Capitolo 7

Ciaooo Readers♥

Ecco un nuovo capitolo. Buona lettura! votate e commentate . Baci alla prossima ♥


Ricordi

«Che diamine è successo in quella stanza?» mi chiede Oliver appena varco la soglia dell'ufficio.

Otto paio di occhi sono su di me.

Guardo quei volti che attendono un'esauriente risposta e non so cosa dire. Un passato che non voglio condividere, ricordi che ancora mi tormentano.

Li guardo scuotendo la testa.

«Lo avevo in pugno! La nostra campagna pubblicitaria era perfetta. Tutti i requisiti erano stati soddisfatti.» Oliver si muove per la stanza avanti e indietro con il capo chino, una mano sul mento e con l'altra si grattugia la testa. «Oggi doveva essere solo una riunione di proforma. Invece no!» si arresta davanti a me «Perché non mi hai detto che conoscevi Gallantine?».

«Non sapevo che stavamo incontrando Daniel Gallantine! Il suo nome non è stato menzionato.» mi difendo.

«Giusto! Ok. E fin qui ci siamo. Ora resta di capire cosa intende per continuità.» dice continuando a camminare nella stanza senza meta.

«Non conosco nei dettagli la vostra offerta e a quanto sembra non dovrei approfondirla, non prima di aver visitato la sua azienda.» rispondo. Non so se la domanda sia rivolta a me o è solo un pensiero detto ad alta voce.

«Siamo sicuri che quel "continuità" non sia un celato invito a qualcosa rimasto in sospeso?» insinua Josephine, muovendo la penna che sta mordicchiando indicando me e un fantomatico assente Daniel.

Scuoto la testa, allarmata. Non può farmi questo. Usare il mio lavoro per secondi fini.

Oliver si arresta e mi guarda, posso sentire il rumore degli ingranaggi nel suo cervello.

«Tesoro, fra te e quell'Apollo c'è o c'è stato qualcosa. Se c'è stato, non ti ha mai dimenticato, se c'è, fai meglio a condividerne con noi i piccanti retroscena. Se ancora non sei caduta nella sua rete, gettati! Un uomo così non può essere respinto!» dice Oliver dando voce ai suoi pensieri.

Lo sguardo delle mie colleghe e l'espressione dei loro volti confermano che sostengono la tesi di Oliver.

Sospiro rassegnata. Inutile mentire.

«C'è stato. E prima che tu faccia altre domande. No, non mi va di parlarne.» dico perentoria.

Un coro di stupore s'innalza.

«Oh no, sei crudele! Ero già in procinto di porti domande a raffica! Non puoi lasciarmi affogare in un mare di curiosità.» dice Oliver con teatralità.

«Temo dovrai imparare a nuotare!» rispondo sorridendo.

«Abbiamo la fortuna di conoscere una delle donne che ha avvicinato quell'uomo e non c'è concesso sapere altro. Sto crepando d'invidia! » afferma Oliver.

«Cosa te ne fai di un uomo di successo che veste abiti delle migliori marche che ti svuota il cuore?» rispondo più a me stessa.

«Dolce Katie, quell'uomo non ha ancora scritto la parola "fine" sulla vostra storia. Dentro quella stanza a nessuno è passato inosservato che aveva occhi solo per te.» afferma Oliver deciso e sicuro.

«Solo perché era scioccato quanto me. Le nostre strade si sono divise molti anni fa. Si può cambiare discorso per favore?» chiedo quasi implorando.

«Certo. Dobbiamo solo capire come modificare il progetto senza snaturarlo. Aspettiamo la tua relazione dopo la visita alla TECNOENGEENERING.» dice Oliver non molto convinto.

«Non so cosa si aspetti da me, con questa visita.» dico scettica.

«Noi sì!» dicono all'unisono i presenti scoppiando a ridere guardandosi divertiti gli uni con gli altri.

So, dove vogliono andare a parare, ma sbagliano di grosso. Su una cosa sono fermamente convinta. Non permetterò di nuovo a quell'uomo di distruggermi il cuore per la seconda volta.

Scuoto la testa sospirando.

«Torniamo al lavoro ragazze.» dice Oliver, raccogliendo il mio sguardo supplice « A che punto è il progetto Jefferson?»

«La tipografia deve ancora trasmetterci i dépliant.» risponde Rose.

«I grafici e le indagini di mercato sono ancora in lavorazione.» risponde Andrea.

