Capitolo 27

Che succederebbe se una stella caduta,
vittima delle sue insicurezze,
trovasse finalmente la forza di
piangere lacrime di luce
di fronte al caos e all'imperfezione della vita?

Certe volte incontriamo la persona giusta
al momento sbagliato. E quando la ritroviamo
anni dopo, riusciamo a guarire una parte
di noi che non ci apparteneva da molto tempo.

Il loro primo incontro è stato al momento sbagliato,
questo invece, è quello giusto.
🌠❤️🩹

Alyssa's pov

Sembra un posto magico.
Siamo in una radura ricoperta di erba verde smeraldo. Dietro di noi c'è un boschetto di betulle dai tronchi bianchi che alla luce del sole sembrano risplendere di argento, in contrasto con le foglioline piccole e delicate che ondeggiano placidamente per via del vento fresco e calmo.

Di fronte a me invece la radura prosegue per un paio di metri ancora, prima di lasciare il posto a una scogliera non troppo alta.
Sotto c'è il mare, le cui onde si infrangono sulla roccia della scogliera.
Respiro una generosa boccata d'aria e il profumo di salsedine mi riempie il naso.

<<Ti piace?>> Mi chiede Dorian.
Mi volto verso di lui e lo trovo a sorridere calmo.
Rimango a bocca aperta a fissarlo. Sembra un dio greco in questa radura meravigliosa.

La luce del sole si infrange sul suo volto, evidenziando la mascella e gli zigomi. I suoi occhi brillano con il riflesso del sole, proprio come il mare sotto di noi sembra punteggiato di diamanti. Gli stessi che gli illuminano lo sguardo, stavolta non divertito, o lascivo, o malizioso. Nel profondo dei suoi occhi chiari vedo limpidamente la pace.

La stessa che avvolge questo luogo, la stessa che avvolge il mio cuore in questo momento.

I suoi capelli sembrano quasi castani e le sue fossette sono ben in vista. Solo l'inchiostro nero delle sue mani non è minimamente cambiato sotto a questo sole primaverile. Le ossa scure tatuate risucchiano la luce e danno al ragazzo un'aria... non so come spiegarlo, come di equilibrio. Quelle ossa smorzano un po' la vitalità e la luce che irradia Dorian, creando un contrasto tenebroso, come quello tra la vita e la morte.

<<Allora? Perché non rispondi, Stellina?>>
<<Io... sono senza parole. è stupendo...>> Balbetto continuando a guardarmi intorno.
Dorian sembra quasi sollevato, come se non fosse esattamente sicuro che mi sarebbe piaciuto.
<<Vengo qui da quando sono piccolo.>> Ammette sedendosi per terra. Mi fa un cenno e io mi lascio cadere sgraziatamente accanto a lui. L'erba è soffice e morbida sotto alle mie dita, sembra un tappeto punteggiato qua e là da fiorellini bianchi.

<<Non mi sono mai sentita così.>>
<<Così come?>> Mi chiede lui stendendosi sull'erba.
<<Viva.>>
Lo guardo di sottecchi, sembra completamente a suo agio steso a terra con le braccia piegate dietro alla testa come una sorta di cuscino.
Sono leggermente combattuta. L'ultima cosa che la me dedita alla perfezione vorrebbe è sporcarsi i capelli e i vestiti di erba, ma quell'Alyssa non è qui ora.
Ne è nata una nuova, anche se non so quando di preciso sia cominciata a cambiare, e pian piano sta prendendo il posto di quella vecchia.

Non so se sia un bene.

La nuova Alyssa si stende accanto a Dorian, meravigliandosi di quanto sia bello il cielo visto così.
<<Sembra il mare al contrario.>> Sussurro.
Dorian ride di gusto.
<<E se invece fosse il mare ad essere un cielo al contrario?>>
<<Attenzione! Dorian il filosofo è tornato e adesso comincerà a perdersi nelle sue affermazioni insensate e assolutamente incomprensibili.>>
Scherzo guardando una nuvola.

<<Dorian il filosofo non è una parte di me, è la mia vera essenza, Stellina. Mettitelo bene in testa, sei fidanzata con un genio.>>
<<Ceeertoooo, un vero genio.>>

Dorian volta la testa per guardarmi meglio.
<<Facciamo un gioco?>> Mi chiede.
<<Ho paura di sentire di che si tratti. Se prevede lo svestirsi non ci sto. Non qui.>>
Lui scoppia a ridere.
<<Ma come pensi male, amore! No, per quanto ti voglia togliere i vestiti non è questo il caso, purtroppo. A meno che non sia tu a chiedermelo, in questo caso puoi fare di me quel che vuoi. Tipo...>>
<<Non mi interessa, grazie. Che gioco è?>> Lo interrompo arrossendo come un peperone.

