Capitolo 1

Siamo in un paese dell'entroterra siculo negli anni novanta, Marco ha soli diciotto anni quando il destino si accanisce sulla sua già scombinata famiglia.

Lui era il minore di due figli, prima di lui c'è suo fratello Davide che ha vent'anni, sua mamma e suo papà. Sua mamma fa la casalinga mentre suo padre è un muratore che spesso alza il gomito al bar del paese con gli amici.

La loro vita è sempre stata segnata da maltrattamenti, botte a qualsiasi ora del giorno e quando loro bambini erano a letto il bersaglio era la madre, cosi il fratello maggiore si metteva nel letto vicino a Marco e cercava di tranquillizzarlo dicendogli di chiudere gli occhi e immaginare che erano da un'altra parte a mangiare cioccolata e zucchero filato.

Questo serviva finché erano bambini, quando sono cresciuti venivano considerati dei ragazzi problematici, perché erano sempre diffidenti, tutto il paese sapeva di quella famiglia, ma come spesso accade nessuno cercava di mettere le cose a posto.

Una sera, che Marco non dimenticherà mai, al rientro di suo padre ubriaco Davide si è messo fra lui e la madre, era stanco di vedere che quella donna minuta e disperata era bersaglio delle percosse del padre. Cosi fu lui ad avere una colluttazione col padre, che ebbe la peggio ovviamente ma che non si fece scrupoli ad andare al pronto soccorso e dopo le cure denunciare il figlio. Davide era un gigante buono, quando la polizia lo chiamò per riferirgli l'accaduto era incredulo, spiegò ai carabinieri che era il padre che usava violenza, con i figli e anche con la moglie. Chiamarono la loro madre che non se la sentì di denunciare quel marito padrone, che era pur sempre il padre dei suoi figli.

Quella sera Davide preso dal più totale sconforto, uscì dalla caserma dei carabinieri e tornò a casa, scrisse una biglietto per suo fratello e si recò in garage dove lego una corda alle travi del tetto e si lasciò cadere giù. Morì cosi a soli vent'anni, per colpa di un padre che padre non era e per la fragilità di una madre che non aveva il coraggio di lottare se non per lei per i suoi due figli.

La mattina fu Marco a trovarlo andando in garage a prendere la legna per il fuoco, i suoi sentirono urlare e corsero fuori, videro Marco piangere con le mani sul volto. Guardarono dentro al garage è la scena era straziante, Marco si butto sul padre per prenderlo a pugni ed a urlargli che era tutta colpa sua, che Davide non si meritava di morire cosi e che doveva essere lui a morire.

Seguirono tutti i controlli del caso, quando scesero il corpo di Davide e lo adagiarono su un telo, marco si chinò su di lui piangendo e chiedendogli perché lo avesse fatto, perché lo aveva lasciato solo visto che lui aveva ancora bisogno del suo fratellone che lo proteggeva. Trovarono il biglietto, che ovviamente tennero come prova del suicidio ma lo fecero comunque leggere a Marco. Il biglietto diceva

<< Fratellino mio, scusami.. scusami perché non sono in grado di andare avanti in questa vita che il destino ci ha inflitto. Si felice per entrambi vai avanti con la tua vita e non farti sopraffare come me dalle circostanze. Tu sei forte. La mamma non sarà mai in grado di ribellarsi a quell'orco che noi abbiamo la sfortuna di chiamare papà... dalle un bacio da parte mia e ricordate che ovunque sarete, io ci sarò>>

Marco si sentiva svuotato, non riusciva più a sentire nemmeno dolore, era come se fosse morto anche lui. Il giorno del funerale quando il prete durante l'omelia disse che quella morte era dolore profondo per la famiglia, la madre, il padre ed il fratello, Marco si alzò in piedi gridando

<< Ma che ne sapete voi, famiglia? Quale famiglia, mio fratello è morto per colpa di quella che voi chiamate famiglia(poi guardando il padre ha aggiunto) è morto per colpa tua>>

Sua madre cercava di abbracciarlo e calmarlo ma lui ha percorso quei pochi metri lo separavano dalla bara, l'ha baciata e abbracciata piangendo ed è uscito dicendo

<< io a questa farsa non prendo parte, mio fratello sarà sempre con me ma io non con voi>>

Ha girato le spalle ed è uscito dalla chiesa.

Quel pomeriggio Marco è andato girando per il paese come un'anima in pena, era deciso a non fare rientro a casa, pensava a sua madre ma poi veniva sopraffatto dal pensiero che la morte di Davide per certi versi era anche colpa sua perché quella sera non aveva saputo difenderlo.

Sapeva che nel paese non sarebbe potuto restare a lungo, perché si conoscevano tutti, nel giro di poco tempo lo avrebbero costretto a tornare a casa.

Cosi preso da un attimo di follia, tornò a casa e mise qualche vestito nel suo zaino di scuola, stava per uscire poi si ricordò di dove suo padre metteva i soldi allora prese i risparmi di suo padre e i suoi, poi scrisse su un tovagliolo

<< mamma me ne vado ti voglio bene e di a quella specie di marito che hai che tutti i soldi li ho presi io>>

È uscito chiudendosi la porta alle spalle e non voltandosi più indietro. Andato alla stazione dei treni era indeciso su dove andare, era solo non aveva aiuto da nessuno quindi un posto valeva l'altro. Quando toccò a lui allo sportello l'impiegato della stazione chiese

<< prego dove vuole andare?>>

Era molto indeciso poi all'improvviso disse

<< Firenze >>

L'impiegato stampò il biglietto e lo consegno a Marco. Nel momento in cui salì sul treno Marco si sentì più leggero, più libero. Mancavano dieci minuti alla partenza del treno, appena questo prese a fischiare tirò un respiro di sollievo si stava lasciando alle spalle diciott'anni di percosse, ingiurie e minacce, l'unico rimpianto che aveva era quello di sapere che se un giorno avesse fatto mai ritorno, non avrebbe trovato Davide ad aspettarlo, ma questo purtroppo era un dato di fatto che non dipendeva da lui.

Avrebbe trascorso la giornata e la notte sul treno, gente che scendeva e saliva di continuo, ma lui era assorto nei suoi pensieri. Preso dalla fretta non ha comprato nulla ne da mangiare ne da bere, e inizia a farsi sentire lo stomaco. Una signora molto gentile accortasi che non mangiava gli ha offerto un panino che ha divorato in pochissimo tempo, era una famiglia nel vagone con lui. Come era bello vedere quelle persone che ridevano e giocavano tra loro, quella era una famiglia. La famiglia che a lui mancava.

Marco continuava a pensare a cosa avrebbe fatto arrivato a Firenze, non conosceva nessuno, dove avrebbe dormito. Queste cose forse era meglio non pensarle per ora, almeno quella sera avrebbe dormito in un posto caldo anche se era solo un treno.

Arrivato a Firenze, appena ha visto la confusione che c'era alla stazione in lui si è fatta avanti una tensione e una paura che non si aspettava, quello sarebbe stato un nuovo inizio.

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