Capitolo 22
Venne il giorno
e la luce mi accolse tra i suoi raggi
come un dolce abbraccio fatato.
Poi tornano i ricordi del giorno prima
e da loro vengo strangolato.
La luce improvvisamente diventa fredda
e stanca.
Rabbrividisco tremando di rabbia.
Dorian's pov
I raggi del sole mi scaldano il volto abbronzato. Alyssa dorme beatamente tra le mie braccia, incurante della luce che entra dalla finestra semiaperta e che le accarezza il viso, come se anche il sole volesse darle il buongiorno con un bacio. è terribilmente pallida, poverina, ieri era proprio sconvolta. Io non so cosa pensare. Su quello che mi ha raccontato di Niklaus.
Un ragazzo normale si sarebbe incazzato, l'avrebbe insultata, oppure avrebbe riempito il coglione di botte, ma io... in qualche modo non riesco a vedere questa "relazione" come qualcosa di reale. Tutta finzione per raggiungere i nostri obiettivi e, a quanto pare, la Stellina ha raggiunto il suo. Far ingelosire Niklaus Wilde.
Lo sapevo quando ho proposto quel patto, eppure... eppure ieri sera ho sentito una rabbia cocente mescolata ad una dolce soddisfazione. Rabbia perché quello stronzo, dopo averla fatta soffrire, si presentava di nuovo così nella sua vita per sconvolgerla e tornare da Florence il giorno dopo, come un bravo cagnolino che dopo una scappatella torna dalla padrona con la coda tra le gambe.
Soddisfazione perché Alyssa era così fragile tra le mie braccia, eppure si era lasciata consolare da me, non da Niklaus, lo avrebbe potuto chiamare, o mandarmi via, ma è stato il sottoscritto, Dorian Sepherd, a vedere il suo vero io, a stringerla mentre faceva cadere quella sua finta maschera di felicità e perfezione.
Lo sguardo mi cade sulla sua guancia sinistra, dove il livido violaceo spicca sulla pelle pallida. Sono tentato di scendere di sotto a cercare il padre, fargli cadere qualche dente, se non tutti, ma non lo farò. Alyssa mi ha praticamente implorato di lasciarlo stare, e questa volta farò correre. Per questa volta. Se dovessi vederla ancora con dei lividi causati dal padre... meglio non pensarci.
Comincio a baciarla sulla tempia, finché non geme piano e stropiccia gli occhi.
<<Svegliati, Stellina.>> Le sussurro dolcemente continuando a baciarla. La sua pelle è morbida e liscia, e sa di crema idratante alla vaniglia. Cazzo, potrei baciarla per ore.
<<Mmmh, che bel risveglio.>> Mi dice ancora assonnata.
<<Lo so, sono fantastico.>> E il punto, è che so di non esserlo, ma non sono uno di quei ragazzi che sono convinti di essere delle nullità.
Io non ho i traumi che si trovano nei romance. Ho una famiglia che adoro e che mi vuole bene, so di avere un bell'aspetto che lascia le ragazze affascinate, so di poter essere chi voglio, ma in realtà sono in pace con me stesso. Si può dire che ho un'alta autostima.
Alyssa ridacchia e mi bacia. Un bacio a stampo, più un saluto che altro, che improvvisamente sveglia tutti i miei sensi maschili, lasciandomi ad anelare di più.
Non scherzavo ieri dicendo quello che le voglio fare. Se anche tra noi non ci sono sentimenti reali nessuno di noi due può negare l'attrazione straordinaria che proviamo l'uno in presenza dell'altra.
<<Che ore sono?>> Mi chiede appoggiando la guancia sulla mia. Guardo distrattamente la sveglia:
<<Le dieci di mattina.>>
<<E la scuola?>> Cerca di alzarsi, ma io le circondo i fianchi con un braccio e la spingo giù finché il suo corpo non aderisce perfettamente al mio. Siamo nella stessa posizione di ieri sera, quando le ho detto chiaro e tondo che non ho intenzione di scopare con lei finché Nik sarà ancora al centro dei suoi pensieri.
E giustamente.
Io-non-sono-un-cazzo-di-rimpiazzo.
Improvvisamente il buon umore sparisce e la spingo via, alzandomi di scatto.
<<Che c'è?>> Mi chiede.
