capitolo 4 - Gelosia
Il treno sta per arrivare, dannazione perchè mio padre ha voluto mettere i doppivetri proprio in questa macchina? Non li ha messi in nessun altra.
Ecco il fischio del mezzo che marcia maestoso nell'oscurità lasciando una scia leggera di fumo.
Sono finita, Camila Cabello morirà a ventitrè anni per mano di uno sconosciuto che è scappato come un bambino davanti ai problemi.
Stringo la cintura di sicurezza nelle mani preparandomi allo schianto, non posso fare nient'altro che aspettare quel dannato treno.
La luce ormai mi acceca, non voglio guardarlo veramente ma è inevitabile, fischia forte mentre brucia i metri velocemente.
Mi dispiace Lauren, mi dispiace di non essere stata una fidanzata tranquilla.
Mi dispiace mamma perchè non finirò gli studi.
Mi dispiace papà di non essere nata maschio come volevi te.
Ormai è proprio qua. Addio.
Riapro gli occhi, non respiro.
Mi alzo a sedere portando una mano al collo come se potesse aiutarmi, pian piano comunque riesco a far ricevere l'ossigeno ai polmoni.
Afferro il cellulare e chiamo la Dottoressa Martins, appena risponde chiedo se possiamo vederci nel pomeriggio. È libera.
Mi alzo dal letto e faccio scorrere l'acqua calda nella doccia mentre vado a prendere un cambio, è di routine.
***
Mi siedo sulla poltrona nera nello studio della Dottoressa Martins, mi guarda con apprensione e mi fa un gesto con la mano per farmi iniziare a parlare.
"Si è aggiunta una nuova scena, ho visto Lauren piangere in ginocchio davanti a ciò che è rimasto della mia macchina, mi sono svegliata piangendo." Dico quello che ricordo e lei inizia a scrivere come al solito.
"Altro?" Chiede alzando lo sguardo sulla mia faccia.
"Sento quella consapevolezza di star per morire sempre più forte, sono agitata quando sono con le persone che amo e non posso evitarlo." Spiego, nega con la testa.
"Camila..." Sussurra ma la interrompo alzandomi dalla poltrona.
"Camila un bel niente! Io lo sento, cosa farà se oggi o domani morirò così come lo faccio nell'incubo? Non sono pazza!" Urlo sbattendo le mani sulla scrivania davanti a me.
"Siediti perfavore e respira." Ribatte calma e riluttante faccio ciò che mi ha detto.
Mi vergogno della scenata che ho appena fatto.
"Mi scusi, solo che ormai è troppo ovvio." Dico ma lei sembra troppo concentrata a scrivere con la sua stupida matita per ascoltarmi.
Vorrei dirle di non giocare con i miei sentimenti, so cosa sento e non può dirmi che non è così perchè non capisce la gravità della situazione.
"Voglio che finita questa seduta tu vada da Lauren per conversare." Ammazza il silenzio e la guardo stupita.
"Non voglio parlare con lei visto che mentre piangeva c'era la sua amica che odio, quella tinta, io so che quello che vedo e il futuro e quella stronza accarezzava la mia ragazza." Sputo acidamente alzando le spalle.
"Non è il futuro, è solo un incubo. Stai prendendo le medicine?" Chiede.
"Sì le prendo ogni giorno ma non succede niente, non mi rilassano e non mi aiutano. Mi hanno solo dato dipendenza." Odio quelle maledette pasticche.
"Tempo scaduto, vai dalla tua fidanzata." Dice alzandosi dal suo posto e uscendo dall'ufficio.
Certe volte non la sopporto proprio, mi sento stupida quando mi dice è solo un incubo, non è niente, è il tuo cervello. Lo so che non sono pazza.
Comunque guido verso casa di Lauren, l'ho sentita prima e la troverò nella sua stanza.
Busso alla porta e sua madre mi apre, Clara ha un cuore da bambina così ogni volta che mi vede riempie di baci e mi abbraccia.
"Toc toc." Dico quando sono fuori dalla stanza di Lauren.
"Chi è?" Sta al gioco ale sorrido.
"Il tuo principe azzurro." Rispondo aprendo la porta.
Mi tolgo le scarpe e mi sdraio di fianco a lei baciandola la guancia: "A cosa devo tutto questo amore?" Domanda facendo apparire la fotocamera nel cellulare per farci delle foto.
"A niente, sei bellissima." Esclamo felicemente visto che mi mette allegria e la bacio facendole cadere il telefono dalle mani.
Ci baciamo per un po', le sue mani stringono i miei capelli mente le mie accarezzano la sua pelle da sotto la maglietta.
Adoro stare in camera sua, ci sono ancora i poster attaccati dalla sua adolescenza che ricoprono le mura di un rosa orrendo. La prima volta che sono entrate qua dentro l'ho presa in giro fino al giorno dopo.
"Mh basta, se continuamo così andrà a finire che ti salterò addosso." Mi stacco dalle sue labbra e mi siedo sul letto prendendo il suo smartphone.
Sembra non averlo notato quindi entro su Whatsapp notando senza stupore che la chat con Jessica è una delle prime, voglio aprirla però mi viene tolto l'iPhone dalle mani.
"Cosa stai facendo?" Chiede stringendo le sopracciglia.
"Fammi vedere le chat con Jessica." Rispondo con un po' di coraggio.
"Perchè? Cosa vuoi trovare." Dice prendendo una mia mano.
"Non lo so, solo curiosità." Alzo le spalle.
Prendo il cellulare che mi porta e inizio a leggere la loro conversazione, forse ha ragione la Dottoressa Martins e sono solo mie paranoie ma non si scrivono niente di compromettente.
Forse è solo questione di gelosia.
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