mai bullizzato nessuno, tranne lui, Lu. Avrei potuto rompergli le palle per qualsiasi motivo, perché è un pezzente, per come si veste o che ne so...!» Lasciò la lista in sospeso e gesticolò come se ci fossero mille altri motivi per cui Elia potesse essere preso in giro, ma Luca non riusciva a immaginarlo. Nemmeno quelli già elencati dall'amico gli sembravano sensati. «Volevo solo tenerti lontano da lui, rendertela difficile. Avevo paura che prima o poi si sarebbe accorto del tuo sguardo da pesce lesso, e sapevo che tu non ti saresti mai schierato apertamente contro di noi e in suo favore. Mi aspettavo che ti avrebbe odiato per osmosi, e magari prima o poi ti sarebbe passata.»
«E Giulio e Stefano? Sono parte di questo piano malefico alle mie spalle?»
«Secondo te?»
«No, non credo che ne sappiano nulla. Quindi loro non hanno scuse, fanno schifo e basta. Devo ancora capire perché ci usciamo insieme.»
Risero di nuovo, poi Luca guardò a terra, incapace di incontrare gli occhi di Yuri.
«Però nei confronti di Elia sei stato ingiusto: tutti gli insulti, gli scherzi, le offese, e quello che hai fatto oggi... è strato troppo, non se lo meritava, non c'entra nulla con tutto questo.»
«Lu, non hai capito, quello è niente, io ammazzerei per te, non mi frega chi o come.»
Luca deglutì a vuoto, abbracciato da quelle parole. Eticamente quel discorso era tutto sbagliato, ma per lui era più che giusto: era bello essere così importante per qualcuno, per Yuri. La sua mente lo riportò a quando erano più piccoli, tornò a non sentirsi più solo al mondo, come se avendolo al suo fianco ogni cosa sarebbe andata al posto giusto, sarebbe andato tutto bene.
«Scusa se non ho capito, ti ho odiato e ho pensato male di te.»
«E oggi mi hai dato dello stronzo e preso a pugni.»
«E se oggi ti ho dato dello stronzo e preso a pugni.»
«Mi dispiace per come ho trattato Elia, devo ammettere che ci ho preso gusto perché non mi piace, ma ti giuro che non mi interessa con chi se la fa, basta che non se la faccia con te.»
«Mi sa che per quello è un po' tardi. L'ho baciato tipo meno di un'ora fa.»
Yuri restò di nuovo in silenzio per un po'. Luca non si aspettava che battesse il cinque, ma nemmeno quel distacco.
«Bene, vedo che è stato tutto inutile» disse alla fine.
«Credevo che avessi spifferato tutto e che ormai fossi spacciato. È stato il bacio di un condannato a morte.»
«Non fa ridere, Lu.»
«Scusa, non intendevo dire... lo sai. Comunque, non spettava a te prendere decisioni del genere sulla mia vita, mi sento manipolato. E come credi che mi faccia sentire sapere che tutto quello che Elia ha subito in questi mesi praticamente è colpa mia, perché mi sono preso una cotta per lui?»
Yuri sbuffò, ribadendo così che non gli importava nulla di Elia. «Luca, sono due anni che penso a cosa avrei potuto fare per evitare quello che è successo a Gabri. Non avrei mai voluto che mio fratello fosse una persona diversa, e credo che, come tutti, meritasse di amare chi voleva. Però se avessi avuto la possibilità di boicottare la sua vita sentimentale e sessuale e rimandarla a un secondo momento, in cui poteva viverla in libertà senza il pericolo di essere scoperto, lontano dall'ombra dei miei, non credi che l'avrei fatto? Può essere che abbia un po' proiettato su di te, forse volevo riscattarmi, ma ti giuro che tenerti lontano da Elia, a costo di passare per uno schifoso omofobo che bullizza gli altri, era solo un modo per proteggerti. Sì, anche al prezzo del tuo disprezzo. So cosa provi quando senti quegli insulti, fa male anche a me dire certe cose, io...» si fermò un secondo per raddrizzare la voce che gli si era spezzata, «io penso a lui ogni volta che uso certi termini, mi sembra di sputare sulla sua tomba, so quanto la cosa ti ferisce e immagino quanto da schifo tu possa sentirti ogni volta. Ma meglio stare da schifo che in un centro di preghiera e riorientamento sessuale, o peggio.»