«Perfetto o quasi. Chi di voi ha voglia di fare un salto alla tipografia? Josephine? Andrei io, ma devo prendere contatto con la segretaria di Gallantine per fissare l'appuntamento per Katie e istruirla al riguardo.»

«Vado io, tranquillo.» risponde Josephine.

«Rose a che punto sei con il loro sito web?»

«Quasi terminato. Mi metto subito al lavoro. Tra oggi e domani credo che sarà terminato.»

«Perfetto. Katie seguimi nel mio ufficio. »

L'ufficio di Oliver è qualche porta più in là. Rispecchia in pieno la sua personalità. Coloratissimo e stravagante. Una scrivania dal ripiano in vetro colorato a mosaico e poltrone vintage domina il centro della stanza. Quadri astratti dai colori accesi sono appesi alle pareti.

Un tripudio di colori. C'era da aspettarselo, ovviamente.

«Vieni, siediti.» dice invitandomi a occupare una delle due poltrone difronte la sua caotica scrivania.

«Greta, può venire un attimo?» dice premendo un tasto sul suo interfono nascosto dietro una pila di cartelline.

Una donna dalla folta capigliatura rossa compare poco dopo.

«Mi dica signor Moretti» risponde la donna con tono efficiente.

«Per favore Greta mi può fornire i contatti del signor Gallantine? La pregherei di portarmi una tazza di caffè. Katie tu cosa preferisci? Inoltre puoi provvedere al mio pranzo? Non credo che riuscirò a trovare il tempo per uscire da qui.» aggiunge rassegnato guardando la sua scrivania.

«Provvedo immediatamente. Panino con tacchino?» dice la donna guardando Oliver in attesa di un suo cenno.

«Sì perfetto. Ti unisci a me Katie? Odio mangiar solo!» chiede speranzoso.

«Mi spiace, ho già un impegno per pranzo. Sono stata invitata dalla signora Wilson.» comunico desolata.

«Perfetto o quasi. Ti consiglio di portare il dessert. Quella donna ha costanti cali di zucchero, senza dolce diventa intrattabile. Greta procuri un dolce per Katie, evita di inviarla a Crudelia senza munizioni.» aggiunge divertito. «Tè o caffè Katie?»

«Un caffè anche per me. Grazie.»

«Altro signor Moretti?» chiede la donna.

«Per ora è tutto. Grazie Greta.» risponde Oliver.

«Sarei perso senza quella donna.» aggiunge qualche attimo dopo che la sua segretaria lascia il suo ufficio.

Si siede alla sua poltrona e afferra una delle cartelline dalla pila che occupa la sua scrivania.

Qualche minuto dopo l'interfono suona.

«Signor Moretti, le passo la comunicazione al suo interno. La segretaria del signor Gallantine è in attesa per lei.»

«Grazie Greta.» dice riconoscente. Un secondo dopo il telefono emette uno squillo. Oliver solleva la cornetta e mette il vivavoce.

«Signor Moretti, aspettavo la sua chiamata. Il signor Gallantine mi ha già comunicato il suo arrivo. Se non ci sono problemi, la signorina Williams può venire per le 10.00 di domani.» dice la donna con efficienza e professionalità.

Oliver mi guarda con aria interrogativa. Scuoto la testa per comunicargli che non ho nessun impegno per quell'ora.

«Nessun problema. La signorina Williams sarà nei vostri uffici per quell'ora.»

«Confermerò al signor Gallantine l'appuntamento. Buona giornata, signore.» si congeda la donna.

Oliver apre la cartellina difronte a lui, con calma esamina i documenti al suo interno. Resto in attesa e nel frattempo la mia attenzione è catturata dalla visuale dell'imponente vetrata dietro le sue spalle.

Si affaccia sulla trafficata e frenetica Lexington Avenue. Uno squarcio di vita quotidiana: uomini in giacca e cravatta che si affrettano negli affollati marciapiedi mentre sono impegnati in conversazioni telefoniche. Donne eleganti che si muovono su tacchi altissimi con gonne a matita, sfoggiando il loro outfit. Corrieri che scaricano merci dai camion in doppia fila. Taxi che si accostano raccogliendo o depositando i loro passeggeri. Uomini d'affari seduti ai tavoli di un caffè, sono impegnati in animate conversazioni.

«Il suo caffè, signor Moretti.» dice Greta depositando un vassoio su un angolo della scrivania.

«Signorina non sapevo se doveva essere corretto, mi sono permessa di aggiungere un bricco di latte nel caso lo desideri. » mi comunica la donna.

