Capitolo 25

Si infrangono le onde
sotto alla scogliera.
Cala il sole e arriva
la sera,

Alyssa's pov

Arriviamo a casa di Dorian in un quarto d'ora. La villetta è esattamente come la ricordavo, solo che adesso fuori dalle finestre sono state messe delle foriere con dei gerani pieni di boccioli bianchi.

Lui parcheggia e scendiamo. Abbiamo parlato molto in macchina, del più e del meno, di cose senza importanza e superficiali, ma è la prima volta ad eccezione di Carrie e Nik quando ancora eravamo migliori amici che riesco a parlare così liberamente con qualcuno senza troppa paura di essere giudicata. Forse dipende anche dal fatto che lui ha già visto quella parte fragile e insicura di me.

<<Andiamo, Stellina!>> Mi suonando il campanello.
<<I tuoi genitori sono a casa?>> Chiedo.
Dorian scuote la testa.

Sto per chiedergli perché abbia suonato se non c'è nessuno, quando la porta si apre ed ecco che appare Becka, con i capelli afro sparati in tutte le direzioni, un pigiama blu e l'aria assonnata.

<<Ben tornato, Frigorifero. Spero che tu abbia una buona giustificazione per non essere tornato a casa stanotte, perché mamma quando torna ti uccide.>> Dice sbadigliando e facendosi da parte per farci entrare.
Sembra accorgersi di me solo ora e mi saluta con un cenno del capo riccioluto.
Io lancio un'occhiata confusa a Dorian.

<<Frigorifero?>> Gli domando.
Becka fa un sorrisetto storto. <<Lunga storia.>>

Sono ancora curiosa, ma non insisto. Lunga storia è un modo per lasciar intendere di non insistere.
<<Ho fame, che c'è da mangiare?>> Chiede Dorian dirigendosi in cucina a grandi falcate.
<<Ma se siamo stati al bar giusto venti minuti fa?>>
<<Credi che questi splendidi muscoli...>> e mi mostra un bicipite ben definito e grande.
<<Si accontentino di un piatto di pancake preparati con astio?>>

Vorrei alzare gli occhi al cielo ma Becka mi precede accompagnandomi in cucina. Ci sono molte foto attaccate sul frigorifero con delle calamite colorate. Quella che mi colpisce di più è una scattata quando avevano circa undici anni. Probabilmente era Halloween, e Dorian e Becka avevano indossato dei lenzuoli con dei buchi per gli occhi per sembrare due fantasmi.
Nonostante avessero quel costume che gli copriva i visi noto subito lo sguardo complice tra i due bambini nella foto, come se avessero appena commesso una marachella insieme e nessuno sospettasse di loro.

Becka nota la foto che sto guardando e sorride nostalgica.
<<Era Halloween?>> Chiedo tanto per fare conversazione mentre Dorian apre un grande armadio e tira fuori un pacco di biscotti al cioccolato.
<<No, era una celebrazione.>>
Aggrotto le sopracciglia.

<<Celebrazione per cosa?>>
<<Il primo casino che abbiamo fatto insieme.>>
Ora sono veramente curiosa, aspetto in silenzio che la ragazza continui, ma è Dorian a dire:
<<Abbiamo terrorizzato a morte il custode del cimitero e si è licenziato.>>

<<Aspetta, ma voi state parlando di quando sette anni fa quell'uomo ha cominciato a dire che c'erano dei fantasmi nel cimitero?>> Ricordo vagamente la notizia, era apparsa su tutti i giornali e la nostra cittadina era diventata per breve tempo la meta di tutti i cacciatori di fantasmi e soprannaturale dello stato, che avevano invaso il camposanto come mosche attirate dal miele.

Dorian e Becka scoppiano a ridere.
<<Già. A nostra discolpa possiamo dire che non ne avevamo intenzione, ma poverino, ha sentito delle voci tra le tombe parlare di cuculi e di microonde, ci credo io che era terrorizzato!>>
Scuoto la testa sconvolta. Non voglio saperne altro e ho come l'impressione che questa sia una delle cose più innocue che abbiano fatto questi due.

