Capitolo 31
And when we'll
wake up,
we'll forget the beautiful dreams
or the scary nightmares
and the only thing
that we'll remember
will be a shadow in the down.
(E quando ci sveglieremo
dimenticheremo i bellissimi sogni
o gli spaventosi incubi
e l'unica cosa che
ricorderemo
sarà un'ombra nell'alba)
Nik's pov
Cammino per la strada tenendo lo guardo basso, vorrei fissare la gente intorno a me, alla ricerca di un volto anonimo e di piccoli occhi malefici, ma comportarmi come un paranoico mi renderebbe solo più riconoscibile nonostante il cappuccio della felpa alzato a nascondermi alla bell'e meglio il viso.
Urto per sbaglio qualcuno e cado a terra con un grido. Sbatto forte la testa e per un attimo vedo dei puntini luminosi davanti agli occhi. Provo a strizzare ripetutamente le palpebre e sembra funzionare, la vista torna come prima e guardo con aria sconvolta la persona contro la quale sono andato a sbattere.
Sento il cuore battere a mille, che si tratti di... no, tiro un sospiro di sollievo e mi costringo a smettere di tremare. Non è lui. Non è il mostro.
La sensazione di sollievo è però di breve durata dopo che mi rendo conto effettivamente chi sia la persona a terra di fronte a me.
<<Coglione deficiente, guarda dove vai!>> Mi sbraita contro niente meno che Dorian Sepherd.
Okay, ora sono proprio nella merda.
Per quanto io mi sforzi non riesco ad odiarlo, no, quello che provo nei suoi confronti è un'invidia velenosa che a volte mi fa venire voglia di urlare e prendere a pugni qualcosa o qualcuno. Vorrei essere al suo posto. Vorrei essere il perfetto capitano della squadra di basket, il perfetto fidanzato di Alyssa, il perfetto ragazzo normale che non deve convivere con il fantasma di un bambino su una spiaggia e con l'incubo di due piccoli occhi crudeli.
<<Resterei volentieri a scambiarmi insulti con te, ma sono di fretta>> Dico rialzandomi, ma il ragazzo è più veloce di me: scatta in piedi e mi spinge contro il muro di una casa.
<<E dov'è che staresti andando? Di nuovo a fare sesso con la mia ragazza?>>
Posso quasi sentire il sangue affluire dal volto.
Quindi lui sa, Alyssa deve averglielo detto.
Mi tiro più su il cappuccio, sperando che Norris, se davvero mi sta cercando, non mi riconosca.
<<Ascolta, davvero rimarrei qui a litigare con te, ma come ti ho detto ho di meglio da fare, quindi levati. E scusami tanto se la tua ragazza ti ha tradito con me, magari potresti farti due domande su chi lei ami davvero.>>
è tutto troppo veloce. Vedo un lampo di furia gelida nei suoi occhi verde mare e mi rendo conto di aver appena commesso un grosso errore.
Il pugno mi colpisce in faccia, spingendomi la testa contro il muro. Questa è la seconda botta alla nuca che prendo nell'arco di cinque minuti e per un attimo mi si affaccia per la mente l'idea di rischiare un trauma cranico.
<<Ripetilo!>> Mi dice Sepherd. La sua voce è mortalmente calma, quasi dolce, come se stessimo parlando di pasticcini o di sport, ma i suoi occhi... i suoi occhi sono attraversati da saette di rabbia e qualcosa che assomiglia a... dolore? L'ho realmente ferito con le mie parole?
Comunque non ha importanza, se ho detto qualcosa che gli ha fatto male o meno, perché ora vengo colpito da un secondo pugno, in pancia stavolta.
Mi piego in due boccheggiando.
No no no no no no no. Intorno a noi si è formato un capannello di curiosi, gente di tutte le età che conduce una vita ordinaria. Si credono persone buone, alcuni andranno anche il chiesa la domenica, altri faranno volontariato, altri ancora torneranno a casa dalla propria famiglia e giocheranno sul tappeto con i figli, felici di vederli sorridere. Insomma, sono solo persone normali che con la violenza non hanno nulla a che fare. Sembrano così giuste e perfette quando le incroci per strada, ma la verità è che l'umanità che tutti osannano non è altro che una facciata. Una finzione che nasconde un animo violento e crudele, perché il dolore e la rabbia hanno un loro fascino oscuro se a provarla non sei tu ma sono gli altri. Si tratta di un perverso spettacolo che soddisfa la parte marcia e assetata di sangue delle persone.
Infatti nessuno muove un solo dito per fermare Sepherd quando mi tira un altro pugno, e un altro ancora.
Ora basta però. Scatto in piedi e reagisco. Provo a tirargli un gancio destro, ma lo schiva senza problemi. è poco più alto di me ed è più muscoloso, sono in svantaggio da subito.
Cerco di difendermi e metto a segno una gomitata sul suo naso, che comincia a sanguinare.
Sento distrattamente alcuni ragazzini che ci incitano a continuare.
<<Rissa! Rissa! Rissa!>> Gridano eccitati.
Un pugno mi colpisce sulla mascella e cado. Vorrei alzarmi, ma un calcio mi colpisce sulle costole e mi fa raggomitolare a terra più che posso, gridando per il male.