<<Niente. Te l'ho detto che sarei tornato stronzo stamattina, o no?>> Sbotto bruscamente. Più bruscamente di quanto avrei voluto. Lei mi guarda confusa, ma io non mi concedo il lusso di fissarla a mia volta, perché, se lo facessi, mi perderei ad ammirare il suo corpo, un corpo che desidero possedere come non ho mai desiderato nient'altro.
Ma io non mi odio, e non voglio punirmi come fanno altri ragazzi. Io non voglio farmi male desiderando qualcosa che non avrò mai, e di certo non mi lascerò usare come un rimpiazzo.
<<Dorian...>> Perché il mio nome non mi è mai parso così sensuale come quando lo pronuncia lei? Mi passo una mano sulla faccia, ho un disperato bisogno di una doccia gelida per rinsavire.
Lei mi si avvicina e si accoccola contro di me. E adesso, con il suo calore sulla mia pelle, con i suoi capelli che mi solleticano il naso, ogni sorta di tentativo di mostrarmi incazzato, scostante, o indifferente vanno a farsi benedire. Le cingo le spalle con un braccio e la stringo a me, affondando la testa tra i suoi capelli.
<<Ti porto a fare colazione fuori, che ne dici?>> Le propongo.
<<Dammi cinque minuti per cambiarmi e sono tutta tua.>> Mi dice e si dirige svelta verso l'armadio, dal quale tira fuori una maglia lilla chiaro che abbina a dei jeans azzurri. Mi aspetto che vada in bagno a cambiarsi, o che mi chieda di uscire, invece si sfila la felpa di dosso senza neanche voltarsi.
La sto fissando a bocca aperta mentre dopo essere rimasta in reggiseno si toglie pure i pantaloni. Si accorge del mio sguardo famelico e aggrotta le sopracciglia.
<<Che c'è? Sembra che tu non abbia mai visto una ragazza in biancheria intima.>> Mi dice con aria lasciva.
<<Certo che ne ho viste di ragazze in intimo, e anche senza, ma tu... cazzo, non sei paragonabile a nessuna.>>
<<Dovrebbe essere un complimento? Sono carina?>>
<<Carina? Non sparare stronzate Stellina, sei bellissima!>> Avvampa violentemente e sogghigno tra me e me. Non scherzo a dire che è stupenda, potrei ammirarla per ore intere. Combatto l'istinto di raggiungerla, sbatterla contro il muro e baciare ogni parte di lei fino a svenire.
<<Se lo dici tu.>> Non sembra molto convinta, ed eccole che tornano, quelle odiose insicurezze che mi fanno venire voglia di tirare un pugno a qualcosa.
Si infila velocemente la maglia e i jeans, che le valorizzano il fisico in un modo assurdo stringendo sulla vita e scendendo più larghi lungo le cosce longilinee.
Si spazzola i capelli e prende un rossetto e un correttore da un beauty argentato che tiene in un cassetto vicino al letto.
<<Lascia, faccio io.>> Le dico tirandole via il rossetto dalle mani e sollevandole il mento verso di me, in modo che inclini il viso.
<<Prima filoso e ora babysitter, credo che tu abbia delle crisi di identità. Non sono cose che si addicono al badboy che mi sono immaginata, troppo gentili.>>
<<Prima cosa: non è gentilezza questa, solo praticità. Sto morendo di fame e tu ci stai mettendo una tale quantità di tempo a prepararti che mi fai venire voglia di portarti al bar di peso.>>
Faccio una pausa mentre le passo il rossetto rosa sulle labbra. Non è un colore aggressivo, ma neanche troppo chiaro. è perfetto. Le dà un'aria di bellezza naturale. Una volta finito le passo il pollice su una sbavatura al lato del labbro e lei socchiude gli occhi, in visibilio. So che effetto le faccio. So che effetto faccio alle ragazze.
Quindi decido di divertirmi un po', senza farle capire che anche il mio battito cardiaco è accelerato dopo questo gesto stranamente intimo.
<<Seconda cosa: per quale motivo oscuro credi che io sia un bad boy come quelli dei libri? Per i tatuaggi?>> Le chiedo abbassando la voce e dandole quel timbro roco e profondo che fa impazzire le donne.
Lei è in difficoltà e annuisce.
<<Anche per la moto, la tua stronzaggine e la tua sfacciataggine.>>
Mi dice con aria di sfida.
Sì, sì, sì, sì! Adoro quando mi tengono testa e non si lasciano maltrattare o trattare come oggetti. Alyssa è praticamente mia pari, nonostante le ferite che si porta nell'anima e questo fa impazzire me.