Dorian mi porge il pacco di biscotti, e io accetto volentieri. Sono davvero buonissimi! Il cioccolato ti si scioglie in bocca in un'esplosione di dolcezza e gusto, e la frolla è croccante e saporita.

<<Comunque... per quale arcano motivo voi due non siete a scuola?>> Ci chiede Becka cercando di sistemarsi i capelli in un codino disordinato.
<<Siamo bimbi grandi adesso. La scuola non ci serve più.>>
Alzo gli occhi al cielo esasperata.
<<Ci siamo svegliati tardi.>> Dico.

Becka mi sorride con aria divertita.
<<Avete dormito insieme? Nello stesso letto, intendo.>>
Avvampo, anche se non so perché. Non perché mi vergogno o perché sia imbarazzante, ma perché il ricordo del corpo di Dorian, presente e solido accanto a me, mi fa affluire il sangue alle guance, insieme ad una fastidiosa sensazione di calore nella parte bassa del ventre.

<<No, la mia Stellina mi ha fatto dormire sul tappeto. Certo che abbiamo dormito nello stesso letto Becka, ma non torturare Alyssa cercando di tirarle fuori confessioni strane. Non abbiamo fatto nient'altro se non dormire.>>
Chiarisce Dorian.

Becka mi fa l'occhiolino.
<<Ceeeertooo, vi credo.>> Poi a voce più bassa mi dice:
<<Dopo voglio tutti i dettagli. Tutti.>>
Dorian scuote la testa e mima la parola "scusa" con le labbra carnose.

Mi volto verso sua sorella e le rispondo:
<<Certo!>>

Il ragazzo sembra strozzarsi con il biscotto che sta mangiando.
<<Stellina! Ti allei con mia sorella adesso?>> Esclama e io annuisco con finta aria contrita.
<<Tra ragazze ci capiamo.>> Dico battendo il cinque a Becka.

<<Tradito dalla mia ragazza e da mia sorella! Che disonore per un uomo!>>
Cerco di mantenere un'espressione seria, mentre Becka gli mostra il dito medio.
<<Ma che uomo e uomo, se a stento ti sai allacciare le scarpe!>> Povero Dorian, Becka lo sta proprio distruggendo, ma lui continua con la sua messinscena da finto offeso.
Questo ragazzo è nato per essere una drama queen.

<<E HANNO IL CORAGGIO DI INSULTARMI PURE! NON VI BASTA ALLEARVI ALLE MIE SPALLE?>>

<<Stai tranquillo, ti vogliamo bene lo stesso.>> Gli dico mandandogli un bacio con la mano.
Lui si alza e mi raggiunge in due lunghi passi. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia dolcemente.

<<Grazie, Stellina. Almeno tu mi difendi. Ti voglio bene anche io.>>
Trattengo il respiro a quella dichiarazione inaspettata. Non so se fosse serio o lo avesse detto a beneficio della sorella che sta fingendo di vomitare, infastidita dalle nostre effusioni.
Gli accarezzo una guancia e devo mettermi in punta di piedi per dargli un bacio sul naso.

<<Avete finito?>> Si lamenta la ragazza.
<<Abbiamo appena cominciato.>> La avverte il fratello.

<<Comunque alla mamma non dico che avete marinato scuola.>> Dice di punto i bianco la ragazza.
<<Grazie Becky.>>

<<Perché neanche tu sei a scuola?>> Chiedo.
Dorian e Becka si irrigidiscono e in un attimo tutta la loro allegria sembra essere sparita.
<<Io studio a casa.>> Dice la ragazza abbassando lo sguardo sul pigiama blu scuro.
Ho paura di averla offesa in qualche modo, ma quando torna a fissarci i suoi occhi sono divertiti come prima, anche se sembra che stia cercando di nascondere un'ombra di tristezza a tutti i costi.
Vorrei chiederle perché, ma preferisco non insistere.

