L'inferno è anche in terra
"Lotta!" "Lotta!" "Lotta!"
Un'orda di ragazzi inondava il corridoio principale della scuola.
Uno sputo a terra. Un altro pugno e Luca cadde al suolo. Dalla sua bocca usciva un rigolo di sangue.
"È morto?" "Chiamate qualcuno!!"
Urlavano delle ragazze dal fondo del corridoio. Dei professori corsero in soccorso del ragazzo sdraiato a terra mentre il suo aggressore se ne andava verso la Presidenza consapevole che il preside lo avrebbe chiamato di lì a poco.
Aprì la porta e si sedette su l'unica sedia posta al centro della stanza.
"Signor Errandern" "Signor preside" Rispose prontamente il ragazzo "cosa dobbiamo fare con lei?" "Me lo dica lei preside" disse il finto biondo con un tono di sfida. L'omone al di là della scrivania si tolse gli occhiali per strofinarsi gli occhi "abbiamo convocato tuo padre, ti abbiamo offerto tutto l'aiuto possibil-" Il ragazzo lo interruppe alzandosi di scatto sbattendo le mani sulla cattedra, il che fece sussultare l'uomo "Aiuto?! Intende le lezioni pomeridiane?!! Ah si grazie questo sì che mi aiuterà a dimenticarmi di mia madre e a sopportare quel coglione che ho come padre!!" Urlò letteralmente in faccia al preside. "Bene. Se toccherà uno studente nei confini della scuola lo espelleremo" John, questo era il nome del ragazzo, uscì sbattendo la porta.
La campanella suonò. Una mandria di ragazzi uscì dall'edificio scolastico. Chi urlava, chi rideva correndo, chi camminava parlando tranquillamente. Ognuno era in compagnia di un amico, tranne John.
Al suono della campanella il ragazzo si fiondò fuori dalla scuola, si allontanava a passo veloce.
Assicuratosi di essere abbastanza lontano da quel che per lui era una prigione, si portò una sigaretta alla bocca e iniziò a fumare.
Il suo sguardo si concentrò sul cielo nuvoloso di gennaio. Era in prima superiore nonostante i suoi 16 anni compiuti, era un ragazzo inteligente, aveva la media del 7 che, per quel che vi racconterò poi, era un miracolo. Insomma i voti non erano certo la causa delle sue bocciature: come avrete capito fu bocciato due volte per il suo comportamento. Era un bullo.
"Hey Nero" "cazzo vuoi? Andre?" Rispose girandosi di scatto "wo non ti scaldare negro" Un ghigno si fece spazio sul volto del più giovane che si passava un coltellino tra le mani. "Ripeto: cazzo vuoi?" Insistette John "chiederti di venire nella vecchia casa abbandonata uuuh" "Perché dovrei?" "Nic ha nascosto della roba lì" "Droga?" "Anche" John non ci pensò due volte e accettò. "Bene allora ciao Johnny" Il rosso si allontanò saltellando mentre John non riusciva a togliere lo sguardo da lui. Era cotto di quel ragazzo. Poco gli importava quando veniva chiamato negro, alla fine la sua pelle era scura no?
Aveva convissuto abbastanza bene con i commenti razzisti.
Prese il cellulare e mise una playlist chiamata: 'roba per scuola'. Era una copertura stupida ma i suoi 'amici' non la cliccavano mai quindi funzionava. La playlist conteneva più di 39 canzoni dei Queen: la sua band preferita. Le canzoni che ascoltava non erano l'unica cosa che teneva nascosto al mondo.
Si mise le cuffie e continuò per la sua strada.
Arrivato a casa entrò di corsa ma una mano gli afferrò il polso facendolo cadere a terra "Dove cazzo vai?? Mi ha chiamato il preside!!" Prima che John potesse rispondere un pugno gli bloccò il respiro per un attimo rispedendolo a terra dolorante "Espulsione?!? Credi che tua madre sarebbe fiera di te?!! Con quel che abbiamo fatto per un coglione come te!" Gli occhi di John si erano riempiti di lacrime nel pensare a sua madre ma non pianse, piangere è per deboli, si ripeteva.
Dopo la morte di Manon (la madre di Jonathan), Davide (il padre) aveva iniziato a bere e, di conseguenza, diventò violento nei confronti del figlio.
John si alzò di scatto e corse in camera prima che il padre potesse tirargli un altro pugno.
Chiuse la porta a chiave e si buttò sul letto ignorando i vari calci alla porta e le minacce del padre.
La sua stanza più che la camera di un adolescente sembrava la tana di un sopravvissuto ad un' Apocalisse: l'armadio era mezzo distrutto per i pugni del ragazzo, la scrivania era piena di sacchetti di patatine e snack lasciati a metà, la coperta del letto era enorme e spostata in modo da coprire la parte inferiore del mobile stracolma di giornalini, sigarette e qualvolta anche di erba.
Il ragazzo si rimise le cuffie e chiuse gli occhi, come a voler scappare da quella realtà che lo rinchiudeva.
Era il 2007 quando sua madre Manon, lo zio Paul e la zia Victoria scapparono dall'Etiopia a causa delle condizioni terribili e le guerre. Si rifugiarono in Italia avendo studiato Italiano non fu un problema trovare lavoro.