Se lei sapesse un po' più di me potrebbe tenermi completamente in pugno. Grazie a Dio non ne sa abbastanza per rendersene conto.
<<Sfacciataggine? Non so di cosa parli.>> Poso le mani sull'armadio ai lati della sua testa e le sfioro le labbra con le mie.
<<Non so proprio di cosa stai parlando.>>
La bacio prima piano, poi sempre più a fondo, spingendo la lingua nella sua bocca, dove si scontra con la sua. La prendo per i fianchi e lascio la sua bocca per baciarle la mandibola e scendere lentamente fino al collo. Moooolto lentamente.
Poi, proprio quando la sento ansimare forte e mi infila le dita tra i capelli, mi scosto.
Mi guarda un attimo sperduta, come se si stesse chiedendo che ci faccio qui, o perché mi sono scostato. Sembra una scena surreale.
Mi sento come un lupo che ha sedotto un docile agnellino, poi però, quando mi sorride con aria maliziosa, mi rendo conto di essermi sbagliato. Non è un agnello quello che ho davanti agli occhi, ma una volpe furba e scaltra. Un'altra predatrice, e da come mi guarda, la sua preda sono proprio io.
E va bene. Penso. Giochiamo, Stellina, vediamo chi di noi continua a giocare e chi si illude che possa esserci dell'altro. Chi si illude per primo che questo possa essere reale.
<<Che c'è, amore, ci sei rimasta male perché ho smesso?>> Le chiedo beffardo.
<<No, per niente. Nik bacia meglio.>>
Non lo avrebbe dovuto dire. Per niente. La afferro per i fianchi e la butto sul letto, salendo sopra di lei. Stavolta il mio bacio non ha niente di dolce o romantico. è passionale e violento e la sento tremare sotto di me mentre ricambia famelica. Le mordo il labbro inferiore e le passo la lingua tra le labbra dischiuse. Siamo uno scontro di labbra, lingue e denti, che si incontrano per poi allontanarsi e poi unirsi di nuovo. Non è mai stata baciata così, lo vedo quando mi alzo e la vedo boccheggiare, stordita dalla mia improvvisa lontananza.
<<Quel toporagno bacia ancora meglio di me?>> Le chiedo porgendole una mano per alzarsi dal letto.
<<Se ti rispondo poi chi lo sopporta il tuo ego già montato?>>
Sorrido a quest'ammissione.
<<Tranquilla, so già di essere il migliore.>>
Lei alza gli occhi al cielo.
<<Ceeertoo.>>
<<Vedi, lo ammetti anche tu. Ora andiamo, Stellina del mio cuore. Sto morendo di fame.>>
Lei ridacchia e mi segue fuori dalla stanza. Quando passiamo davanti a quello che credo sia il soggiorno però, ogni traccia di allegria sparisce dal suo volto. Mi fa cenno di fare più piano possibile e ho come l'impressione che stia trattenendo il fiato.
Si permette di respirare di nuovo solo una volta uscita dalla porta di casa.
Non dico nulla. So che deve essere un'umiliazione per lei un padre così, e l'ultima cosa che voglio è metterla a disagio con domande sgradevoli sulla sua famiglia o commenti inopportuni, tipo quanto mi piacerebbe investire suo padre con un camion.
Ma so che le persone con questi traumi non vanno forzate. Deve fidarsi di me prima di aprirsi in quel modo ed è libera di continuare a guardarmi con sospetto.
<<Vieni, Stellina del mio cuore, andiamo a mangiare.>> Le dico passandole un braccio sulle spalle.
Lei scuote la testa rassegnata, come se odiasse questo soprannome, ma un angolo della sua bocca si piega involontariamente verso l'alto. Sorrido anche io di riflesso.
<<Perché diamine mi chiami così?>>
<<Beh, perché sei la Stellina del mio cuore. Per quale altro motivo sennò?>>
<<Dorian...>>
<<Non ti rivelerò mai perché do soprannomi alla gente, né da cosa derivano.>>
Il motivo per cui la chiamo così...
Lei non può saperlo, non... non lo ricorda, per fortuna. Non sa che una notte di sette anni fa, vagando in preda ai tormenti, ho trovato una stella caduta legata ad un albero.
Ciao fan di Dorian! Dopo quel capitolo, nel quale so che praticamente tutti mi avete odiata ecco che cerco di farmi perdonare con un capitolo dal suo punto di vista. Spero vi piaccia!✨💙
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