Capitolo 26

Una luce brilla nel petto.
Illumina macerie e cocci spezzati
mentre li ignoro e mento
sotto ai suoi brillanti occhi fatati

Alyssa's pov

Mi sento libera.
Mi sento viva.
Mi sento importante.

Mi sento unica.
Mi sento in grado di respirare di nuovo.

Mi sento così mentre sfrecciamo sulla strada come una stella cadente che insegue un sogno sconosciuto persino a sé stessa.
Mi stringo più forte a Dorian mentre lui accelera. Non ho intenzione di chiedergli di rallentare, nemmeno se rischiassimo di schiantarci. Questa velocità mi fa sentire viva, più viva di come mi sento da molto. La strada è abbastanza trafficata e il ragazzo fa slalom tra le auto, incurante delle persone che gli suonano contro, indignate.

Il vento mi agita i capelli che escono dal casco, e Dorian si immette sulla statale litoranea. Il mare è alla mia destra, le onde si muovono placide, niente a che vedere con i cavalloni alti e aggressivi di ieri.
L'acqua è cristallina vicino alla spiaggia, e non riesco a fare a meno di pensare che sia dello stesso colore degli occhi di Dorian, quella particolar sfumatura tra l'azzurro e il verde mare. Il sole è alto in cielo e i suoi raggi si riflettono sulla superficie increspata dell'acqua, che brilla come se fosse una preziosa trapunta intessuta con dei fili di diamante.

Più lontano dalla riva l'acqua si fa pian piano più scura, lasciando posto ad un profondo blu cobalto, intenso come il cielo quando il sole è appena tramontato, ma rimane ancora quella flebile luce fantasma che si attarda a salutare l'orizzonte, per poi lasciare il posto alla luna e alle stelle, algide e lontane.

La statale passa accanto alla spiaggia, che oggi è piena di gente. I bambini corrono sulla sabbia ridendo e gridando. Alcuni giocano con palloni colorati, altri nuotano tra le onde deboli e giocose, ignari di quanto sembrino puntini insignificanti in quella distesa di acqua sterminata che raggiunge l'orizzonte e lo supera pure.
Il mondo sembra strabordare di vita. I colori sono più vividi di quanto io li abbia mai visti in vita mia, ma forse sono sempre stata io ad avvolgere automaticamente i miei occhi con un velo grigio di tristezza e disillusione.

Sono stata io, a convincermi di vedere il mondo come un posto freddo e smorto? Da dove viene tutta questa luce? Quella che rende i colori splendidi e brillanti, quella che spinge i bambini a ridere nella loro beata infanzia, quella che spinge a provare emozioni forti e travolgenti come quelle che sto provando ora?

Gioia. Sento la gioia. Una gioia che non avevo mai provato. Un'euforia legata al vento fresco, ai colori intorno a me, al ragazzo che sto stringendo per non cadere.

Scoppio a ridere piena di meraviglia.

Mi sento viva.

Pian piano però la strada si scosta sempre di più dalla spiaggia, lasciando il posto a delle scogliere alte e arroccate, protette da lunghi filari di alberi che nascondono la vista dell'oceano. Se non ci fossero i rumori delle auto a coprirlo, però, si sentirebbe il suono delle onde che si infrangono contro gli scogli di ardesia.

Il viaggio continua così per un po', finché Dorian non svolta in una stradina in salita deserta, senza il traffico soffocante della statale.
La strada sterrata è costeggiata da alberi di betulle secolari.
I loro tronchi, di solito sottili ed esili, sono belli robusti. A vederli così direi quasi che siano grandi come il petto muscoloso di Dorian. Sembrano tutto fuorché qualcosa di fragile.
Le foglie oscillano al nostro passaggio, come se ci stessero dando il benvenuto.

Dorian ferma improvvisamente la moto, che si sbilancia di lato, dandomi l'impressione di cadere. Di riflesso mi stringo di più al ragazzo di fronte a me, che mette giù un piede per mantenere l'equilibrio e tirare giù il cavalletto.
Si sfila il casco dalla testa e seppur a malincuore mi stacco da lui e scendo, imitandolo.

Appoggiamo i caschi ad un tronco dalla corteccia d'avorio.
<<Andiamo, Stellina. Dobbiamo camminare un po'.>>
Mi avvisa e io lo seguo lungo un sentiero che si snoda tra le betulle frondose.
Lui si mette dietro di me e, improvvisamente, mi mette le mani sugli occhi, impedendomi di vedere.
<<Ehy!>> Protesto.

<<Fidati di me, va bene? Ne varrà la pena.>> Mi dice e io gli do retta, anche se preferirei vedere dove metto i piedi.
Procediamo in silenzio, come se avessimo paura di disturbare la pace di quel luogo.
Sento l'odore dei fiori e il cinguettio dolce e melodioso degli uccellini appollaiati tra i rami.

<<Attenta alla radice.>> è l'unica cosa che Dorian sussurra ad un certo punto, finché ecco che sento i raggi del sole colpirmi direttamente il volto senza più la fresca ombra delle betulle.
Sento lo sciabordio delle onde da qualche parte di fronte a me che si infrangono su degli scogli.

Siamo su una spiaggia? Ma il suono è lontano, è come se il mare fosse sotto di noi.
<<Arrivati?>> Chiedo.
In tutta risposta il ragazzo mi tira via le mani dagli occhi e io resto incantata.

<<Wow...>> Sussurro.

Ciao a tutti! Questa in realtà è solo una parte del capitolo che volevo pubblicare, ma siccome risultava troppo lungo ne ho tolto una parte e l'ho spostata nel capitolo successivo, che pubblicherò insieme a questo! Qui non accade molto, lo so, ma nel prossimo sono veramente fiera del mio lavoro!

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