Manon lavorò come infermiera di uno studio medico e finì per innamorarsi del Segretario: Davide.
Paul: cercò di entrare nella Chiesa e,pochi anni dopo, diventò parroco della chiesa cittadina.
Victoria viveva sulle spalle della sorella.
6 anni dopo Manon e Davide si sposarono e ebbero un figlio: Jonathan Augustus ******** Errander.
Manon decise di entrare in un gruppo di persone che cercavano di salvare l'ambiente e gli animali e, a causa delle sue idee fu uccisa. Era il 2023.
Davide e Paul discussero e, il padre di John, decise di tenere il figlio lontano da tutto ciò che riguardasse Paul e la Chiesa.
Questo è tutto, o almeno è quello che sapeva John.
Distolto dai propri pensieri il ragazzo aprì gli occhi e si tolse le cuffie. Cercò dei vestiti decenti nell'armadio e uscì dalla finestra. Direzione: Chiesa cittadina.
Non era cattolico, non gli importava ma andava là per aiutare suo zio o forse gli piaceva ribellarsi al padre.
"Johnny!!" L'uomo in bianco gli andò incontro abbracciandolo "pensavo non arrivasse più.. Ma che ti è successo all'occhio??... Davide?" Il finto biondo annuì. L'uomo lo fece sedere e gli portò del ghiaccio.
C'era appena stato un matrimonio e il riso era spinto ovunque insieme ai petali così John e Paul pulirono il tutto con musica e scherzando.
La sveglia del telefono suonò e il finto biondo salutò lo zio per andare nel posto deciso con l'amico Andrea.
Si voleva confessare.. In qualche modo pensava o meglio sperava che l'altro potesse ricambiare.
Suo zio e suo padre gli avevano detto di evitare quel posto ma, alla fine, quando mai un'adulto gli aveva dato un consiglio effettivamente utile?
Quando arrivò vide i suoi soliti compagni scavalcare il cancello arrugginito. "Pensavo non arrivassi più negro" Rise Andrea scavalcando il cancello. "Già, muoviti che ci divertiamo" Aggiunse Nicola.
Droga, casa abbandonata e illegalità cosa c'è di più appetitoso per dei teppisti/bulli?
A John non interessava, gli bastava stare con suo zio o solo ad ascoltare la musica, ma voleva sentirsi accettato.. Certo sono le persone sbagliate ma lui non lo sapeva.
I ragazzi entrarono e iniziarono camminare cautamente quando un cane attraversò la loro strada.
"Prendiamolo!!" Urlò Matte lanciando uno dei suoi sassi in direzione del cane "è solo un cane" Sbuffò Nic "potremmo venderlo e farci soldi o, in alternativa torturarlo" Continuò Matteo ignorando le lamentele del moro. "Che ne dici John?" Chiese Andrea posando una mano sulla sua spalla "rispondi prima che i due si uccidano" Si avvicinava sempre di più al ragazzo "p-per me è ok insomma facciamo qualcosa di interessante finalmente" Cercò di non balbettare, non aveva la minima idea di ciò che uscì dalla sua bocca ma, tanto era solo un cane, no?
"Bene, io sto con John e Matte" Disse Andrea staccandosi dal finto biondo.
"Uff ok come vi pare ma se lo trovo io lo squarto" I quattro si divisero in due gruppi: Matteo e Nicola, John e Andrea.
I due aprirono una porta rompendola e si trovarono in una piccola stanza con solo un armadio privo di ante e un letto con coperte marcie.
"Bene qui non c'è, andiamo altrove"
Commentò Andrea dopo aver dato una breve occhiata "ok ma aspetta.. " Disse John con una voce flebile "Cosa?" Il rosso si girò verso John "ehm... Tu.. Tu mi piaci..." Disse il più piano possibile il finto biondo ad occhi chiusi "ah" fu l'unica risposta che ottenne, alzò lo sguardo e tutto ciò che vide fu un'espressione straniera e disgustata sul volto di Andrea.
"Aspetta, Tu sei Frocio?!!" Disse il rosso quasi ridendo, John annuì.
Andrea rise ma ben presto un ghigno malizioso si fece spazio sul suo volto. "Sai come reagire vero gli altri se lo sapessero?" Si avvicinò a lui "ti ucciderebbero e saresti umiliato anche da morto" Il finto biondo deglutì "ma io non lo dirò" Prima che John potesse dire grazie il ragazzo continuò "sempre che tu faccia quel che ti dico, allora accetti?" John accennò un leggero 'sì' a testa bassa presto i suoi occhi si riempirono di lacrime difficili da trattenere.
Prima che Andrea potesse continuare un urlò di terrore echeggiò nella casa: era Nic.
Spazio autrice che scomparirà presto
Hey, ho finito il secondo capitolo di One year of Love quindi non vi preoccupate: lo continuo.
Parlando di questa storia.. Che ve ne pare? È una storia che ho pensato quest'anno.
Grazie se commenterete e mi scuso per eventuali errori ma diciamo che questo è uno skatch voglio solo vedere se la storia può piacere o devo abbandonare l'idea.
Il disegno di questo capitolo l'ho fatto io, non mi piace particolarmente ma è John.
Grazie a tutti ❤
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