Capitolo 4
Daniel
«Cazzo Eric! Non hai nessun altro cui rivolgerti?» urlo al telefono.
«No. Mi sembra ovvio. Non l'avrei chiesto a te altrimenti! Mi dispiace, ma questa ragazza è super sexy. Ha accettato l'invito solo se avessi portato un amico e lei la sua coinquilina.»
Che cazzo! Dovrei quindi, mettere in attesa i miei piani, soltanto per fargli avere la sua strada con la ragazza?
«Ha detto che la sua amica è simpatica e piuttosto interessante.» aggiunge Eric.
« Di bene in meglio. Una sfigata, suppongo! Sai benissimo che quando dicono simpatica e interessante di solito si tratta di tipe su cui già un'occhiata è già di troppo. Eric, sono troppo occupato.»
Con cavolo che ci vado!
«Forza amico, non mollarmi proprio ora! Mi serve il tuo aiuto. Che cosa hai da perdere?» m'implora.
«Tempo. Ho un milione di lavoro da fare, la riunione degli azionisti si sta avvicinando e mio padre mi sta con il fiato sul collo.» cerco di svincolare.
«Per favore, Daniel, per favore!» piagnucola Eric al telefono come un bambino.
Perché dovevo avere come migliore amico una "puttana"? Non poteva essere un tranquillo uomo d'affari che si occupa della società di famiglia invece di trastullare il suo cazzo in ogni figa di New York?
«Ti costerà caro, lo sai vero? Un giorno, potrei chiederti di restituirmi il favore.» lo minaccio.
«Qualsiasi cosa, amico.» ribatte Eric speranzoso.
«OK. Spero ne valga la pena.» rispondo non molto convinto.
«Grazie amico, sapevo che non mi avresti mollato. Ti passo a prendere alle 19.00.»
Sospiro e riattacco, riprendendo il lavoro da dove sono stato interrotto in attesa del fatidico appuntamento al buio in cui mi sono lasciato coinvolgere.
Le prossime ore volano, preso come sono fra i bilanci e i rendiconto trimestrali, telefonate e verbali di riunioni.
Un colpo alla porta del mio ufficio mi distrae, getto un'occhiata al mio polso per controllare l'ora.
«Entra» dico sapendo già chi si cela dietro la mia porta.
Eric.
« Ehi amico. Pronto?» mi chiede appena il suo brutto muso compare.
«Come sempre! Andiamo!» sospiro e mi alzo, seguendo il mio amico.
Nell'ascensore mi manca il respiro.
«Odori come una puttana! Hai fatto la doccia con il profumo?» dico nauseato dal forte odore che impregna l'abitacolo.
«No.» dice scrollando le spalle.
«Ricordami di farti un profumo al tuo prossimo compleanno. Una cassa sarà sufficiente. Basterà a coprire il tuo fabbisogno almeno per un anno, calcolando la media delle tue conquiste.» ironizzo, prendendo in giro Eric.
«Vaffanculo stronzo! Io non sono un puttaniere come te!» ribatte il mio amico, dandomi uno spintone scherzoso sulla spalla.
«Non posso farci niente se le donne si gettano ai miei piedi.» dico alzando le braccia, affermando l'ovvio.
Scoppiamo a ridere entrambi come studenti al college. Siamo due fighi della madonna e perché dovremmo non sfruttare la situazione?
Durante il tragitto in macchina il mio amico sembra piuttosto nervoso. A quel che sembra la tizia in questione, deve interessargli parecchio. Da che lo conosco non ricordo di averlo mai visto così.
«La smetti di fissarmi?» sbotta improvvisamente.
«La smetti di agitarti. Mi stai innervosendo! Che cazzo! Non è mica il tuo primo appuntamento con una donna! Sembri un adolescente al primo appuntamento!» rimbrotto.
« Sono solo un po' preoccupato.» dice sospirando «Ti posso chiedere un favore?» aggiunge dopo una breve pausa.
«Cosa?» chiedo curioso.