«La ringrazio.» dico riconoscente.

«Grazie Greta.» dice Oliver sollevando la testa dai documenti.

Greta annuisce e lascia la stanza.

«Allora Katie, vediamo di rendere questa visita mirata e costruttiva.»

Annuisco mentre afferro la tazzina di caffè dal vassoio.

«Ti consiglio di fare un'analisi dell'atmosfera dell'ambiente di lavoro. Qualche domanda qua e là per sondare. Ogni particolare può essere importante, anche il più insignificante. Osserva senza farti notare. Meglio ancora se riesci a confonderti con l'ambiente. Cerca di trovare un'inspirazione per soddisfare la richiesta di Gallantine: continuità.» dice accigliandosi quando pronuncia l'ultima parola «Sperando si riferisca alla campagna pubblicitaria...» aggiunge lasciando le parole sospese.

Lo spero anch'io. Mi auguro davvero che questa sia la sola motivazione.

«Qui ci sono i documenti dell'azienda, di cosa si occupa; le loro società satellite. Ti consiglio di leggerli quanto prima.»

«Ok.» dico afferrando la cartellina che Oliver mi sta porgendo.

«Katie domani mattina non passare qui in ufficio, recati direttamente alla TECNOENGEENERING, ci vedremo dopo il tuo incontro.»

Un leggero bussare alla porta cattura la nostra attenzione.

«Avanti.»

Greta avanza tenendo fra le mani due sacchetti.

«Il suo pranzo, signore.» dice porgendo uno dei due sacchetti a Oliver. «Questo è per lei signorina, una abbondantissima doppia porzione di zuppa inglese. Non è il famoso Tiramisù della signora Moretti, ma potrebbe adattarsi ai gusti della signora Wilson.»

«Grazie Greta.» dice Oliver guardando con occhi libidinosi il sacchetto che Greta mi porge «Spero che tu abbia pensato anche a me».

«Non hai detto nulla al riguardo.» risponde Greta, facendomi l'occhiolino.

«Il capo non deve chiedere mai!» risponde Oliver imbronciato.

«Sarà per la prossima volta!»

Oliver guarda il suo pacchetto desolato, lo afferra e sbircia al suo interno. Un enorme sorriso si forma sul suo volto.

«Sei straordinaria! Peccato che sei una donna, altrimenti ti sposerei»

«Sono già fuori dal mercato!» risponde divertita la donna.

«Allora ti promuovo a segretaria!»

«Ma lo sono già!»

«Sì mia cara. Del miglior capo tu potessi desiderare!» aggiunge Oliver facendogli l'occhiolino.

Greta esce dall'ufficio ridacchiando.

«Ti conviene raggiungere Wilson, prima che cominci ad allertare le squadre speciali.»

«Sì credo sia meglio che mi affretti. »

Quando esco dall'ufficio di Oliver, mi guardo intorno cercando di orientarmi. Con passi incerti mi dirigo verso il luogo, dove suppongo si trovino gli ascensori. Fortunatamente la direzione è quella giusta.

Giunta al piano della Wilson annuncio il mio arrivo alla donna dietro il bancone.

«La signora Wilson la sta aspettando, prego vada avanti.»

Busso alla sua porta ed entro dopo il suo

«Avanti»

«Vieni pure Katie. La mia segretaria ci porterà a breve il nostro pranzo.» mi accoglie Stephanie con un sorriso.

«Io ho portato il dolce!» dico mostrando il sacchetto nelle mie mani.

«Grandioso! Sapevo che avevo visto giusto, assumerti è stata la scelta migliore che potessi fare!» dice guardando il sacchetto nelle mie mani con cupidigia.

«In realtà l'idea mi è stata suggerita da Oliver.» mi sento in dovere di puntualizzare.

«Quel ragazzo conosce le mie debolezze. Sa come prendermi per la gola, nel vero senso della parola!»

Ridiamo insieme, mentre un'accigliata segretaria si appresta a deporre il nostro pranzo sul tavolo al centro della stanza.

«Vieni mangiamo» dice Stephanie invitandomi a seguirla.

«Allora Katie: Daniel Gallantine.»

Dritta al sodo. Non ci sono giri di parole, né una via di scampo per evitare la domanda.

«Lui è solo un'altra parte del mio passato. Un periodo che desidererei dimenticare. Non mi aspettavo di rincontrarlo nella mia vita.»