<<Bottle-flip. Sai come si gioca?>>
Inarco un sopracciglio, sorpresa.
<<Bottle-flip? Il gioco della bottiglia? Sei serio?>>
<<Serio come un frigorifero.>>
Lo guardo di sbieco. Ma perché è fissato con questi frigoriferi?

Lui sembra notare la mia confusione, perché scuote la testa e dice:
<<Lascia perdere, è una storia lunga. Comunque sì, il gioco della bottiglia, chi riesce a farla cadere in piedi può fare una domanda e l'altro è obbligato a rispondere sinceramente.>>
<<Ci sto.>>

Dorian sorride e prende dalla sacca che non ricordavo avesse portato una bottiglia d'acqua.
La apre e ne beve due sorsi, poi me la porge.
<<Se è piena non funziona.>>
Annuisco e ne butto giù un po'. è calda, ma non spiacevole.

<<Comincio io. Abbiamo tre tentativi, se falliamo passa il turno. Hai mai mangiato la pizza con l'ananas?>> Dice Dorian lanciando la bottiglia in aria dopo essersi seduto. Mi tiro su anche io, nonostante stare stesa nell'erba fosse una delle cose più piacevoli che abbia mai fatto.
La bottiglia cade dritta al secondo tentativo.
Lo guardo mordendomi le labbra.

<<Allora... sì, l'ho fatto, ma avevo cinque anni ed è principalmente colpa di mio cugino che mi ha sfidata. Però era veramente terribile.>>
Rabbrividisco ripensando al sapore dolciastro dell'ananas sulla salsa di pomodoro salata.
Anche se avevo cinque il ricordo è ancora vivido e preciso nella mia mente.

<<Ma sei seria?>> Chiede Dorian e io annuisco affranta, scatenando una risata da parte sua.
<<Tocca a me. Cos'hai pensato la prima volta che mi hai vista.>>
Lancio la bottiglia, che cade orizzontalmente.
Al secondo tentativo succede la stessa cosa.
Prendo un respiro profondo e riprovo.

La bottiglia si inclina pericolosamente da un lato e, per un attimo, sono convinta che anche questa volta si concluderà con un fallimento. Invece si raddrizza e si ferma in verticale. Per poco non salto in piedi esultando.
Dorian sembra combattuto. Non posso biasimarlo, la prima volta che mi ha vista... beh, avevo appena tirato un pugno al muro.
<<Ho pensato di essere di fronte ad una stella caduta. Una stella caduta dal cielo e condannata per ciò che è. Ed è per questo che ti chiamo Stellina.>>

Lo guardo scettica.
<<Pensavo mi chiamassi così per il tatuaggio.>> Dico riferendomi alla stella che si riflette in uno specchio che ho impressa sulla spalla.
<<No, quella è stata una coincidenza divertente.>>
<<Quindi tu hai pensato a me come ad una stella caduta perché ho tirato un pugno al muro?>>
I suoi occhi sembrano spegnersi, come se si fossero persi in un ricordo intenso e doloroso.

<<Alyssa... tu sei stata sincera con me, dicendomi di quello che ti successo con Niklaus ieri. Credo di dover essere sincero anche io.>>
Prende fiato e credo che stia cercando le parole.

Ho paura di quello che sta per dirmi. Ho come l'impressione che la vecchia me stia ridendo in un angolo, pronta per quando Dorian spezzerà il mio cuore proprio come ha fatto Nik.
<<Quel giorno in bagno... non è stata la prima volta che ci siamo visti e parlati. Solo che probabilmente tu non mi hai riconosciuto.>>
Resto interdetta.

è impossibile che io mi sia dimenticata di lui o non lo abbia riconosciuto.
IMPOSSIBILE.
Dorian è quel tipo di persona che ti rimane impressa. Lui è quel tipo di persona capace di fissarsi in maniera permanente nella mente di qualcuno, spingendolo a pensare ai suoi occhi limpidi nei momenti meno opportuni, costantemente.
Una volta che si ha visto Dorian Sepherd è impossibile dimenticarlo.

<<E quindi quando è stato?>> Chiedo, ma lui scuote la testa.
<<Aspetta il tuo turno, Stellina, ora tocca a me.>>
Lancia la bottiglia e fa bottle-flip al primo colpo.

