capitolo 17


Erano passati cinque mesi. Cinque mesi in cui non sentivo Giulia. Avevo promesso a me stesso che avrei messo le mie forze per diventare qualcuno, o almeno per vivere una vita dignitosa.

Avevo girato per la città in cerca di un lavoro che mi permettesse di andare fuori dal centro, era diventata la mia famiglia, amavo stare con i ragazzi, Fabio era diventato il mio migliore amico e la sua ragazza Alba era davvero una brava persona oltre che un'ottima fidanzata. Si preoccupava per lui, spesso era al centro anche se non poteva restare a dormire fingeva di andare via e dopo sgattaiolava dentro con la mia complicità. Certo io non potevo andare a dormire altrove e mi era capitato di sentire i loro gemiti mentre facevo finta di dormire. Fabio sapeva che non mi ero mai addormentato presto, anzi, ma sapeva che facevo finta per non mettere in imbarazzo Alba.

la mattina mi sono alzato bello pinpante oggi avrei avuto un colloquio, in un supermercato cercavano un repartista, certo non avevo esperienza ma siccome il titolare conosceva Checco lui ci avrebbe messo una buona parola.

Il colloquio era fissato per le 15 prima dell'apertura pomeridiana, e io per non perdere tempo ed essere puntuale alle 14.45 ero gia davanti al negozio. Appena arrivò il titolare mi fece subito entrare nel suo ufficio, era un uomo di circa cinquantanni, alto e magro, portava gli occhiali da vista e all'apparenza sembrava simpatico. Appena ci acomodammo si presentò chiedendomi di chiamarlo per nome ( Alfredo), e mi spiegò cosa avrei dovuto fare e quale sarebbero stati i miei compiti. Era un gran chiacchierone, senza accorgermene si erano gia fatte le 16 e Alfredo mi chiese se volevo restare per apprendere qualcosa e iniziare a familiarizzare col posto, ovviamente precisò che ero in prova, ma quella sarebbe durata solo tre giorni. Mi diete una maglietta col logo del supermercato e mi augurò buona fortuna. Mi presentò ai colleghi che sembravano tutti disponibili e mi affiancò a un ragazzo di nome Nicola al quale chiese di spiegarmi tuto bene.

Cominciammo a lavorare, devo dire che non era nulla di complicato, ma era stancante soprattutto se dovevamo mettere a posto cose più pesanti, ma non importava. Speravo che ad Alfredo fossi risultato bravo, e che il lavoro fosse stato mio, finalmente stavo iniziando la mia vita, quella vita che fino a quel momento mi era stata ostile.

Alla fine di quella giornata, Alfredo mi chiamò nel suo ufficio, già pensavo che volesse mandarmi via, invece appena entrato nella stanza, Alfredo sorrise allungando un braccio per porgemi la mano che afferrai prontamente e disse:

Ben venuto nella nostra famiglia

Non potevo crederci, avevo un lavoro. Da adesso tante cose sarebbero cambiate ed io ero pronto ad affrontare ciò che da quel momento la vita aveva da offrirmi.

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