«Il destino si fa beffa di noi.» dice Stephanie «Un passato che sembra aver lasciato il segno su entrambi.»

«Non posso parlare per lui. Ero solo un corpo caldo nel suo letto.» sospiro, i ricordi riemergono prepotenti. « Mi ero appena laureata e mi accingevo a frequentare il mio master in Business. Le cose in casa non andavano benissimo. I clienti frodati da mio padre cominciavano a farsi avanti. Mio fratello era lontano, aveva iniziato a lavorare per l'attuale azienda. Sara mi aveva proposto di entrare con lei nel suo appartamento, accettai.

Parcheggio nel garage del palazzo in cui vivo con Sara. Cazzo, devo andare in bagno. Pigio più volte sul bottone dell'ascensore, saltando su un piede e l'altro per non farmela sotto fino all'attesa che arrivi al piano. Seleziono il piano dell'appartamento, dove vivo con la mia migliore amica e coinquilina Sara Murrow. Quando l'ascensore si arresta, corro verso la porta dell'appartamento e lo apro, mi precipito a tutta velocità attraverso il soggiorno nella mia camera, direzione bagno. Quando finalmente mi siedo sul water, sospiro e mi lascio andare. Dopo essermi lavata le mani, torno in soggiorno trovando Sara in compagnia di due uomini. Uno è seduto di fianco a lei e cinge le sue spalle con il braccio, l'altro è wow... semplicemente da togliere il fiato! Biondo scuro, un'abbronzatura dorata e gli occhi più belli che io abbia mai visto. Indossa stivali, jeans e maglietta nera talmente aderente che s'intravede la possente muscolatura. Lo sto fissando senza rendermene conto, lo realizzo solo dopo aver distolto lo sguardo e noto che tutti e tre mi stanno fissando.

«Cosa diavolo ti è preso Katie?» mi chiede confusa la mia amica.

«Sai che oggi sono stata a far visita ai miei genitori?» comincio aspettando che lei mi faccia un cenno di conferma «Ho bevuto molta acqua durante il viaggio di ritorno, quindi nell'ultima ora ho guidato mentre avevo bisogno di andare in bagno. È per questo che stavo correndo, per evitare di farmela addosso.» dico sorridendo, scrollando le spalle.

«Abbiamo notato» dice ridacchiando la mia amica scuotendo la testa divertita. Anche i due ragazzi stanno sorridendo ed io arrossisco d'imbarazzo.

«Ti presento David, il mio ragazzo. E questo è Daniel, un suo amico. Li ho invitati a cena.»

Stringo la mano a entrambi gli uomini. Daniel mi sorride e trattiene la mano qualche secondo in più del necessario. Da vicino è ancora meglio di quello che ho visto. I suoi bellissimi occhi sono di un azzurro intenso e la sua bocca ha è pura perfezione. Sul mento noto una piccola fossetta, e i capelli castani chiari incorniciano il suo volto dai lineamenti decisi e virili.

«Li hai invitati a cena, presumo quindi che devo cucinare.» sorrido. Sara non è granché come cuoca. A dire il vero, la sua cucina è immangiabile.

«Ti dispiacerebbe? Altrimenti ordiniamo una pizza.» mi chiede speranzosa.

«Certo. Guardo cosa ci offre il frigo e organizzo qualcosa.»

Da quando vivo con Sara, abbiamo stabilito che sono io a occuparmi della cucina dopo che aveva quasi mandato a fuoco la casa per aver dimenticato l'arrosto nel forno. Dato che mi piace cucinare, non mi dispiace per nulla, mi rilassa e in più sperimento nuove ricette.

Mi dirigo in cucina e tiro fuori una serie d'ingredienti dal frigo e dagli armadietti deponendoli sul bancone. Mi accingo a preparare spaghetti con il ragù e un'insalata di verdure.

«Ti dispiacerebbe se restassi qui? La tua amica e il mio amico stanno quasi scopando sotto i miei occhi.» dice Daniel comparendo in cucina qualche minuto più tardi.

«Nessun problema, siediti, vuoi qualcosa da bere?» chiedo indicando il frigo alle mie spalle «Serviti pure»

«Birra?» chiede con una voce bassa e sexy.

«Credo di sì.» rispondo sorridendo e ne afferro una lattina nel frigo. Dall'armadietto prendo un bicchiere e appoggio entrambi sul bancone riprendendo a cucinare.

Daniel prende la lattina ignorando il bicchiere e comincia a sorseggiare il contenuto.

