1. In errore?

Quando vide Elia uscire di corsa dal locale e passargli accanto, Luca pensò che fosse uno scherzo della sua fantasia come tutte le volte in cui una chioma di capelli ricci in mezzo alla gente gli faceva sperare di incontrarlo. E poi le probabilità che succedesse in quel piccolo pub al centro del suo paese della prima cintura di Torino erano prossime allo zero: chi mai si spostava dalla città alla provincia il sabato sera? A meno che non si trattasse di eventi particolari e concerti. Ecco un’altra dolorosa differenza tra lui ed Elia da aggiungere alla lista: Luca e i suoi amici erano lì in attesa che il concerto finisse per entrare e godersi la loro serata, mentre Elia era lì proprio per il la musica dal vivo.
Senza mai avergli rivolto la parola, Luca lo aveva osservato a lungo, a partire dall’inizio del suo ultimo anno di liceo. La sola cosa che aveva saputo del “ragazzo nuovo” per i primi due mesi era quanto fosse carino. A quello si era poi aggiunto il motivo per cui tutti a scuola avevano iniziato a parlare di lui alle sue spalle, che poi era ciò che gli dava speranza di essere corrisposto, forse un giorno. Certo, non sarebbe mai successo continuando a tenerlo d'occhio da lontano senza mai fare un passo nella sua direzione, ma contava di fare la sua mossa, prima o poi. E, sì. okay, il suo era un più poi che prima, ma intanto non c'era nulla di male a sognare un po'. Nelle settimane di discreta osservazione successive aveva anche scoperto che Elia a scuola non si era fatto molti amici e che a differenza sua era abbastanza negato con le attività sportive. Solo di recente un ragazzo grande grosso e tatuato aveva iniziato a farsi vedere all’uscita. Quella era stata la scoperta peggiore di tutte. Non che il tipo in questione fosse poi così alto e robusto rispetto a lui, ma aveva sicuramente qualche anno in più (su quello c'era poco da fare) e rappresentava tutto ciò da cui Luca era lontano anni luce: maschio alpha sotto ogni punto di vista, forte, sicuro di sé, bello e tenebroso. E se sull'essere bello, anche senza il tenebroso, poteva giocarsela, su tutto il resto, a cominciare dall'attitudine, lo stile e la camminata, c'era ancora molta strada da fare. Per un tipo riservato e tranquillo come Elia, un ragazzo tanto virile gli era sembrato perfetto. Di sicuro quello era qualcuno che lo avrebbe difeso dai cretini che bullizzavano Elia per il suo orientamento sessuale. Mentre Luca non solo non muoveva un dito davanti a quelle prese in giro, ma si accompagnava proprio con quegli stessi cretini. Tutte le offese e gli insulti omofobi rivolti a Elia nelle ultime settimane ferivano anche lui, ma non poteva darlo a vedere né esporsi e prendere le sue parti, dire ai suoi amici di lasciare stare quel ragazzo, che anche lui era così, che non potevano prendersela con qualcuno solo per il semplice fatto di essere sé stesso. Elia non reagiva e non rispondeva mai agli insulti, si limitava a guardare le persone da cui provenivano e tirava dritto, qualsiasi offesa gli venisse fatta. Così, Luca continuava da settimane a raccogliere piccole informazioni su di lui in modo discreto, immaginando in segreto il giorno in cui avrebbe fatto coming out e gli si sarebbe dichiarato davanti al resto del mondo, salvandolo da tutte quelle angherie. Sognava di essere al posto del tizio tatuato a cui dava un bacio sulla guancia, davanti al cancello della scuola, prima di salire in macchina con lui. Elia era così timido anche nell'intimità? Arrossiva quando si spogliava? Si copriva il viso e cercava di trattenere i gemiti? Si accoccolava nell'abbraccio di quel bastardo fortunato? Peccato che quei sogni per lui fossero destinati a restare tali, almeno per il momento.

Pochi istanti dopo quella che no, non era stata una visione, la porta del locale, appena chiusa dopo il passaggio del ragazzo dei suoi desideri, si aprì di nuovo. Il tizio tatuato uscì come una furia e puntò verso il parcheggio. Anche a quella distanza Luca vide Elia che veniva spintonato e che, invece di incassare come si aspettava che facesse, ricambiava la spinta. Senza rendersene conto e con lo sguardo fisso sui due fidanzati, Luca fece il primo passo nella loro direzione. Si stavano urlando qualcosa l’uno contro l’altro, ma il grosso allarme "pericolo" nella sua testa, nel vedere quel tizio fin troppo grosso prendersela con Elia, gli impediva di registrare i dettagli di quello scambio verbale, che tornò ad essere fisico nel giro di pochi secondi. Quando i due si spintonarono di nuovo, i piedi lo portarono ancora più vicino. In un attimo di lucidità pensò che forse sarebbe stato meglio non intromettersi, in fondo si trattava di un litigio tra innamorati. Cosa aveva a che fare con lui con ciò che stava succedendo e la loro vita sentimentale? Nulla, purtroppo. Ma la vista del pugno improvviso che quel vigliacco sferrò dritto in faccia a Elia lo riscosse dai suoi pensieri e parve svegliarlo: prima di poterlo realizzare era ormai a mezzo metro da loro.

«Ehi!» Luca urlò così forte che si voltarono entrambi a guardarlo.

Elia iniziava a perdere sangue dal naso e il suo istinto gli diceva di correre da lui, abbracciarlo, proteggerlo, metterlo al sicuro. Ma durò solo un istante, il tempo di vederlo portarsi la mano alla faccia mentre urlava a sua volta: «Ma che cazzo! Davvero mi hai colpito? Non ci credo, cazzo!» prima di scagliarsi sul suo ragazzo, puntando direttamente al collo con i denti. L'altro fece appena in tempo a schivare, colto di sorpresa da un attacco così mirato, poi Elia gli morse forte l'orecchio, stringendo abbastanza da farlo sanguinare e iniziare a lamentarsi per quel colpo basso. Stordito da una versione per lui inedita del ragazzo, ma spinto all'azione dalle evidenti intenzioni del tizio tatuato a contrattaccare, Luca perse qualche istante a riordinare le idee, prima di frapporsi tra loro per evitare che la situazione peggiorasse. Alla fine, riuscì ad afferrare Elia da dietro per impedirgli di tornare all'attacco.

Si struggeva in pensieri e fantasie su Elia ormai dall'inizio dell'anno, ma ora tutto quello che aveva assimilato, l'immagine mentale di lui che si era creato, gli si stava sgretolando davanti agli occhi, mentre lo guardava imprecare come un disperato, il naso grondante di sangue, la bocca altrettanto piena di sangue, ma di un'altra persona. E il maschio alpha grande e grosso che avrebbe dovuto difenderlo dal resto del mondo? Era davanti ai suoi occhi che sanguinava da un orecchio, piagnucolando come un moccioso. Okay, doveva decisamente riconsiderare un paio di cose.

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