Capitolo 6
Un volto dal passato
Mi avvicino alla mia scrivania, mi siedo e ne prendo possesso. Il mio morale è alle stelle. Ho un lavoro. Un vero lavoro. Fino a questa mattina credevo che stessi sognando. Mi do un pizzicotto per accettarmi che sono sveglia. Le colleghe mi guardano curiose molto probabilmente divertite dal sorrisetto da scema che non abbandona la mia bocca.
«Di dove sei Katie?» mi chiede Andrea.
«New York.»
«Io sono del Kansas. Mi sono trasferita qui dopo il mio master. Divido l'appartamento con Oliver. Vedrai ti troverai bene qui.»
«Ci saranno giorni in cui ti sembrerà di uscir pazza. Pause pranzo saltate, riunioni a raffica, straordinari, tanto da chiederti se sia il caso di portarti un sacco a pelo in ufficio. Stephanie esige la perfezione. Nonostante tutto questo, amerai questo lavoro e questo team » aggiunge Josephine.
«Il nostro superiore è Oliver, come ha detto Stephanie è un folle ma geniale. Adorerai lavorare per lui. Rende tutto più semplice.» si aggiunge Rose.
«Oliver? Davvero? Sembra grandioso! Un vero spasso. Non ha l'aria del classico dirigente.»
«Non fidarti delle apparenze. Oliver è lontano dai soliti cliché, ma sul lavoro è un vero stacanovista. Imparerai a conoscerlo. Oggi ti è andata bene, non sta nella pelle per la riunione delle 10.00. È in arrivo l'uomo più sexy che il genere umano abbia mai visto.»
«Ho notato.» dico ridacchiando.
«Povero Oliver! Non ha nessuna chance! Quell'uomo è etero dalla cima dei capelli fino alla punta del suo alluce!» si affretta ad aggiungere Andrea.
«Si dice in giro che ne conquisti una a sera. Non concede mai il bis. Una botta e via.» dice Josephine con aria sognante «Per una notte vorrei far parte dello stuolo di donne che hanno assaggiato quel corpo!».
«Non sei la sola!» aggiunge Rose.
«Tu sei fuori dai giochi Rose! Hai già un ragazzo, non credo che il tuo Andy voglia condividere.»
«Lasciami sognare almeno!» ribatte Rose.
«Sono proprio curiosa di sapere chi sia quest'Adone.»
«Non ci vorrà molto per scoprirlo. Ma mettiti in fila! »
«Tranquille, non aspiro a scaldare il letto di nessuno. Figuriamoci poi se è solo per una notte!»
«Cambierai idea appena lo vedrai. Nessuno resiste al suo fascino, neanche Stephanie ne è immune!»
Oliver compare in ufficio proprio in quel momento.
«Ragazze, siete pronte? Il dio Apollo è qui. Indossa un tre pezzi verde petrolio con una cravatta verde smeraldo e una camicia di una tonalità più chiara di verde petrolio. Gli sta magnificamente!»
«Oliver, a quell'uomo tutto sta magnificamente! Scommetto che anche in un paio di jeans sarebbe perfetto. Anzi direi peccaminoso!»
«Gli hai fatto già la radiografia?» chiede Andrea divertita.
«Ragazza non scherzare! Se gli avessi fatto la radiografia, non sarei qui! Dai muoviamoci! I tipi come lui non amano aspettare.» dice impaziente Oliver. «Rose hai tutto?»
«Sì Oliver. Lo abbiamo controllato fino allo sfinimento. Tutti i prospetti, i disegni, le proiezioni. Non manca nulla.»
«Perfetto. Andiamo. Katie vieni con noi, oggi sarai solo un'ascoltatrice. Josephine poi ti terrà informata dell'intero progetto.»
Con Oliver in testa al gruppo seguo la squadra che avanza nei chiassosi e laboriosi corridoi dell'azienda.
