9.

Stesa su un campo di margherite, con il sole ad illuminarmi. Un semplice vestitino celeste  a coprirmi e i capelli sciolti che si muovono al vento. Gli occhi chiusi e il più totale silenzio, il paradiso.


La testa mi fa malissimo. Sento un rumore ovattato ma non so da dove provenga. Apro gli occhi ma vedo sfocato. Cerco di muovermi ma invano.

Qualcuno mi sposta e io rimango inerme tra le sue braccia.

Sento un profumo familiare e poi chiudo nuovamente gli occhi.

Mi risveglio a causa di un dolore lancinante al fianco.

Urlo, piango e mi dimeno ma nessuno sembra sentirmi.

Sono intrappolata nel mio peggior incubo.

🌼🌼🌼

"Sam, tesoro! SAM SONO QUI, VA TUTTO BENE! SAM!" qualcuno mi scuote le spalle, svegliandomi.

Apro gli occhi di scatto e vedo mia mamma che mi cerca di consolare.

Ho la gola secca per le lacrime che sto versando inconsapevolmente.

Mi aggrappo al suo braccio, cercando riparo.

Mi accarezza piano i capelli, sussurrandomi la canzone che tanto mi piaceva da bambina.

"Cos'è successo? Come sta Grace? Dove sono?" mille domande si fanno spazio nella mia mente e le pongo subito a mia mamma che mi guarda preoccupata.

"Sei all'ospedale, ...con Grace. Avete sbandato e siete andate a sbattere contro un albero. Un ramo ha spezzato il finestrino e ha ferito Grace. Dicono che è curabile e che si rimetterà. Per adesso, però, deve rimanere qua." ha la voce rotta.

Tiro un sospiro di sollievo sapendo che la mia amica stata meglio.
"E io? Io quando vado via?"

"Presto" mi risponde.

"In quell' esatto momento entra l'infermiera.

"Salve" la saluto, impaziente di sapere perché è qui.

"Buongiorno, Samantha. Vedo che stai meglio, mi fa piacere."

Annuisco. "Come sta Grace?" le chiedo.

"La tua amica per adesso è in condizioni critiche ma siamo quasi certi che si ristabilizzerá presto. Bisogna solo aver fede. Aspetta e vedrai che starà bene."

Mi trema il labbro inferiore.

"Voglio andare a casa." dico, sull'orlo delle lacrime. 

"Purtroppo ancora no. Dobbiamo tenerti sotto controllo per la notte. Entro domattina sarai già tornata a casa."

Sorrido, finta e vado di nuovo addormentata.

🌼🌼🌼

Sbatto con forza l'armadietto e vedo James avvicinarsi.

"Hey, Sam" mi saluta.

Roteo gli occhi al cielo e giro i tacchi, pronta ad andarmene. 

"Perché mi eviti?" chiede. 

Sbuffo, ridacchiando. "Perché? Forse perché sei la persona più lunatica che esista sul pianeta? Un giorno mi dici di starti alla larga, poi mi dici che mi stai vendicando perché ci tieni a me e subito dopo te ne vai via. Io non ci capisco più niente."

Incrocio le braccia al petto. 

"Hai ragione. In questo periodo sta succedendo un po' un casino, scusa se ti ho ignorato. Credevo di essermi fatto perdonare l'altro giorno." dice piano.

Lo guardo confusa "E cosa avresti fatto per farti perdonare, esattamente?" gli chiedo. 

Sgrana gli occhi stupito. "Nessuno te l'ha detto? Io... Io... Diamine, non posso"

Stringo i pugni lungo i fianchi. 

Guardo James che se ne va, di nuovo, senza nessun motivo apparente. 

Non mi impegnerò mai più a capire che cosa cavolo gli passa nella testa. 

🌼🌼🌼

"Hey, tesoro. Come stai?" mi chiede mia mamma, correndo ad abbracciarmi, non appena varco la porta.

Dopo l'ospedale è diventata iperprotettiva. Lavora da casa, per essermi più vicina. 

Tutto questo casino nel mio cervello mi soffoca. Mi toglie il fiato. Non respiro. Mi sento come sott'acqua, incapace di tornare a galla. 