Bastardo, non mi ero reso conto che indossasse gli anfibi. Non sapevo neanche che gli anfibi facessero così male.
<<Basta>> Rantolo, ma la voce mi esce in un sussurro e non credo che Dorian Sepherd abbia capito, anche se dubito che si sarebbe fermato comunque.
<<Beh, fai ancora lo sbruffone?>> Mi domanda accucciandosi sui talloni per guardarmi negli occhi.
E in quel momento ho di nuovo paura.
Non paura di lui. Paura della gente che ci sta fissando. Paura delle voci che gireranno, i due ragazzi che hanno fatto rissa per strada per il tradimento di una fidanzata.
<<ANDATE VIA!>> Grido con tutto il fiato che ho in gola.
<<Andate via!>> Quasi singhiozzo.
Dorian sembra confuso. Magari crede che lo voglia implorare di smettere, oppure mandarlo a fanculo accettando stoicamente il pestaggio, non si aspetta decisamente il panico nella mia voce quando grido disperato alle persone di andarsene.
E poi qualcosa in lui cambia. Di punto in bianco, come se gli si fosse accesa una lampadina nel cervello, sembra capire qualcosa, sembra leggere qualcosa nei miei occhi, procurandomi una fastidiosa sensazione di disagio.
<<Non c'è niente da vedere! Forza gente, lo spettacolo è finito, andate a cercarvi qualcos'altro da fare!>> Esclama il ragazzo con voce perentoria e, incredibilmente, le persone se ne vanno.
Sbuffando di delusione certo, volevano vedere più sangue, ma se ne vanno!
<<Grazie.>> Borbotto.
<<E cioè io ti ho appena picchiato e tu mi ringrazi?>> Esclama stravolto il ragazzo.
Mi rialzo il cappuccio, anche se ormai c'è ben poco da nascondere dopo essere stato al centro dell'attenzione di tutti.
<<Devo andare, ma ti sei appena creato un'enorme assicurazione sulla vita.>> Rispondo semplicemente e zoppico via, sentendo lo sguardo del ragazzo appiccicato alla mia schiena per tutto il tempo.
Quando entro nel negozio vengo sopraffatto per un attimo dall'intenso profumo di fiori che permea l'aria.
<<Buongiorno! Posso aiutarla?>> Mi chiede una locuace commessa dalla cassa, che trasalisce quando vede il mio volto e improvvisamente non sembra più così cordiale. Dorian Sepherd deve proprio avermi conciato male! Sento dolore dappertutto, ma quello che voglio fare lo devo fare adesso che ne ho l'opportunità, e devo farlo da solo.
<<Ascolti... noi non vogliamo problemi quindi...>>
<<E io non voglio crearne.>> La tranquillizzo alzando le mani come per mostrare che non ho armi addosso. Devo davvero sembrare uno di quei ragazzi di strada, pronti per una rapina in qualsiasi momento.
<<Devo solo comprare un mazzo di fiori.>>
La donna sembra ancora un po' scettica. Noto che non deve essere molto più vecchia di mia madre, ha i capelli castani raccolti in una coda alta, dalla quale spiccano alcune ciocche grigie, gli occhi sono della stessa sfumatura del vasetto di terracotta posato sulla cassa.
<<Che fiori vuoi?>>
Scrollo le spalle reprimendo una smorfia per il dolore che mi ha dato persino questo piccolo movimento. Mi sa che a casa dovrò un paio di spiegazioni a mia madre. Dubito di poter fingere di non essere uscito, se torno in queste condizioni.
<<Scegli tu, io non me ne intendo.>> Le rispondo mentre intanto lascio vagare lo sguardo in giro. Sono in un negozietto senza molte pretese, è piccolo e sugli scaffali ci sono dei piccoli vasetti decorati con delle piante all'interno. Dal soffitto pendono rampicanti di edera e sul fondo del locale c'è una parete con i fiori già tagliati e pronti solo per essere messi in un mazzo.
<<Per chi sono? Per... la tua fidanzata?>> Chiede la signora.
<<Oh, no. Assolutamente.>> La sola idea di portare dei fiori a Florence mi disgusta, questi sono per qualcun altro, qualcuno che non vedo da molto tempo, ma che infesta sempre i miei sogni, e i miei incubi.
La fioraia sembra volermi chiedere qualcos'altro, ma poi capisce che più mi fa domande, più tempo dovrò restare qui, perciò prende velocemente dei fiori colorati e li lega insieme con un nastrino arancione.
<<Così vanno bene?>>
<<Sì, sono perfetti, grazie.>>
Pago in fretta e poi mi avvio lungo la strada tenendo la testa bassa.
E dopo alcuni metri eccomi qui, di fronte al cancello in ferro battuto.
Un morto che cammina è appena arrivato al cimitero. Penso con ironia, per poi varcare la soglia e avventurarmi tra le lapidi grigie.
Ciao a tutti! Comincio il mio piccolo angolo autrice con un'enorme quantità di scuse se non mi sono fatta più viva per due settimane, ma ero al mare e il tempo mi è sfuggito un po' dalla mente.
Ecco il capitolo trentuno, spero vi piaccia!
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