Il team è silenzioso, composto e ordinato.
Giungiamo in un'ampia sala dirigendoci verso una porta che lascia scorgere la veduta di un grande tavolo da conferenza.
Dal suo interno giungono delle voci sommesse.
Due uomini siedono intorno al tavolo, intenti in una fitta conversazione. Stephanie è in piedi in fondo la stanza in compagnia di un uomo. L'Apollo. Se Oliver non avesse descritto il suo abbigliamento, non lo avrei individuato così facilmente. È di spalle. Sembra più interessato a osservare il panorama che alle parole di Stephanie. Le sue ampie spalle riempiono la giacca come fosse un guanto. La mano destra è all'interno della tasca, mentre la sua mano sinistra è poggiata sullo schienale della poltrona al suo fianco. I suoi capelli castani dalle sfumature bionde sono pettinati in maniera perfetta. A prima vista ha un aria quasi familiare. Scuoto la testa rimandando indietro l'immagine dell'uomo che ha invaso i miei sogni, provocato le mie lacrime e distrutto il mio cuore. Deglutisco, per liberare la mia gola dal nodo che si è formato.
Mi muovo lentamente in avanti con uno strano presagio. Il cuore accelera i battiti malgrado io cerchi di mantenere la calma.
Non può essere lui. Andrea m'invita a occupare la poltrona di fianco a lei. Eseguo tutto come un automa. Mi siedo, il mio sguardo non ha mai abbandonato la figura dell'uomo.
«Tutto ok?» chiede Andrea.
Siamo a pochi centimetri una dall'altra, eppure la sua voce mi giunge in lontananza. Ovattata. Disturbata da un fastidioso fischio che mi ronza nelle orecchie. Distolgo il mio sguardo e guardo Andrea come avvolta da una foschia. Socchiudo gli occhi per pochi istanti.
«Tutto ok? Stai male?» rinnova la domanda.
«Sì. Tranquilla. Tutto ok.» riesco a pronunciare. In realtà sto tutt'altro che bene. Mi odio. Odio le sensazioni e le emozioni che il solo ricordo di quell'uomo mi provocano dopo tutti questi anni. Quel vuoto che sembra inghiottirmi al solo pensiero. Odio il dolore che riemerge attanagliandomi il cuore. Odio il ricordo dei suoi baci, delle sue carezze. Odio tutto di lui. Ma più di tutto odio me stessa. Per non essere stata in grado di andare avanti. Per non aver saputo dimenticare.
«Vedrai ti ci abituerai. Succede a tutte.» mi sussurra Andrea.
Non ci si abitua mai. Con il tempo s'impara a conviverci.
So che lei sta parlando di altro.
Annuisco.
Oliver e Josephine si aggirano intorno al tavolo distribuendo dei prospetti. Rose è alle prese con la LIM (lavagna interattiva multimediale).
«Goditi semplicemente lo spettacolo. Questa volta ti è andata bene. La prossima volta, vivrai il pathos e l'ebbrezza dell'essere in prima linea» prosegue Andrea.
Lei non sa che non sono in balia del mio passato.
«Signora Wilson, siamo pronti. Se lei e il nostro ospite si vogliono accomodare, possiamo iniziare.» dice Oliver rivolto a Stephanie e all'uomo.
«Signor Gallantine, venga si accomodi.»
"Oddio è proprio lui!"
Non può essere vero! Quante probabilità c'erano che io rincontrassi l'uomo che aveva ucciso ogni speranza? Molte in realtà. Il destino mi ha graziato fino a oggi. In una metropoli come New York le nostre strade si erano divise. Evito di frequentare i suoi ambienti, i luoghi dove le probabilità salgono.
È ancora più bello di come lo ricordavo. Il suo corpo è ben costruito, deve passare molto tempo a prendersene cura. La fossetta sul mento che tanto mi faceva impazzire è ancora lì. Il ciuffo ribelle dove affondavo la mia mano è tirato all'indietro sostenuto dal gel. La mascella che seguivo con il mio indice è più volitiva. Perfetto, come allora.