Mi servirebbe davvero una boccata d'aria vera, pura. Anche solo per poco. 

"Sam? Hai capito? Grace torna a casa!"

Cerco di rispondere o almeno sorridere ma i miei muscoli sono fermi, immobili. Cerco di muovermi ma non ci riesco. 

"Scusa" è l'unica parola che mi esce dalla bocca, in un sussurro. 

Le sfioro la guancia e me ne vado, sotto il suo sguardo confuso. 

Corro via, cerca di fermarmi ma improvvisamente tutta quell'energia chiusa dentro di me, esce facendomi schizzare veloce sulla strada. 

🌼🌼🌼

Sotto lo stesso cielo da sedici anni. Mi sento intrappolata. 

Cammino sulle foglie secche cadute dagli alberi ormai spogli. 

Un piede davanti all'altro, per ore e ore. 

Il sole si fa pian piano sempre più vicino all'orizzonte. 

Il cielo si tinge di un rosso pallido e vorrei fermarmi a guardarlo, a fargli una foto, a fissarlo nella memoria come un timbro. Vorrei, ma non posso. 

🌼🌼🌼

Arrivo all'ospedale quando ormai tutto intorno è buio. 

Tiro fuori il cellulare. La batteria è quasi esaurita. Mia mamma mi ha chiamato una decina di volte. 

Sospiro e ripongo il telefono nello zaino. Prendo un respiro ed entro nell'edificio. 

Chiedo informazioni in segreteria e con l'ascensore arrivo al primo piano.

Ci sono un sacco di stanze, pazienti con la flebo e parenti in lacrime. Non sono dell'umore per reggere tutto questo.

"Scusi, in che stanza si trova Grace Lancaster?" chiedo ad un'infermiera.

"Stanza 105, in fondo a destra" mi risponde, dopo aver controllato sul computer. 

Ringrazio e mi dirigo in quella direzione.   

Entro bussando piano e vedo la mia amica seduta sul lettino, rivestita e pronta ad uscire. 

"SAM!" urla felice, appena mi vede. 

Corro ad abbracciarla e la stringo forte a me. 

"Ahia!" mugugna. 

Tolgo instintivamente le braccia dal suo corpo e lei si porta una mano al fianco bendato. 

"Qua meglio se non mi tocchi, almeno per ora" sorride, nonostante il dolore evidente. 

"Scusami" le dico. 

"Non importa, sta già guarendo."

"Non solo per la ferita. Scusami per tutto. È solo colpa mia se adesso ti trovi in questa situazione. Se fossi stata..."

"Non è vero, non è colpa tua." mi blocca subito. "Non si piange sul latte versato. Il passato è passato e i problemi vanno affrontati a testa alta. Sarebbe potuto succedere in ogni caso, non devi punirti." mi risponde. 

"A volte vorrei avere un po' di tutto questo tuo coraggio." le dico, sorridendole. 

"Non sono poi così tanto coraggiosa. Accetto semplicemente come stanno le cose. Non vuol dire essere coraggiosi."

Sospiro e non ribatto. 

Mi mette due dita sotto al mento e mi alza il viso. 

"A me sembra che tu stia peggio di me... cos'è successo?"

"Nulla, sono solo tanto stanca. La scuola mi sta uccidendo, te sei in ospedale, mia mamma è diventata iperprotettiva dopo l'incidente e io inizio ad avere attacchi d'ansia. Una situazione stupenda, non trovi. Ah, stavo scordando l'essere più bipolare che esista: James Carter. Mi sta incasinando la testa. Un giorno mi bacia, quello dopo..." 

"TU HAI BACIATO JAMES CARTER E NON ME L'HAI DETTO?!" urla, interrompendomi di nuovo. 

"Ti sembra la parte saliente della conversazione?"

"Scherzi? Certo che si..."

Inizia a farmi un'infinità di domande e io inizio a ridere. 

Eccola finalmente tornata, l'aria che sembrava essere sparita. 


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Ciao a tutti! Come state?

Eccomi tornata con un nuovo capitolo! 

Spero tanto che vi sia piaciuto <3

Lasciate una stellina e ci vediamo presto...


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