Diamine sembra di assistere a uno spot pubblicitario! Mento in alto, pomo di Adamo in movimento a ogni sorsata.

Cerco di mantenere la calma difronte a questo dio del sesso.

«Allora Daniel cosa fai per vivere?» chiedo per avviare una conversazione.

«Lavoro nella compagnia di mio padre» risponde con orgoglio.

«Facile. Sei fortunato.»

«Tu pensi?» chiede un po' infastidito.« Scommetto che credi che io sia il classico figlio di papà. In realtà ho faticato per essere dove sono. Mio padre non mi ha concesso sconti.» dice con tono risentito.

«Perdonami non volevo offenderti. » mi scuso.

«Ok, capisco. È il classico luogo comune. Non sei la prima a giungere a questa conclusione. Tu invece cosa fai?»

«Mi sono laureata da poco. Devo frequentare il mio Master in Business in autunno.»

«Come mai stai cucinando tu e non la tua amica?»

«Sara è brava in molte cose, ma non in cucina. Fidati! Ringrazia che sia io a cucinare, potresti incorrere in un'intossicazione alimentare se avesse cucinato lei! Ti piace la torta al cioccolato?»

«Graie allora per averci risparmiato un tale fastidio. Perfetto adoro il cioccolato.»

«Fidanzata?» chiede. Mi volto di scatto sorpresa. Ogni volta che lo guardo, sembra ancora più bello. È mai possibile?

«Non al momento. Non credo che questa domanda sia del genere che puoi fare a una persona che si conosce da pochi minuti! » rispondo infastidita.

Daniel scrolla le spalle.

«Perché no? Meglio chiedere prima di fare domande inopportune.»

« Capisco. Hai una ragazza?»

«No. Ti va di venire a casa mia domani sera per cena?» mi chiede con un sorriso malizioso.

Diamine! È seriamente interessato a me? Comunque anche se sono tentata di accettare, non lo farò, il primo appuntamento non può essere a casa sua! Un posto così intimo!

«Domani sera ho un impegno. Non posso.»

«Ok, non importa, si scoperà stasera!» dice ammiccando.

«Scusa? Non so cosa ci sia sbagliato in te. Non sono il tipo che ha l'abitudine di andare a letto con il primo venuto, quindi dimenticalo!»

«Non ho nulla di sbagliato. Vado dritto al sodo. Mi piaci e so che sei interessata. Ho l'abitudine di ottenere quello che voglio. Ora sei tu quello che voglio, sotto, sopra, non importa, farti urlare il mio nome mentre sono dentro di te.»

«Buon per te, io di certo non voglio questo!» sbotto.

«Quanto vuoi per lasciarti fottere stasera?»

Che cosa ha detto?! Lo guardo a bocca aperta.

«Ok, questo è troppo! Sei uno stronzo borioso.» urlo lasciando la cucina e precipitandomi nel soggiorno, fumando dalla rabbia.

Sara scatta dal divano seguita da David.

«Che cosa sta succedendo?» chiede preoccupata.

«Quel coglione in cucina mi ha chiesto se volevo andare a letto con lui e quando ho rifiutato mi ha chiesto quanto volevo per una notte.»

«Cazzo non di nuovo!» sbotta David.

«Daniel lascia in pace la ragazza!» sibila David al suo amico, che nel frattempo ha raggiunto il soggiorno e si è fermato sulla porta, appoggiandosi allo stipite, guardando tutti con un sorrisetto compiaciuto.

«Neanche ce l'avesse d'oro e anche se fosse ogni cosa al suo prezzo!» ha l'ardire di dire.

«Non posso crederci! Ti voglio fuori da questa casa prima che ti sbatta in faccia una padella con tutto il contenuto!»

Questa è davvero l'ultima goccia. Mi precipito contro di lui: lo afferro per la maglietta e lo trascino alla porta. Lui sembra scioccato e sorpreso ma non mi lascio intenerire dal suo viso angelico. È un diavolo travestito di angelo.

La apro e lo butto fuori, sbattendogli la porta in faccia.

«Scusami Sara. a volte. è proprio un cazzone!» si giustifica David.

«Tu non c'entri nulla! Ma fammi il piacere non portarlo più qui! Ora vado a finire di preparare la cena. »

Se avessi dato ascolto alla mia testa dopo il nostro primo incontro, ne sarei rimasta lontana e mi sarei risparmiata un mare di dolore che ancora mi attanaglia il cuore.

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