Vorrei scavare una buca sul pavimento e buttarmici dentro, prima che si accorga di me. Prima di incontrare quei magnifici occhi azzurri e annegarci dentro. Prima che quelle labbra carnose e peccaminose pronunzino una parola. Perché lo so, al suono della sua voce mi frantumerò in mille pezzi.
Sono in trappola.
Lo vedo muoversi con estrema calma. Adagiarsi sulla poltrona con un sorriso soddisfatto. Possiede la scena. Ogni sguardo è su di lui, calamitato. Ne è consapevole. Adagia con calma il suo iPhone sul tavolo ed estrae dal taschino una penna d'oro. Sistema i polsini della sua camicia e con cura sbottona la giacca.
Tutto tace. Un silenzio irreale.
Trattengo il fiato. Andrea percepisce il mio disagio e afferra la mia mano. La stringo come se fossi in procinto di precipitare.
Daniel alza gli occhi gettando una veloce occhiata intorno al tavolo. Chino la testa nella vana speranza che non si accorga di me.
«Signor Gallantine, non ha bisogno di presentazioni. Ha già incontrato il team. Volevo presentarle solo la nostra nuova aggiunta Katie Williams.» dice Stephanie.
Alzo la testa, mentre sento il sangue defluire dal mio corpo. I nostri occhi s'incontrano per la prima volta dopo tanti anni. Le stesse emozioni che provavo allora mi cadono addosso come una doccia fredda.
Lo vedo scattare al suono del mio nome. La penna cadere sul piano del tavolo.
Mi guarda ed io annaspo. Quello sguardo stupito e incredulo mi sta spogliando, divorando. Sembra scioccato quanto me.
«Piacere di conoscerti signorina Williams.» dice sorridendo, accarezzando il mio nome con la lingua.
Lo sapevo. Il suono della sua voce risveglia i miei sensi. Stringo le cosce e un brivido mi attraversa la schiena.
«Piacere mio signor Gallantine.» pronuncio il suo nome come un rantolo. Deglutisco.
«Oliver, puoi andare.» dice Stephanie.
Sono frastornata. Incapace persino di pensare lucidamente. I suoi occhi sono puntati su di me. Il suono della voce di Oliver riempie la stanza, ma i battiti del mio cuore sono l'unico suono che sento. Vedo Daniel annuire di tanto in tanto ma sospetto che non stia prestando attenzione a quello che un affannato Oliver sta dicendo. Distolgo lo sguardo cercando di concentrarmi su Oliver.
«...Ricerche di mercato ci hanno confermato che questa sia la strada giusta da seguire...» . Non so neanche di che diavolo stia parlando, non ho la benché minima idea di cosa il nostro team abbia elaborato «...direi che la nostra idea possa incontrare le sue richieste. È dinamica, innovativa, giovane e accattivante...»
«Oliver sembra funzionare, la nostra azienda ha bisogno di un volto nuovo, un'idea giovane, dinamica e questi requisiti credo che il team li abbia soddisfatti. La mia azienda ha una sua identità che ha costruito negli anni, non voglio che sia eclissata. Questo progetto sembra essere troppo ambizioso. Voglio che tu e la tua squadra lavoriate affinché vi sia continuità. Magari una mente fresca come quella della signorina Williams può essere il collante di cui abbiamo bisogno.»
«Certo signor Gallantine, mi era parso di capire che nella nostra ultima riunione eravamo sulla strada giusta.» afferma Oliver spiazzato e disorientato.
«Siamo sulla strada giusta, ma vorrei che ci sia più continuità...» ribatte Daniel.
«Continuità. Possiamo lavorarci.» risponde Oliver pensieroso.
«Perfetto.» dice Daniel con aria soddisfatta con un gatto che ha appena inghiottito un canarino.