Luca era sempre stato un po' lento a elaborare le emozioni, e tutte quelle rivelazioni gliene stavano procurando decisamente troppe, per essere gestite tutte insieme. Si sentiva tradito, ma anche amato, e sottovalutato, ferito, ingenuo. Yuri aveva vegliato su di lui, in modo contorto, però l'aveva fatto, molto più di quanto avesse mai fatto chiunque altro, inclusi i suoi genitori.
«Uriele, di nome e di fatto, eh?»
Yuri lo guardò male, ma trattenne a stento un sorriso.
«Non fare il furbo, sono ancora incazzato con te.»
«Sì, un po' anche io con te. Però penso di doverti ringraziare per esserti preoccupato per me. Avrei solo voluto che tu me ne parlassi.»
«Potrei dire lo stesso. Se tu ti fossi fidato di me sarebbe stato tutto diverso e ora non saremmo qui, dopo aver fatto a botte. Mia madre non sarebbe nel tuo soggiorno chiedendo alla tua dove avranno mai sbagliato e chi sarà mai la ragazza per cui abbiamo litigato.»
«Penseranno che si tratta di Rebecca, sicuro.»
«Sicuro!»
Come sarebbe stato più facile se si fossero innamorati entrambi della loro amica! Luca capì che anche Yuri stava avendo quel pensiero. Sorrisero, ma Luca non riusciva a guardare l'altro negli occhi, si vergognava per aver pensato male di lui per tutto quel tempo. Certo, da solo non sarebbe mai arrivato a concepire una spiegazione così contorta, ma si sarebbe dovuto fidare dell'amico che conosceva da una vita, avrebbe dovuto fare uno sforzo per capirlo o perlomeno sapere che non era da lui comportarsi in quel modo, che doveva per forza esserci qualcosa sotto.
«Senti, Yu, ma non è che anche tu... come Gabri e come me...»
«Mi stai chiedendo se sono gay?»
«Beh, non per forza, magari sei qualcos'altro. Ma non è che...» si guardò le dita, trovandole improvvisamente molto interessanti, «non è che provi qualcosa per me e di Elia eri solo geloso?»
Yuri scosse la testa e si accese un'altra sigaretta. Luca non si era nemmeno accorto che quella di poco prima fosse finita. In altre circostanze gli avrebbe fatto notare che fumava troppo, ma non era proprio il momento di sollevare la questione.
«Sei veramente scemo come tuo fratello, Lu! Che schifo, cazzo! E non perché sei un maschio, ma perché sei tu, ti ho detto che sei come un fratello, è davvero cringe.»
«Ok, scusa, volevo solo esserne sicuro! Tutto quel discorso che ammazzeresti per me, insomma anche io ammazzerei per te, ma...»
«Ma cosa? Pensi o hai mai pensato a me in quel modo?»
«No, sarebbe come...»
«Come sarebbe?»
«Sarebbe come tradire la nostra amicizia, in primis, e poi sarebbe davvero come immaginare mio fratello e... che schifo!»
«Allora hai la tua risposta alla tua domanda, piccolo genio.»
«Allora amici come prima?» gli tese la mano, ma l'altro non la strinse e lui si sentì morire. Un'ora prima, perdere l'amicizia di Yuri lo stronzo omofobo, non gli avrebbe fatto male. Ma adesso, perdere Yuri l'amico di sempre che gli guardava le spalle lo avrebbe fatto sprofondare in una disperazione nera.