«Puoi per una sera essere meno stronzo del solito. Ci tengo parecchio a questa ragazza.»
Chi è quest'uomo? Che fine né è stato del mio amico?
«Che cazzo Eric, se avevi paura che ti creassi casini perché hai chiesto il mio aiuto? Potevi chiedere a qualcun altro!» sbotto.
«Semplice: a te non attira il tipo di ragazza che piace a me. Con te non rischio che me la soffi sotto il naso.» risponde.
«Che mi dici di lei? Potrei essere il suo tipo!»
«Non credo proprio! Sembra essere piuttosto presa da me. Non avrei corso questo rischio altrimenti. Tu ed io siamo diversi come il giorno e la notte.» dichiara convinto.
«Ahahahah... sembri piuttosto sicuro di te! E allora smettila di agitarti o ti do un pugno. Chissà se le piacerai di più con un occhio nero.» lo minaccio scherzosamente.
«Smettila di fare il solito cazzone. Vorrei tanto vedere cosa faresti tu al posto mio!»
Sul serio? Che cosa sta blaterando?
« Con me non corri certi rischi. Lo sai bene. Perché complicarsi la vita? Io raccolgo sempre dall'orto il frutto maturo! Certe beghe le lascio agli altri.»
«Arriverà quel giorno ed io godrò nel vederti strisciare ai piedi di una donna.»
«Nei tuoi sogni, amico. Deve ancora nascere la donna capace di catturarmi.»
«Vedremo. Intanto io mi prenoto per un posto in prima fila. Voglio proprio godermi lo spettacolo.» ironizza Eric.
Eric arresta la vettura, siamo arrivati sul posto. Non è uno dei locali che abitualmente frequentiamo. Di classe ma abbastanza ordinario almeno visto dall'esterno. Eric aspetta qualche istante prima di muoversi.
«Allora?» chiedo spazientito.
«Sii gentile, ok? Mi piace molto la ragazza, non mandare tutto a rotoli per favore.»
Cazzo è proprio cotto.
«Ho capito amico, stai tranquillo. Sarò un gentiluomo.» lo rassicuro.
«Grazie.»
L'interno conferma il mio giudizio iniziale. Il locale non è molto grande, ma l'atmosfera è sobria e accogliente.
Appena all'interno Eric rastrella con gli occhi il locale, fino a che trova la donna che sta cercando, dirigendosi verso di lei. Mi volto e vedo una biondina tutta curve che avanza verso di noi. Sì è certamente il classico tipino che piace tanto al mio amico. Carina, per i miei gusti, non il genere che mi porterei a letto comunque.
«Eric, che piacere rivederti.» dice con entusiasmo.
Sorrido al mio amico. Ha ragione la tipa è sicuramente interessata a lui.
«Daniel, ti presento Susanne.» dice il mio amico divorandola con gli occhi.
«Mio Dio Eric! Non mentivi quando hai decantato le doti del tuo amico!» esordisce la ragazza senza peli sulla lingua.
Annuisco sorridendo compiaciuto.
«E tu cosa hai portato?» chiedo mentre raccolgo la sua mano tesa, perfettamente curata, scuotendola con fermezza, cercando con lo sguardo la sua amica.
«La mia amica è in bagno. Ci raggiungerà presto.» ci comunica Susanne mentre ci guida a uno dei salottini del locale.
Ci sediamo e ordiniamo i nostri drink in attesa che l'amica di Susanne si unisca a noi. Dopo una decina di minuti d'inutile attesa, non resisto più. Odio essere il terzo incomodo. Eric e Susanne sono piombati in una fitta conversazione e palesemente presi uno dall'altro.
« Dove diavolo è finita la tua amica?» chiedo contrariato.