<<Ami ancora Niklaus?>>
Resto a bocca aperta.
<<Che razza di domanda è?>>
<<Rispondi.>>
<<No!>> Protesto, ma il ragazzo non demorde.
<<Voglio saperlo. Lo ami ancora sì o no?>>
<<Perché ti importa?>>
<<Rispondi e basta.>>

Ci rifletto su. Lo amo? La vecchia Alya avrebbe detto subito sì, ma io...
Io ora non lo so più. Se penso a lui vengo travolta da emozioni fortissime e intense, ma non... non mi sento viva come mi sono sentita oggi. E l'amore è fatto di vita. è fatto di luce. è fatto di grandi emozioni e piccoli gesti. L'amore è trovare il sole della nostra galassia ed essere a nostra volta il sole di qualcuno. L'amore è vedere le proprie stelle negli occhi di un'altra persona, una persona capace di vedere i nostri demoni e le nostre insicurezze e amarle come noi non ci siamo mai amati.

L'amore è affrontare il buio mano nella mano, affidandosi alla presenza dell'altro cuore che batte all'unisono col nostro nell'oscurità. Insieme. L'amore è superare tutto insieme. L'amore è non arrendersi di fronte alla sofferenza, anche se sembra durare un'eternità. L'amore è splendido e doloroso allo stesso tempo. L'amore è far sorridere qualcuno nella tempesta, scuotendo come un terremoto il suo cuore.

Questo dovrebbe essere l'amore.

Ma quello che provo per Nik è una spina imbevuta di miele nello sterno. Mi si è conficcata nel cuore come una freccia e fa male. Fa male se penso a lui, fa male se penso a me, fa male se non penso affatto.
Ma sembra bella, imbevuta di dolce miele e zucchero. Una bella bugia incastrata nel petto, che ammira soddisfatta la voragine sotto di me.

<<Non lo so.>> Rispondo sinceramente.
Non riesco a decifrare la sua espressione. è pensieroso e nei suoi occhi colgo una punta di sollievo mescolato a gelosia, ma si ricompone subito, sfoggiando il suo solito sorriso strafottente. Quelle emozioni spariscono così in fretta dalle sue iridi che comincio a pensare di essermele immaginate.

<<Tocca a me. Quand'è stata la prima volta che mi hai vista?>>

Lancio la bottiglia, ma cade tutte e tre le volte in orizzontale.
Maledico la mia inesperienza con questo gioco, non sono mai stata molto brava e di conseguenza non ci ho giocato molto spesso.
<<Mi dai un altro tentativo?>> Chiedo sbattendo le ciglia e facendo gli occhi dolci.
Lui socchiude le palpebre fingendo di riflettere.
<<Stellina del mio cuore... non lo so. Ci sono delle regole. Tre tentativi e poi passa il turno, ma proprio perché sono regole le possiamo infrangere. Poi però io posso farti una domanda alla quale dovrai rispondere per forza, indipendentemente da come va questo tiro.>>

<<Ci sto.>> Lancio la bottiglia, ma all'ultimo minuto la afferro mentre è ancora in aria e la posiziono in verticale.
Dorian ride di gusto passandosi una mano tra i capelli.
<<Diamine, Stellina! Ogni volta che credo di aver capito qualcosa di te mi sorprendi! Pensavo fossi una di quelle perfettine innocenti ligie al dovere. MAI infrangere una regola.>>

<<Sono tutto fuorché una perfettina innocente.>> Rido e lui annuisce.
<<Il fatto che tu non sia affatto innocente l'ho notato sulla mia pelle, e se devo essere sincero, non vedo l'ora che tu mi dimostri di nuovo quanto poco innocente sei.>>
Gli tiro una manata sulla spalla.

<<Se speri di distrarmi con le tue avances ti sbagli. Ora rispondi alla mia domanda e dopo, magari, potrò valutare l'idea di mostrarti quanto non sono innocente.>>
Lui sogghigna.
<<Sono irrimediabilmente tentato. E va bene, risponderò, ma non so come potresti reagire.>>
<<Che intendi?>> Chiedo preoccupata.

Lui fa un bel respiro.
<<Circa sei anni fa i miei genitori hanno adottato Becka dopo che i suoi sono morti in un incidente d'auto. Se ci vedi adesso siamo come fratelli, ma in quel periodo... non scorreva buon sangue tra noi.>>

Scuote la testa e vedo il senso di colpa dipinto nei suoi occhi.
<<Ero geloso. Vedevo Rebecka come un'intrusa in casa mia. Un'intrusa che stava rubando tutto l'amore dei miei genitori in modo che non ne rimanesse per me.>>
<<Ovviamente non era così, ma ero piccolo e immaturo, e le ho reso il suo primo anno con noi un inferno, finché una sera dove i miei erano fuori casa non ho superato il limite.>>

Lo ascolto rapita, non riesco a credere che lui abbia reso la vita di Becka un inferno. Quei due mi danno l'idea di poter uccidere l'uno per l'altra. Dorian è il classico stereotipo del fratello perfetto.
Ma nessuno è perfetto, e sotto alla superficie c'è sempre del marcio, acquattato nel passato e pronto ad infestare i sogni la notte.