<<Io e Alyssa andiamo a fare un giro.>> La informa il fratello.
Becka annuisce come se non si aspettasse nient'altro.
<<Aspettami qui Stellina del mio cuore, vado a prendere una cosa.>>
E detto questo Dorian esce dalla cucina lasciandomi sola con la sorella.

In un instante ecco che mi sento profondamente a disagio. Mi ricordo di quando Becka mi ha presa in disparte per parlarmi. In quel momento non mi era parso di starle molto simpatica, nonostante con Dorian nei paraggi mi abbia sempre trattata benissimo.

<<Alyssa?>> è lei a spezzare il silenzio imbarazzante che è appena calato tra noi. Il suo tono di voce però è un po' incerto, come se non sapesse bene cosa dire o come dirlo.
<<Dimmi pure.>>

<<Tu... tu pratichi boxe, vero?>>
Annuisco confusa.
<<Sì, ho allenamento proprio questo pomeriggio. Perché me lo chiedi?>>

<<Beh, ecco... dici che se mi iscrivessi... secondo te dovrei provare?>> Mi chiede timidamente.
<<Ovvio che sì!>> Esclamo sorridendole. è sempre bello quando arriva qualcuno di nuovo in palestra, e poi chissà, magari potrei anche diventare amica di Becka.
<<E quando potrei venire?>>
<<Pure questo pomeriggio se vuoi. Posso scrivere al nostro allenatore che verrai a fare una lezione di prova.>>

Lei annuisce assorta. <<Grazie mille, mi piacerebbe molto.>>
<<Perfetto, allora passo per le quattro, così ti accompagno.>>
Becka mi fa un cenno di assenso.
<<Grazie mille>> Ripete.

Mi sembra un po' strana, ha lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse annegando in dei ricordi e, da come stringe nervosamente le labbra, dubito che stia pensando a qualcosa di piacevole.
<<Va tutto bene?>>
Lei annuisce con un sorriso forzato, poi, semplicemente si alza e se ne va.
Non so se dovrei seguirla oppure no, ma nel momento in cui mi alzo per raggiungerla entra Dorian, con una felpa e dei pantaloni neri da motociclista.

Mi porge una giacca di pelle che io guardo confusa.
Sembra comoda e sulla parte anteriore ci sono delle borchie vicino alla cerniera di metallo argenteo che riflettono la luce che filtra dalle tende della cucina.

<<A che mi dovrebbe servire?>>
Mi fa l'occhiolino con aria cospiratoria:
<<Fidati di me e seguimi.>>

Scrollo le spalle e faccio come mi ha detto, tanto non mi costa nulla. Una volta in corridoio però, non usciamo dalla porta principale, ma invece prendiamo un'altra rampa di scale che non avevo mai notato e che scende verso il basso.
<<Dove stiamo andando?>>

Le scale sono strette e buie, Dorian deve cercare a tentoni un interruttore nell'oscurità, per accendere una lampadina dalla luce giallastra e tremolante.
è un po' inquietante, lo ammetto, ma lo seguo senza fare troppe storie. I gradini sono bassi e rischio di inciampare almeno due volte, provocando una risatina divertita a Dorian, che ha la prontezza di afferrarmi per la vita e tirarmi contro il suo petto massiccio.

<<Ma che ti ridi!>> Borbotto tirandogli un pugno scherzoso sul braccio che mi cinge i fianchi.
<<Ti ho appena salvata da dei pericolosissimi gradini! Non mi dici neanche grazie?>>
Sospiro, con la schiena ancora appoggiata al suo petto.
<<Fanculo ai gradini!>>
Mi risponde dandomi un bacio sulla guancia e lasciandomi andare.
Sento come una sensazione di freddo dove prima c'era lui, ma stringo i denti e cerco di non pensarci.

Stavolta faccio molta più attenzione ai gradini e non rischio più di fare un bel volo giù per le scale.
Arriviamo in un garage spazioso e ordinato. C'è un mobiletto con degli attrezzi per il bricolage e accanto...
Accanto una moto nera con le cromature argentate attira il mio sguardo come una calamita. Ho sempre adorato le moto e questa è magnifica.