«Strano. Doveva essere già qui. Forse si è scontrata con qualcuno, a volte perde la nozione del tempo. Frequentiamo questo locale molto spesso.» si affretta a giustificare Susanne, sbirciando nella sala. Seguo con lo sguardo i suoi occhi, anche se non ho la pallida idea di come sia la sua amica. Una tipa niente male attrae la mia attenzione. È perfetta. La classica ragazza che corrisponde al mio stereotipo. Capelli mossi castani lunghi fino alla vita, indossa un paio di pantaloni neri aderenti e un top che le lascia scoperto un po' del suo stomaco. Al diavolo la sua amica, è questa, quella che occuperà il mio letto questa sera. Garantito! O non mi chiamo Daniel Gallantine.
«Eccola! Sta arrivando!» annuncia Susanne sollevata.
Non mi preoccupo neanche di mostrare interesse a chi sta sorridendo Susanne.
Sono troppo concentrato a guardare la donna che ha catturato il mio interesse. Lei sta sorridendo, mentre avanza verso di me ondeggiando quei fianchi sexy ed io le sorrido di rimando, compiaciuto.
A quanto pare anche lei è rimasta colpita da me.
Con mio grande stupore la donna mi sorpassa raggiungendo Susanne ed Eric.
Che cazzo!
«Eric, Daniel questa è la mia amica, Christine.» annuncia Susanne.
Lei è la sua amica? Perfetto. Questo supera notevolmente le mie aspettative.
«Daniel Gallantine.» dico tendendo la mia mano. Lei ricambia il saluto sembrando disinteressata.
« Christine Kaine » si presenta stringendo la mia mano.
Sorrido. Il mio sguardo è completamente bloccato su questa bellissima donna.
«Un bellissimo nome per una bellissima donna.»
Che cazzo ho appena detto? Come cavolo mi è venuto in mente?
Lei arrossisce e si siede.
Eric sorride e gli do un calcio sulla gamba.
«Smettila stronzo!» sibilo sottovoce.
Eric e Susanne riprendono il loro Tête-à-tête da dove avevano interrotto lasciando me e Kristine prendere confidenza.
«Da dove provieni Kristine?» chiedo curioso.
Possibile che il mio cognome non l'abbia colpita? Chi non conosce i Gallantine a New York?
«Sono sempre vissuta a New York» risponde leggermente sorpresa.
«Non sai chi sono?» Chiedo infastidito. Il mio ego ferito.
«Dovrei?» chiede stupita.
Che cazzo! Sta scherzando?
«Sono Daniel Gallantine.» affermo di nuovo.
«Ci siamo già presentati, mi sembra. Christine Kaine.» dice aggrottando le ciglia.
Eric e Susanne hanno smesso di parlare richiamati dal nostro scambio verbale.
«Sul serio? Non sai chi sono?» le chiedo incredulo.
«No, mi dispiace.» risponde con disagio.
«Quindi non sai che i Gallantine sono una delle famiglie più influenti della città?» chiedo di nuovo stupito.
«No.» risponde onestamente.
In che pianeta vive?
«Quindi non conosci neanche la TECNOENGEENERING?»
«Sì. La conosco. Ho inviato il mio curriculum dopo il mio diploma, al loro ufficio Risorse Umane. Non avevano al momento una posizione aperta per me. Che cosa a che fare con te? » chiede incuriosita.
«Sono il vicepresidente.» rispondo. Il mio ego soddisfatto.
Lei spalanca i suoi occhi, stupita.
«Wow... » esulta.
Sì lo so, avevo promesso di essere gentile e di non fare il cazzone. Ma diamine io sono Daniel Gallantine, nessuno può ignorarmi!
Eric mi fulmina con lo sguardo. Lo ignoro. Se non gli piace il mio modo di fare, la prossima volta farà meglio a rivolgersi al qualcun altro.
Parliamo per il resto della serata finché Eric e Susanne non ci comunicano che sono pronti per partire. Invito tutti al mio attico. Ho stanze a sufficienza per tutti e non mi dispiacerebbe avere la mia strada con Christine. Lo so, in realtà avrei del lavoro da finire, ma ormai sono determinato a portare a termine i miei piani originari. Ringraziano e accettano. Non è la prima volta che Eric dorme da me. Vive ancora con la sua famiglia, quindi il mio attico è un valido sostituto a un'anonima stanza d'albergo.