<<L'ho insultata pesantemente e lei è scappata di casa. I miei stavano lavorando e io mi sentivo terribilmente in colpa, così sono uscito e ho cominciato a cercarla. Sono andato a vedere al parco vicino a casa mia e lì ho trovato qualcuno, ma non Becka. Ho trovato te. Ti avevano legata all'albero e picchiata pesantemente, non riuscivi nemmeno a piangere. Quella è stata la prima volta che ti ho vista, quando ti ho riportata a casa tua.>>

Non riesco a muovermi.
<<Eri tu... sei sempre stato tu...>>
La radura sembra vorticarmi intorno e ho paura di svenire. Mi si offusca la vista e ansimo alla disperata ricerca di aria. In tutto questo tempo... Dorian. Lui.
Scuoto la testa.
<<No, non è possibile.>>
<<Sì, invece. Ero io Stellina. Ti ho riportata a casa tua e sono andato a cercare Becka. Io...>>
Scuoto ancora la testa.
<<Perché me lo dici solo ora?>> Grido facendo scappare un uccellino dal ramo di una betulla.
<<Io...>>
<<Perché?>>

Scoppio a piangere senza ritegno, ripensando a quella notte. Forse non è solo colpa di Nik, il vuoto che ho nel petto. Forse è colpa di tutte quelle cose che l'hanno scavata nel tempo, ed è stato il mio migliore amico a farla traboccare dopo avermi abbandonata.
Sento due braccia possenti che mi stringono e per una volta mi concedo di piangere sulla spalla di qualcuno. Per una volta permetto ad un'altra persona di vedere completamente questa parte di me.
<<Ero sempre da sola, un'emarginata. A parte Nik non avevo nessuno e Florence... la stimavo così tanto. Volevo solo essere come lei. Volevo essere sua amica.>>
Singhiozzo.

Dorian mi accarezza i capelli con dolcezza, rassicurandomi a bassa voce.
<<E quando hanno cominciato a sembrare mie amiche... io ero così felice. Poi però quando la sera siamo uscite ha... ha detto che l'avevo definita una t-troia. Ma non era vero. E lei lo sapeva, Dorian, lei lo sapeva. Era solo un pretesto.>>
Mi bacia una tempia e le lacrime pian piano rallentano, anche se continuo a singhiozzare.
<<Ho avuto paura. Ho avuto tanta paura.>>

<<Lo so, amore. Ma sono qui. Sei qui, e sei molto più di quello che Florence può distruggere di una persona. Per quanto si impegni quella ragazza è vuota, e cerca emozioni di altri per riempirsi. Vuole la paura, vuole il dolore, perché lei non li ha mai dovuti provare in vita sua, quindi usa gli altri per cercare di capire sensazioni che non l'hanno mai sfiorata.>>

Respiro il suo profumo di mare.
<<L'hai mai amata?>> Chiedo debolmente.
<<No, eravamo una di quelle coppie che sembrano perfette ma che si sono trovate solo per le apparenze. L'ammiravo e mi sono messo d'impegno perché mi notasse. Mi sono fatto in quattro per entrare nella squadra di basket, ho iniziato ad uscire con Stanley, sono cambiato. E lei si è accorta di me, ma ben presto ho capito che ero solo un passatempo e io... non mi è mai piaciuto essere un passatempo. L'ho lasciata e per vendicarsi lei se l'è presa con Becka. Io... beh, questo non spetta a me dirtelo ma a Becka, riguarda lei.>>
Annuisco sul suo petto e mi asciugo le lacrime con la manica della giacca che lui mi ha prestato.

<<Grazie.>> Dico infine.
E mi sento leggera.
Mi sento di nuovo viva.
La voragine nel mio petto non è più vuota, ora è piena di questo momento. Piena di noi due abbracciati sotto al sole.
Piena del colore dell'acqua, del frusciare delle foglie, dello sciabordio delle onde, del profumo di salsedine, del calore dei raggi del sole sui nostri volti.

Piena di speranza.
La speranza di un nuovo inizio.

Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, perché io l'ho amato. Credo sia il mio capitolo preferito in assoluto della storia. Finalmente Alyssa sta cominciando a guardare oltre al suo dolore e a riempire la sua voragine con la vita. No, vi giuro, io mentre lo scrivevo mi sono messa a piangere, non so perché🥺
Ditemi che ne pensate!

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