Devo averlo detto ad alta voce, perché Dorian annuisce con un sorriso orgoglioso sul volto.
<<Sono felice che ti piaccia la mia moto, Stellina. Soprattutto perché ci dobbiamo salire.>> E con questa affermazione mi infila un casco preso da uno scaffale vicino alla porta che non avevo notato.
Non protesto assolutamente. Sento il cuore battermi nel petto come il rullo costante di un tamburo.

Sono nervosa, ma al contempo elettrizzata.
<<La sai guidare, vero?>>
<<Stellina, fingerò che tu non mi abbia realmente fatto questa domanda.>>
Scrollo le spalle.

<<C'è la possibilità che questo sia solo un tuo espediente per sembrare più figo ai miei occhi.>>
<<Prima cosa: sono felice che tu abbia detto più figo. Questo vuol dire che mi ritieni già così e che questo è solo qualcosa in più da aggiungere alle mie infinite qualità.>>

Ignora quando alzo gli occhi al cielo con aria infastidita dalla sua arroganza.
<<Seconda cosa: ovvio che è un mio espediente per fare colpo, anche se so che già mi adori.>>
Gli passo le braccia intorno al busto e cerco di abbracciarlo tirando indietro la testa il più possibile per evitare di sbattere con il casco sul suo naso.
<<Sei un vanesio arrogante.>>
<<Certo, ma ti sei dimenticata di dire che sono un magnifico, bellissimo, intelligente e simpatico vanesio arrogante.>>

Fa una piccola pausa e poi aggiunge:
<<E anche stupendo, e il tipo di ragazzo che chiunque vorrebbe intorno, perché vedi, sono incredibile.>>
<<Incredibilmente scemo, vorrai dire.>>
<<Sono qualunque cosa tu voglia io sia.>>

Mi porto una mano sulla fronte e scuoto la testa, ignorando questo flirt spudorato.
<<E se dicessi che ti voglio modesto?>>
Lui fa un'aria contrita mentre la sua bocca forma una smorfia di finto sdegno.
<<No, Stellina del mio cuore. Mi dispiace ma la modestia e io siamo due cose incompatibili. Rendimi modesto e non avrai più Dorian Sepherd, ma un semplice bamboccio come quelli che esaltano la virtù e non rimorchiano nemmeno un auto col carro attrezzi.>>

Scoppio a ridere.
<<Peccato.>>

Mi infilo la giacca che mi ha dato prima, è comoda e calda, mi fa sentire... al sicuro. è due taglie più grandi della mia, e odora di fumo e aria salamastra. Il profumo di Dorian.
Il suo odore su di me è così forte che mi vengono le vertigini e quando lui si volta per far partire la moto inspiro una profonda boccata del suo profumo estasiata.

<<Andiamo?>> Mi chiede mettendosi un casco nero come quello che ha dato a me.
Io lo raggiungo e monto dietro di lui, stringendo le braccia intorno al suo petto.
Non mi sono mai sentita una ragazza esile o delicata, ma in confronto a Dorian mi sembra di essere proprio minuscola.

Lui tira fuori da una tasca della felpa che indossa un telecomando, col quale apre il portone del garage, che si spalanca mostrando una rampa che porta sulla strada.
<<Ora hai la scusa perfetta per tenermi stretto, Stellina. Goditela.>>
Non mi lascia la possibilità di rispondere a tono però, perché parte sgommando.
In un istante siamo in strada e, mentre la moto sfreccia lungo l'asfalto, penso che non mi sono mai sentita così libera in vita mia.

Ciao gente! Come state? Spero bene! Ecco un nuovo capitolo finalmente! Sono veramente contenta che vi stia piacendo e che sempre più persone mi chiedano quando aggiornerò! Questo mi riempie davvero di gioia ed è come se desse un senso in più alla mia passione. Baci a tutti!💙✨😘

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