Giunti al mio appartamento, ci accomodiamo al bancone della cucina ed Eric tira fuori dal mio frigo della birra e degli spuntini che consumiamo mentre raccontiamo qualche aneddoto sulla nostra vita al college.
Non molto tempo dopo Eric e Susanne si ritirano in una delle stanze dopo essersi lanciati svariati segnali che non sono passati inosservati.
Christine ed io restiamo finalmente soli.
«Se mi mostri la mia stanza, andrei anch'io a dormire, domani avrò un programma fitto d'impegni.» esordisce Christine subito dopo che i due escono di scena.
Che cazzo questo non è un albergo!
Vorrei urlarle contro la mia frustrazione, ma sono un gentil uomo, non elemosino per un po' di sesso.
Le mostro una delle stanze e decido di andare nel mio studio per terminare il mio lavoro. Almeno da lui non ricevo false attese.
Dopo un paio di ore di proficuo lavoro decido di andare al letto. Mi dirigo verso la mia camera e indosso i miei pantaloni del pigiama restando a torso nudo guardandomi allo specchio compiaciuto. Lavoro sodo con il corpo per mantenermi in perfetta forma.
Dei rumori di pentole che cadono in terra dalla cucina, richiamano la mia attenzione.
«Dannazione Eric!» sibilo mentre mi dirigo verso l'origine del frastuono.
Mi arresto alla visione di un culetto perfettamente sexy racchiuso in un paio di minuscole mutandine in merletto nero che ondeggia chinato.
Che visione paradisiaca!
Resto a guardarla per qualche minuto godendo del fantastico spettacolo prima di rendere nota la mia presenza.
Tossisco.
Si alza e si gira. È Christine.
I miei occhi sono inchiodati su di lei. È bellissima. Indossa una canottiera aderente, senza reggiseno sopra gli slip.
Arrossisce, ma mantiene il suo sguardo su di me.
«Hai bisogno di aiuto?» chiedo.
Annuisce.
Raccolgo tutte le padelle e pentole riponendole nel pensile.
«Cercavo un bicchiere. Avevo sete.» si giustifica.
Apro l'armadietto superiore e prendo due bicchieri, verso dell'acqua per entrambi e le porgo il suo bicchiere. Lei lo prende e lo ingoia in pochi sorsi.
«Grazie»
Restiamo a guardarci per qualche minuto in silenzio prima di posare il bicchiere sul bancone.
«Vado a letto, allora. Hai bisogno di altro?»
Lei scuote la testa, mordendosi il labbro.
Cazzo santo!
Mi avvicino e le bacio castamente una guancia fermandomi a pochi centimetri dalle sue labbra. Lei solleva la sua faccia e preme le sue labbra sulle mie.
Santo cielo!
La bestia si è svegliata!
La bestia dentro di me sta morendo di fame!
La mia mano si solleva e le tengo la testa mentre l'altra viaggia sul suo perfetto culetto, stringendolo. Lei geme nella mia bocca e spingo in avanti i miei fianchi premendo la mia erezione sul suo stomaco. Le sue mani viaggiano sui miei capelli, tirandoli, facendomi gemere a mia volta. Lei avvolge le gambe sui miei fianchi macinando il suo pube sulla mia erezione. Non ho bisogno di altro. Raccolgo il suo invito e m'incammino nella mia stanza. Dopotutto sono stato un gentil uomo , ma ho ancora un nome da onorare e una promessa a me stesso da mantenere. Sono Daniel Gallantine e quando voglio una cosa, la ottengo.
Nota d'Autrice.
Spero abbiate gradito la lettura. Vi chiedo scusa per la lunga attesa. Aspetto i vostri sempre graditi commenti e critiche. Lasciate i vostri like se crediate che li abbia meritati. Buona lettura ! Alla prossima! Ciaoo :***
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