Poi Yuri si spiegò: «Ho sbagliato, abbiamo sbagliato entrambi. Avrei dovuto essere più maturo, parlarne con te. Avremmo dovuto parlare della morte di Gabriele, superarla insieme, invece di nascondere la testa sotto la sabbia. Però, Lu, io e te avevamo quindici anni quando tutto si è messo in moto, cosa potevamo capirne? Non spettava a noi aiutarci l'un l'altro, dovevano pensarci gli adulti intorno a noi. Solo che loro, lo sai, sono campioni mondiali a mettere la testa nella sabbia e a tenersi tutto dentro fino a implodere, è così che ci hanno educati o credono di averlo fatto. Possiamo passare sopra a tutto, non è la prima volta che litighiamo.» Sorrise, ripensando a tutte le loro litigate da bambini. Non succedeva da tanto, però, che si prendessero a botte. «Posso averti fatto pensare che io fossi una merda, negli ultimi mesi, ma quello che tu hai pensato di me, ciò di cui sei stato convinto fino a oggi, senza nemmeno venire a parlarne con me, fa davvero troppo male. Non so se è possibile tornare a essere amici come prima dopo questo. Magari sì, ma non subito, mi serve del tempo, scusami.» Tra i due era sempre stato Yuri quello più comunicativo. Luca dal suo canto riuscì solo ad annuire, non si fidava della sua voce, lo avrebbe tradito. Yuri si alzò e si pulì il retro dei jeans dalla polvere. «Comunque ci vediamo per forza a scuola e ad allenamento mercoledì. Sarà difficile ignorarsi, restiamo civili e vediamo come va. Facciamocela un attimo passare, ok?»
«Sì, ok.»
«Ancora non ho capito cosa ci trovi in Elia, ce ne sono di più carini e di meno complicati intorno, sai?» Yuri era serio e Luca capiva anche a chi si stesse riferendo.
«All'inizio è stato il suo aspetto fisico, mi sembrava una persona dolce, gentile, da proteggere,» come non abbiamo protetto Gabri, «ma adesso che penso di aver intravisto la sua vera personalità, invece di piacermi di meno mi piace ancora di più, se possibile. È un casinista sboccato e testardo, dovrei stargli alla larga ora che ha infranto l'idea che avevo di lui, ma addosso ha una specie di calamita che mi attira sempre da lui.»
«Ahi, è peggio di quanto credessi, sei cotto a puntino! In un mondo ideale ti farei le congratulazioni per il passo avanti che hai fatto oggi, però non riesco a essere felice con te.»
Chi aveva detto che fosse felice? In condizioni normali quel bacio lo avrebbe mandato in paradiso, ma tutte le sue implicazioni l'avevano reso più triste di prima.
«Lu, lo so che sei maggiorenne, ma finché non lavori e ti mantieni devi comunque sottostare alle regole dei tuoi.»
«Sì, mio padre non perde occasione per ricordarmelo.»
«Ecco, allora vedi di ricordarti anche che possono ancora decidere molto della tua vita. Cerca di fare attenzione, ok?»
Annuì di nuovo, poi gli venne un'ultima cosa: «Yuri? Pensi che ti scuserai con Elia? Non posso farlo io al tuo posto».
«Mi perdonerebbe?»
«No, non credo.»
«Dirgli il motivo per cui l'ho tormentato per mesi ti aiuterebbe a fare colpo?»
«No, ne dubito, anzi. Però è una brava persona. Oggi mi ha visto a terra e mi ha dato uno strappo, anche se sono stato uno stronzo con lui.»
«Ma tu non gli hai mai fatto niente.»
«Io non ho mai fatto niente di niente nemmeno in suo favore, però.»
«Va bene, senti, adesso ho troppe cose per la testa e non so cosa dirti, ci penserò ok?»
«Grazie.»
Si salutarono, poi restò ancora un po' in quel campetto, a ripensare a come fosse tutto più facile quando erano piccoli, più uniti che mai, ancora liberi di essere sé stessi e convinti che sarebbero cresciuti, lui, Yuri e Gabri, insieme.
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