«Per oggi abbiamo concluso. Ci riaggiorneremo presto lo spero.» comunica Stephanie guardando i presenti.
«Un'ultima cosa prima di salutarci Oliver. Consiglio vivamente alla signorina Williams di visitare i nostri uffici, prima di mettere mano ai progetti. Una mente incontaminata può essere un valido apporto per entrambi.» aggiunge Daniel.
Diavolo no! Come cavolo gli viene in mente! È già stato un calvario condividere la stessa stanza per pochi minuti!
«Ehm... richiesta insolita. Chiamerò la sua segretaria per prendere un appuntamento. Saremo ben lieti di visitare la sua azienda.» dice un felice Oliver.
«Oliver il mio invito non era rivolto a entrambi, ma solo alla signorina Williams.» puntualizza Daniel trafiggendomi con lo sguardo.
Ora gli occhi di tutti sono puntati su di me. Mi ritraggo sulla poltrona quasi a cercare di esserne inghiottita.
«Certamente.» risponde Oliver deluso.
«Comunicherò alla mia segretaria il mio invito alla signorina Williams. Spero che trovi il modo di inserire la sua visita nella mia agenda in tempi brevi.» dice Daniel.
«Se non c'è altro, possiamo andare.» dice Stephanie divertita.
Mi alzo dalla sedia più velocemente che posso.
«Katie.» mi chiama Stephanie avanzando verso di me, impedendomi di guadagnare l'uscita.
"Eccola là!"
Mi avvicino timorosa, mentre vedo gli altri lasciare la stanza. Daniel è stato raggiunto dai due uomini ed è intento in un vivace scambio di opinioni.
« Signorina Wilson» dico con voce tremante.
«Al diavolo la signora Wilson! Sono Stephanie mia cara! Hai tralasciato qualcosa ieri, non vedo l'ora di essere ragguardata su quello che è successo in questa stanza! » dice ridacchiando.
«Ci vuole più di un caffè per farmi dire tutto. È una lunga storia Stephanie.» dico rassegnata.
Non capisco davvero il perché ma questa donna ha la capacità di abbattere ogni barriera.
«Lo sapevo! Daniel si muoveva sulla poltrona come se fosse su un braciere!» dice con aria vittoriosa.
«Non sembrava essere così agitato.» dico incredula.
«Dai retta a me signorina! Quell'uomo nutre ancora dell'interesse per te!»
«Impossibile.»
«Che ne dici di incontrarci a pranzo nel mio ufficio, voglio ogni dettaglio!»
«Se offri tu, ok!»
«Naturale! Sono io il Capo! Ora va, Oliver starà ancora a leccarsi le ferite!» dice Stephanie scoppiando in una risata divertita. Contagiosa.
Daniel si avvicina a loro guardandole incuriosito.
«Volevo salutarla correttamente signorina Williams.» dice Daniel allungando la sua mano.
Dopo qualche istante di esitazione decido di stringergli la mano.
Il suo tocco gentile è ancora lì. La morbidezza della sua pelle, il calore della sua mano. Daniel mi sta guardando negli occhi, mentre aggiunge l'altra sulla sua, trattenendola. È troppo eppure non abbastanza. Sono combattuta se ritrarre la mia mano o goderne ancora il suo tocco.
«Devo far controllare il sistema antincendio». La voce di Stephanie mi scuote. Ritraggo la mia mano velocemente, catturando un piccolo lampo di delusione nei suoi occhi.
«Ci vediamo presto signorina Williams.»
«Arrivederci signor Gallantine.»
NdA
Ciao ♥
Spero vi sia piaciuto :) ! lasciate i vostri commenti e fatemi sapere cosa ne pensate, sarà sempre un piacere condividere con voi le vostre impressioni e non abbiate timore di lasciare le critiche, apprezzo anche quelle :). Grazie alla prossima . Con affetto Arezia69
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